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Visualizza Versione Completa : Ordine, legalità, sicurezza e trattamento rieducativo. Essere sicuri o mai soli?



Mickey
28-10-10, 18: 55
Risorse umane e materiali sufficienti per sostare in tutte le zone soggette a unione di detenuti e internati poco corretti; mancanza di organico e materiali a disposizione, mezzi fuori uso e in pessime condizioni e in taluni casi senza carburante tanto da rimanere per strada, fondi inadeguati alle uscite e al Servizio di Traduzione e piantonamenti; repressione della criminalità e sicurezza mediante installazione di telecamere nelle infermerie, sulle attività lavorative e scolastiche dei detenuti, lungo il muro di cinta, gli ingressi degli istituti e i percorsi presenti per le traduzioni dei detenuti il tutto per proteggere la struttura carceraria da comportamenti illeciti provenienti dall’esterno, evasioni o accessi a persone non autorizzate. Esseri sicuri o mai soli?

A_N_T_O_N_Y
29-10-10, 10: 06
Il problema è vecchissimo e di difficile soluzione. Molte strutture penitenziarie, purtroppo, sono vecchie e fatiscenti ed inadeguate agli standard di sicurezza richiesti. Alcuni interventi "migliorativi" sono stati fatti ma il problema è di carattere strutturale tanto che è palese l'esigenza di un serio piano di edilizia penitenziaria oltre all'aumento delle piante organiche che sono ormai ferme dall'istituzione del corpo.

adeinos
29-10-10, 13: 55
La sicurezza del personale all'interno ed esterno (col ntp) è sempre al di sotto della soglia minima di sicurezza.
Una soglia di sicurezza che si basa su un numero di uomini da affidare ai vari incarichi che il corpo non ha a disposizione, numeri fra l'altro vecchi cioè concordati e stipulati su vecchi sistemi che prevedevano meno attività ricreative e rieducative, meno movimenti interni ed esterni dei detenuti.

Ci si trova quindi al punto che per ogni sezione si opera in situazione di emergenza , in più sono aumentate le procedure ed operazioni pratiche che il collega di turno deve effettuare in servizio. Non solo si lavora in stato di emergenza non essendoci i numeri adeguati per controllare sul nascere eventuali situazioni esplosive, in più si sono sommate altre attività che rendono più difficile il controllo di prevenzione e repressione di atti illeciti.

Per parlare terra terra : se un tempo si operava con x unità di personale in sezione e le attività, movimenti dei detenuti erano y, ora si opera con x -1 , x- 2 unità e le attività sono y + 10, y +20.

E' chiaro che ad un certo punto in situazioni critiche di questo tipo, controllare con efficacia ed efficenza la sezione diventa utopia , a prescindere dai buoni intenti e dalla professionalità dell'operatore sul piano.
Le attività rieducative e risocializzanti dei detenuti sono di per sé valide ed auspicabili, in quanto in un certo numero di detenuti inducono un comportamento tenue, meno rancoroso etc Non si sa se per l'effetto effettivamente rieducativo (da non confondere con redentorio), o per la mera convenienza a svolgere un'attività che comporta il fatto di stare al di fuori della cella, però non si può negare che i vari corsi (scolastici, ricreativi o lavorativi) hanno un effetto.

L'effetto positivo viene annullato se si creano falle nella sicurezza, un sistema che non è in grado di prevenire-reprimere atti illeciti all'interno del luogo detentivo, perchè collassato da un'insieme di attività che portano per mancanza di uomini a diminuire i controlli o le operazioni di indagine, e livello di sezione e a livello di sorveglianza generale e a livello di ufficio comando e coordinamento con le altre f.f.o.o., un sistema tale dicevo crea dei buchi nei quali operano e proliferano i detenuti che hanno tutt'altri intenti, con il semplice effetto che ci saranno detenuti che operano e vivono in stato d'illegalità ed altri che vengono trascinati dal loro esempio , come complici, fiancheggiatori o consumatori del loro modo di agire, annullando quindi i buon effetti del trattamento messo in opera dal sistema penitenziario.

