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Visualizza Versione Completa : Preparazione e attitudini di un militare oggi



BLUEANGEL2009
19-04-12, 15: 51
Buongiorno,
nei miei ricordi c'e' una frase che recitava cosi': "Dovresti andare a fare il militare!"
Si diceva davanti a qualcuno comodo, pigro, magari svogliato o ribelle, magari disordinato.
Oggi che tipo di preparazione si garantisce a questi ragazzi che entrano a tempo (in)determinato come volontari? D'altro canto che tipo di problemi incontrano i loro formatori o istruttori nel prepararli?

Wiseman
19-04-12, 18: 42
Non sono sotto le armi, non so rispondere alla domanda, che pure mi intriga.

Ma mi viene da osservare che la premssa da cui è retta ha subito una sostanziale mutazione nel tempo.

oggi che la coscrizione obbligatoria è stata abolita, fare il militare non assolve più alla funzione di regolazione morale (e sociale) che era propria della leva: io muratore, tu avvocato, tutti e due in camerata a condividere la branda ...

oggi ceh le FFAA sono uno strumento professionale a fare il militare ci vanno - co dovrebbero andare - le persone di indole esattamente oppoosta a quella che viene citata nell'esempio (e che appartiene anche alla mia memoria - salvo aggiungere che di solito quelli che ne avrebbero avuto maggior bisogno erano anche quelli che riuscivano a imbiscarsi): immagino a fare il militare una persona dinamica, amante della vita sportiva ed all'aria aperta, con un forte spirito di cameratismo, contraddistinto da una forte autodisciplina e quindi meticoloso.

detto questo, mi piacerà leggere la risposta degli "esperti" alle domande sull'idoneità formativa.

testardo
19-04-12, 19: 42
Il militare medio di oggi deve saper fare almeno il 90% del suo mestiere! Ovvero saper far bene topografia,trasmissioni,aic,nbc....

BLUEANGEL2009
19-04-12, 19: 56
Non sono sotto le armi, non so rispondere alla domanda, che pure mi intriga.

Ma mi viene da osservare che la premssa da cui è retta ha subito una sostanziale mutazione nel tempo.

oggi che la coscrizione obbligatoria è stata abolita, fare il militare non assolve più alla funzione di regolazione morale (e sociale) che era propria della leva: io muratore, tu avvocato, tutti e due in camerata a condividere la branda ...

oggi ceh le FFAA sono uno strumento professionale a fare il militare ci vanno - co dovrebbero andare - le persone di indole esattamente oppoosta a quella che viene citata nell'esempio (e che appartiene anche alla mia memoria - salvo aggiungere che di solito quelli che ne avrebbero avuto maggior bisogno erano anche quelli che riuscivano a imbiscarsi): immagino a fare il militare una persona dinamica, amante della vita sportiva ed all'aria aperta, con un forte spirito di cameratismo, contraddistinto da una forte autodisciplina e quindi meticoloso.

detto questo, mi piacerà leggere la risposta degli "esperti" alle domande sull'idoneità formativa.

Anche io attendo curiosa, tuttavia ho letto con interesse il suo contributo, non avevo mai pensato alla leva nei termini di cui sopra; la vedevo piu' come una tradizione che per i piu' motivati diventava passione vera...professione; questi elementi quelli che oggi dovrebbero appartenere ad ogni lavoro.

---------------------Aggiornamento----------------------------

AIC?Nbc?..siate meno criptici...grazie. Chiedevo quali fossero i filtri di partenza per chi entra e l'arricchimento per chi è dentro.

Wiseman
20-04-12, 11: 17
Il militare medio di oggi deve saper fare almeno il 90% del suo mestiere! Ovvero saper far bene topografia,trasmissioni,aic,nbc....

Con ogni rispetto .. ce lo auguriamo. E confidiamo nel fatto che il raggiungimento di tale capacità sia il frutto del suo (= del militare medio) periodo di addestramento. Ma mi pare probabile che solo una minima parte di chi si arruola abbia pregresse conoscenza in materia. Potrà essere in grado di leggere una carta, magari è bravissimo nella navigazione, nell'orientieering più complesso. Ma che competenze potrà avere in materia di Addestramento Individuale al Combattimento? di guerra Nucleare, Batteriologica, Chimica?

E, soprattutto - provo ad interpretare la domanda di BlueAngel - oltre alle capacità tecniche, proprie del mestiere delle armi, l'arruolamento è in grado di offrire ai giovani volontari una formazione "umana"? di che tipo? attraverso quali strumenti?

Firotik
20-04-12, 14: 02
Qui ad ascoli piceno la pensano esattamente come quando c'era la leva : chi fa il militare è un incapace, uno che sta all'ultima spiaggia e non ha altri posti dove andare, una sanguisuga dello stato che quando parte "in missione"(o meglio in vacanza) è interessato solo alla retribuzione e quando non lo fa è il peggiore dei falliti. Spesso ricorre anche il motivo secondo il quale vengono buttati nel cesso soldi per l'esercito quando potrebbero essere destinati ad altro.

Utente non registrato
20-04-12, 16: 31
Purtroppo non solo ad ascoli e' cosi'......:(

BLUEANGEL2009
26-04-12, 23: 59
Con ogni rispetto .. ce lo auguriamo. E confidiamo nel fatto che il raggiungimento di tale capacità sia il frutto del suo (= del militare medio) periodo di addestramento. Ma mi pare probabile che solo una minima parte di chi si arruola abbia pregresse conoscenza in materia. Potrà essere in grado di leggere una carta, magari è bravissimo nella navigazione, nell'orientieering più complesso. Ma che competenze potrà avere in materia di Addestramento Individuale al Combattimento? di guerra Nucleare, Batteriologica, Chimica?

