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Discussione: 67° Caduti della Nave Galilea - Muris di Ragogna

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  1. #1

    Predefinito 67° Caduti della Nave Galilea - Muris di Ragogna

    il giorno 29 marzo si terrà a Muris di Ragogna (UD) la commemorazione dell'affondamento del piroscafo Galilea, avvenuta la notte tra il 28 ed il 29 marzo 1942.

    La Galilea era una nave passeggeri della Adriatica Società Anonima di Navigazione con uffici a Venezia e Trieste. Costruita dai cantieri San Rocco di Trieste nel 1918 con il nome Pilsa, fu venduta alla compagnia Triestina nel 1935 e ribattezzata Galilea. I documenti del Lloyd di Londra descrivono la nave come una "passeggeri" con due eliche e motori a turbina, 8,040 tonnellate di stazza lorda, lunghezza 443 piedi e 8 pollici, larghezza di 53 piedi e 2 pollici ed un pescaggio di 25 piedi e 11 pollici. La velocità nominale era di 13.5 nodi con una portata di 47 passeggeri in prima classe e 148 in seconda.

    Durante questo periodo, la Galilea era stata riclassificata come nave ospedale. In questa funzione fu adibita al trasporto di parte del Battaglione Gemona della famosa Divisione Julia (Alpini). Precisamente, furono ospitati a bordo tra i saloni della prima e seconda classe ed i vari ponti, gli ospedali da campo 629, 630, 814, la 8a sezione sanità e l’8° nucleo assistenza. Questo battaglione, dopo la campagna greca, fu assegnato alla difesa del canale di Corinto e da qui sarebbe dovuto diventare parte delle truppe d'attacco all'Urss.

    La navigazione proseguì regolarmente nonostante le frequenti e ritmiche esplosioni di bombe di profondità. Alle ore 18,30, il convoglio passò Capo Ducati mentre il tempo cominciava a peggiorare con l’aumento della pioggia e banchi di foschia marina. Alle 19:00, le navi lasciarono la formazione in linea di fila e si divisero in due righe con la Viminale di testa a dritta e la Galilea a sinistra e circa 600 metri l’una dall’altra. Malgrado il convoglio fosse nella più completa oscurità , questi divenne preda del sommergibile inglese HMS Proteus comandato dal Lt.Cmd. Phillip Steward Francis. Questa unità aveva lasciato Alessandria il 12 marzo per una missione di perlustrazione nel golfo di Taranto. Alla fine di questa missione, senza aver avuto risultati di rilievo, l’unità fu trasferita nello stretto d’Otranto dove affondò la Galilea. Dopo questo successo, il Proteus continuò la perlustrazione affondando, il 30 dello stesso mese, il Bosforo (3.648 t.). Il sottomarino rientrò ad Alessandria il 4 Aprile.



    L’attacco fu veloce. Alle 23:45 la Galilea fu colpita da un siluro sulla sinistra che causò uno squarcio di circa 6 metri per 6, subito sotto il ponte di comando, nel secondo compartimento. La nave cominciò immediatamente a sbandare raggiungendo un inclinazione di circa 15 gradi. Il comandante immediatamente cercò di portare la nave verso le isole di Passo e Antipaxo che erano alla distanza di circa 9 miglia. A causa delle intemperie e delle avarie questa manovra fallì. Come molte navi adibite al trasporto truppe, la Galilea non aveva abbastanza lance e giubbotti di salvataggio per tutti i passeggeri. Le condizioni meteorologiche avverse peggiorarono la situazione. Il resto del convoglio si allontanò velocemente dal luogo dell’attacco mentre la torpediniera Mosto cominciò il lancio delle bombe di profondità.

    L’agonia della nave continuò fino alle 3,50 del 29 marzo quando finalmente affondò. Il luogo del naufragio è ufficialmente riferito sulle coordinate 04.93 N 20.05 E. Anche se la nave non affondò fino al 29, la data ufficiale della perdita è il 28 di marzo, 1942. La torpediniera rimasta con la Galilea cercò di salvare alcuni dei sopravvissuti, ma le acque fredde del Mediterraneo e la presenza del sommergibile nemico forzarono quest’unità al moto continuo. La mattina, intorno alle 8:30 arrivarono dalla base di Prevesa il MAS 516 e due dragamine. Immediatamente dopo arrivò un idrovolante della Croce Rossa da Brindisi che si capovolse durante il tentativo d’ammaraggio. Le opere di soccorso continuarono fino all’avvistamento di scie di siluri. Le unità di scorta riportarono il danneggiamento di un sommergibile che però non può essere riscontrato negli annali della Marina inglese (la storia ufficiale non cita questo evento).



    Dei 1.275 uomini imbarcati sulla Galilea solo 284 furono salvati. Il battaglione Gemona fu decimato con la perdita di 21 ufficiali, 18 sottufficiali e 612 alpini. Con gli alpini perirono anche alcuni carabinieri e dei prigionieri di guerra greci. Il resto del convoglio raggiunse Bari il 29 marzo.

    La notizia del disastro presto raggiunse il Friuli, regione di origine di molte delle truppe alpine. Il dolore e la disperazione di quei giorni si può ancora trovare a tutt’oggi. Molti dei soldati non furono mai trovati mentre i corpi di altri furono trascinati dalla risacca sulle coste greche. Ancora una volta il macchinario bellico aveva divorato valorosi soldati italiani cosi come aveva fatto prima e farà ancora dopo. Truppe dell’asse e alleate condivisero quest’orribile sorte per tutta la guerra.
    AL COSPETTO DELLE ECCELSE VETTE DELL'ANFITEATRO GIULIO, CONSACRATO DAL SANGUE DEI PADRI E DEGLI ALPINI E DEI BERSAGLIERI DEL REGGIMENTO ALPINI "TAGLIAMENTO" , I SUPERSTITI POSERO AD IMPERITURA MEMORIA DI TUTTI I PRODI CADUTI NEL NOME D'ITALIA
    1943 - 1945
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    1° BTG ALPINI "ISONZO"
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  2. #2
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    ricordiamo i nostri morti.....

  3. #3

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  4. #4
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    bella foto grazie.....

  5. #5

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    Cerimonia svoltasi sotto un costante minestrone di pioggia. Che, ovviamente, ha tenuto lontani molti ospiti e che ha un pò variato il programma. Ma l'Alpino non è solubile in acqua....
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