Per quanto riguarda la tipologia delle strutture, tranne qualche sporadico caso, sono vetuste, ancorate a modelli di lavoro di 50 anni fa, il modello da seguire secondo me sarebbe quello statunitense, automatizzato, in cui il personle impiegato è posto nelle condizioni ottimali per garantire controllo e sicurezza. Sul Nucleo Traduzioni e Piantonamenti c'è poco da dire, i mezzi sono fatiscenti, ho personalmente visto un collega guidare un furgoncino in posizione da miracolato per evitare l'acqua che filtrava all'interno, sul Nucleo su un sito di un sindacato fra l'altro c'è una bella discussione... clicca (http://www.poliziapenitenziaria.net/public/post/n-t-p-resa-senza-condizioni--701.asp)

Si è costretti ad operare in situazioni di costante sottorganico, ormai cronico, tutto questo con durante le opportune e previste riunioni fra organizzazioni sindacali E Dap è stato messo più volte in evidenza, anche con delle note e delle lettere rivolte alle varie cariche, la situazione non è cambiata.
Se il detenuto dovesse scappare durante una traduzione, chi ne risponde? Sempre il povere agente che deve farsi carico di una situazione di crisi e deve risponderne in prima persona.
Tra l'altro da parecchio tempo le missioni del nucleo non sono pagate, col risultato che alcune volte è il personale che deve anticipare i soldi con la speranza che prima o poi venga recepito il dovuto, è giusto giungere al punto in cui bisogna farsi carico di questi poblemi, non si è dato abbastanza fondo al senso di responsabilità istituzionale da parte del personale? Si arriva al punto in cui alcune collettive saltano per mancanza di fondi...

Mickey
30-10-10, 12: 20
La sicurezza del personale all'interno ed esterno (col ntp) è sempre al di sotto della soglia minima di sicurezza.
Una soglia di sicurezza che si basa su un numero di uomini da affidare ai vari incarichi che il corpo non ha a disposizione, numeri fra l'altro vecchi cioè concordati e stipulati su vecchi sistemi che prevedevano meno attività ricreative e rieducative, meno movimenti interni ed esterni dei detenuti.

Ci si trova quindi al punto che per ogni sezione si opera in situazione di emergenza , in più sono aumentate le procedure ed operazioni pratiche che il collega di turno deve effettuare in servizio. Non solo si lavora in stato di emergenza non essendoci i numeri adeguati per controllare sul nascere eventuali situazioni esplosive, in più si sono sommate altre attività che rendono più difficile il controllo di prevenzione e repressione di atti illeciti.

Per parlare terra terra : se un tempo si operava con x unità di personale in sezione e le attività, movimenti dei detenuti erano y, ora si opera con x -1 , x- 2 unità e le attività sono y + 10, y +20.

E' chiaro che ad un certo punto in situazioni critiche di questo tipo, controllare con efficacia ed efficenza la sezione diventa utopia , a prescindere dai buoni intenti e dalla professionalità dell'operatore sul piano.
Le attività rieducative e risocializzanti dei detenuti sono di per sé valide ed auspicabili, in quanto in un certo numero di detenuti inducono un comportamento tenue, meno rancoroso etc Non si sa se per l'effetto effettivamente rieducativo (da non confondere con redentorio), o per la mera convenienza a svolgere un'attività che comporta il fatto di stare al di fuori della cella, però non si può negare che i vari corsi (scolastici, ricreativi o lavorativi) hanno un effetto.

L'effetto positivo viene annullato se si creano falle nella sicurezza, un sistema che non è in grado di prevenire-reprimere atti illeciti all'interno del luogo detentivo, perchè collassato da un'insieme di attività che portano per mancanza di uomini a diminuire i controlli o le operazioni di indagine, e livello di sezione e a livello di sorveglianza generale e a livello di ufficio comando e coordinamento con le altre f.f.o.o., un sistema tale dicevo crea dei buchi nei quali operano e proliferano i detenuti che hanno tutt'altri intenti, con il semplice effetto che ci saranno detenuti che operano e vivono in stato d'illegalità ed altri che vengono trascinati dal loro esempio , come complici, fiancheggiatori o consumatori del loro modo di agire, annullando quindi i buon effetti del trattamento messo in opera dal sistema penitenziario.

