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Visualizza Versione Completa : Fuoco Amico La morte di Patt Tillman



Salentino
27-08-09, 15: 38
Oggi nel programma "La storia siamo noi" si parlava di questo ragazzo:
Patrick Tillman, il campione di football che dopo l'attentato alle Torri Gemelle abbandona la propria carriera per arruolarsi, muore nel 2004 in Afghanistan e diventa un eroe. Ma ad ucciderlo è stato il fuoco dei compagni.

Invito gli user a vedersi il documentario:

Fuoco Amico (http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=535)
ps(Basta cliccare a destra su video integrale, e il video parte).

Ecco la sua Storia:
L’11 settembre del 2001 fu un trauma che segnò il destino di Tillman. Dentro il cuore di quel campione di football che aveva rifiutato un contratto da 10 milioni di dollari, stava nascendo una decisione molto più importante. Il suo contributo, per la storia dell’America, sarebbe stato molto più rilevante del gioco del football. Il suo destino era aiutare l’America nel momento del bisogno, come aveva fatto suo nonno a Pearl Harbour.

Così nel maggio del 2002 Pat Tillman si arruolò nell’esercito, rifiutando ogni favoritismo. Con lui c’era anche suo fratello Kevin. Insieme si arruolarono a Denver per restare nell’anonimato, perché in Arizona li avrebbero riconosciuti immediatamente. Pat e Kevin avevano la possibilità di entrare come ufficiali, invece volontariamente si sono arruolati come reclute. “Credo che le ragioni che li hanno spinti ad arruolarsi siano state diverse”, racconta la madre Mary. “ C’era il fatto che il nostro Paese era stato attaccato e Pat sentiva il dovere di fare qualcosa. Io credo che Pat, pur non sapendo esattamente dove sarebbe arrivato, sentisse l’importanza di fare questa esperienza.”

Rumsfeld, il Segretario della Difesa Americana, scrisse immediatamente una lettere a Patrick ringraziandolo del contributo che voleva dare al suo paese.

Intanto la Casa Bianca stava per aprire un nuovo fronte nella guerra al terrorismo: nell’inverno del 2003 l’America si preparava ad invadere l’Iraq. Pat e Kevin a quel punto erano già nell’esercito ma erano contrari all’invasione dell’Iraq perché non c’era nessuna prova che questo paese avesse armi di distruzione di massa. Nella primavera del 2003 i due ragazzi vennero mandati in Iraq per circa tre mesi. I due fratelli avevano la sensazione che il Governo Americano non avesse un piano preciso per gestire la guerra contro l’Iraq.

Racconta il suo amico Jeff Hechtle: “Pat aveva iniziato a costituire una piccola biblioteca, una raccolta di libri che aveva messo su alla base, libri classici e di storia. Alcune cose che stavano accadendo in quella guerra non erano in linea con le opinioni di Pat, con i suoi principi.”
Eppure Tillman diceva che il suo obbligo, quello per cui aveva firmato la ferma per tre anni nell’esercito, fosse restare nell’esercito e ricevere ordini. Tillman cominciava a credere che quella guerra non fosse giusta. Di ritorno in America, in attesa di una nuova destinazione, confessò agli amici di essere deluso e scettico. La sua popolarità gli avrebbe consentito di lasciare l’esercito per tornare sui campi da football. Ma il suo senso del dovere prevalse su tutto.

Dopo l’Iraq i due fratelli Tillman tornarono nella base di Seattle aspettando nuovi ordini. Poco dopo vennero inviati in Afganistan.
Ci Racconta la madre: “A quel punto le mie preoccupazioni si sono spostate esclusivamente su Pat: non so perché ma ho iniziato ad avere strani presentimenti. I media non davano molte notizie, ci facevano credere che la situazione in quel paese on fosse così pericolosa, ma non era così.”

Il suo migliore amico racconta: “Io e mia moglie eravamo a casa. Chiamò un amico che mi chiese se Pat era in Afganistan. A quel punto mi ha detto di aver sentito che Pat era stato ucciso. Ho attaccato e ho chiamato Marie, sua moglie. Quando mi ha risposto sua madre, ho capito che era vero.”

Era il 22 aprile del 2004. Il campione di football che aveva incantato i tifosi, l’eroe americano moriva nelle campagne di un Paese sperduto.

Ma che cosa è successo realmente? Chi ha sparato quei colpi fatali? Il primo ad accorrere sul luogo della morte di Pat fu suo fratello Kevin, anche lui in Afganistan. Quando Kevin arriva sul luogo dov’era stato ucciso Pat, non poteva immaginare quello avrebbe saputo di lì a poco.
Il 24 aprile 2007, durante la Commissione d’Inchiesta del Congresso USA, Kevin Tillman afferma che scoprì l’accaduto solo 45 min dopo. Aspettarono dodici giorni per celebrare il funerale di Pat Tillman e proprio durante quella cerimonia, l’esercito fece raccontare ad un sottoufficiale, Brian O’Neal, della marina, amico di Pat, cosa fosse accaduto.
Il 3 maggio 2004, durante quel triste giorno quel sottoufficiale ha raccontato: “Quando si è vittime di un’imboscata c’è ben poco che si possa fare per sopravvivere, una di queste è cercare di disimpegnarsi dal punto in cui si è attaccati più velocemente possibile. Uno dei veicoli del convoglio di Pat non riuscì a disimpegnarsi. Pat ha sacrificato se stesso affinchè i suoi fratelli potessero vivere”.

