Vorrei ringraziare il collega Revisore Infermiere per la risposta.
Penso sinceramente, che soltanto una persona che quotidianamente mastica questa materia, conoscendone a fondo tutte le normative, possa dare questo contributo e fornire risposte esaustive come quella che abbiamo letto.
In effetti, però a me è sfuggito probabilmente un passaggio, relativamente a quanto mi successe in quel di Bari, a differenza del trattamento ricevuto anni addietro a Napoli.
Dicevo, qualcosa non risulta (a me) lineare nei passaggi che ci furono all'epoca, in CMO.
E cioè, se dopo diversi mesi di inabilità al servizio a causa dei problemi esposti, vengo giustamente inviato a CMO con al seguito diversi certificati medici che attestano il mio stato di salute con la seguente diagnosi : "Stato ansioso con componente depressiva" e su questo certificato è indicata anche la terapia, con i nomi dei farmaci e la relativa posologia, (posso assicurare che non si tratta di acqua fresca); se in quella sede, contrariamente a quanto scritto sull'invito, non si esegue (a nessuno), prelievo venoso; se lo specialista che dovrebbe visitare, testare e giudicare, quel giorno non si presenta e non vengono fatti eseguire test psico-attitudinali; se si viene velocemente inviati dal presidente di commissione che (forse) anche giustamente se ne lava le mani e invia al medico del corpo. E se lo stesso (certificati alla mano con relativa diagnosi), si limita a rilevare soltanto la pressione arteriosa e a fare qualche domanda in modo sommario decidendo in pochi minuti sull'idoneità, io posso pensare solo due cose: o costui è un incosciente o un luminare della più avanzata psichiatria.
E' vero caro collega che, come giustamente affermi, le Commissioni si sono ritrovate ad avere sempre meno medici a disposizione e di conseguenza sempre meno specialisti, ma in quella sede era prevista la presenza di un psichiatra esterno e tra l'altro i certificati di cui io ero in possesso parlavano non di guarigione ma di "permanenza" della sindrome.
Per questo avevo, nel mio messaggio, scherzosamente, scambiato la CMO con la piscina di Lourdes.
In buona sostanza, se una persona con tale patologia, giudicata idonea ai servizi di istituto, in un momento di follia, si scaglia contro il primo che capita, per la magistratura, il colpevole dovrebbe essere il malato (però giudicato guarito col metodo di cui sopra) o l'ufficiale sanitario che lo ha giudicato idoneo (per leggerezza, per averlo scambiato per il solito lavativo o per le pressioni subite dall'alto), ai servizi d'istituto?
Leggevo, a tal proposito, da un sito internet che tratta problematiche delle Forze di Polizia, che dall'inizio del 2015, siamo già a quota 21... Il medico lo sa?