Per quanto riguarda la tipologia delle strutture, tranne qualche sporadico caso, sono vetuste, ancorate a modelli di lavoro di 50 anni fa, il modello da seguire secondo me sarebbe quello statunitense, automatizzato, in cui il personle impiegato è posto nelle condizioni ottimali per garantire controllo e sicurezza. Sul Nucleo Traduzioni e Piantonamenti c'è poco da dire, i mezzi sono fatiscenti, ho personalmente visto un collega guidare un furgoncino in posizione da miracolato per evitare l'acqua che filtrava all'interno, sul Nucleo su un sito di un sindacato fra l'altro c'è una bella discussione... clicca (http://www.poliziapenitenziaria.net/public/post/n-t-p-resa-senza-condizioni--701.asp)

Si è costretti ad operare in situazioni di costante sottorganico, ormai cronico, tutto questo con durante le opportune e previste riunioni fra organizzazioni sindacali E Dap è stato messo più volte in evidenza, anche con delle note e delle lettere rivolte alle varie cariche, la situazione non è cambiata.
Se il detenuto dovesse scappare durante una traduzione, chi ne risponde? Sempre il povere agente che deve farsi carico di una situazione di crisi e deve risponderne in prima persona.
Tra l'altro da parecchio tempo le missioni del nucleo non sono pagate, col risultato che alcune volte è il personale che deve anticipare i soldi con la speranza che prima o poi venga recepito il dovuto, è giusto giungere al punto in cui bisogna farsi carico di questi poblemi, non si è dato abbastanza fondo al senso di responsabilità istituzionale da parte del personale? Si arriva al punto in cui alcune collettive saltano per mancanza di fondi...
quoto.

alpacinn
30-10-10, 13: 43
annamo bene! e io che credevo che le guardie giurate erano messe male! :D

GGmax
28-11-10, 17: 58
annamo bene! e io che credevo che le guardie giurate erano messe male! :D
cosi'non ti dimenticherai di noi!


per sentito dire,quoto il discorso di adenois...

alpacinn
28-11-10, 19: 29
ci mancherebbe max, son 4 anni oramai che faccio questo lavoro..... e mi mancherà dopo tutto.....pure i colleghi :( cmq in penitenziaria se mi troverò ad affrontare situazioni critiche e non sarà colpa mia qualche insuccesso a causa della carenza di organico mi farò sentire e non mi farò schiacciare da nessuno, come faccio anche quando mi capita ora nelle GPG.

Mickey
09-12-10, 23: 46
LE FORZE DI POLIZIA E I VIGILI DEL FUOCO
IN PIAZZA PER IMPEDIRE LO SMANTELLAMENTO DELLA
SICUREZZA PUBBLICA E DEL SOCCORSO PUBBLICO
Per:
· impedire lo smantellamento della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico contro le politiche finanziarie dei soli tagli che hanno già sottratto, alle Forze di polizia, circa 2 miliardi e mezzo di euro in tre anni e che determinerà anche il taglio del 10% degli stipendi della dirigenza;
· impedire che la manovra finanziaria di quest’anno possa ulteriormente limitare l’operatività dei servizi delle Forze di Polizia e dei Vigili del Fuoco con la fissazione dal 31 dicembre 2010 di un tetto massimo allo straordinario e alle indennità operative, anche a fronte di maggiori esigenze di sicurezza, che non consentiranno l’impiego dei poliziotti e dei vigili del fuoco per un limite “ragionieristico”;
· affermare il diritto degli operatori delle Forze di Polizia e dei Vigili del Fuoco, sancito dalla Costituzione per tutti i lavoratori, a smettere di fornire prestazioni di lavoro straordinario o connesso a maggiore disagio o responsabilità senza la retribuzione corrispondente;
· sensibilizzare l’opinione pubblica sul comportamento irresponsabile, verso il Paese, e vergognoso, verso gli operatori di polizia e dei vigili del fuoco, tenuto dall’attuale Governo, che ha sinora disatteso ogni impegno assunto in campagna elettorale e nei documenti programmatici sui versanti della sicurezza e delle connesse politiche per il personale.
http://www.fnscisl.it/v2/attachments...0News%2034.pdf (http://www.fnscisl.it/v2/attachments/1027_FNS%20News%2034.pdf)

