Originariamente Scritto da
tanuz
Senza nulla togliere al tuo scritto credo che tu ne abbia saltato una parte. Essendo io stato in "teatro" all'estero più volte sia in europa che in Medio Oriente quoto quanto tu hai scritto ma gli SWAT ci vanno non come tali ma come appartenti alle FF.AA. ovvero, per farla breve, prendono un periodio di aspettativa dalla Polizia e rientrano( rientrano in quanto non puoi fare il poliziotto se non hai fatto almeno 2 anni di militare) nei ranghi delle FF.AA. per partecipare alle missioni all'Estero quali militari in tutti i sensi ma questo non lo fanno soltanto loro ma anche pompieri, impiegati, studenti, operai ecc.
Il motivo principale è quello di avere una forte riduzione sulle tasse che in America pagano TUTTI fino all'ultimo centesimo ed influiscono molto sul bilancio familiare pertanto ti fai una missione all'estero ed hai una certa riduzione e questo si ripete per ogni volta che vai. In merito agli studenti universitari, di classe medio-bassa, due turni rispettivament ein Iraq ed Afganistan equivalgono a 3 anni di tasse universitarie non pagate oltre ovviamente ad assolvere allo status di militare che, in America, fa punteggio anche se devi andare a fare il commesso al supermercato............
Sopratutto gli Americani in missione non prendono mai quanto prende un italiano appunto perchè la loro retribuzione estera non viene tassata.
Comunque per tornare in tema fare lo SWAT è una cosa stare nel NOCS o GIS è un altra. Qualsiasi operatore di polizia in Italia è capace con una squadra di sfondare una porta entrare e sparare " a chi piglio piglio" da noi si entra per evitare di sparare e risolvere l'operazione, possibilmente, senza colpo ferire nè da una parte nè dall'altra ed i fatti lo dimostrano.
Storia a parte quella dell'Ispettore Donatoni per la quale, se non sbaglio, correggetemi se erro, è in atto ancora una inchiesta per stabilire se è stato colpito da fuoco amico o meno.
RIOFREDDO. E' ancora ignoto l'autore, e ne sono oscuri i motivi, dell'omicidio dell'ispettore dei Nocs Samuele Donatoni, ucciso a Riofreddo nel '97 in un blitz nelle fasi del sequestro Soffiantini, nonostante siano state pronunciate due sentenze, entrambe definitive, sulla stessa vicenda. Due decisioni che, per giunta, offrono verita' diametralmente opposte.
Un paradosso giudiziario che viene raccontato da un giudice, anzi dal giudice che, discostandosi dalla sentenza che aveva condannato i banditi del sequestro dell'imprenditore Giuseppe Soffiantini anche per l'uccisione dell'ispettore dei Nocs, ha sostenuto la tesi del 'fuoco amico' assolvendo dall'omicidio Giovanni Farina, uno dei carcerieri, processato in un secondo momento dopo la fine della sua latitanza in Australia.
Mario Almerighi, un passato da pretore d'assalto, ora presidente del tribunale di Civitavecchia, in 'Mistero di Stato La strana morte dell'ispettore Donatoni' (Aliberti editore - prefazione di Furio Colombo), accompagna il lettore, non imponendogli la sua verita', ma facendogli porre degli interrogativi, nel percorso che lo ha portato a rovesciare i risultati di una serie di indagini e la ricostruzione contenuta in una sentenza.
«Mi ero avvicinato a questo processo - spiega Almerighi - con lo spirito di rifare una cosa gia' fatta e di copiare la sentenza gia' confermata dalla Cassazione».
E, invece, il ritrovamento tra gli atti di una busta sigillata contenente fotografie di una cinquantina di macchie di sangue vicine al luogo dove era stato ritrovato il corpo di Donatoni ha aperto uno scenario scioccante.
«Seguendo quelle tracce - prosegue il magistrato - si capiva che l'ispettore era stato colpito altrove e il corpo trascinato in quel posto. In quel preciso punto non c'era neanche una goccia di sangue. Sono rimasto sbalordito - ricorda Almerighi -. La cosa grave e' che nessuno aveva mai parlato di quelle macchie che scoprii che erano state distrutte dopo la comparazione con il sangue dei banditi».
Da qui la riapertura dell'istruttoria, una perizia d'ufficio, convocazione di testimoni mai sentiti e la conferma di quell'intuizione legata alle foto delle macchie di sangue.
«I periti della Corte - rivela Almerighi - hanno stabilito che lo sparo era partito da una pistola in uso ai Nocs impegnati nell'operazione organizzata in occasione del finto pagamento del riscatto (e non dal kalashnikov di uno dei banditi, come aveva ritenuto la sentenza di condanna dei sequestratori) e a una distanza ravvicinata di 40-60 centimetri. Il corpo era stato posizionato poi in direzione degli spari del bandito. Dal momento dello sparo a quando venne trovato Donatoni passarono 15 minuti, fatali, senza che l'ispettore potesse essere soccorso. Ma perche' tutta questa messinscena per non far emergere la verita'?, si chiede Almerighi: "trasportare uno che sta per morire per 200 metri, offrire false testimonianze... Perche' non ammettere magari l'incidente?»
Nel libro il magistrato non risparmia critiche anche al pm del caso Soffiantini che ha sposato la tesi della polizia. «La conseguenza di un pubblico ministero all'americana, che dipende dall'esecutivo - attualizza l'argomento Almerighi -, potrebbe essere il moltiplicarsi di sentenze ingiuste come quella della condanna dei banditi per l'omicidio Donatoni. Il pubblico ministero non e' l'avvocato della polizia. Quello che legittima la sua indipendenza e' il fatto che e' un organo che deve contribuire all'accertamento della verita' e non alla condanna del presunto responsabile indicato dalla polizia. Il pubblico ministero deve avere la cultura della giurisdizione».
10/03/2011 14.44
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