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Visualizza Versione Completa : Affrontare la nostalgia da casa



arnacc
20-11-11, 08: 24
buona domenica a tutti apro questa discussione per chiedere un consiglio.ho intenzione di partire militare con il 1° 2012 se va bene e so già che avrò una grande nostalgia di casa. purtroppo l'allontanamento da casa è il mio punto debole dovuto probabilmente alla mia infanzia non tanto rosea e pensare di lasciare mia mamma sola e il mio ragazzo mi fa sentire come una presa allo stomaco e un senso di vuoto dentro.anche ambientarsi in un nuovo posto, che magari non è dei migliori, non è facile.ho già provato per motivi di studio a stare lontano da casa e non è stato facile, ho resistito perchè era per poco tempo dato che studio vicino casa.come posso superare questa cosa?so che facendo questo tipo di lavori casa la vedrò poco e niente quindi vorrei sapere da chi c'è passato come ha superato il tutto.grazie mille

ale66
20-11-11, 08: 45
Stai iniziando male , proprio con il piede sbagliato , quali sono le priorità , i tuoi sogni , le tue aspettative professionali , ebbene cara, a parte casi circoscritti nessuno ti regala niente , devi metterti in testa anche di soffrire"insoma:)" per conquistarti quello che desideri .
Ergo fatti un'esame di coscienza se trovi difficoltoso fare un'anno di militare figuriamoci intraprendere una carriera completa , quindi convinzione e vai , perchè nella vita ben altri sono i problemi , in caso contrario non partecipare nenache e lascia il posto ad altri.

arnacc
20-11-11, 08: 55
io non ho detto che trovo difficoltoso fare un anno ho chiesto consiglio su come affrontare la nostalgia da casa non ho mai detto che voglio regalato qualcosa anzi le cose me le sono sempre guadagnata facendomi il mazzo non capisco quindi perchè questo tipo di risposta con questo tono.ho forse chiesto qualcosa di male?

ale66
20-11-11, 09: 06
Non hai chiesto nulla di male:) , anzi mi scuso se ho cercato di scuoterti un po, ma la vita è questa , per quanto riguarda la risposta che cerchi non ti so rispondere , non mi sono mai messo il problema da quando avevo 18 anni.

arnacc
20-11-11, 09: 11
beato tu che non hai mai avuto di questi problemi.non so come facciate a non avere nostalgia di casa forse sono io che ho qualche problema

FRANCODUE
20-11-11, 10: 08
Nessuno ti obbliga a partire.
Se già ti bagni prima ancora che piova, meglio che te ne resti nella tua casuzza.

Westindias
20-11-11, 10: 15
Hernan Cortez quando arrivò sulle coste messicane fece bruciare le navi che ve lo avevano portato: una motivazione molto forte per sè ed i propri uomini.
Se parti con la convinzione che comunque puoi tornare indietro in qualunque momento fatalmente lo farai: diviene un peso troppo grande da portare.

In bocca al lupo (indietro non si torna!)

4nt0
20-11-11, 10: 21
secondo me dipende, se è la prima volta che vai via di casa all'inizio è dura...poi se ovviamente lo fai per un motivo a cui tieni davvero e in cui credi si supera!e fidati, le difficoltà saranno diverse, anche se decidi di fare solo un anno da vfp1!!

arnacc
20-11-11, 10: 47
Nessuno ti obbliga a partire.
Se già ti bagni prima ancora che piova, meglio che te ne resti nella tua casuzza.


io ho chiesto consiglio su come affrontare la lontananza da casa nient'altro.se non parto militare dovrò partire per lavoro ugualmente prima o poi quindi non c'entra il militare o meno è un discorso generico quello che faccio

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Hernan Cortez quando arrivò sulle coste messicane fece bruciare le navi che ve lo avevano portato: una motivazione molto forte per sè ed i propri uomini.
Se parti con la convinzione che comunque puoi tornare indietro in qualunque momento fatalmente lo farai: diviene un peso troppo grande da portare.