Guardie carcerarie in marcia su Bari
Giovedì 11 novembre 2010
BARI – “La marcia su Bari alla conquista della legalità”. Circa 200 agenti di polizia penitenziaria si sono fissati appuntamento nella sala conferenze al secondo piano della sede dell’Amministrazione penitenziaria Provveditorato regionale della Puglia.
Si sono riuniti in assemblea generale per discutere le criticità delle carceri: dal sovraffollamento, alla mancanza di poliziotti, alla scarsa igiene, al mancato pagamento dei servizi, delle missioni e dei festivi.
Perché in Puglia, regione dove le carceri potrebbero ospitare in totale 2500 detenuti, ce ne sono 4700.
Ci sono 12 strutture penitenziarie di cui 8 malandate dal punto di vista delle strutture edilizie.
“A Taranto è avvenuta la caduta di cornicioni all’interno del carcere, sono 650 i carcerati ed è una struttura che può ospitarne 230/250”.
“A Bari il carcere ospita 650 detenuti quando al massimo potrebbe averne 280/300". La seconda sezione sta crollando e a giorni 180 detenuti dovranno essere trasferiti nel nuovo reparto del carcere di Trani. "E qui da 380 detenuti gli agenti dovranno vigilarne 500”.
“Nel carcere di Lecce sostano 1450 detenuti senza un comandante di reparto titolare di polizia penitenziaria”.
“La situazione preoccupante anche a Foggia con 750 detenuti". Una struttura penitenziaria senza direttore e dove giorni fa si è verificata un suicidio. "A Foggia è stata organizzata anche una protesta per denunciare le mancanze igienico-sanitarie senza esito”.
“Infine, nel carcere di Turi soggiornano 120 detenuti, ma la norma è che siano tra i 230/250”.
“A Lucera, da 150 sono 280”.
“La protesta barese è stata portata a termine ad accendere un faro sulle problematiche pugliesi a livello nazionale degli agenti di polizia penitenziaria e sulla questione delle strutture carcerarie”.
Fonte:
http://www.barisera.net/site/guardie-carcerarie-in-marcia-su-bari-20878.html
BARI | Polizia Penitenziaria in protesta
Fonte video:
http://www.youtube.com/watch?v=d9LWySggA-w

Nel carcere di Lecce divampa un incendio ma gli idranti non hanno funzionato.
Venerdì 01 ottobre 2010
Roma, 1 ottobre - "Mai prima d’ora era capitato che all’interno del carcere di Lecce divampasse un incendio". Quando è capitato, purtroppo, il sistema antincendio non ha funzionato. "Come tante altre cose che a Borgo San Nicola non funzionano, nonostante gli ingenti investimenti economici".
"Grazie all’intervento della polizia penitenziaria si è evitato il peggio".
Che cosa sarebbe potuto accadere se l’incendio piuttosto che in teatro fosse divampato in una sezione detentiva priva delle uscite di emergenza? Come possa accadere che in un plesso, in cui vivono e lavorano circa 2000 persone, l’impianto antincendio non funzioni? "Quest’ennesimo evento critico scopre tutte le deficienze della gestione e organizzative della Casa Circondariale di Lecce dove, tra l’altro, un solo agente è preposto al controllo di circa 75/90 detenuti mentre nei corridoi degli uffici c’è la folla di chi dovrebbe sorvegliare i detenuti”.
"La staticità della struttura è da verificare. Le cospicue, importanti e frequentissime infiltrazioni possono aver indebolito i blocchi.
Purtroppo il Dipartimento continua a caratterizzarsi per l’immobilismo e l’indifferenza. Sono ben sei, tra l’altro, le interrogazioni parlamentari presentate al Ministro Alfano su Borgo San Nicola.
In questo quadro di desolante abbandono il personale si sente orfano della propria amministrazione. Gratitudine e apprezzamento al Sindaco Perrone per la sensibilità, più volte mostrata, nei confronti della struttura penitenziaria e dei lavoratori che in essa operano. Tante e troppe criticità che seppelliscono Borgo San Nicola sotto la coltre dell’inefficienza e della disorganizzazione.
Perché la questione penitenziaria, nel Paese, è una vera emergenza sanitaria, sociale, umanitaria e di ordine pubblico.
Fonte:
http://www.grnet.it/polizia-pen/88-polizia-pen/1839-carceri-a-lecce-divampa-un-incendio-ma-gli-idranti-non-hanno-funzionato.html (http://www.grnet.it/polizia-pen/88-polizia-pen/1839-carceri-a-lecce-divampa-un-incendio-ma-gli-idranti-non-hanno-funzionato.html)

La Liguria è la regione d’Italia a più alta incidenza di evasioni e risse.
"E’ più facile evangelizzare un miscredente che convincere l’Amministrazione penitenziaria che la Liguria è allo stremo".
"Bisogna solo prendere atto che la Liguria è la regione d’Italia a più alta incidenza di evasioni e risse".
"Si spera che l’Amministrazione assegni in Liguria un numero sufficiente di personale".
Fonte:
(http://www.riviera24.it/articoli/2009/07/20/65736/la-liguria-e-la-regione-ditalia-a-piu-alta-incidenza-di-evasioni-e-risse (http://www.riviera24.it/articoli/2009/07/20/65736/la-liguria-e-la-regione-ditalia-a-piu-alta-incidenza-di-evasioni-e-risse))

