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Visualizza Versione Completa : Storia dell'Arma dei Carabinieri



Chiodo
16-01-12, 16: 04
In Italia, tutti li conoscono e li amano, danno un senso di fiducia e di sicurezza. L’Arma dei carabinieri viene istituita da Vittorio Emanuele I, re di Sardegna con il nome di Corpo dei Reali Carabinieri, nel luglio del 1814 con lo scopo di fornire al Regno un corpo di polizia simile a quello francese della Gendarmerie. Il loro primo generale fu Giuseppe Thaon di Revel, chiamato a ricoprire la più alta carica dei carabinieri il 13 agosto dello stesso anno della loro creazione. Inizialmente sono 802 gli uomini, a piedi e a cavallo, e hanno compiti di Buon governo, cioè <<tutelare il buon ordine e assicurare l’esecuzione delle leggi>> .
I Carabinieri ebbero anche il loro battesimo del fuoco sul campo di battaglia di Grenoble (Francia), durante l'ultima campagna militare contro Napoleone Bonaparte. Il 6 luglio 1815 un loro squadrone di cavalleria caricò le truppe francesi per il possesso di una piazzaforte alla periferia di Grenoble, mettendole in rotta e contribuendo in modo decisivo alla vittoria. Nell'Ordine del Giorno del 7 luglio il valore dei carabinieri fu dichiarato "maggiore di ogni elogio".
Il nome “carabiniere” deriva dal fatto che ogni carabiniere aveva in dotazione la carabina, il corto fucile (o la lunga pistola) usato già nel XVI secolo della cavalleria leggera inglese.

L’Arma ha sempre combattuto in ogni conflitto nel quale l'Italia sia stata coinvolta, riportando molte perdite in termini di vite umane e componendo un imponente medagliere per atti eroici compiuti in ogni parte del mondo. I Carabinieri sono particolarmente orgogliosi della memoria del vice brigadiere Salvo D’Acquisto, che morì a Palidoro (RM), durante la seconda guerra mondiale, precisamente il 23 settembre del 1943, ucciso dai tedeschi per rappresaglia dopo essersi autoaccusato per salvare 22 condannati a morte, benché innocente, per un presunto attentato nel quale erano morti due militari germanici. La storia dei Carabinieri è coronata da molti altri simili comportamenti altruistici, che ha garantito nel tempo una grande popolarità all'Arma presso la popolazione e guadagnandosi l'appellativo di "Benemerita".
Fino al 2000 i carabinieri, erano parte integrante dell'Esercito Italiano con il rango di arma (definita «prima arma dell'Esercito»); attraverso l'art. 1 della legge delega 31 marzo 2000, n. 78 i Carabinieri vengono elevati a forza armata autonoma con rango di forza Armata, nell'ambito del Ministero della difesa.
Questo permette anche all'Arma dei Carabinieri di avere come Comandante generale un Ufficiale generale proveniente dai suoi ranghi. Il primo Comandante generale, proveniente dalle sue stesse fila, è stato nel 2004 il generale di corpo d'armata Luciano Gottardo. In precedenza il Comandante generale dell'Arma era tratto da Ufficiali Generali in possesso di peculiari caratteristiche provenienti dall'Esercito.


I colori del pennacchio (lo scarlatto e il turchino) sono stati scelti il 25 giugno del 1833 dal re Carlo Alberto, al quale successivamente i Carabinieri salvarono la vita durante la battaglia di Pastrengo. I compiti di polizia in quel periodo erano svolti dai Dragoni di Sardegna, corpo creato nel 1726 e composto da volontari, mentre parallelamente andava sviluppandosi il progetto di un apposito Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. Dopo l'occupazione di Torino da parte dei soldati francesi, alla fine del XVIII secolo, quando questi lasciarono il campo alla famiglia Savoia, con la legge reale del 13 luglio 1814 ("Regie Patenti"), fu istituito il Corpo dei Reali Carabinieri, al quale vennero via via assegnate crescenti funzioni di polizia. Essi raccoglievano l'eredità dei Reali Cavalleggeri che, a loro volta discendendo dal corpo dei Cacciatori Reali (poi riuniti nel Corpo dei Moschettieri di Sardegna), avevano maturato ragioni d'onore nella lotta al brigantaggio in Sardegna; dai Cacciatori derivano anche i Granatieri (appunto detti “di Sardegna”), la cui storia divide non pochi elementi con quella dei Carabinieri. Da un punto di vista militare, si trattava di un corpo di fanteria leggera, e dunque più elitario rispetto ad un corpo di fanteria di linea; il primo personale arruolato fu infatti selezionato nell'eccellenza dei reparti piemontesi e per molto tempo restò un corpo d'élite (si pensi, ad esempio, che tutti i Carabinieri dovevano saper leggere e scrivere, capacità al tempo davvero minoritarie). L’arma tipica come già detto era la carabina ancora utilizzata fino ad alcuni anni fa esclusivamente nelle cerimonie, ed ultimamente sostituita anche in queste circostanze dal più moderno fucile d’assalto Beretta AR 70/90. I Carabinieri diventarono "Arma" l'8 maggio del 1861, raggiungendo il rango delle suddivisioni principali dell'Esercito Italiano, quali Fanteria, Artiglieria, Cavalleria, anzi, poiché venne definito che i Carabinieri erano la prima Arma dell'Esercito, divennero "l'Arma" per antonomasia.



BATTAGLIA DI GRENOBLE:

Si svolse il 6 luglio 1815 e fu uno degli episodi che seguirono la disfatta francese di Waterloo, avvenuta il 18 giugno. L'Armata d'Italia, composta da austro-piemontesi e comandata dal generale Johann Maria Philipp Frimont, era una delle cinque armate schierate contro Napoleone Bonaparte dalla settima coalizione (Regno Unito, Austria, Russia, Prussia, Paesi Bassi, Svezia, Regno di Sardegna e alcuni stati tedeschi). L'esercito piemontese era composto da 15.000 uomini al comando del Generale Vittorio Sallier De La Tour. Le truppe austro-sarde del Gen. Frimont liberarono l'Alta Savoia, mentre quelle del Ten. Maresciallo Ferdinand von Bubna und Littitz, che avevano varcato il colle del Moncenisio il 25 giugno, attaccarono la Savoia. Il 28 giugno le truppe austriache del Gen. Trenk e quelle piemontesi di Andezène cacciarono i francesi da Conflans e Hopital, due comuni che dal 1836 costituiscono la città di Albertville. La liberazione della Savoia fu completata per il 6 luglio.
Mentre altre truppe austro-sarde avevano invaso la Provenza senza incontrare resistenza, le truppe austro-sarde comandate dal De La Tour si diressero verso la piazzaforte di Grenoble (era difesa da 70 cannoni), dove si era arroccato l'esercito francese, in difficoltà anche per gli avvicendamenti in corso nella linea di comando. Alla periferia di Grenoble i francesi vennero sconfitti dalle truppe della colonna guidata dal generale Alessandro Gifflenga e furono indotti ad evacuare la città. Nei giorni successivi le truppe di Gifflenga avanzarono nel Delfinato e nell'Isère, arrivando sino a Vienna, dove giunsero il 14 luglio.
La battaglia di Grenoble rappresentò anche il primo impiego bellico dei Carabinieri Reali, istituiti dal Re di Sardegna Vittorio Emanuele I di Savoia un anno prima, il 13 luglio 1814, sul modello della gendarmeria francese. Uno squadrone di cavalleria dei Carabinieri caricò le truppe francesi, mettendole in rotta e contribuendo in modo decisivo alla vittoria.