E, soprattutto - provo ad interpretare la domanda di BlueAngel - oltre alle capacità tecniche, proprie del mestiere delle armi, l'arruolamento è in grado di offrire ai giovani volontari una formazione "umana"? di che tipo? attraverso quali strumenti?si, grazie...

bradipo37
27-04-12, 09: 47
mmm...la formazione..che argomento rognoso...
credo che valga un pò l'assioma del "di tutto un pò",dell'infarinatura a tutti i costi per giustificar(che poi è questo il vero obiettivo,sapersi parare il...)alle teste coronate l'impiego di risorse,mezzi,tempo,uomini etc etc etc...
e invece non ci si accorge che si perde tanto ma proprio tanto in termini qualitativi...
sono molte le variabili che concorrono ad un risultato spesso deludente,soprattutto per chi si avvicina alla professione,alla ricerca di principi alti e ben saldi,morale ferrea e addestramento qualitativamente al top...
per esempio,e forse è la variabile più importante,è la presenza negli istituti di formazione di istruttori di passaggio(vedi progetto osmosi)con l'obiettivo di avvicinarsi quanto più possibile e quanto prima alla propria residenza,famiglia,affetti...non c'è nulla di più sbagliato...
le linee di comando all'interno di una scuola devono esser vergini di bisogni,interessi personali...non dovrebbero essere lì di passaggio solo per raggiungere i propri obiettivi personali,sicuramente legittimi,ma che non dovrebbero collidere con la fase formativa,addestrativa che è il momento più importante,più alto della vita lavorativa di una persona...se poi a ciò aggiungiamo che,sempre all'interno degli istituti stessi,"risiedono" meccanismi che vanno a ledere e mortificare il merito,l'impegno dell'allievo...beh,allora il risultato non può che esser insoddisfacente,improduttivo,ininfluente sul buon andamento e funzionamento della macchina dello Stato al servizio della collettività(almeno così dovrebbe essere...)...
perciò,personalmente,rimando sempre al singolo caso,alla mentalità dell'individuo(oltre alla regola tipicamente italiana del sapersi arrangiare)...è l'unica ancora di salvezza per credere in ciò che facciamo e dare una credibilità a ciò che abbiamo...

come ho detto sopra le variabili sono tante..io ne ho citate solo una e,per questa stessa,avendola presentata come un problema,avrei anche una soluzione...
nella fase formativa devono aver posto dei veri professionisti del mestiere delle armi in qualità di istruttori..personale ex fs/fos di ogni ordine e grado,altamente qualificato,dotato di grande esperienza quantificabile con interventi sul campo e non con anni di servizio(vale sempre per me il principio che l'esperienza,a volte e se calcolata solo in termini temporali,porta a commettere,con sicurezza e maggior consapevolezza,gli errori di sempre...),dalle indubbie qualità intellettive e morali...solo personale di questa caratura potrebbe dar al concetto di formazione l'importanza e il valore che merita...
ma questo è solo il mio isolato ed estemporaneo punto di vista...

Wiseman
27-04-12, 12: 23
La formazione, purtroppo, si è trasformata da "missione" in business (non necessariamente a fini economici) nel contesto sociale già da molti anni. verrebbe da dire che già la scuola, l'istruzione di base, ha perso (ma l'ha mai avuta?) la valenza un po' romantica dei racconti di De Amicis, in cui il maestro è, prima di tutto, un continuatore in classe dell'opera educativa ed affettiva dei genitori.

Quando dalla trasmissione dei valori morali si passa a quella degli elementi tecnici dell'arte,o del mestiere, si scade inesorabilmente, ancora di più, nel "commerciale (vedi sopra).

La domanda, tuttavia, mi sembrava volesse compiere, in certo qual modo, il percorso inverso: lasciando un attimo da parte la qualità dell'intervento formativo sul piano "tecnico" militare, possiamo ritenere che l'arruolamento trasferisca ai giovani anche una iniziazione (cambio volutamente terminologia) di caattere umano, morale?

Provo a spiegarmi con un esempio.
In un'altra discussione di questo stess forum, a proposito della Legione Straniera, alcuni arruolati e congedati della medesima, anche grazie al racconto di aneddoti ed esempi della loro vita vissuta, hanno illustrato la caratteristica forse più importante di quel corpo militare, la sua capacità, attraverso una disciplina ferrea ed un addestramento serratissimo, ma anche un particolare approccio alla vita comunitaria, di amalgamare persone che non hanno veramente quasi nulla in comune, tranne l'essersi presentati ai cancelli per l'arruolamento, che provengono da tutte le parti del mondo, parlano lingue ed adorano divinità diverse, hanno la pelle di colori diversi ... e che, soffrendo insieme, marciando nello stesso fango, divengono una famiglia.

Potrei articolare ulteriormente, ma credo di essermi spiegato.
La domanda, allora, può diventare:
la capacità di creare uomini, fratelli in arme, camerati (nel senso più tradizionale e romantico), elementi maturi di un corpo sociale coeso, è propria solo dei reparti d'élite (io ho menzionato la LE, Bradipo le FS/FOS - apparentemente le uniche detentrici del know-how bellico - si potrebbe pensare a Folgore, S. Marco, e pochi altri) o può rappresentare un patrimonio generale delle FF.AA. di oggi?
:secret:

BLUEANGEL2009
27-04-12, 12: 48
mmm...la formazione..che argomento rognoso...
credo che valga un pò l'assioma del "di tutto un pò",dell'infarinatura a tutti i costi per giustificar(che poi è questo il vero obiettivo,sapersi parare il...)alle teste coronate l'impiego di risorse,mezzi,tempo,uomini etc etc etc...
e invece non ci si accorge che si perde tanto ma proprio tanto in termini qualitativi...
sono molte le variabili che concorrono ad un risultato spesso deludente,soprattutto per chi si avvicina alla professione,alla ricerca di principi alti e ben saldi,morale ferrea e addestramento qualitativamente al top...
per esempio,e forse è la variabile più importante,è la presenza negli istituti di formazione di istruttori di passaggio(vedi progetto osmosi)con l'obiettivo di avvicinarsi quanto più possibile e quanto prima alla propria residenza,famiglia,affetti...non c'è nulla di più sbagliato...
le linee di comando all'interno di una scuola devono esser vergini di bisogni,interessi personali...non dovrebbero essere lì di passaggio solo per raggiungere i propri obiettivi personali,sicuramente legittimi,ma che non dovrebbero collidere con la fase formativa,addestrativa che è il momento più importante,più alto della vita lavorativa di una persona...se poi a ciò aggiungiamo che,sempre all'interno degli istituti stessi,"risiedono" meccanismi che vanno a ledere e mortificare il merito,l'impegno dell'allievo...beh,allora il risultato non può che esser insoddisfacente,improduttivo,ininfluente sul buon andamento e funzionamento della macchina dello Stato al servizio della collettività(almeno così dovrebbe essere...)...
perciò,personalmente,rimando sempre al singolo caso,alla mentalità dell'individuo(oltre alla regola tipicamente italiana del sapersi arrangiare)...è l'unica ancora di salvezza per credere in ciò che facciamo e dare una credibilità a ciò che abbiamo...