D-Link, il carcere di Bollate diventa un laboratorio per i test dei prodotti.
D-Link, all'interno di un progetto di Responsabilità sociale d'impresa, inaugurerà un laboratorio Wsc presso il carcere di Bollate, dove saranno eseguiti i test dei prodotti dell'azienda. D-Link ha affidato a Wsc, inserita all'interno dell'Istituto Penitenziario di Bollate,le attività di test dei propri prodotti.
Il carcere di Bollate si distingue per il recupero socio-lavorativo dei detenuti e della gestione interna della struttura. Non tutte le carceri italiane sono sovraffollate e l'Istituto Penitenziario di Bollate, seconda casa di reclusione a Milano, ne è la prova.
Il carcere di Bollate ospita 1040 detenuti su 1400 posti letto disponibili ed è il primo carcere in Italia ad avere avuto un laboratorio certificato (Wsc) al proprio interno, finalizzato al recupero socio-lavorativo dei detenuti. Ed è proprio al laboratorio Wsc che D-Link ha affidato la gestione delle attività di test e riparazione dei propri prodotti.
Grazie a questo progetto i detenuti riescono, infatti, a trasformare il periodo di detenzione in un'esperienza molto formativa, accrescendo le proprie capacità nell'ambito lavorativo in maniera tale da poterle sfruttare in seguito nella fase di reinserimento sociale.
Un nuovo laboratorio Wsc sarà inaugurato all'interno del carcere e per l'occasione il Vice Presidente di D-Link, Stefano Nordio, insieme con esponenti della Regione Lombardia, interverrà a sostegno di questo progetto. Fonte:
http://www.bitcity.it/news/13132/d-link-il-carcere-di-bollate-diventa-un-laboratorio-per-i-test-dei-prodotti.html (http://www.bitcity.it/news/13132/d-link-il-carcere-di-bollate-diventa-un-laboratorio-per-i-test-dei-prodotti.html)

Crolla un’inferriata al carcere di Augusta.
Nessun danno alle persone.
Augusta – Ancora una volta una tragedia è stata solo sfiorata, per pura causalità, all’interno dell’istituto penitenziario di Augusta, dove, a causa del forte vento, una parte della pesante e alta inferriata esterna è caduta, fortunatamente senza procurare danni alle persone. Oltre trenta metri di recinzione sono crollati verso l’interno della struttura, dove solitamente opera il personale di vigilanza della polizia penitenziaria. L’episodio è solo l’ultimo di una lunga serie di cedimenti strutturali che si stanno verificando presso il carcere. Il precedente aveva interessato il crollo di un cornicione che è precipitato lungo il percorso che i detenuti, e ovviamente gli agenti di servizio, affrontano per raggiungere il campo sportivo interno.
La recinzione aveva subito lavori di manutenzione esclusivamente limitati al ripristino del tratto interessato dal precedente cedimento avvenuto un anno fa. In quell’occasione le inferriate andarono a finire sulle giostre, poste all’esterno, utilizzate dai bambini in attesa di entrare per il colloquio con i familiari detenuti.
L’organico degli agenti in servizio ad Augusta è in difetto di 120 risorse e la struttura ospita circa 650 detenuti, la cui gestione si fa sempre più complessa per l’alta incidenza di stranieri.
“Che il mestiere di poliziotto penitenziario fosse pericoloso si sapeva ma che il rischio debba venire dalla fatiscenza delle strutture e dall’indifferenza di chi dovrebbe salvaguardare la categoria, è davvero troppo!”.
Fonte:
http://www.giornaledisiracusa.it/attualita/12746-crolla-uninferriata-al-carcere-di-augusta-gli-agenti-penitenziari-sono-in-agitazione-.html (http://www.giornaledisiracusa.it/attualita/12746-crolla-uninferriata-al-carcere-di-augusta-gli-agenti-penitenziari-sono-in-agitazione-.html)

