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Visualizza Versione Completa : La c.d. "Questione meridionale"



fraf
23-08-13, 12: 00
«Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti».
Antonio Gramsci

Aprire questa discussione è un'idea che ho preso dalla frequente piega che prendono alcune discussioni storico/economiche nazionali, cose che inevitabilmente investono la Storia dell'ex Regno delle due Sicilie.

Una Storia negata fino a pochi decenni fa e tuttora sconosciuta ai più, c'è tanto da dire e da scrivere, soprattutto sull" «annessione» di questi territori e le barbarie compiute, l'incipit scelto è cosi volutamente in "controtendenza" rispetto alla storiografia ufficiale ancora riportata su molti dei libri scolastici italiani.

Il riverbero sociale di quella ferita è ancora visibile, ha segnato la storia degli emigranti della nostra terra e l'enorme sequela di luoghi comuni sui suoi abitanti.

E' tanto vasta la materia che sarebbe però interessante partire dal piano divulgativo, quindi vorrei inizialmente rifermi alla situazione sociale/politica/economica del Regno delle due Sicilie pre annessione.

Che ne dite?

basilischio
23-08-13, 17: 40
Dico che non vorrei che si trasformasse nella solita guerra fra poveri, nordisti contro suddisti, meridionali contro settentrionali, e che c'è già una discussione similare.
https://www.militariforum.it/forum/showthread.php?19209-Rapporti-Nord-Sud

A meno che la questione non venga discussa nella sezione Storia, senza scendere nella mera diatriba di parte. (((I moderatori che seguono quella sezione, decideranno e provvederanno in merito)))

Aggiungo che, noi che prendiamo tutto quello che ci viene propinato dagli USA, compreso la festa di Halloween, dopo decenni non abbiamo ancora importato il patriottismo e l'unità degli stati.
Mi domando come si può pensare au una Europa Unita quando c'è ancora divisione in Italia.

JuliaAlpin
24-08-13, 13: 23
Dico che non vorrei che si trasformasse nella solita guerra fra poveri, nordisti contro suddisti, meridionali contro settentrionali, e che c'è già una discussione similare.
https://www.militariforum.it/forum/showthread.php?19209-Rapporti-Nord-Sud

A meno che la questione non venga discussa nella sezione Storia, senza scendere nella mera diatriba di parte. (((I moderatori che seguono quella sezione, decideranno e provvederanno in merito)))

Aggiungo che, noi che prendiamo tutto quello che ci viene propinato dagli USA, compreso la festa di Halloween, dopo decenni non abbiamo ancora importato il patriottismo e l'unità degli stati.
Mi domando come si può pensare au una Europa Unita quando c'è ancora divisione in Italia.

Sono discussioni che finiscono sempre in un certo modo..Quoto in toto.

quantico
24-08-13, 14: 12
E' tanto vasta la materia che sarebbe però interessante partire dal piano divulgativo, quindi vorrei inizialmente rifermi alla situazione sociale/politica/economica del Regno delle due Sicilie pre annessione.

Cercando di indirizzare lo spunto di Fraf in un'ottica storica ed economica, il Regno delle due Sicilie erano uno degli Stati più solidi e in equilibrio (in termini di finanza pubblica) del tempo. Il debito pubblico era assai contenuto e i livelli di tassazione irrisori, con la presenza di due banche d'emissione locali molto importanti - il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia - che saranno entrambe ammesse a emettere carta moneta del Regno d'Italia prima di essere assorbite dall'unico istituto d'emissione quale la Banca d'Italia.

C'è da dire, però, che il basso indebitamento pubblico e il livello di tassazione contenuto sono figli di una politica di investimento in infrastrutture pubbliche assenti: rete ferroviaria assente, città rurali e legate al contesto agricolo e non moderno come le ex capitali e le città settentrionali.

All'esatto opposto, in termini di finanza pubblica quindi in termini di investimenti, si trovava il Regno di Sardegna: alto debito pubblico, giustificato da un'elevata spesa in conti investimenti in lavori pubblici e indennità varie con una società più moderna e in linea con quello che si poteva osservare oltralpe.

Con l'unificazione, i saldi di finanza pubblica degli Stati pre-unitari si sommarono algebricamente e il risultante passivo di bilancio volle essere ricoperto in tre/quattro anni con un aumento della imposizione fiscale e un'alienazione parziale di alcuni immobili demaniali. Il problema quale fu? Che il Nord Italia subiva un incremento della pressione fiscale conscio però degli investimenti pubblici del precedente Regno di Sardegna, beneficiando dei risultati: ferrovie, ammortizzatori sociali, industria e lavoro. Il compromesso poteva essere accettato, diciamo.