In bocca al lupo (indietro non si torna!)

che vuol dire se parto con la convinzione di poter tornare indietro in qualunque momento?al giorno d'oggi è normale che i collegamenti non siano più come una volta e tutti quando possono tornano a casa credo

Westindias
20-11-11, 10: 56
che vuol dire se parto con la convinzione di poter tornare indietro in qualunque momento?al giorno d'oggi è normale che i collegamenti non siano più come una volta e tutti quando possono tornano a casa credo

Chiaramente non sto parlando del tornare occasionalmente a casa, sto parlando del tagliare il cordone ombelicale che ti lega con la realtà in cui sei nato e cresciuto: è sicuramente vero che si sia legati, molto legati, alla realtà in cui si è passata la maggior parte della vita, e questo richiamo è forte soprattutto se paragonato con le difficoltà di inserimento che, chi più chi meno, tutti provano.-

Ciò a cui mi riferivo era l'atteggiamento psicologico: se penso di poter interrompere in qualunque momento le mie "sofferenze" da straniero in terra straniera e tornarmene in seno agli affetti, allora il peso da portare è eccessivamente elevato: è questo quello che intendo con "bruciare le navi alle spalle".-

ryuzaki
20-11-11, 10: 59
Chiaramente non sto parlando del tornare occasionalmente a casa, sto parlando del tagliare il cordone ombelicale che ti lega con la realtà in cui sei nato e cresciuto: è sicuramente vero che si sia legati, molto legati, alla realtà in cui si è passata la maggior parte della vita, e questo richiamo è forte soprattutto se paragonato con le difficoltà di inserimento che, chi più chi meno, tutti provano.-

Ciò a cui mi riferivo era l'atteggiamento psicologico: se penso di poter interrompere in qualunque momento le mie "sofferenze" da straniero in terra straniera e tornarmene in seno agli affetti, allora il peso da portare è eccessivamente elevato: è questo quello che intendo con "bruciare le navi alle spalle".-

Non dovrebbe essere al contrario? Cioè se lei pensa di poter tornare a casa quando è possibile questo le dovrebbe dare più "forza" per andare avanti perchè ha la consapevolezza che non starà chissà quanto tempo senza vedere le persone a cui vuole bene. O no?

Elite
20-11-11, 11: 24
arnacc manco da casa da quando ho fatto 19 anni ed è vero che all' inizio è molto difficile. Ci si trova catapultati in una nuova realtà, lontano dagli affetti, ma se pensi a tutti i sacrifici che tu e la tua famiglia avete fatto per permetterti di avere quel lavoro "X" e se pensi che sei fortunato/a ad averlo e con la giusta volontà vedrai che pian piano ci farai l' abitudine. A mio giudizio è un ottimo modo per crescere e maturare.

basilischio
20-11-11, 11: 49
Prima o poi tutti sono costretti ad allontanarsi la propria famiglia. Solo il fatto di metter su famiglia allontana dai propri familiari, come pure il trovare lavoro lontano da casa. Oppure il distacco può avvenire a causa di un decesso improvviso; è l'inevitabile corso della vita.
Fatta queste premesse non vedo il perchè di preoccuparsi tanto dell'eventuale nostalgia che comunque rimarrà in ogni caso; l'importante è non fare della nostalgia una malattia incurabile. Prima di te, milioni di giovani si sono allontanati dalla famiglia e solo in rari casi non hanno sopportato la lontananza.

lavinia
20-11-11, 12: 32
Io ho il problema contrario: per lavoro mi toccherà tornare, dopo una lunga, bellissima lontananza da casa ricca di esperienze professionali e umane. Vorrei tanto non tornare.
All'utente che ha aperto la discussione: non so perché vuoi fare il vfp1 ma ci sono tante professioni che ti consentirebbero di stare più vicino a casa. È evidente che il tuo modo di affrontare l'eventuale partenza è distorto... Un vfp avrà già abbastanza problemi a sopravvivere ;-) e non può certo dilaniarsi psicologicamente per la lontananza, anzi, semmai dovrebbe essere contento di fare un'esperienza lontano. E se ti capitasse di fare mesi all'estero? Saresti un soggetto a rischio, portatore del grave malessere che traspare già dal primo post. Pensaci bene. In bocca al lupo per il tuo futuro.

VxVendetta
20-11-11, 13: 52
Arnacc vedi, nell'esercito, quando una donna incinta sale sull'autobus, la fanno guidare, e, quando incontrano Chuck Norris, è lui a chiedergli l'autografo.