Carceri, il governo promuove Brindisi
Quasi un agente per ogni detenuto. «In molte realtà è un miraggio».
BRINDISI – Se il carcere è sofferenza, sono sofferenze senza volto. In rispetto della dignità umana farebbero molto di più carceri moderne celle non sovraffollate e cure mediche adeguate. L’impressione finale è «ottima». Nelle nuove celle c’è anche la doccia (in quelle vecchie no). In fondo, il carcere di Brindisi è stato ristrutturato recentemente per metà e ha solo 180, al massimo 200 detenuti con 153 unità della Polizia penitenziaria. «Un rapporto quasi di 1 a 1 che in moltissime altre realtà è un miraggio». Brindisi ha locali ristrutturati destinati all’assistenza medica «migliori di quelli di Rebibbia».
Però sono vuoti, non ci sono attrezzature diagnostiche, non ci sono specialisti, non c’è il laboratorio odontoiatrico. Forse è anche perché il settore dell’assistenza sanitaria ai detenuti sta transitando con fatica dalle competenze dell’Amministrazione Penitenziaria a quelle del sistema sanitario regionale. L’assistenza sanitaria è una priorità reale. Le emergenze non sono più le percentuali di sieropositivi, le malattie dermatologiche, ma la crescita delle sofferenze psichiche. Il servizio d’igiene mentale dell’Asl è utilizzabile solo il mercoledì. Lo psichiatra convenzionato ha solo 20 ore al mese disponibili (basterebbero per due soli pazienti, fuori dal carcere). Bisogna fare i conti con depressioni, trattamenti interrotti dagli arresti e patologie latenti, quelle che portano a delinquere, ai raptus di violenza. Il cappellano racconta che a Messa la domenica ha 80 partecipanti, «percentuale che fuori farebbe scoppiare le chiese» ma lui può portare solo conforto religioso. L’ora per i colloqui con le famiglie è solo una a settimana e non si può lavorare; non ci sono i laboratori. Ansa.

Mickey
10-01-11, 17: 01
Le deportazioni di detenuti.. (http://urladalsilenzio.wordpress.com/2011/01/10/le-deportazioni-di-detenuti-di-sebastiano-milazzo/)
L’articolo fa una disamina generale dell’enorme spreco di risorse associato ai trasferimenti di detenuti (“nel 2009 la polizia penitenziaria è stata impegnata in 330.000 trasferimenti con un aggravio veramente importante per il lavoro della polizia penitenziaria”). Sono stati spesi 8/9 milioni di euro per le sole compagnie aeree, senza contare le spese di diaria per 2/3 agenti per detenuto.
È troppo limitante dire, come fanno molti operatori del carcere, che tutti i problemi derivano dalla mancanza di risorse... (“se avessimo più guardie... più assunzioni... più finanziamenti... più... ”)... sicuramente sono importantissime ma questo non fa venire meno la necessità di un “uso” diverso di quelle che già ci sono... e di un differente approccio umano, morale, culturale.
Appunto perché si tratta di lotte delicate e di realtà dure e problematiche, non c’è bisogno di aggiungere a esse più durezza di quanta esse stesse contengono.
http://urladalsilenzio.wordpress.com/2011/01/10/le-deportazioni-di-detenuti-di-sebastiano-milazzo/ (http://urladalsilenzio.wordpress.com/2011/01/10/le-deportazioni-di-detenuti-di-sebastiano-milazzo/)

Mickey
18-01-11, 17: 19
Franco Ionta in visita a Pagliarelli e Ucciardone incontra il personale di Polizia Penitenziaria.
L’incontro del capo del DAP Franco Ionta con il personale di Polizia Penitenziaria degli istituti “Pagliarelli” e “Ucciardone”, durante la visita di ieri 17 gennaio, è stata l’occasione per una verifica della situazione delle condizioni di lavoro e delle strutture.
“Ho incontrato personale consapevole delle difficoltà che il sistema sta attraversando, ma anche motivato e, nonostante le difficoltà, deciso a mantenere alto il senso profondo del proprio lavoro, ha commentato Ionta al termine delle due visite. Intendo intensificare la mia presenza negli istituti, incontrare il personale, ascoltare dalle loro voci le difficoltà con cui si lavora negli istituti, ma anche i loro suggerimenti e le loro istanze. Ritengo che il compito del capo sia anche quello di fare sentire, in maniera diretta e informale, la propria vicinanza, visitando le “trincee” dove ogni giorno, anche il più giovane agente, si trova ad affrontare una routine che può presentare sempre l’irrompere dell’imprevisto, dell’evento da fronteggiare, dell’emergenza. Voglio che sia a tutti chiaro che tra il Dipartimento e il territorio esiste una continuità che nessuno può pensare di mettere in discussione. Sono consapevole che la comunicazione tra centro e periferia, quella comunicazione fatta di circolari, disposizioni, atti normativi, talvolta può essere contaminata da ritardi, da insufficiente chiarezza e, soprattutto, veicolata da voci e opinioni. L’apparato burocratico esiste ed è necessario per una buona amministrazione, ma esso va accompagnata dalla conoscenza “sul campo” di chi deve operare per un’amministrazione giusta e attenta alle esigenze del personale.
Ai direttori, al personale di Polizia Penitenziaria e del comparto ministeri che ho avuto il piacere di incontrare durante le mie visite agli istituti palermitani, vanno la mia considerazione e il mio apprezzamento per gli sforzi che ogni giorno compiono nel loro lavoro.
http://www.polizia-penitenziaria.it/notizie.asp?id=3319 (http://www.polizia-penitenziaria.it/notizie.asp?id=3319)
Leggi il comunicato (http://www.polizia-penitenziaria.it/public/notizie/3319/comunicato%20visita%20ionta%20pagliarelli%20e%20uc ciardone%2017%20gennaio%202011.pdf)
http://www.polizia-penitenziaria.it/public/notizie/3319/comunicato%20visita%20ionta%20pagliarelli%20e%20uc ciardone%2017%20gennaio%202011.pdf (http://www.polizia-penitenziaria.it/public/notizie/3319/comunicato%20visita%20ionta%20pagliarelli%20e%20uc ciardone%2017%20gennaio%202011.pdf)

