Nel solco di una vecchia e lunga tradizione (che qualcuno ricorderà mi caratterizza) sono solito proporre articoli, strofe, pensieri, di autori celebri o non, i quali a giudizio personale rispecchiano i valori, gli ideali e il sentimento che dovrebbe caratterizzare ogni buon Militare o aspirante... Nel tempo ho riportato le strofe di Marianne Williamson con "la nostra paura più profonda", Ungaretti in riferimento alla guerra ecc...
Da quando sono entrato nell'Arma, il saggio come pochi Comandante della Scuola Allievi, mi ha dato modo di scoprire un'autore che, anche se conosciuto, non avevo mai letto... sbagliando.
Ricordo ancora quando il nostro Col. ci ha letto le parole di questo autore... ho provato un senso di rassicurazione e di solidarietà... perchè i concetti che lo scrittore esprime, contengono valori assai rari che spesso inducono a sentirsi isolati in un mondo devastato dalla superficialità.
Questo autore è Francesco Alberoni, un sociologo che da anni scrive sia libri che articoli per diverse testate, tra cui il corriere. Per citare alcuni dei suoi testi, che ben si associano alla vita militare vi sono: "Leader e masse" e "L'arte del Comando"; ma anche altri titoli affini come "L'ottimismo" che sto leggendo ultimamente, e "Gli invidiosi" che consiglierei a qualcuno
L'articolo che il comandante ci ha letto, e che ripropongo a voi, mi ha colpito in particolare per il tema così semplice ma che non ha mai visto nella vita la giusta trattazione... e forse può essere sia spunto di riflessione che occasione per imparare qualcosa che nella vita tornerà utile a tutti, specialmente nei rapporti gerarchici e tra colleghi nella vita militare:
Lo Straordinario Potere della Gentilezza
di Francesco Alberoni
Sappiamo che l'essere umano è violento, ce lo dimostrano le guerre, le crudeltà, le cattiverie che vediamo abitualmente nella politica e nelle imprese. E c'è una corrente di pensiero che esalta l'aggressività perché la considera uno strumento indispensabile per il successo. Per decenni abbiamo sentito elogiare l'uomo forte, il manager aggressivo, con «grinta» come se la durezza aprisse tutte le porte, vincesse tutti gli ostacoli. Non sono affatto convinto che sia vero. Ho visto manager duri, aggressivi, arroganti che hanno fallito perché non sono riusciti a conquistare la fiducia dei loro collaboratori mentre, in compenso, si sono fatti molti nemici. E sono addirittura giunto alla conclusione che per il successo sono più importanti qualità come la determinazione, la tenacia, la forza interiore, la capacità di convincere.
Noi non ci rendiamo conto dello straordinario potere della gentilezza. Non parlo della gentilezza finta, ipocrita, mielosa per trarti in inganno. Parlo della gentilezza che nasce da un animo generoso e che si traduce in azioni generose, in fatti concreti. Non è gentile il buonista che ti dice di sì e poi non fa nulla, ma chi ti guarda limpido negli occhi e poi, se può farlo, ti aiuta concretamente. La vera gentilezza è l'espressione di un animo forte e generoso, nasce dalla sicurezza nella giustizia della propria causa e dalla simpatia. Solo se sei sincero dentro crei sincerità al di fuori, solo se sei convinto dentro crei convinzione fuori, solo se sei puro dentro crei purezza fuori. La gentilezza che nasce da una limpida disposizione interiore disarma, fa cadere le resistenze, i pregiudizi e apre porte che altrimenti resterebbero chiuse. Perché tutti siamo sulla difensiva, tutti temiamo che gli altri ci possano fare del male.
Per vincere le diffidenze devi andare pieno di buona volontà, non offenderti se ti creano ostacoli o se ti trattano male, sempre pronto a rispondere con chiarezza e cortesia. La parte più importante del lavoro, perciò, dobbiamo svolgerla all'interno del nostro animo. Prima di affrontare un compito difficile, prima di una riunione decisiva, prima di prendere una decisione importante dovremmo «purificare» il nostro cuore. Ascoltarci per sapere se crediamo in ciò che stiamo per fare, se abbiamo ben chiara la meta, se siamo sicuri di essere nel giusto. E poi cancellare ogni presunzione e ogni rancore.
12 dicembre 2005
Magari qualcuno considererà inutile, ennesimamente, questo tipo di discussione, in passato non è stato così... spero quindi solo qualcuno...
Ma per chi invece avesse colto il messaggio che questo articolo cerca di tramandare... invito affinchè intervenga proponendo la riflessione o un pensiero in merito.
Cristian
Segnalibri