Il 1822 è un altro anno importante infatti venne emanata la prima edizione del Regolamento Generale dove si dichiarano i 3 principi fondamentali che ancora oggi caratterizzano il Corpo:

1) i Carabinieri devono considerarsi costantemente in servizio, in qualunque circostanza ed a qualunque ora;
2) i Carabinieri devono sempre svolgere i servizi di istituto almeno in coppia, eccezion fatta per quelli d'ordinanza quali la trasmissione di dispacci urgenti;
3) i Carabinieri devono sempre avere un contegno distinto, urbano, fermo, dignitoso e calmo, oltre che imparziale ed umano.



RISORGIMENTO:

Negli anni successivi il Regno di Sardegna è coinvolto a vario titolo nella lotta per l'Unità: da una parte sono sempre più numerosi quelli che ne favoriscono la politica di espansione riconoscendolo come il paladino (o almeno il mezzo) per conseguire l'unificazione, dall'altro è oggetto dell'opposizione degli anti-monarchici che lottano per affermare un regime repubblicano. È il Risorgimento.
In questo contesto si inquadra l'invasione della Savoia del 3 febbraio 1834 da parte di un gruppo di fuoriusciti italiani finanziati da Giuseppe Mazzini reduci dei moti del 1821. Questi catturarono il carabiniere a cavallo Giovanni Battista Scapaccino e poi lo uccisero perché si rifiutò di unirsi a loro con il gesto simbolico di gridare "Viva la Repubblica!", preferendo tener fede fino in fondo al giuramento fatto al Re. Alla sua memoria fu conferita una Medaglia d'Oro al Valor Militare, la prima in assoluto ad essere registrata sull'Albo d'Onore dell'Armata Sarda.
In quegli anni le guerre si susseguirono alle guerre e per le riconosciute prove di fedeltà ed efficienza già dimostrate, i Carabinieri furono scelti per assicurare la protezione del Re sui campi di battaglia.
Proprio nello svolgimento di questo delicatissimo compito, il 30 maggio 1848 a Pastrengo, durante la prima Guerra d'Indipendenza, i Carabinieri diedero prova di coraggio con la famosa carica: quando il Maggiore Alessandro Negri di Sanfront, comandante dei tre squadroni a cavallo di scorta, si accorse che gli austriaci si stavano pericolosamente avvicinando alla postazione occupata dal Re, ordinò una carica (a cui partecipò il re stesso), respingendoli. Questo episodio contribuì in modo determinante alla vittoria finale.
La guerra fu persa, ma la successiva partecipazione alla guerra di Crimea riuscì a dare un peso internazionale al Regno di Sardegna. Si combatté, poi, la Seconda Guerra d'Indipendenza, seguita dall'annessione dei piccoli regni in cui l'Italia settentrionale era divisa e dalla spedizione dei Mille e la conquista del centro-sud.
In tutte queste vicende i Carabinieri furono sempre protagonisti in qualità di soldati, svolgendo compiti di scorta, di polizia militare, di intelligence, combattendo in prima linea ed adempiendo compiti ingrati come l'arresto di Garibaldi.
Per quanto riguarda la sicurezza pubblica, durante il processo di unificazione, onde evitare l'impressione di un'occupazione si attuò un'accorta politica dei piccoli passi: man mano che un nuovo stato cadeva vi si istituiva un Corpo di Carabinieri locale arruolando una parte dei tutori dell'ordine che già vi operavano. Nacque così il Corpo di Carabinieri della Toscana, della Sicilia...



I CARABINIERI DALL’UNITA’ D’ITALIA AL 1870:

Nel 1866, durante la 3ª guerra d’Indipendenza, i Carabinieri Reali furono ancora in prima
linea e si distinsero il 24 giugno nella difesa del ponte di Monzambano sul Mincio (MN) e in
un’altra epica carica a Monte Croce, nel corso della battaglia di Custoza (VR); dal 6 al 18 luglio
nell’assedio dei forti austriaci di Motteggiana, Bocca di Ganda, Rocchetta e Centrale (Mantova)
e, infi ne, dal 6 al 22 luglio a Condino (Trento) e Primolano (Vicenza). Nel 1870, furono a fianco dei Bersaglieri nella campagna per la liberazione di Roma, vinta con la breccia di Porta Pia.



PRIMA GUERRA MONDIALE:

L'Italia arrivò alla Prima guerra mondiale formalmente schierata con la Triplice alleanza ma la promessa di riconoscimenti territoriali da parte della Triplice Intesa, dopo un periodo di neutralità, indussero un deciso cambio di fronte. Anche in questa circostanza furono protagonisti di atti di valore e di sacrificio rimasti celebri. Infatti non possiamo dimenticare l’assalto alla quota 240 del Podgora del 19 luglio 1915 e il mantenimento della posizione per mesi nonostante l’inferiorità numerica e le condizioni igienico-sanitarie precarie. I Carabinieri furono fondamentali nel loro ruolo di Polizia Militare soprattutto nel momento più buio della guerra: la rotta di Caporetto dell'ottobre 1917. In quel frangente, infatti, si assunsero tutte le loro responsabilità e ricorrendo inflessibilmente anche alla fucilazione, costrinsero i soldati in trincea a tener duro, imponendo la disciplina che avrebbe reso possibili un'ordinata ritirata verso il Piave ed il mantenimento delle nuove posizioni.
Alla fine i Carabinieri morti furono 1423 e 5245 quelli feriti. Anche per onorarli, il 5 giugno 1920 fu concessa alla Bandiera dell'Arma la sua prima Medaglia d'Oro al Valor Militare.