Bene, scherzi a parte, tenterò di essere meno simile a una locomotiva in corsa di qualcun'altro che mi ha preceduto: ebbene, qui lo dico, uno dei ben TRE motivi per cui non andrò mai nell'esercito è che io la mia compagna non la mollo per nessuna ragione al mondo (è il terzo su tre,ma conta come gli altri 2), sarò un povero sfigato, debole, patetico vigliacco ma ahimè è così, e si può essere utili anche portando barelle o dirigendo il traffico (i miei 2 più probabili sbocchi nel prossimo futuro), con la stessa dignità di chi sta in sala operatoria o nella squadra mobile (o direttamente nella Folgore, San Marco, Consubin e chi più ne ha ne metta).

Detto ciò,


Un vfp avrà già abbastanza problemi a sopravvivere ;-)

Sei tu John Wayne?


E se ti capitasse di fare mesi all'estero? Saresti un soggetto a rischio, portatore del grave malessere che traspare già dal primo post.

KaBOM, non mi risulta che i vfp1 vengano mandati all'estero.


Hai detto giustamente: i collegamenti sono ottimi, perfino in Italia, io vedo ogni santo week end una parata di cadetti prendere e montare sul treno e poi tornare, e in fondo avere questa possibilità dipenderà solo da te: se non fai cavolate durante la settimana, il week end te ne torni, e in fondo la cosa può andare.

Io stesso, al mio anno all'Aquila, riuscivo a "tornare in patria" (Venezia) una volta al mese minimo circa, e il vero motivo per cui tendevo a evitare non era la difficoltà del viaggio,ma il prezzo, e anche se non avevo gli affetti che ho ora, ti assicuro che è stato piuttosto difficile (anche se forse tornare è stato peggio, ma questa è un'altra storia).

Ecco l'unico consiglio che posso darti è che, questa debolezza, non farla mai vedere ai tuoi colleghi, e qui "chi ha orecchie per intendere" intenda ;) una persona può provare, può sbagliare e riprovare,ma non può permettersi, quando ha scelta, di dire "non provo nemmeno". Quando il problema verrà, lo affronterai, e se non ci sarà modo per affrontarlo, avrai sbagliato ,e ammetterlo sarà più coraggioso che far finta di nulla, anche se per qualcuno avbrai imboccato un improbabile "viale del fallimento" e altri appellativi poco carini che si usano in casi simili.

FRANCODUE
20-11-11, 15: 39
Poi, se si vuole davvero rompere con il passato, c'è sempre la Legione Straniera del buon Danilo Orange.
Li a casa non si ritorna mai più, salvo che si diserta.:am054

ryuzaki
20-11-11, 16: 11
La nostalgia da casa la sentono tutti credo, soprattutto quando si va lontano per la prima volta. Poi ognuno di noi ha le proprie esperienza di vita che possono farla sentire più o meno, di sicuro c'è che se fai quello che ti piace e sei in un ambiente dove è bello lavorare tutto sarà in discesa. Dipende da tante cose, ma bisogna tenere duro visto che nessuno ti regala niente.

Chiodo
20-11-11, 16: 24
La nostalgia inutile nasconderlo ce l'abbiamo avuta un pò tutti appena abbiamo intrapreso la vita militare/lavorativa (a meno che non si ha avuto una infanzia difficile :) ).

Il consiglio che ti posso dare io è quello di restare tranquillo perchè tutto ciò serve a crescere e a fare esperienza di vita, con il tempo tutto passa e ricorderai i primi giorni come una cosa bella da raccontare. Mai mollare davanti alle difficoltà, devi prendere le cose ti petto.

ale66
20-11-11, 16: 55
LA nostalgia è un sentimento umano che non deve diventare patologia , tutto qui , ne ho conosciuti tanti , le telefonate a mammà , la fidanzata , il cane , lavorare come pazzi senza riposi e straordinari pagati per recarsi una volta la mese a casa per una settimana, decine di schede telefoniche utilizzate, ora ci sono i video telefoni , chat , intertet , 6/7 anni di vita di .........
Altri invece tranquilli , nostalgia certo , ma anche consapevolezza di dove soggiornare per qualche anno in un'altra città , quindi uscire , locali, palestre , nuove amicizie e nuove esperienze che sen'altro tornati nei luoghi d'origine non si rifaranno mai più .

lavinia
20-11-11, 18: 23
'''KaBOM, non mi risulta che i vfp1 vengano mandati all'estero.'''