Mickey
21-01-11, 14: 30
Tragedia alla Dogaia, detenuto di 22 anni si è ucciso impiccandosi nella sua cella.
Un detenuto recluso nel carcere della Dogaia si è ucciso nel pomeriggio di ieri, impiccandosi nella propria cella. La tragedia è avvenuta intorno alle 16. Si tratta di un giovane di 22 anni, di origini siciliane. Si tratta del quarto caso di suicidio in carcere negli ultimi giorni, precisando che l’episodio è avvenuto poche ore dopo un altro suicidio in carcere, a Sulmona, in Abruzzo. “Chi ha competenze politiche e amministrative potrà anche continuare a perpetrare un ostinato quanto offensivo silenzio e negare risposte a chi pone la questione penitenziaria in termini crudi e nudi, ma non potrà sottrarsi alla fine dall’affrontare la tragica realtà delle morti in cella”.
“Il personale è solo e abbandonato. Un solo agente preposto alla sorveglianza di decine, centinaia di detenuti è naturalmente impedito a prevenire morte e violenza dovendo badare soprattutto alla propria incolumità”. “Pertanto è da irresponsabili pensare di poter attivare, come si vuole fare a Prato, nuove sezioni senza assegnare alcuna unità di polizia penitenziaria aggiuntiva”.
http://www.notiziediprato.it/2011/01/tragedia-alla-dogaia-detenuto-di-22-anni-si-e-ucciso-impiccandosi-nella-sua-cella/

Vivere in tre metri quadrati
La situazione carceraria dell’Arginone
Troppi carcerati e pochi agenti di polizia penitenziaria. Non migliora la situazione dell’Arginone.
Il personale di polizia è tuttora di un’unità per sezione, con 90 metri da percorrere e un alto numero di persone presenti da custodire con grande responsabilità e stress lavoro correlato notevole. Il personale è sprovvisto di cordless.
I locali doccia non sono stati adeguati, sono pertanto ancora insufficienti nelle 6 sezioni di 26 celle.
I tetti dell’Istituto hanno bisogno di restauro e alle segnalazioni fatte, non è seguita alcuna azione d’intervento. A causa di questo, 4 celle, corrispondenti a 9 posti, sono inagibili, aumentando in tal modo il problema del collocamento delle persone, dato l’esiguo spazio presente, anche solo 9 persone in più costituiscono un numero notevole.
L’organico della Polizia Penitenziaria 192 unità assegnate dal Ministero: 167 in servizio; 17 unità distaccate in altri Istituti e al Ministero; 8 unità con malattie irreversibili riconosciute dall’Ospedale Militare. Dei 167 in servizio, gli operativi sono 153 per 501 detenuti, poiché dai 167 occorre togliere 14 unità adibite al nucleo per le traduzioni delle persone ristrette richieste dall’Autorità Giudiziaria per le udienze presso i Tribunali. Ad esempio per i collaboratori di giustizia spesso le traduzioni sono in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia.
L’organico previsto è di 236 unità per 250 detenuti.
“È necessario ampliare lo Sportello Stranieri secondo le norme esposte; favorire la cultura della mediazione socio-sanitaria; riprendere e attivare progetti sulla genitorialità; attivare uno sportello di orientamento al lavoro per aggiornare e formare i detenuti sul mondo del lavoro in previsione del loro futuro ritorno nella società; intervenire a livello politico sul tema della territorializzazione della pena per rispettare il “diritto agli affetti” del detenuto e dei suoi familiari”.
http://www.estense.com/vivere-in-tre-metri-quadrati-0119306.html (http://www.estense.com/vivere-in-tre-metri-quadrati-0119306.html)