Eppure Kevin Tillman è da subito convinto che quel racconto non sia altro che una fiction: l’esercito degli stati uniti non dice la verità. Un’accusa pesante pronunciata pubblicamente durante una delle varie Commissioni d’Inchiesta insediate per fare luce su questo caso. Per settimane il Pentagono continua a sostenere che Tillman è caduto eroicamente ucciso dai nemici talebani. Poi la verità: a uccidere Pat Tillman sono stati i suoi stessi compagni. E’ stato un caso di fuoco amico, un tragico incidente.
Ma quanti dell’esercito sapevano la verità? Da quanto tempo? E perché la famiglia non è stata informata subito?

Perché l’esercito ha aspettato cinque settimane per avvertire la famiglia? Nel novembre 2006 i Democratici ottennero la maggioranza del Congresso per la prima volta in sei anni. Nella Camera dei Rappresentanti, Henry Waxman diede il via ad una serie di indagini sul caso Tillman.
Durante le indagini Waxman ha chiamato a testimoniare, tra glia altri, in Commissione membri del Congresso e dell’esercito.
Il 24 aprile del 2007 Brian O’Neal, l’ultimo che vide in vita Pat Tillman, testimoniò che era “al cento per cento sicuro che si trattasse di fuoco amico” e che informò il Primo Sergente Thomas Holder. Dichiarò anche che gli era stato ordinato di non dire nulla al fratello del deceduto che sopraggiunse sul luogo.

E’ evidente che sin dall’inizio, quando l’esercito realizzò che il campione arruolatosi volontario, venne per sbaglio ucciso dai suoi stessi uomini, mise in atto una serie di strategie per controllare le indagini e il flusso di informazioni.

La vicenda
Pat Tillman e il suo plotone di ranger si trovavano nell’Afghanistan orientale. Questa missione iniziò con un convoglio di soldati che si muovevano su camion e mezzi blindati equipaggiati con armi leggere, quando uno dei loro mezzi ebbe un guasto meccanico. Decisero così di dividere il plotone. Il primo convoglio, dove si trovava Tillman, partì 15 minuti prima del secondo, dove, invece, si trovava suo fratello Kevin. I soldati del secondo convoglio, incaricati di portare il veicolo guasto sulla strada principale, si resero conto che non avrebbero potuto proseguire su quella strada. Il capo gruppo, quindi, diede l’ordine di tornare indietro e seguire lo stesso percorso che Pat, con il primo convoglio aveva seguito poco prima. Ma il secondo convoglio venne attaccato e iniziò a rispondere al fuoco.
Gli uomini del primo convoglio, sentendo il rumore degli spari, intuirono che si trattava del secondo convoglio e che questo fosse dietro di loro. A quel punto scesero dai loro veicoli. Pat era con una milizia Afghana e con un giovane soldato, Brian O’Neal che dichiarò: “Prima che Pat finisse di comunicare il nostro piano d’azione, iniziarono a spararci addosso da un mezzo blindato. Ho capito che era fuoco amico.”

La prima indagine venne avviata ventiquattro ore dopo la morte di Patrick dal capitano Richard Scott. Dopo questa indagine ce ne fu un’altra, durante la quale, su pressione del fratello Kevin, lo stesso capitano Scott venne chiamato a testimoniare. In quell’occasione il capitano Scott spiegò che venne concesso ai testimoni che avevo deposto con lui sotto giuramento di cambiare versione sulle condizioni della luce al momento della morte del soldato Tillman. Nella testimonianza rilasciata dal capitano Scott, la distanza tra Pat e tra chi sparò era molto ridotta. In seguito, stranamente, questa distanza aumentò e così anche il tempo e la durata dello scontro a fuoco, che era molto più lunga nel primo rapporto, di quando non fosse poi nel “rapporto ufficiale”.
In realtà Pat non era molto distante dalla jeep dalla quale gli spararono, per di più indossava l’uniforme e, dai racconti, venne specificato che ad un certo punto si alzò in piedi. Ecco perché ci si domanda: come hanno fatto a non identificarlo come amico?