SECONDA GUERRA MONDIALE:

Durante la 2ª guerra mondiale, i Carabinieri furono presenti su tutti gli scacchieri operativi, dai deserti africani al fronte dei Balcani, a quello russo. Memorabili furono le azioni di Klisura sul fronte greco-albanese (16-30 dicembre 1940), in cui si distinse il 3° Battaglione Carabinieri, e di Cafe Struga sul fronte albanese jugoslavo (18 aprile 1941), in cui i reparti dell’Arma vennero impegnati con gravi perdite. Per l’azione di Klisura, la Bandiera dell’Arma fu insignita di una Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Altissimo fu il contributo di sangue offerto dai Carabinieri in Africa orientale, a Culqualber (agosto-novembre 1941), per il quale il Battaglione Carabinieri Mobilitato ebbe l’onore di essere citato nel Bollettino di Guerra n. 539 del Comando Supremo: “… Nella epica difesa si è gloriosamente distinto, simbolo dei reparti nazionali, il Battaglione dei Carabinieri Reali, il quale, esaurite le munizioni, ha rinnovato fi no all’ultimo i suoi travolgenti contrattacchi all’arma bianca. Quasi tutti i Carabinieri sono caduti”. Per tale ulteriore prova di abnegazione e di valore, la Bandiera dell’Arma venne insignita della 2ª Medaglia d’Oro al Valor Militare. In Cirenaica, nel dicembre 1941, il Battaglione Carabinieri Paracadutisti si distinse in una accanita resistenza ad oltranza che consentì l’arresto, per un’intera giornata, dell’avanzata nemica al bivio di Eluet El Asel e la ritirata strategica delle nostre unità. Per tale fatto d’arme, la Bandiera dell’Arma fu fregiata della 3ª Medaglia d’Argento al Valor Militare. Su fronte russo i Carabinieri operarono con pari abnegazione e presero parte a tutti i combattimenti ad Arbusow. In particolare, il Carabiniere Plado Mosca fu l’animatore di una violenta controffensiva che consentì di rompere l’accerchiamento nemico. A lui venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Un cenno particolare merita l’alto contributo offerto dall’Arma alla Resistenza e alla guerra di liberazione, eventi in cui numerosissimi furono i Carabinieri che caddero in difesa della Patria e della Libertà:
Nel settembre 1943, mentre l’Italia veniva investita dall’azione degli eserciti alleati e i tedeschi
ne effettuavano l’occupazione militare, l’Arma adottò due grandi dispositivi:
– l’istituzione, nelle regioni meridionali del “Comando Carabinieri Italia Liberata”, che fu il centro animatore della ristrutturazione di tutta la linea operativa nei territori liberati e della costituzione di nuove unità mobilitate per la guerra di Liberazione. Tali reparti, assegnati al “Corpo Italiano di Liberazione” e ai “Gruppi di Combattimento”, parteciparono alle sanguinose battaglie di Cassino e di Bologna e alla successive operazioni, fi no alla completa liberazione del Paese;
– l’organizzazione della Resistenza nei territori occupati dai tedeschi, attuata sia dando vita a
proprie unità partigiane, sia inserendo nuclei di Carabinieri volontari nelle altre formazioni
clandestine.
Le più importanti unità della Resistenza composte da soli militari dell’Arma furono il “Fronte clandestino dei Carabinieri” a Roma e nel Lazio agli ordini del Generale Filippo Caruso, con una forza di circa 6000 uomini; a Milano la “Banda Gerolamo”, comandata dal Maggiore Ettore Giovannini e comprendente oltre 700 militari; nel Veneto la “Banda Marcello”, agli ordini del Colonnello Domenico Marcello composta da 220 militari; sul Monte Grappa la “Compagnia Carabinieri Partigiani”, poi diventata “Battaglione Carabinieri Giarnieri”, comandata dal valoroso Tenente Luigi Giarnieri e dopo la sua morte dal Brigadiere Antonello Crifò, composta da 150 uomini. In complesso, l’Arma partecipò alla Resistenza con 13.850 uomini. Innumerevoli gli episodi e gli atti di valore di cui i Carabinieri furono protagonisti in quel periodo. Nel settembre 1943, unità organiche dell’Arma parteciparono alla difesa di Roma a Porta San Paolo, alla Magliana ed a Monterotondo; il 23 settembre 1943, il Vicebrigadiere Salvo D’Acquisto a Palidoro (Roma) non esitò ad offrire la sua giovane vita per salvare quella di 22 ostaggi innocenti accusati di essere gli autori di un attentato nei confronti di un presidio di truppe naziste. Per questo gesto eroico, a Salvo D’Acquisto venne tributata la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Nel giugno 1944, in Radicofani (Siena), il Carabiniere Vittorio Tassi, comandante di una formazione partigiana da lui organizzata, caduto in mano nemica, attribuì soltanto a sé le azioni di sabotaggio compiute, salvando i suoi commilitoni ed affrontando stoicamente il plotone d’esecuzione (Medaglia d’Oro al Valor Militare); nell’agosto 1944 a Fiesole (Firenze) i Carabinieri Vittorio Marandola, Fulvio Sbarretti e Alberto La Rocca, avuta notizia che i nazisti avrebbero fucilato 10 ostaggi civili qualora non si fossero consegnati, senza esitazione, pur coscienti di andare incontro alla morte, si presentarono e caddero, assicurando la salvezza degli ostaggi. A loro fu tributata la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Nel settembre 1944, il Tenente Luigi Giarnieri, organizzatore ed animatore di una “Compagnia Carabinieri Partigiani” della Brigata Matteotti operante sul Grappa, catturato dopo un violentissimo combattimento, fu impiccato per non aver voluto nulla rilevare sull’organizzazione clandestina a cui apparteneva (Medaglia d’Argento al Valor Militare). Ma questi episodi non furono che una parte esigua del quadro di eroismo che caratterizzò l’Arma in quegli anni. Sia in Italia che negli altri scacchieri operativi, lunga fu la schiera dei Carabinieri che si sacrifi carono per gli ideali della libertà. Dodici furono i Carabinieri vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Ma molti altri furono i Carabinieri patrioti combattenti con il Fronte Clandestino di Roma, nella guerriglia contro i tedeschi nei territori occupati, a Cefalonia, a Corfù e in Jugoslavia, oltre a quelli che preferirono soccombere nei lager nazisti piuttosto che rinnegare l’impegno d’onore. L’Arma diede, dunque, un tributo altissimo di vite e di sangue alla Resistenza compendiato in due Croci di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia, 32 Medaglie di Oro e 684 Medaglie d’Argento al Valor Militare, oltre che nei numerosi quanto alti riconoscimenti delle autorità italiane ed alleate. Durante la seconda guerra mondiale l’Arma ebbe 4.618 caduti, 15.124 feriti e 578 dispersi.