L’organico di polizia penitenziaria effettivamente in servizio negli istituti è molto insufficiente e dal punto di vista strutturale le condizioni delle carceri continuano a essere oltremodo fatiscenti, assolutamente inadeguate a ospitare esseri umani. A Favignana era praticato il sistema definito «nudo a cella liscia» in isolamento, cioè completamente nudi e senza materasso. Il trattamento minacciato e in alcuni casi riservato a chi dava in escandescenze”.
http://www.livesicilia.it/2011/01/09/nelle-orribili-galere-siciliane-i-gatti-hanno-paura-dei-topi/ (http://www.livesicilia.it/2011/01/09/nelle-orribili-galere-siciliane-i-gatti-hanno-paura-dei-topi/)

Mickey
28-01-11, 17: 25
Trapani, videosorveglianza alle carceri
Trapani (http://www.trapanioggi.it/trapani/), 25 gennaio 2011- Sarà realizzato presto l’impianto di videosorveglianza nelle carceri “San Giuliano”. Infatti la Corte dei conti ha registrato la convenzione tra la Prefettura di Trapani, il Comune di Erice (http://www.trapanioggi.it/provincia/erice/) (Trapani) e il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria per la Sicilia per l’impianto. Inoltre si procederà alla fornitura di risorse strumentali alle forze di polizia e per il potenziamento dei servizi di polizia nel territorio comunale di Erice.
http://www.trapanioggi.it/2011/01/25/trapani-videosorveglianza-alle-carceri/ (http://www.trapanioggi.it/2011/01/25/trapani-videosorveglianza-alle-carceri/)


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In Lombardia la protesta della polizia penitenziaria
Venerdì, 28 gennaio 2011
“La situazione penitenziaria in Regione Lombardia ha raggiunto livelli di allarme che non possono essere taciuti ulteriormente". "9400 detenuti presenti a fronte di una capienza di 5382, una mancanza d’organico di Polizia penitenziaria pari a 1200 unità su una pianta organica di 5300 e di 200 unità nel Comparto Ministeri”.
La denuncia è dei sindacati di categoria, che hanno deciso di scioperare oggi in Lombardia e di manifestare a Milano davanti agli uffici della Prefettura ma a quei numeri bisogna aggiungere le conseguenze che derivano dai tagli orizzontali che la legge finanziaria ha realizzato, i quali rendono in pratica impossibile il mandato istituzionale e insopportabili le condizioni di lavoro”.
Anche i mezzi di trasporto “sono ormai obsoleti e le traduzioni dei detenuti sono garantite prelevando le relative spese dalle tasche del personale; le caserme sono veri e propri colabrodo a causa delle infiltrazioni d’acqua e che le divise sono insufficienti”.
Perciò “è facile comprendere le ragioni che portano in piazza il personale di Polizia penitenziaria della Lombardia, sperando non rimanga una protesta fine a se stessa bensì si trasformi in strumento positivo per determinare un cambiamento di rotta”.
I sindacati del settore chiedono dunque garanzie verso politiche improntate alla sicurezza non più secondo vecchi schemi, “ma in favore di una sua concezione moderna e dinamica”. Da qui ecco qualche proposta: presenza dei detenuti in tribunale mediante sistemi moderni quali la videoconferenza, differenziazione dei circuiti penitenziari in modo da adeguare i livelli di sicurezza alla pericolosità sociale dei detenuti presenti, controllo della custodia cautelare e dell’esecuzione penale.
“Bisognerebbe inoltre individuare nuove norme d’impiego al lavoro dei detenuti utilizzandoli in attività socialmente utili e/o il cui ricavato deve determinare un risparmio considerevole dei costi di detenzione e quindi della spesa pubblica”.
L’auspicio, hanno terminato i sindacati, è che dalla manifestazione di oggi “il Ministro Alfano raccolga la sfida impegnandosi ad attuare un piano di rinnovo e di riorganizzazione del sistema penitenziario”.
http://www.inviatospeciale.com/2011/01/in-lombardia-la-protesta-della-polizia-penitenziaria/ (http://www.inviatospeciale.com/2011/01/in-lombardia-la-protesta-della-polizia-penitenziaria/)