In Sud Italia, invece, l'imposizione fiscale non aveva alcun tipo riscontro nella società civile: nessun servizio da finanziare visto la politica di austerità per raggiungere il pareggio di bilancio e perciò si potè comprendere, sbagliando o meno, come lo scopo dell'unificazione fosse legato a far cassa per strutturare il debito pubblico ereditato dal Regno di Sardegna e parzialmente coperto dall'avanzo degli Stati sì! più virtuosi ma meno moderni.

Wiseman
24-08-13, 22: 46
Oltre alle condizioni della finanza pubblica, e relative ragioni e conseguenze, guarderei a quelle sociali, o più semplicemente della economia privata.
Sfatando, senza polemiche, il mito della "rapina".
Per giunta, Gramsci non è esattamente uno studioso imparziale...

fraf
25-08-13, 11: 35
Prima di arrivare alle varie vicende che portarono il Regno alla caduta, e al prosieguo dell'analisi storica sui fatti pre e post unitari, voglio solo ribattere all'eccezione storiografica, di cui ringrazio Wiseman, sull'imparzialità di Gramsci.

Cito:

« (...) la furiosa repressione dell'armata sarda che si era macchiata di crimini contro l'umanità ben più efferati di quelli che l'opinione pubblica europea aveva imputato a Ferdinando II e al suo sventurato erede».
Pope Hennessy, a proposito della "liberazione del Mezzogiorno" riferendo al Parlamento inglese.

«Sostituire il dispotismo di un Borbone» con lo «pseudo liberalismo di un Vittorio Emanuele» è stato un grande sbaglio perché cosi «il Regno Unito aveva prostituito la sua politica estera appoggiando un'impresa illegittima e scellerata che aveva portato all'instaurazione di un vero e proprio regno del terrore»
Henry Lennox, stretto collaboratore di Disraeli.

Sulla politica inglese ed il ruolo giocato per le sorti del Regno di Napoli si avrà modo di tornare, soprattutto per i vari interessi economici che giocarono nella spedizione dei Mille e successiva annessione.

Per quanto concerne gli storici e gli osservatori dell'epoca di Ferdinando II (ultimo "effettivo" sovrano del Regno, avendo Francesco II governato in pace un solo anno):

« (...)le imposte erano meno gravose di quelle del Piemonte e minori di quelle italiane degli anni postunitari; il credito del governo solido, il debito basso, la coscrizione molto più tollerabile; gran parte delle entrate erano spese nell’agricoltura e nei lavori pubblici, fra cui si ricordano la prima ferrovia e il primo telegrafo elettrico in Italia, e anche il primo ponte sospeso e i primi fari diottrici furono attuati nel Regno; e così il primo battello a vapore. Il commercio era in crescita, fiorenti le manifatture.» (successivamente verranno fornite le prove della distruzione delle manifatture del Sud a vantaggio di quelle del Nord).
Charles Garnier, giornalista, Memoria sul Regno delle due Sicilie.

Nonostante Ferdinando II fosse uno dei più amati sovrani italiani « (...)la calunnia sembrava accompagnare costantemente la vita e l’operato di Ferdinando II; ciò nonostante quella che gli ambienti filoborbonici costruivano era l’immagine di un sovrano virtuoso e leale, che aveva mantenuto in sé il valore, la clemenza e la religione dei suoi avi, aveva evitato il coinvolgimento del regno nei moti del 1830-’31 e, con quello, pericolose interferenze straniere, aveva difeso l’onore nazionale nella questione degli zolfi e, per questo, aveva dalla sua l’intero popolo napoletano che era quasi “immedesimato” nei pensieri del suo re».
Angelantonio Spagnoletti, Storia del Regno delle due Sicilie.


Sul ruolo autonomistico che il Regno delle due Sicilie voleva assumere nel Mediterraneo (forte della terza flotta mercantile d'Europa) e degli interessi sullo zolfo, marsala etc... il Times di Londra paragonò il Regno al Giappone intimidito nella baia di Edo dalle navi americane e suggeriva la stessa intimidazione contro «un Giappone mediterraneo posto a poche miglia da Malta e non eccessivamente distante da Marsiglia».
Misura che effettivamente adottò, come vedremo, proprio nel corso della spedizione dei Mille.

FRANCODUE
25-08-13, 12: 22
Concordo con il collega Graziano, che visti gli sviluppi, andrebbe spostata nella sezione Storia.

Westindias
30-08-13, 16: 49
Essendo nordico con 8/8 di purezza razziale ho fatto la mia personale guerra contro i terroni e ne ho presa prigioniera una esattamente vent'anni fa.... o è il contrario?:am054