come ho detto sopra le variabili sono tante..io ne ho citate solo una e,per questa stessa,avendola presentata come un problema,avrei anche una soluzione...
nella fase formativa devono aver posto dei veri professionisti del mestiere delle armi in qualità di istruttori..personale ex fs/fos di ogni ordine e grado,altamente qualificato,dotato di grande esperienza quantificabile con interventi sul campo e non con anni di servizio(vale sempre per me il principio che l'esperienza,a volte e se calcolata solo in termini temporali,porta a commettere,con sicurezza e maggior consapevolezza,gli errori di sempre...),dalle indubbie qualità intellettive e morali...solo personale di questa caratura potrebbe dar al concetto di formazione l'importanza e il valore che merita...
ma questo è solo il mio isolato ed estemporaneo punto di vista...

Questa visione, che peraltro condivido, implica un livello di selezione che come dici tu, è ormai abbastanza incompatibile con l'andazzo italiano, per fortuna, non mancano eccezioni....

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La formazione, purtroppo, si è trasformata da "missione" in business (non necessariamente a fini economici) nel contesto sociale già da molti anni. verrebbe da dire che già la scuola, l'istruzione di base, ha perso (ma l'ha mai avuta?) la valenza un po' romantica dei racconti di De Amicis, in cui il maestro è, prima di tutto, un continuatore in classe dell'opera educativa ed affettiva dei genitori.

Quando dalla trasmissione dei valori morali si passa a quella degli elementi tecnici dell'arte,o del mestiere, si scade inesorabilmente, ancora di più, nel "commerciale (vedi sopra).

La domanda, tuttavia, mi sembrava volesse compiere, in certo qual modo, il percorso inverso: lasciando un attimo da parte la qualità dell'intervento formativo sul piano "tecnico" militare, possiamo ritenere che l'arruolamento trasferisca ai giovani anche una iniziazione (cambio volutamente terminologia) di caattere umano, morale?

Provo a spiegarmi con un esempio.
In un'altra discussione di questo stess forum, a proposito della Legione Straniera, alcuni arruolati e congedati della medesima, anche grazie al racconto di aneddoti ed esempi della loro vita vissuta, hanno illustrato la caratteristica forse più importante di quel corpo militare, la sua capacità, attraverso una disciplina ferrea ed un addestramento serratissimo, ma anche un particolare approccio alla vita comunitaria, di amalgamare persone che non hanno veramente quasi nulla in comune, tranne l'essersi presentati ai cancelli per l'arruolamento, che provengono da tutte le parti del mondo, parlano lingue ed adorano divinità diverse, hanno la pelle di colori diversi ... e che, soffrendo insieme, marciando nello stesso fango, divengono una famiglia.

Potrei articolare ulteriormente, ma credo di essermi spiegato.
La domanda, allora, può diventare:
la capacità di creare uomini, fratelli in arme, camerati (nel senso più tradizionale e romantico), elementi maturi di un corpo sociale coeso, è propria solo dei reparti d'élite (io ho menzionato la LE, Bradipo le FS/FOS - apparentemente le uniche detentrici del know-how bellico - si potrebbe pensare a Folgore, S. Marco, e pochi altri) o può rappresentare un patrimonio generale delle FF.AA. di oggi?
:secret:

Da outsider del mondo militare mi sento molto orgogliosa di aver stimolato questo scambio; DE amicis non e' cosi' superato, ma forse con un pudore che gli sarebbe stato proprio si limita a restare nelle coscienze piu' attente.Da docente constato sempre la coesistenza di faciloneria e dedizione; questo è un punto di partenza, secondo me, non solo per l'elite (per cui resta vitalmente irrinunciabile) ma per chi creda nell'educazione come promozione della civilta' e del futuro di un Paese

Chtorr
27-04-12, 12: 52
La domanda, allora, può diventare:
la capacità di creare uomini, fratelli in arme, camerati (nel senso più tradizionale e romantico), elementi maturi di un corpo sociale coeso, è propria solo dei reparti d'élite (io ho menzionato la LE, Bradipo le FS/FOS - apparentemente le uniche detentrici del know-how bellico - si potrebbe pensare a Folgore, S. Marco, e pochi altri) o può rappresentare un patrimonio generale delle FF.AA. di oggi?
:secret:

è propria solo dei reparti d'elite et similia che citi.

i pensieri e le osservazioni da voi citate purtroppo non si riscontrano in un buon 80% delle FFAA. sarebbe bello che vi fosse la professionalità e il cameratismo da voi menzionato, ma il soldato medio italiano (e pure l'ufficiale) non onora nemmeno il fatto di avere una paga.

la maggior parte degli istruttori/formatori sono obbligati a farlo, o lo fanno per tornare prima a casa (io stesso sono stato messo a fare l'istruttore del modulo k per punizione, ma fortunatamente l'impiego di istruttore è una cosa che mi è sempre interessata); raramente ho visto istruttori che amano la didattica/addestramento e ci tengono veramente a formare tecnicamente/moralmente le reclute.

spesso sono incompetenti che riversano la loro frustrazione sugli allievi; quei pochi veramente professionali fanno molta fatica a lavorare bene per colpa della burocrazia/gerarchia/mentalità medievale della maggior parte dell'EI.

purtroppo come mentalità didattica/addestrativa le nostre FFAA sono anni luce dalla professioanlità

Wiseman
27-04-12, 13: 11
@Blueangel:

questo è un punto di partenza
la dedizione nell'insegnamento (mi verrebbe da dire che dovrebbe essercene in qualunque lavoro che si pretenda "ben fatto") o la coesistenza della dedizione con la faciloneria? :)

@Chtorr:
Che peccato!
Se è vero che per lungo tempo il nostro Esercito ha avuto una funzione, per così dire, più di rappresentanza che di potenza, negli ultimi vent'anni le cose sono assai cambiate, sul piano dell'impiego. E, con la fine della coscrizione obbligatoria, m'ero illuso che - al netto di una irrinunciabile aliquota di impiegati in mimetica - si potesse avere la sensibilità che per mandare uomini in territorio ostile li si dovesse prima aver formati (non solo addestrati).
Temevo, naturalmente, che le cose potessero essere come rappresentate, e continuo a sperare che il panorama possa anche comprendere realtà diverse.
Ma l'occasione sprecata è un delitto irrimediabile.