Caro mio mi sa che su una mina ci sei saltato tu, ho un'amica vfp1 che è partita poco tempo fa con il suo reggimento. A 22 anni.

Per quanto riguarda john wayne credimi, io conosco le ragazze del rav piceno di Ascoli e ti stupiresti di quanto è pesante. Quindi sì, il vfp1, soprattutto nell'ei e soprattutto se donna, deve prima di tutto sopravvivere.
E di certo non può stare a piagnucolare perché mamma non le fa la lasagna al forno e non vede il fidanzatino.
Veramente, sembra che stiamo parlando del campo scout. Sveglia! Si tratta di fare il soldato!
E poi parliamo di un anno e poi? Se si fa il vfp1 fine a se stesso non vale neanche la pena di farlo, è un anno buttato se mollato lì, una professionalità non spendibile nella vita civile e si guadagna la stessa cifra con molti altri lavori a termine vicino casa.

FRANCODUE
20-11-11, 19: 28
All'estero li mandano, tipo Calabria, Sicilia, Sardegna...:am054

V3l3n0
20-11-11, 19: 28
A dire il vero si guadagna molto di più nel privato, comunque, un personale consiglio su come affrontare la nostalgia ?

Taglia, per quanto possibile, tutti i ponti e subito.
Non star li a spendere ore e ore al telefono, a diventar matta per trovare il treno che parte mezz'ora dopo l'inizio della licenza, non stare a pensare continuamente a quello che lasci.

Pensa che stai andando ad esplorare un mondo nuovo, una vita nuova, nuovi amici, nemici, 'capi' e subordinati.
Nuovi saranno i posti e le esperienze.
Concentrati su questo.

Ho visto gente farsi venire il mal di stomaco per fare una ricarica con cui parlare con la ragazza o con i genitori, gente che l'ha vissuta proprio male ed alla fine non vedevano l'ora di finire la ferma.
L'arrivo del congedo l'han visto come una liberazione, quando invece molti altri che erano entrati nella giusta ottica, l'han presa come un distacco da una nuova famiglia.

Se ti porti avanti la sofferenza allora davvero diventa uno strazio, via il dente via il dolore.
E cerca di non far uscire questa tua condizione davanti uno psicologo, altrimenti te lo scordi di partire.

Alpenjager
21-11-11, 19: 17
'''KaBOM, non mi risulta che i vfp1 vengano mandati all'estero.'''

Caro mio mi sa che su una mina ci sei saltato tu, ho un'amica vfp1 che è partita poco tempo fa con il suo reggimento. A 22 anni.

Per quanto riguarda john wayne credimi, io conosco le ragazze del rav piceno di Ascoli e ti stupiresti di quanto è pesante. Quindi sì, il vfp1, soprattutto nell'ei e soprattutto se donna, deve prima di tutto sopravvivere.
E di certo non può stare a piagnucolare perché mamma non le fa la lasagna al forno e non vede il fidanzatino.
Veramente, sembra che stiamo parlando del campo scout. Sveglia! Si tratta di fare il soldato!
E poi parliamo di un anno e poi? Se si fa il vfp1 fine a se stesso non vale neanche la pena di farlo, è un anno buttato se mollato lì, una professionalità non spendibile nella vita civile e si guadagna la stessa cifra con molti altri lavori a termine vicino casa.

ma sul serio parlate????????
Io non mi capacito di ciò che leggo..12 mesi da VFP1 e non di miniera a Marcinelle, aerei, auto, treni, skype, facebook, I phone ecc ecc e mi parlate di lontanzna fatica e sofferenza stile soldato che scrive dalla trincea con un mozzico di matita..ma ragazzi eddai siamo realisti tra low cost freccia argento auto e quant'altro arriva ovunque senza problemi...e poi scusate se uno punto alle FFAA o FFPP è normale che nel conto metti di andare fuori casa...fa parte del gioco..nostalgia nostalgia canaglia :-)) chissà cosa direbbero i nostri padri che di naja magari ne hanno fatti 18 di mesi e l' davvero facevi fatica e non andavi a casa! animo!