GIOVANNI DE LORENZO NOMINATO COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA:

Nel 1962 Giovanni De Lorenzo è nominato Comandante Generale dell'Arma.
Assunto il comando dell'Arma, presiedette la prima riunione dello Stato Maggiore confrontandosi con una variegata compagine di ufficiali che, anche nelle uniformi descrivevano le condizioni di confusione nella quale comandi, strutture e procedure dei Carabinieri si trovavano da dopo la disfatta bellica, facendo fatica a riorganizzarsi: la guerra persa, nonostante fossero passatati quasi 20 anni, sortiva ancora effetti di non poca gravità, sia nelle esigenze di ricostruzione e riorganizzazione, sia nelle ambascie economiche, che costringevano lo Stato a fare affidamento sui prestiti americani. Cominciò, così, con l'uniformazione delle uniformi e la richiesta allo staff dello Stato Maggiore di indicare le ortodosse uniformi ordinarie per ufficiali, sottufficiali e truppa. Proseguì snellendo la burocrazia e l'amministrazione e curò particolarmente la formazione destinando i suoi migliori ufficiali, per periodi più o meno lunghi, alle scuole così che fossero, usando una sua espressione, più preparate a prepararli. Approfittando della recrudescenza della criminalità nelle città, rinegoziò l'accordo Carcaterra che destinava i Carabinieri alle zone rurali e la Polizia alle aree metropolitane, creò le gazzelle, intuì l'importanza dell'uso degli elicotteri non solo per assolvere compiti militari ma anche di ordine pubblico (soprattutto il contrasto al brigantaggio) e pensò anche ad un numero unico di pronto intervento che non riuscì a realizzare solo per problemi tecnici. Si presentava nel cuore della notte nelle stazioni periferiche per vedere come veniva interpretato il principio del sempre in servizio, concedeva inattese licenze premio ai meritevoli ma comminava anche dolorose punizioni. Dettò anche le specifiche tecniche per i fornitori allo scopo di adeguare e rinnovare l'armamento in uso. Non trascurò neppure la componente militare, con la creazione di una divisione militare, ottenuta dalla riorganizzazione dell'XI brigata meccanizzata che venne armata con 130 carri M47 ed una flotta di autoblindo ed altri veicoli corazzati minori. Volle anche la ricostituzione del battaglione Carabinieri paracadutisti. La fine degli anni '60 videro i vertici dell'Arma dei Carabinieri al centro dell'inchiesta relativa al cosiddetto Piano Solo.



TERRORISMO EVERSIVO ANNI 70 E 80 NASCITA DEL ANTITERRORISMO DEI CARABINIERI:

Placatosi negli anni cinquanta il separatismo siciliano e negli anni sessanta anche quello altoatesino, a partire dalla fine degli anni sessanta l'Italia ha dovuto fare i conti con quello eversivo con i Carabinieri sempre in prima linea.
Per contrastare il terrorismo di quegli anni, l’Arma rinnovò la sua struttura organizzativa e così il 22 maggio 1974 nacque il Nucleo Antiterrorismo dei Carabinieri.
Il Carabinieri più noto fra quelli impegnati alla lotta contro il terrorismo eversivo di quegli anni è sicuramente Carlo Alberto Dalla Chiesa che ebbe l’intuizione che per combattere il terrorismo, occorreva conoscerne i metodi ed adeguarne le tecniche le tecniche di contrasto.
Il Nucleo Antiterrorismo dei Carabinieri con sede a Torino, era diretto dal Generale che ben presto ampliò il suo raggio di azione prima sul Piemonte e in seguito sulla Liguria. Con l’attività di in filtraggio nei gruppi fiancheggiatori e simpatizzanti (centri sociali, università...) e dopo aver ottenuto il pentimento di Patrizio Peci, in pochi mesi azzerò il GAP e NAP e scompaginò l’organigramma brigatista arrestandone anche i capi storici Renato Curcio e Alberto Franceschini già nel settembre dello stesso anno.
Questa lotta, proseguì anche negli anni successivi e tanti furono i carabinieri che persero la vita per questa causa due fra tutti il Maresciallo Felice Maritano e il Tenente Umberto Rocca.
Felice Maritano, classe 1919, aveva combattuto in Africa e, come tanti altri carabinieri, anche nella Guerra di Liberazione, meritandosi numerose decorazioni. Nel 1974 ha 55 anni e con 35 anni di onoratissimo servizio sarebbe potuto andare tranquillamente in pensione ma appena venne a conoscenza della costituzione del gruppo Antiterrorismo di Dalla Chiesa, chiese ed ottenne di entrare a farne parte. In considerazione della sua grande esperienza la sua richiesta venne soddisfatta diventandone subito una delle figure chiave contribuendo in modo determinante alle indagini che portarono alla cattura di Curcio e Franceschini. Studiando il materiale rinvenuto nel loro covo si riuscì a scoprirne un altro a Robbiano di Mediglia che a loro volta, trovarono vuoto ma non abbandonato, così Maritano si offrì alla sua sorveglianza per catturare i tre terroristi che ormai si era ben capito lo frequentassero.
Dopo giorni di appostamenti i brigatisti finalmente si presentarono separatamente: alle 13:00 del 14 luglio 1974, è arrestato il terrorista Bassi, alle 21:30 anche Bertolazzi. Entrambi furono bloccati prima di poter impugnare le pistole con il colpo in canna che portavano addosso. All'appello mancava solo Ognibene che arrivò alle 03:30 del mattino dopo. In qualche modo si accorse della trappola e scappò per le scale inseguito dai militari, che gli intimarono di fermarsi. Per tutta risposta Ognibene esplose alcuni colpi di pistola che colpirono Maritano, il quale continua l'inseguimento sorpassando un altro dei carabinieri e risponde al fuoco. Ognibene, fu ferito e non facendocela più a fuggire, cadde al suolo. Maritano gli si accasciò accanto ma non prima di aver esortato i due colleghi ad occuparsi del terrorista. Ognibene si salvò, mentre Maritanò morì durante il trasporto in ospedale lasciando la moglie e quattro figli.
Il suo fu un funerale blindato, presenti le massime autorità delle Istituzioni con i muri della chiesa e delle strade vicine sporcate da scritte ingiuriose e minacciose.
L'allora tenente Umberto Rocca nel giugno 1975 comandante in sede vacante della compagnia di Aqui, perlustrando le colline di Melazzo insieme al Maresciallo Rosario Cattafi ed agli Appuntati Giovanni D'Alfonso e Pietro Barberis cercavano il covo dove era tenuto sequestrato Vittorio Vallarino Gancia, figlio del proprietario della nota casa vinicola, rapito il giorno prima da un commando di 5 brigatisti rossi guidato da Mara Cagol con lo scopo di estorcere denaro alla sua facoltosa famiglia per finanziare l'organizzazione. Controllando un casolare isolato sulle colline di Arzello, i carabinieri alle 11:30 vennero colpiti dal lancio di una bomba a mano. Rocca, investito in pieno dalla deflagrazione, perderà un braccio e un occhio mentre Cattaffi fu ferito in modo lieve da alcune schegge.
Nonostante le gravissime ferite, Rocca rifiutò di essere soccorso dagli altri carabinieri ordinando loro di proseguire l'azione. Nel successivo conflitto a fuoco fu ferito l’Appuntato D'Alfonso, raggiunto da diversi colpi di arma (morirà dopo alcuni giorni di agonia), e Margherita "Mara" Cagol (compagna di Renato Curcio), mentre finge di arrendersi per coprire un altro terrorista (Barberis) che da lei nascosta lancia una bomba a mano contro i carabinieri che li braccavano.
Nel casolare trovarono poi Gancia incolume. A Rocca, oggi Generale, sarà assegnata la Medaglia d'Oro al Valor Militare che, unitamente a quella assegnata nel 1999 al Luogotenente Marco Coira, sono le uniche due assegnate ancora in vita nel dopoguerra.
Il 31 dicembre 1980, a Roma, viene assassinato dai brigatisti Enrico Galvanigi, generale dell'Arma e responsabile dell'ufficio coordinamento delle carceri, come rappresaglia per l'azione delle forze speciali che avevano sedato la rivolta nel carcere speciali di Trani.
Felice Maritano, classe 1919, aveva combattuto in Africa e, come tanti altri carabinieri, anche nella Guerra di Liberazione, meritandosi numerose decorazioni. Nel 1974 ha 55 anni e con 35 anni di onoratissimo servizio sarebbe potuto andare tranquillamente in pensione ma appena venne a conoscenza della costituzione del gruppo Antiterrorismo di Dalla Chiesa, chiese ed ottenne di entrare a farne parte. In considerazione della sua grande esperienza la sua richiesta venne soddisfatta diventandone subito una delle figure chiave contribuendo in modo determinante alle indagini che portarono alla cattura di Curcio e Franceschini. Studiando il materiale rinvenuto nel loro covo si riuscì a scoprirne un altro a Robbiano di Mediglia che a loro volta, trovarono vuoto ma non abbandonato, così Maritano si offrì alla sua sorveglianza per catturare i tre terroristi che ormai si era ben capito lo frequentassero.
Dopo giorni di appostamenti i brigatisti finalmente si presentarono separatamente: alle 13:00 del 14 luglio 1974, è arrestato il terrorista Bassi, alle 21:30 anche Bertolazzi. Entrambi furono bloccati prima di poter impugnare le pistole con il colpo in canna che portavano addosso. All'appello mancava solo Ognibene che arrivò alle 03:30 del mattino dopo. In qualche modo si accorse della trappola e scappò per le scale inseguito dai militari, che gli intimarono di fermarsi. Per tutta risposta Ognibene esplose alcuni colpi di pistola che colpirono Maritano, il quale continua l'inseguimento sorpassando un altro dei carabinieri e risponde al fuoco. Ognibene, fu ferito e non facendocela più a fuggire, cadde al suolo. Maritano gli si accasciò accanto ma non prima di aver esortato i due colleghi ad occuparsi del terrorista. Ognibene si salvò, mentre Maritanò morì durante il trasporto in ospedale lasciando la moglie e quattro figli.
Il suo fu un funerale blindato, presenti le massime autorità delle Istituzioni con i muri della chiesa e delle strade vicine sporcate da scritte ingiuriose e minacciose.
L'allora tenente Umberto Rocca nel giugno 1975 comandante in sede vacante della compagnia di Aqui, perlustrando le colline di Melazzo insieme al Maresciallo Rosario Cattafi ed agli Appuntati Giovanni D'Alfonso e Pietro Barberis cercavano il covo dove era tenuto sequestrato Vittorio Vallarino Gancia, figlio del proprietario della nota casa vinicola, rapito il giorno prima da un commando di 5 brigatisti rossi guidato da Mara Cagol con lo scopo di estorcere denaro alla sua facoltosa famiglia per finanziare l'organizzazione. Controllando un casolare isolato sulle colline di Arzello, i carabinieri alle 11:30 vennero colpiti dal lancio di una bomba a mano. Rocca, investito in pieno dalla deflagrazione, perderà un braccio e un occhio mentre Cattaffi fu ferito in modo lieve da alcune schegge.
Nonostante le gravissime ferite, Rocca rifiutò di essere soccorso dagli altri carabinieri ordinando loro di proseguire l'azione. Nel successivo conflitto a fuoco fu ferito l’Appuntato D'Alfonso, raggiunto da diversi colpi di arma (morirà dopo alcuni giorni di agonia), e Margherita "Mara" Cagol (compagna di Renato Curcio), mentre finge di arrendersi per coprire un altro terrorista (Barberis) che da lei nascosta lancia una bomba a mano contro i carabinieri che li braccavano.
Nel casolare trovarono poi Gancia incolume. A Rocca, oggi Generale, sarà assegnata la Medaglia d'Oro al Valor Militare che, unitamente a quella assegnata nel 1999 al Luogotenente Marco Coira, sono le uniche due assegnate ancora in vita nel dopoguerra.
Il 31 dicembre 1980, a Roma, viene assassinato dai brigatisti Enrico Galvanigi, generale dell'Arma e responsabile dell'ufficio coordinamento delle carceri, come rappresaglia per l'azione delle forze speciali che avevano sedato la rivolta nel carcere speciali di Trani.