Chtorr
27-04-12, 13: 45
ci sono realtà professionali, alcune estremamente professionali (in primis penso alle FS e FOS, che hanno la stima di tutti gli altri eserciti), ma appunto sono molto poche.

vi sono reggimenti che stanno per partire in missione in cui i componenti non sanno neanche qualche frase base in inglese; ma considerando che a stento parlano italiano, quasi non mi stupisco.

poi la giustificazione è "tanto è solo il comandante di plotone che deve parlare, io al massimo dico United Nations"; quindi oltre al fatto che i superiori non hanno cura della giusta formazione, ma solo dell'etichetta formale, vi è una totale mancanza di voglia di crescita professionale da parte del singolo.

Non serve sapere una cosa, perchè tanto andrà tutto bene e la pagnotta me la danno lo stesso, che sappia o non sappia farlo...

Ho iniziato a pensare a malincuore che la maggior parte delle FFAA siano un ente di assistenza per inetti, piuttosto che uno strumento professionale al servizio e per il bene dello Stato.

Wiseman
27-04-12, 14: 05
vi è una totale mancanza di voglia di crescita professionale da parte del singolo

In un'altra discussione, qui nel forum (a proposito dei programmati tagli di cui alla riforma Di Paola) si è discusso per qualche giorno dell'idea che le Forze Armate potessero prevedere un termine temporale/anagrafico per l'arruolamento, decorso il quale, con tutti i contributi possibili all'outplacement, si fosse posti obbligatoriamente in congedo, e riavviati alla vita civile.
La maggiore obiezione pare che fosse la carenza di preparazione allo svolgimento di un lavoro che non fosse quello militare, laddove sarebbe (stato) auspicabile che il cliché del marcia-e-spara fosse un po' soppiantato dallo sviluppo di capacità complementari, funzionali al mestiere delle armi ma non esclusive di questo.
L'atteggiamento da mangiatoia bassa cui fa riferimento, però, non è solo testimonio di uno scadente sistema formativo, sul piano tecnico come su quello umano - mirabili eccezioni sempre a parte - ma dell'inutilità stessa dello sforzo.
Che squallore!:(

BLUEANGEL2009
30-04-12, 16: 10
è propria solo dei reparti d'elite et similia che citi.

i pensieri e le osservazioni da voi citate purtroppo non si riscontrano in un buon 80% delle FFAA. sarebbe bello che vi fosse la professionalità e il cameratismo da voi menzionato, ma il soldato medio italiano (e pure l'ufficiale) non onora nemmeno il fatto di avere una paga.

la maggior parte degli istruttori/formatori sono obbligati a farlo, o lo fanno per tornare prima a casa (io stesso sono stato messo a fare l'istruttore del modulo k per punizione, ma fortunatamente l'impiego di istruttore è una cosa che mi è sempre interessata); raramente ho visto istruttori che amano la didattica/addestramento e ci tengono veramente a formare tecnicamente/moralmente le reclute.

spesso sono incompetenti che riversano la loro frustrazione sugli allievi; quei pochi veramente professionali fanno molta fatica a lavorare bene per colpa della burocrazia/gerarchia/mentalità medievale della maggior parte dell'EI.

purtroppo come mentalità didattica/addestrativa le nostre FFAA sono anni luce dalla professioanlità

E secondo te, visto che mi pare tu parli a ragion veduta o quanto meno da persona informata, perche' questo?

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ci sono realtà professionali, alcune estremamente professionali (in primis penso alle FS e FOS, che hanno la stima di tutti gli altri eserciti), ma appunto sono molto poche.

vi sono reggimenti che stanno per partire in missione in cui i componenti non sanno neanche qualche frase base in inglese; ma considerando che a stento parlano italiano, quasi non mi stupisco.

poi la giustificazione è "tanto è solo il comandante di plotone che deve parlare, io al massimo dico United Nations"; quindi oltre al fatto che i superiori non hanno cura della giusta formazione, ma solo dell'etichetta formale, vi è una totale mancanza di voglia di crescita professionale da parte del singolo.

Non serve sapere una cosa, perchè tanto andrà tutto bene e la pagnotta me la danno lo stesso, che sappia o non sappia farlo...

Ho iniziato a pensare a malincuore che la maggior parte delle FFAA siano un ente di assistenza per inetti, piuttosto che uno strumento professionale al servizio e per il bene dello Stato.

Purtroppo anche in questo noto parecchi punti comuni con altri settori del Paese, il mio, ad esempio...c'e' da farsi delle domande, visto che educazione e difesa sono due dei tre pilastri di una societa' civile.

†pr3d4tor
30-04-12, 16: 27
Questa discussione... mi spezza le gambe.
Parlo da aspirante motivato.

BLUEANGEL2009
30-04-12, 16: 31
E, soprattutto - provo ad interpretare la domanda di BlueAngel - oltre alle capacità tecniche, proprie del mestiere delle armi, l'arruolamento è in grado di offrire ai giovani volontari una formazione "umana"? di che tipo? attraverso quali strumenti?

Questo è quel che mi affascinerebbe di piu'...

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Questa discussione... mi spezza le gambe.
Parlo da aspirante motivato.