FRANCODUE
21-11-11, 19: 44
E magari negli anni di piombo quando uscivi la mattina dalla caserma ti facevi il segno della croce
sperando di tornarci vivo la sera.
Ma qui ormai si vuole la "casermuzza" comoda sotto la propria casuzza.
Altri tempi.
Apposta stiamo fallendo.

alpacinn
21-11-11, 20: 53
io capisco benissimo questa ragazza, anche io soffro da morire la nostalgia di casa, e non mi vergogno di dire che mi sono arruolato perchè essendo del Nord ho sempre saputo che bene o male l'avvicinamento a casa era quasi assicurato........ bye, un poliziotto penitenziario!

Alpenjager
21-11-11, 20: 56
io capisco benissimo questa ragazza, anche io soffro da morire la nostalgia di casa, e non mi vergogno di dire che mi sono arruolato perchè essendo del Nord ho sempre saputo che bene o male l'avvicinamento a casa era quasi assicurato........ bye, un poliziotto penitenziario!
e dal nord dove sei finito? perdonami al..ma vuoi mettere la tua vita? tu sei un caso particolare perchè lavori nella PolPen..per fare il tuo mestiere ci vuole mente e stomaco e forse uno dei piu duri psicologicamente tra tutti i mestieri contemplati da MF nel tuo caso posso capire visto anche l'ambiente lavorativo particolare.

Psycho
21-11-11, 21: 05
Potevo mancare io? Dunque, casi come quelli che leggo ne avò visionati centinaia sia in fase di reclutamento sia a reparto... Che dire? Ci sono eprsone portate per questo lavoro e persone che non lo sono..e persone che scoprono di esserlo. Per esperienza, vedo che chi parte con spirito nostalgico raramente scopro quanto arricchente possa essere questa esperienza. No, dico...a 20 anni hai unos tipendio, una camera con altre 4 coetanee e una compagnia costante di coetanei e coetanee??? ma quando ti ricapita? :-) E poi tra campi e attività addestrative (se si capita nel posto giusto) è coem stare in campeggio perenne. Non voglio ridicolizzare la cosa ma far riflettere sul fatto che non si può "smarcare" un anno da vfp1 perchè si lavora male e si vive malissimo..come se la caserma fosse una prigione e vi assicuro che soprattutto per le ragazze è piu simile a un albergo vistoo che sono state rinnovate tutte le palazzine.

Ora la questione sta semplicemente nel voler o meno intraprendere una vita come questa che può diventare paradiso o inferno a seconda dello spirito con cui si prende!

Shizu
21-11-11, 21: 59
Si sa ben prima di partire a cosa si va incontro e, dal punto di vista di uno che lavora all'ufficio personale in un Reggimento del nord-est, posso dire che i VFP1 pentiti sono tra le categorie che sopporto meno.

La regione di futuro impiego si sa nel momento in cui arriva la convocazione a casa, quindi ci sono due opzioni:
- non presentarsi
- dimettersi nei primi 15 giorni di RAV.

Se uno decide, dubbioso, di tentare lo stesso, nel peggiore dei casi si tratta di un anno, da cui va tolto un mese di licenza.
Portare a termine un misero anno di servizio, senza diventare un parassita, dopo che si è consapevolmente deciso di firmare un contratto, diventa una semplice questione di EDUCAZIONE e rispetto per gli altri.
Rispetto per chi magari ci teneva ed è rimasto fuori e rispetto per l'enorme mole di lavoro nascosto che c'è intorno a ogni singolo VFP1 che parte.

Se il personaggio in questione ha questo genere di dubbi ancora prima di partire, meglio che resti a casa.
Sarebbe sicuramente una scelta più decorosa e rispettabile che partire e farsi un anno a scrocco tra riposi medici e licenze straordinarie.




EDIT: VFP1 impiegabili solo in teatri balcanici

Charlie 2
22-11-11, 10: 00
Preciso che VFP1, in Marina, se imbarcati e la nave è destinata per attività di missione in teatro operativo (ad esempio antipirateria in oceano indiano) e se la missione rientra nel periodo di ferma del militare, il militare anche se VFP1 segue le sorti della nave.