CONTRASTO ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA:

Sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, i Carabinieri arrestarono prima Luciano Liggio primo capo dei “corleonesi”, poi Raffaele Cutolo, fondatore e capo della Nuova Camorra Organizzata, e poi anche Totò Riina, capo indiscusso della Mafia siciliana.
Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nominato nel 1982 Prefetto di Palermo per contribuire alla lotta alla Mafia con tutta la sua esperienza, è certamente il Carabiniere più illustre vittima della Mafia.



LA PATRONA DELL’ARMA DEI CARABINIERI:

Dall’11 novembre 1949, la Vergine Maria è la Patrona dell’Arma dei Carabinieri, a seguito della promulgazione del Breve relativo di Papa Pio XII che in tal senso aveva accolto il voto unanime dei cappellani militari dell’Arma e dell’Ordinario Militare per l’Italia. Il titolo di “Virgo Fidelis” era stato sollecitato
in relazione al motto araldico dell’Arma “Fedele nei secoli”. La ricorrenza della Patrona è stata fi ssata dallo stesso Pontefi ce il giorno 21 novembre, in cui cade la presentazione di Maria Vergine
e si ricorda la battaglia di Culqualber del 21 novembre 1941 quando il 1° Battaglione Carabinieri Mobilitato si immolò in Africa Orientale. La preghiera del Carabiniere alla “Virgo Fidelis” è dell’Arcivescovo Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone che nel 1949 era Ordinario Militare.



IL MOTTO:

«Nei secoli fedele» è il motto dell’Arma dei Carabinieri e venne creato per il primo centenario dell’Arma nel 1914 e concesso come motto araldico ai carabinieri, da Vittorio Emanuele III il 10 novembre 1933 in applicazione della legge riguardante i motti araldici per l’Esercito Italiano.
Contrariamente a quanto si crede, non fu Gabriele d’Annunzio a darlo, ma il Capitano Cenisio Fusi, sostituendo quindi quello precedente “Usi obbedir tacendo e tacendo morir” (tratto dal poema “la Rassegna di Novara” di Costantino Nigra).
La data del 5 giugno è stata assunta come Festa dell'Arma dei Carabinieri, in celebrazione del 5 giugno 1920, data in cui la Bandiera dell'Arma fu insignita della prima Medaglia d'oro al Valor Militare per la partecipazione dei Carabinieri alla Prima guerra mondiale.



SIGNIFICATO DELLO STEMMA ARALDICO:

Lo stemma araldico attualmente in uso venne concesso, e in parte modificato, il 21 maggio 2002 con l'elevazione dei Carabinieri a rango di forza armata.
È uno scudo italiano di forma mistilinea rosso inquartato da una croce diminuita d'argento con al capo sfondo azzurro. Il rosso a significare l'ardire e il coraggio e il sacrificio; l'azzurro simboleggia il valore, la fedeltà e la patria, nonché il colore simbolo di Casa Savoia. Nel I e IV quadrante inquartato una mano destra recisa d'argento impugnante un serpente verde, con la testa e la coda rivolta a destra, allumato e linguato di nero. Il serpente simboleggia la cautela e il buon governo. Nel II e III quadrante inquartato invece una granata d'oro infiammata. La granata è anche l'unico simbolo presente sulle divise (sul cappello e sul braccio) ed è da sempre simbolo di ordini militari moderni; infatti venne applicata per la prima volta come simbolo dai nobili Brugioni che avevano, ottenendo per questo il titolo, comandato l'artiglieria nella vittoria degli Estensi contro le truppe papali. Al capo è presente un leone illeopardito, passante, d'oro, allumato, linguato di rosso, armato d'oro e sostenuto dalla linea di partizione. Il leone indica la determinazione del buon governo. Sullo sfondo del leone il tronco di rovere d'argento con i rami doppiamente decussati con otto ghiande color oro. Il rovere significa glorie militari, decorazioni conseguite, antichità, costante rinverdimento, merito riconosciuto e animo forte e spirito guerriero. Sotto lo scudo su lista svolazzante color azzurro scuro il motto, creato dal capitano Cenisio Fusi, a caratteri maiuscolo in lettere lapidarie romane colore oro spento NEI SECOLI FEDELE. L'intero scudo è timbrato da una corona color oro. La corona è turrita merlata alla guelfa, murata di nero, formata da cerchio rosso interno, con due cordoni di muro sostenenti otto torri di cui cinque visibili. Le torri a loro volta sono di foggia rettangolare merlate di dodici con quattro merli visibili e due angolari, chiuse e finestrate di uno di nero, il fastigio merlato di quarantotto di cui ventiquattro visibili e sei merli fra torre e torre.



FUNZIONI E COMPITI:

I carabinieri, svolgono soprattutto compiti di polizia militare, di Pubblica Sicurezza, di Polizia Giudiziaria (cioè al servizio della Magistratura). L’Arma, perciò dipende da due Ministeri: quello della Difesa per la parte militare e per tutto ciò che riguarda l’ordinamento, il reclutamento , la disciplina, l’organizzazione, l’armamento, le trasmissione e la motorizzazione; quello dell’Interno invece per l’ordine e la sicurezza pubblica. Per altri impieghi, i carabinieri ricevono ordini dal Ministero della Giustizia (sono Polizia Giudiziaria), da quello della Sanità (antidroga e repressione delle frodi alimentari), da quello dei Beni Culturali e Ambientali (tutela del patrimonio artistico), da quello del Lavoro e della Previdenza Sociale (applicazione delle leggi sul lavoro), da quello degli Esteri (attività di sicurezza presso sedi diplomatiche), da quello dell’Agricoltura e Foreste (repressione di frodi ed evasioni nel settore).
L’Arma dei carabinieri, per il grande numero di compiti diversi che deve svolgere comprende Gruppi, Nuclei e Servizi specializzati per operare in ogni ambiente, e con funzioni e modalità particolari. Innanzitutto, a fianco dell’Organizzazione Territoriale, distribuita nel territorio, c’è un’Organizzazione Mobile, in grado di compiere rapidi spostamenti che concorre con l’Arma territoriale al mantenimento dell’ordine pubblico, alle operazioni di polizia a vasto raggio contro la criminalità, alle operazioni di soccorso in caso di calamità pubblica. Esistono poi, nell’ambito dell’Arma: i Nuclei elicotteri; il Servizio navale, che dispone di numerose motovedette; i carabinieri sciatori e i carabinieri rocciatori; i carabinieri paracadutisti; i carabinieri cinòfili (che impiegano cani pastori tedeschi); il Nucleo antidroga; il Nucleo addetto alla tutela del patrimonio artistico; il Nucleo antisofisticazioni (NAS); GIS (Gruppo di Intervento Speciale), le “teste di cuoio” dei carabinieri. Un reparto di carabinieri, che nel linguaggio comune vengono “corazzieri”, è la guardia del presidente della Repubblica.