E no...stando a quanto so io, parlando con uomini che vivono questa scelta con convincimento, mai arrendersi davanti alla difficolta', portare avanti la propria idea con energia.Non cedere. MAI

†pr3d4tor
30-04-12, 16: 36
Ah ma io mica cedo, sono un duro. Però a sentir qui (anche se in fondo si sapeva com'è l'andazzo) inizio a pensare che non troverò soddisfazioni.. si parla solo di sfaticati..

Lisciander
30-04-12, 18: 07
Predator non preoccuparti che se sei veramente così motivato come dici ce la farai a diventare ciò che sogni... Per entrare nei reparti d'elite (cioè quelli dove gli sfaticati sono una netta minoranza) basta mettere una semplice X da vfp4 ;) se non la metterai vuol dire che non avevi tutta questa voglia di fare

Chtorr
30-04-12, 19: 32
a bluenangel: prima di tutto ti ringrazio per il "ragion veduta", solitamente quando faccio presente determinate mancanze e propongo dei miglioramenti, ma soprattutto degli "svecchiamenti" di mentalità, vengo criticato e additato come ribelle e mancante di "spirito di N." (N. sarebbe il mio reparto).

tornando alla domanda, ritengo che la mentalità formativa/didattica in italia sia sottovalutata, l'addestramento viene considerato solo una noiosa appendice che bisogna "smarcare".
ricordo una volta che io e dei colleghi non avevamo nulla da fare (perchè non c'era nulla da fare), decidiamo di andare a fare ginnastica (che è alla base della formazione militare) veniamo fermati dall'ufficialetto di turno che ci ordina di andare a fare la famigerata "area di competenza" (le pulizie), gli facciamo presente cos'era nei nostri intenti (del tutto lecito), ci viene risposto "non è previsto da piano addestrativo". E quindi via a spazzare le foglie (che guarda caso erano già state tolte tutte il giorno prima). risultato: una giornata buttata a far finta di pulire la caserma con qualche decina di vfp1 che ci guardavano girandosi i pollici... a spese dello stato.

insomma non viene considerato che lo strumento militare è composto da persone, quindi se queste non sono capaci di fare nulla, il bel piano strategico fatto sulla carta funzionerà, appunto, solo sulla carta.
al modulo k si fanno dei test scritti e questi non vengono corretti insieme alle reclute per spiegare gli errori perchè "non siamo a scuola".
il test lo fanno tanto per.

non si ha cura della formazione. all'istruttore non interessa (non ha a cuore) che l'allievo abbia capito. deve gestire il corso perchè qualcuno dall'alto gli ha detto che deve farlo.

si ritiene che il soldato debba essere un robot che esegua senza chiedersi il perchè. questa cosa in un esercito moderno è INTOLLERABILE.

parlando in generale, cioè anche fuori dall'ambito militare, ho dedotto che in italia succede questo: o si è l'eccellenza e si primeggia a livello mondiale (FS), oppure si ha caratteristiche professionali del tutto insufficienti (la maggioranza). quei pochi "normalmente professionali" che vogliono fare onestamente il loro lavoro vengono risucchiati nel vortice degli inetti per colpa di burocrazia e regolamenti anacronistici. e nell'esercito questo ovviamente si accentua esponenzialmente.

purtroppo credo che questa sia la mentalità media italiana. piglio la pagnotta senza alzare un dito perchè è mio di diritto. tipico di gente abituata a non fare un c***o e senza sogni/ambizioni.




x predator:
non scoraggiarti, purtroppo molte realtà italiane sono come quelle da me descritte se non peggio, ma non sono tutte così.
se punti a reparti come quello in cui si trova lisciander (che se non mi sbaglio è lo stesso a cui ho aspirato io, ma mi è andata male), andrai veramente di lusso. ti spaccherai in due certo, ma sarai un Professionista e un vero soldato.
purtroppo aspettati che sfortunatamente non dipende tutto da te, quindi puoi essere anche molto motivato e preparato (e meritevole di farcela), ma è possibile che qualcosa vada storto lo stesso. ma magari sarai fortunato!

in ogni caso MAI ARRENDERSI, MAI SOTTOMETTERSI. (scusate lo sfogo, ma se aveste visto quello che ho visto io in così relativamente poco tempo capireste)

Wiseman
01-05-12, 09: 42
Chtorr, non ho la visione insider del mondo militare ma mi trovo e' con tutto il ragionamento, che, come affermi, torna anche nel civile.

Però, e' anche su questo, non bisogna mollare!
Il cambiamento, la crescita, dipendono anche dalla tenacia che sapremo mettere nel difendere le scelte più serie, quasi sempre anche le più scabrose.

BLUEANGEL2009
02-05-12, 13: 59
Il detto mal comune mezzo gaudio non è proprio nelle mie note, ma sappi che anche in altri ambiti dell'Istituzione statale c'e' los vilimento di chi ha voglia di fare ed ha la capacita' di vedere oltre la mera esecuzione di una corvee. L'ubbidienza è importante, il rispetto dell'autorita' pure, ma l'insulto all'intelligenza e alla volonta' no. I risultati in Italia son tristemente noti.
D'altro canto se il valore civile e militare si vedono in situazioni difficili, posso solo dire KEEP ON

ryuzaki
19-05-12, 16: 43
Qui ad ascoli piceno la pensano esattamente come quando c'era la leva : chi fa il militare è un incapace, uno che sta all'ultima spiaggia e non ha altri posti dove andare, una sanguisuga dello stato che quando parte "in missione"(o meglio in vacanza) è interessato solo alla retribuzione e quando non lo fa è il peggiore dei falliti. Spesso ricorre anche il motivo secondo il quale vengono buttati nel cesso soldi per l'esercito quando potrebbero essere destinati ad altro.

Purtroppo è cosi in molti posti. Ormai le FF.AA o le FF.OO, vengono viste come degli "stipendifici" dove chi si arruola lo fa solo perchè non trova lavoro. Ogni qualvolta sento dire queste cose, e il tono di disprezzo con le quali le dicono, mi fa riflettere su quanto arretrata sia la mentalità degli italiani...oltre a farmi leggermente girare gli attributi, visto che mi sono arruolato per tutto, tranne che per soldi.