La verità
Ogni nuova indagine si fermava prima di poter rispondere alle domande poste dalla famiglia, in particolare alle domande politiche.
Mary Tillman, nel corso del tempo è riuscita a far riaprire l’indagine sulla morte del figlio e a fare insediare una Commissione d’Inchiesta. Sui documenti che la madre di Pat ha letto, molti punti sono discordanti dalla realtà.
Dall’autopsia sembrava che non si stesse parlando di Pat Tillman. L’autopsia parla di un tentativo di defibrillazione: eppure Pat fu colpito tre volte alla testa. In seguito appresero che ogni cosa di Pat venne bruciata. Secondo il protocollo dell’esercito, quando i soldati vengono feriti e vanno salvati, la divisa va distrutta per non avere materiale con sangue infetto. Quando invece un soldato viene ucciso, il suo equipaggiamento e la sua uniforme devono essere conservati, come potenziale prova.
Quale poteva essere l’interesse a insabbiare l’incidente? Chi aveva il potere di farlo? Durante le cinque settimane che separarono la famiglia dalla verità, i mass media non facero che parlare di Pat, dell’eroe ucciso dai nemici, il simbolo del patriottismo americano. La famiglia ha ritenuto da sempre che la Casa Bianca sapesse tutto dall’inizio. Elijah Cummings, Commissario d’Inchiesta nel caso Tillman, interrogò Donald Rumsfeld, Segretario alla Difesa Usa dal 2001 al 2006, che disse: “Ciascuna delle inchieste ha dichiarato che il caso è stato gestito male, che errori sono stati fatti, ma da nessuna parte ci sono prove di insabbiamento che possano essere portate in questa aula. ”

La morte di Tillman è divenuta, così, un caso internazionale In una e-mail inviata il 28 aprile 2004, sei giorni dopo la morte di Pat Tillman, viene descritto come la Casa Bianca avesse chiesto informazioni sul caporale Tillman, informazioni che il Presidente degli Stati Uniti avrebbe potuto usare in un discorso alla Casa Bianca nel corso della cene con i corrispondenti.
Il giorno successivo, 29 aprile 2004, una comunicazione urgente venne mandata ai più alti livelli dello stato maggiore dell’esercito, allertandoli che il fuoco amico fu la sospetta causa della morte del soldato. Giorni dopo quella e-mail, il Presidente Bush parlò del soldato Tillman alla Casa Bianca stando molto attento a non menzionare il modo in cui è venne ucciso.
La nota sulla morte esatta di Tillman venne inviata a tre generali dell’esercito, il che fa pensare all’impossibilità di una mancata comunicazione alla Casa Bianca.

A Pat Tillman venne assegnata una medaglia d’argento al valore, onorificenza riservata solo a chi viene ucciso dal nemico. Cosa molto strana, anche questa, perché Patrick venne ucciso dal fuoco amico.

Tutte le storie sulla morte di Patrick Tillman sono state inventate dal Governo americano a beneficio dell’opinione pubblica per promuovere la guerra. La Casa bianca si è rifiutata di collaborare con le richieste di documentazione che sono state presentate e ha invocato il diritto alla riservatezza per non doverle inviare al Congresso. Il caso rimane ancora aperto.

Salentino
27-08-09, 18: 00
Qualcuno l'ha visto?

Gatzu
27-08-09, 18: 38
Io lo vidi molto tempo fa.. non so se considerare Tillman un eroe per gli agi che ha lasciato o una vittima del sistema e del suo idealismo.

Forse tutte e due le cose.

holmes
27-08-09, 18: 57
Il programma di Minoli è come al solito un mix di informazioni mal assortite su cui poi costruire un teorema politico o addirittura da fantapolitica.

Tillman si arruolo, forse per patriottismo, forse per vanità, sfida o semplicemente per mettersi alla prova, magari un insieme di tutto questo, non LO SAPREMO MAI.


Nella ricostruzione della vicenda si attibuiscono forzatamente pensieri e opinioni che Tillman non ha mai espresso o che sono stati distorti, il tutto in un contesto descritto come la "sporca guerra di Bush".......è strano come quella guerra sia diventata un po "piu pulita" ora che c'e Obama!!

La sua morte fu il risultato di un tragico errore, come CE NE SONO STATI TANTI, probabilmente maturato a seguito di circostanze e coincidenze sfortunate; Tillman SI ARRUOLO' nei RANGERS, non nei Boyscout....sapeva benissimo cosa rischiava, visto le prerogative di quel reparto.

nanuccio
27-08-09, 20: 45
ragazzi cmq ora è nn c'è più e qul soldato merita i + grandi meriti d una grande decisione di vita...ha lsciato i soldi x fare un qualcosa di + sporco...
è come se da noi il calciatore Luca Toni rifiutasse il contratto di milioni x una squadra x arruolarsi nell'esercito...cosa impossibile da noi eppure quel uomo lo ha fatto...
merita cmq una medaglia e un ricordo esemplare al di là di come è morto...xkè è morto sempre in terra straniera

Salentino
28-08-09, 08: 47
ragazzi cmq ora è nn c'è più e qul soldato merita i + grandi meriti d una grande decisione di vita...ha lsciato i soldi x fare un qualcosa di + sporco...
è come se da noi il calciatore Luca Toni rifiutasse il contratto di milioni x una squadra x arruolarsi nell'esercito...cosa impossibile da noi eppure quel uomo lo ha fatto...
merita cmq una medaglia e un ricordo esemplare al di là di come è morto...xkè è morto sempre in terra straniera

Concordo