Detto questo, parlando di nostalgia: siamo umani e se abbiamo degli affetti - che siano padre, madre, fratelli, sorelle, moglie, figli, amici e chi più ne ha più ne metta - comunque non debbono essere ne dimenticati ne accantonati da qualche parte. Chi si arruola deve essere consapevole che, sopratutto all'inizio di carriera (e mi riferisco per esperienza alla Marina) si sarà destinati lontano da casa sicuramente a bordo (a meno che non sia di Taranto Brindisi La Spezia e Augusta dove sono i nostri porti). Probabilmente più in la si riuscirà ad ottenere l'avvicinamento ovvero si decide di mettere su famiglia nel luogo di lavoro; tuttavia non è raro che nel proseguo della carriera, ci si debba allontanare da casa ancora (mi è successo quando ero Tenente di Vascello, imbarcato e destinato in Golfo Persico per 11 mesi - mi è successo adesso, praticamente a fine carriera, in quanto destinato in città differente dalla mia residenza e bene o male riesco a reintrare in famiglia per il fine settimana - quando possibile). Quindi posso dire che, se si hanno degli affetti, nessuno è esente, a 20 anni piuttosto che 30 - 40 - 50 anni; nostalgia della famiglia ma anche delle piccole cose come, ad esempio, la sera sederti nella poltrona di casa a berti un drink guardando fiorello alla televisione e magari litigando con il figlio che vorrebbe uscire con la tua auto di cui sei gelosissimo più della moglie :) Come si affronta? semplicemente con la consapevolezza che è un momento di vita che non si può baypassare, proprio perchè a 20 anni si è scelta questa vita e si è perseverato nella scelta ...... possibilmente senza piangersi addosso.

AlfaUno
22-11-11, 10: 38
Premesso che in tutti i lavori ti può capitare di trascorrere periodi o mesi lontano dagli affetti (ingegneri all'estero, operai nei pozzi petroliferi, camionisti, ecc...), a mio avviso l'unica maniera di vivere bene quell'esperienza è di vivere nel senso più ampio del termine anche nella realtà in cui si lavora senza invece contare i giorni, le ore e i minuti in cui si starà lontano da casa: amicizie (anche e soprattutto fuori caserma), week end, gitarelle, conoscenza del teritorio inteso come città o paese e zone limitrofe sono quelle che mi hanno fatto affrontare serenamente 5 anni a oltre 1700 km da casa (dal lago maggiore alla sicilia).
Alla fine andare a casa ogni 4 mesi era quasi più una fatica per il viaggio che il piacere di rivedere gli affetti (ho detto quasi, eh!).
E' comunque vero che periodi così lunghi uniti a tale distanze possono essere deleteri per rapporti sentimentali, ma un solo anno...anzi alcuni mesi, magari a solo alcune centinaia di km per cui con una spesa modesta al max ogni 15 giorni ci si vede (magari ogni tanto anche il partner potrebbe muoversi, eh) non sono un dramma.
Se invece tale appare allora è meglio rendersi conto che non si ha il quadro psicologico idoneo a quelle attività.
Ripeto, l'importante è continuare a vivere anche nel luogo dove si lavora e non fare i conti alla rovescia per la licenza o il permesso a casa.

joenna
22-11-11, 10: 59
Io la vedo proprio dal lato opposto da quello dell'utente. Per me allontanarsi da casa è la cosa più bella!
Nuovi posti, nuove esperienze, nuovi colleghi! E' il tipo di vita che vogliamo intraprendere che ci porta a questo.
Se mi mandassero in Veneto, credo che mi metterei a piangere ahaha
Caro utente, non abbia paura adessi, questa esperienza la cambierà, la migliorerà, tirerà fuori il suo carattere e ciò che realmente lei è. Però deve lasciarsi forgiare, cerchi di prendere ogni cosa (come farò io) come uno stimolo per crescere e guardi alla lontananza come un qualcosa che lo renderà più uomo.
Saluti