E allo stesso modo mi fanno "senso" quelli che dicono "800€ questo mese? Ma io mi prosciolgo", quando invece là fuori c'è gente che quei soldi non li ha oppure ci deve mantenere una famiglia. Che vergogna.

Wiseman
19-05-12, 17: 20
purtroppo, alla considerazione - che è solo di alcuni - dei corpi armati dello Stato come stipendifici, o parcheggi di lusso, concorre la mentalità di quelli, pochi o tanti, che vi hanno fatto ricorso esattamente per quello, come un sussidi sociale, o per fare gli impiegati in mimetica.
la marzialità è inversamente proporzionale alla fame?
o Nel generale svilimento del senso delle Istituzioni anche le stellette sono sacrificate?

Dobbiamo, però, ricostruire questo Stato, in tutti i suoi aspetti e con i contributi di tutti: dateci dentro anche voi!

ryuzaki
19-05-12, 17: 24
purtroppo, alla considerazione - che è solo di alcuni - dei corpi armati dello Stato come stipendifici, o parcheggi di lusso, concorre la mentalità di quelli, pochi o tanti, che vi hanno fatto ricorso esattamente per quello, come un sussidi sociale, o per fare gli impiegati in mimetica.
la marzialità è inversamente proporzionale alla fame?
o Nel generale svilimento del senso delle Istituzioni anche le stellette sono sacrificate?

Dobbiamo, però, ricostruire questo Stato, in tutti i suoi aspetti e con i contributi di tutti: dateci dentro anche voi!

Purtroppo qua non esiste il rappoto "3 giusti e 1 sbagliato", ma "3 sbagliati e 1 giusto"...come "3 delinquenti e 1 buono" ecc. Cosi le cose non cambieranno mai.

Angelo Nero
20-05-12, 11: 47
Tutti dobbiamo vivere di qualcosa. Se qualcuno mi definisse "ladro di stipendi", gli risponderei "perchè non l'hai fatto anche te?".
Tutti hanno avuto la possibilità di arruolarsi, prima era anche più semplice... se ritengono la naja il lavoro ideale per guadagnare senza sforzo, perchè non si arruolano tutti. Io sono un "mercenario", do il 100% nel lavoro e faccio in modo che neanche un giorno vada sprecato perchè vengo pagato! Se mi dicessero di raccogliere le foglie lo farei altrettanto bene che se mi dicessero di portare avanti pratiche burocratiche o addestrarmi. Non mi sveglio la mattina decidendo cosa fare, faccio ciò che mi ordinano e merito lo stipendio come qualunque altro lavoratore.

Wiseman
20-05-12, 12: 20
Premessa numero uno: temo che si stia scadendo lievemente OT, e se il mio intervento vi contribuisce, ne offro scuse anticipate alla Mod.

Premessa numero due: ovviamente si discute in linea generale, senza nulla di personale nei confronti dei Colleghi e con la consapevolezza delle eccezioni, naturalmente. Confidando che non siano proprio così "eccezioni", s'intende (come il post di Ryuzaki potrebbe lasciar pensare).

Detto questo, la frase

merito lo stipendio come qualunque altro lavoratore
va, quanto meno, interpretata e circostanziata.
Qualunque "lavoratore" merita uno stipendio, siamo certamente d'accordo. Il punto è accertare se siamo al cospetto di un "lavoratore", che si è meritata la pagnotta, o di quelli ce chiamo "occupanti di un posto di lavoro", i quali impediscono che la polvere raggiunga la seduta delle sedie che sono state loro assegnate, ma poco di più. Esistono in tutti i settori, pubblici e privati, a qualunque livello gerarchico. Cambia solo la modalità di esplicazione della difficilissima mansione.
Tipicamente, in caserma si chiamano "imboscati".
Un posto statale, quindi sicuro; un ruolo nella macchina che è costruita per essere efficiente "a prescindere" e quindi può ammortizzare l'handicap. Ed un atteggiamento molto specializzato nella coltivazione dei diritti, a tutto scapito del dovere.
Quanti giorni di ordinaria, il buono pasto, la superficie dell'alloggio, i requisiti dietologici della mensa, l'assicurazione ... e dopo quanto tempo poso usufruire di un incarico "non operativo", per rifugiarmi in palazzina comando?

Se questo è il patrimonio educativo che si riceve, all'ingrosso, nelle FFAA come nelle organizzazioni lavorative (soprattutto, ma non esclusivamente, pubbliche e para-pubbliche), c'è qualcosa che non va.

Perché ci sono centinaia di operatori che, invece, si occupano in primoi luogo del DOVERE, e solo dopo averlo adempiuto con lealtà si dedicano alla tutela del diritto. Sia ciò in una volante della Polizia, dietro la scrivania di un comando logistico o nella primissima linea di un reparto delle FS. Ai quali, verrebbe da pensare, viene trasferito un patrimonio addestrativo, certamente, ma non c'è bisogno che, magari, di indirizzare l'innata consapevolezza etica.

Quindi ad alcuni non serve "dare" una specifica preparazione morale, ad altri è inutile darla.

comefolgore
20-08-12, 12: 48
Buongiorno,
nei miei ricordi c'e' una frase che recitava cosi': "Dovresti andare a fare il militare!"
Si diceva davanti a qualcuno comodo, pigro, magari svogliato o ribelle, magari disordinato.
Oggi che tipo di preparazione si garantisce a questi ragazzi che entrano a tempo (in)determinato come volontari? D'altro canto che tipo di problemi incontrano i loro formatori o istruttori nel prepararli?

purtroppo si dovrebbe migliorare la preparazione fisica in molti reparti non è idonea.

BLUEANGEL2009
30-09-12, 22: 31
Davvero, pur avendo aperto il topic, mi pare difficile addivenire a una risposta defiinita..la tensione è come sempre tra l'ideale e il pratico...tanto piu' vero questo in quanto siamo in Italia. Tuttavia so di corpi d'elite che qualcuno deve pure arrivare a formare e che magari un domani diverranno a loro volta istruttori. Questi uomini (suppongo non molte donne) cosa cercano nei ragazzi, cosa riconoscono in ciascun corso? Quali doti?Quali stimoli hanno in loro stessi che permettono di creare un ottimo soldato e perche' no, anche un uomo migliore?

