Originariamente Scritto da
Orange
Vi do' un altro pezzettino della mia vita, che farà parte del famoso libro che voglio scrivere.
La mia Legione, é anche il momento della morte di mia mamma.
Il 5 dicembre, la mattina presto, il marechal de logis chef Chigine mi ha fatto chiamare nel suo ufficio. Era il capo della polizia militare ed era veramente temuto da tutti ed odiato da molti. Io lo conoscevo da ancora prima di arruolarmi in Legione, per cui per me era solo un amico sincero, e sono andato senza il minimo problema a sentire cosa volesse.
Appena arrivato, l’ho trovato con la faccia tirata e dopo avermi salutato mi ha detto che doveva dirmi qualche cosa riguardo mia mamma. Alla mia risposta “E’ morta !”, ha solo annuito.
Ero come stordito, e tornando allo squadrone, pensavo a cosa avrei potuto fare.
Niente. Assolutamente niente.
Ero sotto anonimato, con un’identità non mia e quindi era semplicemente impossibile ed impensabile, poter rientrare in Italia anche solo per un giorno.
Non si scherza con l’anonimato. La Legione ti cambia di identità, se serve, ma poi non si puo’ più abbandonare il territorio francese in nessun caso, a parte che per andare in missione od in operazione, utilizzando dei documenti con la tua identità « nuova ». Le regole sono fatte rispettare in maniera scrupolosa, e vengono applicate delle sanzioni che vanno fino al congedo immediato del legionario che ha rotto il suo anonimato.
Oltretutto avrei dovuto chiedere almeno tre giorni di licenza, ma per farlo avrei dovuto dare un buon motivo del perché alle otto di mattina chiedevo tre giorni di licenza a partire da subito !!
Arrivato allo squadrone, mentre salivo le scale per andare un po’ in camera a cercare di realizzare quello che stava succedendo, ho incrociato il marechal de logis Paul, che era uno dei sottufficiali del mio plotone. Mi ha visto in faccia e mi ha chiesto se andava bene e cosa volesse la polizia militare da me.
Gli ho risposto solo che mia mamma era morta.
Ero in camera mia da qualche minuto. Avevo trovato il legionario di prima classe Fouillit Nicolas, un ragazzo veramente in gamba, specialista in trasmissioni come me, che non sapeva cosa dirmi a parte che gli dispiaceva e che potevo in ogni caso contare su di lui.
La porta si apri’ ed il marechal de logis Paul, mi disse che il capitano comandante lo squadrone voleva vedermi.
Sono andato nell’ufficio del capitano Bordier François. Mi ha detto che sapeva bene che ero sotto anonimato, ma che lui aveva totalmente fiducia in me e non voleva impedirmi di andare a trovare un’ultima volta mia mamma. Davanti a me, ha telefonato agli uffici della sicurezza militare a Aubagne, la nostra « Gestapo », e gli hanno risposto che ero sotto anonimato ed era fuori ogni discussione che rientrassi in Italia. Davanti alle affermazioni del mio capitano che provava a trovare una scappatoia, la gestapo ha risposto che non era possibile e che anche lui avrebbe giocato la sua carriera di ufficiale appoggiando in qualsiasi modo il mio rientro in Italia.
Dopo aver chiuso il telefono con Aubagne, il capitano mi ha detto che non mi avrebbe lasciato perdere, ed ha chiamato, sempre davanti a me, l’ufficiale della sicurezza militare interna al nostro reggimento. Dopo avergli esposto il mio caso e quello che era successo un minuto prima con il centro di Aubagne, gli ha detto che aveva completamente fiducia in me, che ero un buon legionario e che meritavo l’aiuto della Legione, ed in ogni caso lui aveva deciso che mi avrebbe aiutato punto e fine. Il nostro ufficiale della sicurezza gli ha detto che ufficialmente non poteva dare nessun accordo, ma che era d’accordo di non dire niente a nessuno dal momento che lui, il capitano Bordier, prendeva la responsabilità intera di tutta questa storia, ricordandogli che se ci fossero stati dei problemi, la sua carriera………….
Chiuso il telefono, il mio capitano mi ha dunque detto che mi avrebbe dato una settimana di licenza straordinaria. Mi avrebbe messo in licenza a Menton, in modo da coprirmi ufficialmente fino all’ultima cittadina francese prima de confine. Mi ha poi ben precisato di non fare stupidaggini, del genere di rientrare dalla licenza in ritardo, o di non rientrare proprio. Dopo una settimana, avrei dovuto essere li’ in caserma all’ appello delle 06h10 !
Se avessi avuto bisogno di più tempo per gestire tutti i problemi legati alla morte di un parente stretto, avrei dovuto rientrare in ogni caso in caserma,e dopo lui mi avrebbe dato di nuovo tutto il tempo in più che mi sarebbe servito. Nel caso contrario, la sua carriera sarebbe semplicemente finita, per cui sarebbe venuto a prendermi a Venezia e mi avrebbe riportato indietro per le palle.
Stabilito i termini del contratto fra noi due, mi ha detto di andare a cambiarmi e di ripassare dopo mezz’ora nel suo ufficio, per ritirare la licenza che sarebbe stata sicuramente già pronta.
Trenta minuti più tardi, ero di nuovo nell’ufficio. Il capitano Bordier mi ha dato la licenza ed una busta listata a lutto. Una volta aperta, a parte un cartoncino di condoglianze a nome del capitano e di tutto lo squadrone, ufficiali, sottufficiali, brigadiers-chefs, trombettieri e legionari del 5° squadrone del 1° Reggimento Straniero di Cavalleria, c’erano anche 10.000 franchi. All’epoca, un legionario guadagnava 1.500 franchi al mese, al che dissi al capitano che non potevo accettare una tale somma. Non ne avevo bisogno ed in ogni caso, rappresentava 7 mesi di stipendio. Come avrei fatto per restituire tutti quei soldi ? Al che il capitano mi ha detto che non mi aveva « prestato » quei soldi, ma che me li aveva « dati » !
Mi ha detto di non preoccuparmi, di fare attenzione sulla strada di casa, ed indicandomi la busta con i soldi mi ha fatto partire dicendomi solo :
-« Vai e seppellisci tua mamma con la dignità di un legionario ! »
Ho sentito che stavo per esplodere. Gli occhi mi si sono riempiti di lacrime.
Ho salutato il mio capitano e sono partito per Venezia.
Quella sera stessa, mentre io ero in viaggio, tutto lo squadrone, bianchi, neri, gialli, cristiani, atei, musulmani, ha partecipato ad una messa richiesta dal capitano Bordier e celebrata nella chiesetta all’interno del reggimento, in memoria di mia mamma.
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