LE ARMI DATE OGGI IN DOTAZIONE:

L'armamento in dotazione all'Arma dei Carabinieri solitamente viene suddiviso in armamento ordinario (in dotazione a tutto il personale) e armamento speciale (in dotazione ad alcuni reparti). L'armamento ordinario è composto da: Pistola Beretta 92 SB e FS; Pistola Mitragliatrice Beretta PM12 S e S2; Fucile Beretta SC 70/90; Mitragliatrice leggera FN Minimi;
L'armamento speciale comprende: Pistola Glock 17; Pistola Mitragliatrice Heckler & Kock MP5; Fucile ad anima liscia Franchi Spas 15 MIL; Carabina per tiratore scelto Mauser sp 66; Fucile per tiratore scelto Accuracy International AWP.



CARABINIERI IN MISSIONE ALL’ESTERO:

Nel dopoguerra, ed in special modo negli ultimi anni, i Carabinieri sono stati chiamati frequentemente a partecipare a missioni operative all'estero rinnovando una tradizione che risale al lontano 1855, distinguendosi sempre per la loro capacità di assolvere compiti sia militari che di polizia. Particolarmente significativo è il contributo assicurato dall'Arma con i Reggimenti MSU (Multinational Specialized Unit) operanti nei Balcani nell'ambito delle missioni NATO, la cui origine risiede nella necessità di colmare il security gap, ovvero l'area gricia tra la missione militare e le forze di polizia civile che spesso non sono in grado o non intendono intervenire in operazioni di ordine pubblico.
A partire dal 1982 sono stati in Libano, Somalia, Bosnia, Kosovo, Cambogia, Timor Est, Mozambico, Afganistan ed Iraq, solo per citare la missioni più importanti.
Oggi i Carabinieri impegnati all'estero sono ben oltre mille. Anche in questo tipo di attività il debito di sangue pagato è stato notevole.

BlackSwan
16-01-12, 17: 34
Bel lavoro Chiodo! Lo trovo utile e interessante :)

Swan

itchy
17-01-12, 12: 03
Bravo Chiodo ottimo lavoro!
Se vi può interessare, sperando di fare cosa gradita, faccio qualche piccola precisazione e dò alcune notizie in più:

FONDAZIONE DEL CORPO
Il Corpo dei Carabinieri Reali venne istituito il 13 luglio 1814 da Vittorio Emanuele I con le "Regie Patenti": in realtà vennero istituiti due organismi separati, ovvero il Buon Governo (con compiti direttivi e dispositivi) e i Carabinieri (con compiti esecutivi)...in pratica il Buon Governo era una specie di Ministero che dava disposizioni che venivano poi eseguite dai Carabinieri. Nel gennaio 1815, con altre Regie Patenti, ci fu la fusione tra Buon Governo e Carabinieri, unendo funzioni dispositive ed esecutive nelle stesse mani: questa situazione non era però ben vista perché sottraeva quindi i Carabinieri dal controllo di altre Autorità...per questo motivo nel 1816 ci fu nuovamente la separazione: da quel momento i Carabinieri iniziarono ad avere una duplice dipendenza (che si è poi protratta fino ai giorni nostri....) dal Ministero di Polizia per i servizi di Pubblica Sicurezza e dalla Segreteria di Guerra per materiali, personale e disciplina. Il primo presidente provvisorio del Buon Governo, durato in carica poche settimane, fu in realtà il Luogotenente Giorgio des Geneys (che quindi alcuni ritengono essere il primo vero Comandante Generale dell'Arma) e che poi venne sostituito dal presidente effettivo Generale d'Armata Giuseppe Thaon di Revel di Sant'Andrea.

CARABINIERE GIOVANNI BATTISTA SCAPACCINO
Il 3 febbraio 1834, la quarta colonna dei rivoltosi mazziniani (le altre tre avevano fallito l'invasione della Savoia), al comando del Gen. Girolamo Ramorino, entra nell'abitato di Les Echelles, vicino Chambery, facendo prigionieri il Brigadiere comandante della Stazione e due Carabinieri. Il Carabiniere Scapaccino, di ritorno a cavallo da un servizio di consegna posta, ignaro dell'accaduto si imbatte nei rivoltosi all'ingresso del paese; essi lo aggrediscono e lo circondano, intimandogli di giurare fedeltà alla Repubblica e di riconoscere la loro bandiera. Lui per tutta risposta dà di sprone al cavallo per forzare il blocco e grida "Viva il Re!"....due fucilate lo raggiungono proditoriamente alla schiena, uccidendolo. Prima M.O.V.M. dell'Armata Sarda (e quindi del futuro Esercito Italiano....).

CARICA DI PASTRENGO
Avvenne il 30 aprile 1848 (non maggio...).

PRIMA "MISSIONE" ALL'ESTERO
Un Corpo di spedizione dell'esercito piemontese (tra cui un contingente di Carabinieri) partecipa alla nella Guerra di Crimea (compiti: polizia militare, guida e scorta ai convogli, impiego nelle operazioni belliche). I carabinieri si distinguono in modo particolare durante la battaglia della Cernaia, un fiume presso Sebastopoli, il 16 agosto 1855.

CAMBIO DI DENOMINAZIONE DEL CORPO
Dopo l'unità d'Italia, il 7 marzo del 1861 l'Armata Sarda divenne Regio Esercito e solo da quel momento il Corpo dei Carabinieri Reali assunse la denominazione di "Arma", la prima del nuovo esercito.

GLI ARRESTI DI GARIBALDI
Il primo arresto avvenne il 24 settembre 1867, a Sinalunga (SI): il Tenente Pizzuti e i suoi uomini arrestano Garibaldi che cercava di avvicinarsi allo Stato Pontificio per risolvere a modo suo la “Questione Romana”. Garibaldi venne portato prima ad Alessandria e poi a Caprera, ma riuscì a fuggire.
Il secondo arresto venne affidato al Maggiore Doedato Camosso, incaricato di arrestare nuovamente Garibaldi, fuggito dopo il primo arresto: il 13 dicembre 1867 egli riesce, con un contingente di Carabinieri e Bersaglieri, a fermare presso la stazione ferroviaria di Figline Valdarno il convoglio sul quale viaggiava Garibaldi, arrestandolo e conducendolo presso il forte del Varignano a La Spezia. A seguito del comportamento tenuto durante l’esecuzione del fermo Garibaldi definisce i CC “perfetti gentiluomini”.