Variable
30-09-12, 23: 55
E' possibile che nel libro "Starship Troopers" di Robert A Heinlein, vi siano alcune possibili risposte a queste domande, come anche molti interessanti spunti di riflessione. Uno dei personaggi chiave del libro è un ex veterano di fanteria che una volta congedato ha trovato il proprio posto come insegnante nei licei. Nel libro per altro viene ribadito più volte che la cittadinanza (ovvero il diritto di esercitare il voto, di "comandare" la società civile) è riservata ai militari ed ex militari.
Starship Troopers è un libro di fantascienza, ma approfondisce a più riprese l'argomento della formazione militare sotto il punto di vista morale, sociale e civico.

Io sono un giovane aspirante vfp1 (e spero di andare anche oltre) e pur non avendo mai avuto esperienze militari o simili, mi trovo d'accordo con gli altri utenti che hanno risposto in questa discussione: l'esercito dovrebbe essere uno strumento anche formativo, non solo di difesa. L'esercito, in quanto "ufficio" pubblico dovrebbe dare l'esempio: accogliere persone che hanno voglia di lavorare e desiderio si migliorarsi e magari, perchè no, sviluppare queste aspirazioni anche in quei giovani che, come denunciato dagli stessi utenti, entrano nell'esercito (o in altri uffici pubblici) solo per occupare una sedia e percepire uno stipendio.

BLUEANGEL2009
01-10-12, 19: 30
E' possibile che nel libro "Starship Troopers" di Robert A Heinlein, vi siano alcune possibili risposte a queste domande, come anche molti interessanti spunti di riflessione. Uno dei personaggi chiave del libro è un ex veterano di fanteria che una volta congedato ha trovato il proprio posto come insegnante nei licei. Nel libro per altro viene ribadito più volte che la cittadinanza (ovvero il diritto di esercitare il voto, di "comandare" la società civile) è riservata ai militari ed ex militari.
Starship Troopers è un libro di fantascienza, ma approfondisce a più riprese l'argomento della formazione militare sotto il punto di vista morale, sociale e civico.

Io sono un giovane aspirante vfp1 (e spero di andare anche oltre) e pur non avendo mai avuto esperienze militari o simili, mi trovo d'accordo con gli altri utenti che hanno risposto in questa discussione: l'esercito dovrebbe essere uno strumento anche formativo, non solo di difesa. L'esercito, in quanto "ufficio" pubblico dovrebbe dare l'esempio: accogliere persone che hanno voglia di lavorare e desiderio si migliorarsi e magari, perchè no, sviluppare queste aspirazioni anche in quei giovani che, come denunciato dagli stessi utenti, entrano nell'esercito (o in altri uffici pubblici) solo per occupare una sedia e percepire uno stipendio.

Sono d'accordo con te e non potrei essere piu' felice di leggere altri a sostegno di questa ipotesi. Un Paese, come una casa, si fa dalle fondamenta. Roccia e non friabile.

Wiseman
01-10-12, 22: 18
Si allarga dunque, e non poco, lo scopo della discussione: che arriva a comprendere l'etica dello Stato - o la statualità etica.
Compete alle istituzioni assicurare, tutelare, allevare i valori?
O piuttosto devono esse recepire la società come essa si presenta ai cancelli?
E le FFAA/FFOO hanno un ruolo in questo, e magari affatto peculiare?

Io credo che sia doveroso difendere, anche in retroguardia, certe posizioni. E nulla è più adatto a difenderli dell'istituzione armata. Ma potrei difendere un avamposto ormai spopolato.

cirodam
08-10-12, 14: 51
Mi sono letto tutta la discussione, io sono uno di quelli che si è rotto le p*lle ... senza entrare nei dettagli miei personali, un problema basico è: i reparti di assegnazione una volta formati, non c'e' nessun collegamento quando si finisce il RAV all'effettivo reparto di appartenenza... gente che era infallibile ai poligoni si è trovata nei centri documentali, gente svogliata nei fucilieri alpini ( questo potrebbe essere in parte positivo e spronare la recluta ), insomma a che serve impegnarsi 3 mesi se per i restanti 9 farai fotocopie ?? (e di vfp1 in ufficio siamo pieni). Per non parlare delle specializzazioni... io in quasi 4 anni di vfp4 a parte le patenti non ho avuto la possibilità di fare alcun corso che mi rendesse professionista o mi caratterizzasse... tra me e l'ultimo vfp1 arrivato ci sono solo le patenti che ci differenziano (modello 2-3 nulla di particolare). Non so com'era durante la leva, ma non penso la situazione fosse molto diversa dall'attuale...
Formazione nei RAV ?? Avete già detto tutto, unico motivo per farlo è lo svecchiamento... e non bisogna rendere... bisogna solo resistere qualche anno per riavvicinarsi a casa.

BLUEANGEL2009
30-03-13, 11: 22
Caro Wiseman,
non credo che le due cose siano inconciliabili...basta chiedersi chi o cosa sia lo Stato, sempre di piu' pare d'uopo il condizionale, cosa dovrebbe essere lo Stato, ma l'impegno per chi marcia in quella direzione deve essere univoco e onesto. I tempi sono incomprensibili, ma le dinamiche sottostanti sempre piu' evidenti. E', sempre piu', questione di scelta e mi piace ricordare una frase di un noto, amatissimo Presidente che dedico ai nostri politici e a ognuno di noi.

Non chiedetevi cosa la vostra Nazione possa fare per voi,
chiedetevi cosa voi potete fare per la vostra Nazione.

Politica come servizio, vita civile come lavoro comune, in questo trova significato cio' che dobbiamo imparare a fare, tutti..le chiacchiere stanno sempre a zero. Con o senza uniforme, penso che valga ugualmente, no?
Il mio augurio di Pasqua rivolto a tutti voi del Forum e all'Italia: che sia rinnovata con coraggio e fiducia nel cambiamento reale.

domas
20-04-13, 11: 56
Sentirsi fratello di chi non lo è non ha prezzo!