fatality
22-11-11, 11: 12
anche perchè ne l'esercito, ne la marina, ne la polizia e tutti gli altri ci vengono a bussare al citofono pregandoci di arruolarci.
quando a 18 anni sono entrato nell'ufficio concorsi della questura, il sottuficiale responsabile mi disse:"giovanotto sappi che se vinci il concorso per almeno 15 anni ti puoi scordare la tua città. sei ancora convinto di presentare la domanda?"
quindi sapevo a cosa andavo incontro e ho accettato di intraprendere questa fantastica avventura.
certo si prova nostalgia, mancano gli amici di sempre, la famiglia e tutto il resto. ma siamo in italia, tranne alcune sfortunate località in massimo 6/7 ore si arriva dappertutto tra aerei,frecciarossa, frecciatricolore e compagnia bella.
e ora con il senno di poi, quando ci ripenso magari in un attimo di particolare sconforto in cui il bisogno di respirare l'aria di casa e di famiglia si sente particolarmente (es. il giorno di natale, il giorno del proprio compleanno o di quello di una persona cara ecc.), mi dico sempre:"ma tutte queste città e queste esperienze che ho avuto finora la fortuna di vivere e di conoscere grazie alla polizia di stato, quando le avrei mai fatte?" anche perchè una cosa è visitare una città per 4 o 5 giorni, ed un'altra cosa è viverla facendo volante, conoscerla nei meandri più nascosti ecc.
quando torno a casa e parlo con i miei amici che magari a parte qualche viaggio di lavoro o di piacere di pochi giorni, non hanno mai lasciato la nostra città, mi rendo conto che le esperienze che ho avuto ed ho tutt'ora la fortuna di fare in giro per l'italia mi hanno arricchito ed ampliato la mentalità più di un master alla sapienza o alla luis.
ragazzi che oggi state decidendo se vale o meno la pena di intraprendere questa strada, pensateci bene a quali sono le vostre priorità. perchè è vero che si può sempre tornare indietro e lasciar perdere, ma con la situazione occupazionale odierna non so quanti sono in condizione di poter lasciare un lavoro stabile e tornarsene a casuccia da mamma e papà ritrovandosi a dover chiedere la paghetta a questi ultimi.

QueenBee
22-11-11, 18: 13
come molti hanno detto, mi permetto di dire che pensare a cosa si provera' quando si e' la', non e' un buon inizio. e vivere con l'ansia dell'arrivo dei giorni liberi per tornare, ti deconcentra.detto cio', come gia' detto, ci saranno tante (quasi tutte) persone nella tua situazione, con cui condividere l'angoscia e farsi un po' di compagnia. non sara' lo stesso, ma aiuta. io quando ho lasciato casa combattevo la nostalgia in due modi:1. pianti isterici e telefonate lunghe ore; 2. (la soluzione migliore) imponendomi di non pensarci. quando mi veniva quell'angoscia, mi costringevo a non pensarci impegnandomi in altro, vedendo un film, leggendo, insomma impegnando il cervello in altre attivita'. fidati, per te che dovrai sottostare ad addestramenti, pulizie e altre attivita' varie, sara' una passeggiata spegnere quella parte di cervello per un po'!training autogeno e via, vedrai che ce la farai.

ryuzaki
22-11-11, 20: 08
Premesso che in tutti i lavori ti può capitare di trascorrere periodi o mesi lontano dagli affetti (ingegneri all'estero, operai nei pozzi petroliferi, camionisti, ecc...), a mio avviso l'unica maniera di vivere bene quell'esperienza è di vivere nel senso più ampio del termine anche nella realtà in cui si lavora senza invece contare i giorni, le ore e i minuti in cui si starà lontano da casa: amicizie (anche e soprattutto fuori caserma), week end, gitarelle, conoscenza del teritorio inteso come città o paese e zone limitrofe sono quelle che mi hanno fatto affrontare serenamente 5 anni a oltre 1700 km da casa (dal lago maggiore alla sicilia).
Alla fine andare a casa ogni 4 mesi era quasi più una fatica per il viaggio che il piacere di rivedere gli affetti (ho detto quasi, eh!).
E' comunque vero che periodi così lunghi uniti a tale distanze possono essere deleteri per rapporti sentimentali, ma un solo anno...anzi alcuni mesi, magari a solo alcune centinaia di km per cui con una spesa modesta al max ogni 15 giorni ci si vede (magari ogni tanto anche il partner potrebbe muoversi, eh) non sono un dramma.
Se invece tale appare allora è meglio rendersi conto che non si ha il quadro psicologico idoneo a quelle attività.
Ripeto, l'importante è continuare a vivere anche nel luogo dove si lavora e non fare i conti alla rovescia per la licenza o il permesso a casa.

Se all'epoca c'erano i collegamenti low cost di oggi saresti sceso più spesso a casa sicuramente :-D