LA LOTTA AL BRIGANTAGGIO
Dopo l'unità d'Italia, come sapete, il nuovo Stato dovette affrontare la problematica del brigantaggio nelle regioni meridionali. Numerosi furono i Carabinieri che si distinsero nella lotta contro i briganti e in particolare spicca la figura leggendaria del Capitano Chiaffredo Bergia. Egli nasce a Paesana (CN) il 1 gennaio 1840, inizia la carriera nell’Arma nel 1861 come Carabiniere e la termina con il grado da Capitano (muore il 2 febbraio 1892 a Bari). Inventa di fatto la figura dell’infiltrato grazie ai suoi numerosissimi travestimenti; inventa inoltre la tecnica di diffondere le immagini dei briganti arrestati, rivestiti di tutto punto benché morti.
E’ il CC più decorato della storia (1 M.O.V.M.; 3 M.A.V.M., 2 M.B.V.M.; 1 promozione per meriti speciali; 1 Ordine di Cavaliere della Corona d’Italia (accompagnata da una lettera personale del Re).

CONCESSIONE DELLA BANDIERA DI GUERRA
Il 14 marzo 1894, nella Caserma “Macao”, Re Umberto I consegna solennemente nelle mani del Colonnello Romano Scotti, Comandante della Legione Allievi CC di Roma, la Bandiera di Guerra: con R.D. del luglio 1932 sarà poi sancita la sua appartenenza e tutta l’Arma.

IL PRIMO CENTENARIO
Il 13 luglio 1914 l’Arma festeggia i suoi primi 100 anni di storia alla vigilia della I GM. L’evento fu festeggiato in forma solenne a Roma, e nel corso dei festeggiamenti venne inaugurato un monumento in marmo dello scultore Enrico Tadolini, collocato nel cortile nella caserma della Legione Allievi.
Proprio in questa occasione il Capitano Cenisio Fusi crea il motto “nei secoli fedeli” per la medaglia commemorativa dell’evento. Questo motto venne poi concesso all’Arma come motto araldico solo il 10 novembre 1933, da Vittorio Emanuele III, con apposita legge del 1932 (autorizzazione a fregiarsi dello stemma araldico con Regio Decreto del 1935).

BATTAGLIA DI ELUET EL ASEL
Il 19 dicembre 1941 in Africa Settentrionale, il 1° Battaglione CC Paracadutisti si sacrifica al completo nella difesa del bivio strategico di Eluet El Asel, vicino al villaggio G.Berta, rimanendo per 24 ore sotto i bombardamenti inglesi senza cedere nemmeno un metro, consentendo il ripiegamento agli altri reparti (M.A.V.M. alla Bandiera): i CC verranno definiti “Leoni Italiani” da Radio Londra.
Il 1° Btg. CC Paracadutisti "Tuscania" nasce il 12 luglio 1940, prima unità aviolanciabile dell’Esercito Italiano, è composto da 400 volontari e diviene operativo dal 1 gennaio 1941. Il primo Comandante è il Maggiore Edoardo Alessi, che sostituì il Maggiore Bruto Bixio Bersanetti, infortunatosi durante i lanci di addestramento.

BATTAGLIA DI CULQUALBER
Si verifica in Africa orientale dal 6 agosto al 21 novembre 1941 e si ha un massacro di CC (pochissimi i superstiti). Il 1° Gruppo Carabinieri Mobilitato, al Comando del Maggiore Alfredo Serranti, era costituito da 210 Carabinieri e 180 Zaptiè e ad agosto prende posizione disposto su due compagnie (1^ Compagnia allo “Sperone del km 39” e 2^ Compagnia al “Costone dei Roccioni”): i Carabinieri iniziano subito attività di fortificazione ma ben presto, già da settembre, iniziano a scarseggiare viveri ed acqua a seguito delle penetrazioni nemiche che avevano progressivamente tagliato le linee di rifornimento da Gondar.
La missione era di tenere la posizione ad oltranza: infatti, Culqualber era una sella naturale attraversata dall’unica buona rotabile di una vasta area, fondamentale ai fini sia della difesa, sia della conquista di tutta la Regione di Gondar, ancora sotto controllo italiano.
Nei mesi di settembre e ottobre la posizione resistette agli attacchi di fanteria e artiglieria inglesi (che fanno affluire migliaia di uomini e anche 20000 irregolari abissini), rifiutando sempre gli inviti alla resa da parte degli inglesi (che lanciano persino volantini dagli aerei con inviti ad arrendersi).
Dopo due giorni di bombardamenti aerei e di artiglieria ininterrotti (18-20 novembre), l’attacco inglese decisivo viene sferrato il 21 novembre 1941 alle 03:00: il “Costone dei Roccioni” cade alle successive ore 12:00, aprendo la strada verso lo “Sperone del km 39”, che capitolerà poco dopo.
Il Magg. Alfredo Serranti continuò a combattere benchè più volte ferito e riceverà la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria; tra i pochi sopravvissuti vi è il Carabiniere Penzo Poliuto che, nonostante gravi ferite su tutto il corpo e la cecità conseguente ad una scheggia di artiglieria, non aveva smesso di incitare i compagni alla lotta (riceverà anche lui la Medaglia d’Oro al Valor Militare).
2^ M.O.V.M. alla Bandiera dell’Arma.
Il 21 novembre diviene per tutti i CC una data sacra. Poi, l'11 novembre 1949, Papa Pio XII, con un breve apostolico, promulga il postulato mariano sull’Arma dei Carabinieri stabilendo che la ricorrenza festiva della Virgo Fidelis sia fissato per il 21 novembre, anniversario della Battaglia di Culqualber.

CRIOPE
17-01-12, 13: 22
Bene Chiodo ;) con quest'ordine è più scorrevole il post visto? ;) Adesso procuriamoci delle belle immagini per dare un bel colore alla discussione. Metto in evidenza!

Chiodo
17-01-12, 13: 25
Bravo Chiodo ottimo lavoro!
Se vi può interessare, sperando di fare cosa gradita, faccio qualche piccola precisazione e dò alcune notizie in più

Grazie itchy ;)
Ragazzi questa discussione è stata creata con l'intento di tenerla sempre aggiornata e per evitare di andare in giro per la rete a cercare...quindi se avete altre precisazioni o aggiornamenti, postate pure è tutto gradito! Più aggiorniamo meglio è.

weser
03-05-12, 09: 03
buon articolo
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