Lasciate stare i rav, come in ogni lavoro dipende dalla persona che hai dinanzi. Si troveranno persone valide e non valide.
Mi dispiace per i vfp4 che non sono finiti in un reparto operativo, anche se sembra stiano cambiano qualcosa.

Quando si sta nei posti scomodi, si vive scomodi e l'unica cosa che ci può aiutare è l'aiuto reciproco assicuro a tutti che viene fuori la parte migliore dell'uomo.
Quella che rende tutti fratelli.

Sicuramente questo varrà solamente tra i commilitoni che hanno passato quel periodo insieme, ma in quel momento stesso si ha la consapevolezza che qualcosa è cambiato, si ha spirito di Unione con ogni parte della Nazione stessa.
E si ha un senso di tristezza enorme quando tu ti rendi conto che vorresti dare quello che più puoi di te stesso e poi i nostri cari governanti (non sono politici, non meritano questa attribuzione) non sono in grado di far nulla per la Propria Nazione. E nelle votazioni per il Presidente della Repubblica votano Rocco Siffredi. Il giornalista nell'ascoltarlo si è messo a ridere, personalmente mi sono sentito una nullità, è stato così triste sentire e vedere che chi paghiamo anche con la vita, con parte dei nostri arti quando siamo all'estero, getta via parte di noi stessi!

Non so come spiegarlo meglio, non sono mai stato bravo con le parole come vedo molti qui.

---------------------Aggiornamento----------------------------

Blueangel2009 spero di aver risposto almeno a parte della tua domanda

BLUEANGEL2009
22-06-13, 09: 12
Sentirsi fratello di chi non lo è non ha prezzo!

Lasciate stare i rav, come in ogni lavoro dipende dalla persona che hai dinanzi. Si troveranno persone valide e non valide.
Mi dispiace per i vfp4 che non sono finiti in un reparto operativo, anche se sembra stiano cambiano qualcosa.

Quando si sta nei posti scomodi, si vive scomodi e l'unica cosa che ci può aiutare è l'aiuto reciproco assicuro a tutti che viene fuori la parte migliore dell'uomo.
Quella che rende tutti fratelli.

Sicuramente questo varrà solamente tra i commilitoni che hanno passato quel periodo insieme, ma in quel momento stesso si ha la consapevolezza che qualcosa è cambiato, si ha spirito di Unione con ogni parte della Nazione stessa.
E si ha un senso di tristezza enorme quando tu ti rendi conto che vorresti dare quello che più puoi di te stesso e poi i nostri cari governanti (non sono politici, non meritano questa attribuzione) non sono in grado di far nulla per la Propria Nazione. E nelle votazioni per il Presidente della Repubblica votano Rocco Siffredi. Il giornalista nell'ascoltarlo si è messo a ridere, personalmente mi sono sentito una nullità, è stato così triste sentire e vedere che chi paghiamo anche con la vita, con parte dei nostri arti quando siamo all'estero, getta via parte di noi stessi!

Non so come spiegarlo meglio, non sono mai stato bravo con le parole come vedo molti qui.

---------------------Aggiornamento----------------------------

Blueangel2009 spero di aver risposto almeno a parte della tua domanda

Credo che nessuno avrebbe potuto esprimere meglio come stanno le cose, ma ho imparato da un uomo molto speciale che i sacrifici non hanno valore nella misura in cui vengono capiti o apprezzati. Valgono di per se stessi. Mi ha commosso vedere scritto come parli del tuo rapporto con i tuoi compagni. Siete un esempio per tutti.Grazie...

ForgottenArmy
22-06-13, 10: 37
Io sono dell'idea che per fare il militare servano due cose sole.
Senso di responsabilità e amor di patria/passione.
Io sono svogliato, sempre accomodato, disordinato in modo improponibile, ma per entrare nell'EI, ho cambiato notevolmente la mia routine.
Tutti i giorni vado a correre, studio per quanto posso, cerco di prendere attestati che prima non avrei mai calcolato di striscio.
Se uno vuole, nonostante sia una testa calda, indisciplinata, fraccomoda, può provare ad entrare nell'EI ( almeno, questo è il mio parere )

PS: la frase " Dovresti andare a fare il militare! " una volta si diceva a causa della leva obbligatoria, nel senso che una volta entrato la, ti mettevano in riga loro :)

BLUEANGEL2009
01-09-14, 16: 05
Io sono dell'idea che per fare il militare servano due cose sole.
Senso di responsabilità e amor di patria/passione.
Io sono svogliato, sempre accomodato, disordinato in modo improponibile, ma per entrare nell'EI, ho cambiato notevolmente la mia routine.
Tutti i giorni vado a correre, studio per quanto posso, cerco di prendere attestati che prima non avrei mai calcolato di striscio.
Se uno vuole, nonostante sia una testa calda, indisciplinata, fraccomoda, può provare ad entrare nell'EI ( almeno, questo è il mio parere )

PS: la frase " Dovresti andare a fare il militare! " una volta si diceva a causa della leva obbligatoria, nel senso che una volta entrato la, ti mettevano in riga loro :)

Il fatto che tu riesca a starci e operare la trasformazione significa che ne avevi la stoffa, ho visto un servizio sui Leoni della Folgore...emozione e forza silenziosa...portare a compimento cio' che è in voi. Che il sacrificio non tocchi mai l'Amore...

ELIMINATORE
02-09-14, 10: 21
Tutti noi abbiamo delle qualità e delle propendenze innate che magari neanche conosciamo,ci sono delle persone che riescono a capirlo o magari a scoprirlo presto e che le sfruttano o utilizzano per vivere al meglio,alcuni se ne vanno senza scoprirle.Io mi sento fortunato perchè è da quando ero bambino che ho sempre desiderato di entrare nell'EI e diventare un vero soldato in uno dei reparti operativi della nostra Arma,tuttavia so benissimo che potrei anche scoprire di non essere adatto a condurre uno stile di vita che ancora non conosco ma non credo succederà.Quando uno riesce a capire qual è la vera passione della sua vita,quella che dura per sempre,e riesce a trovare un lavoro che la ricalchi allora potrà vivere bene e,soprattutto,avere dei bei ricordi. :)