Risuona lo squillo di tromba, schizzo fuori con gli altri puniti. Al vedermi, il Terribile sembra divertito: - Di nuovo qui?
Scatto sull’attenti: - Comandi!
- Non esci mai?
- Comandi. Pisa fa schifo.
Fa una smorfia: - Mai quanto Livorno.
Dopo l’appello, che registra due mancanti, veniamo spediti a ramazzare. M’avvio con gli altri, rimbomba il vocione del maresciallo: - Gagliardi, al tempo!
Resto immobile, sull’attenti.
M’osserva la faccia: - Il sopracciglio?
- Comandi. È a posto.
- Torni in palestra?
- Comandi. A parte il fatto che non sono ben visto…
- Stronzate!
- A parte le stronzate, mi sa che non avrò proprio il tempo. Lo sten me l’ha giurata.
- Che cazzate vai sparando?!
- Comandi. M’ha chiesto di metter firma.
- Ma tu hai rifiutato.
- Comandi. Voglio tornare dalla mia ragazza.
- Ah sì, Beirut. Hai una foto?
Dopo un attimo d’esitazione, prendo il portafogli ed estraggo il prezioso cartoncino. Il maresciallo l’osserva, in preda allo stupore.
- Comandi. Si chiama Sophie. Bella, vero?
- Ma è armata!
- Comandi. Corteggiarla è stato pericolosissimo.
La sua risata, improvvisa e violenta, mi fa sobbalzare: - Una bella ragazza in uniforme, con tanto di Kalashnikov. Andiamo, raccontami ‘sta storia.
Lo seguo chiacchierando, un po’ esitante un po’ felice. Ho troppe cose dentro, da troppo tempo. Man mano che mi confido, sale un senso di sollievo. Senza rendermene conto, gli racconto quasi tutto. Infine taccio, l’anima svuotata e leggera.
Il maresciallo inarca il soparcciglio: - Come pensi di campare a Beirut?
- Comandi. Finché c’è guerra, c’è speranza.
Sul suo viso un ghigno divertito: - Ho anch’io una foto da farti vedere.
Fatico a deglutire. Rimango senza fiato osservando l’immagine in bianco e nero, seppiata dagli anni, di cui in caserma tutti parlano.
Gli altri puniti tornano dal piazzale. Il Terribile riprende la sua foto, mi dà una terribile manata sulle spalle: - Ci si vede, collega.
Domenica, vigilia di Natale, la punizione è scaduta. Ma non posso uscire, sono di guardia. L’unica cosa divertente è che, dopo il rapimento Moro, si monta col colpo in canna. Mi unisco alle altre guardie, tutti anziani. Alle raffiche di stecche non faccio più caso, le solite battute mi rimbalzano. Come si dice qui, è una ruota. Un giorno nella parte alta ci sarò io. E polverizzerò ogni record di bastardaggine. Un anziano gracida fastidioso: - Mostrissimo, non capisci una min chia! Morfina, come caxxo tieni il fucile?!
Lo afferro per la Verde, ringhiando: - Ma tu lo sai che sono armato e pericoloso?
Un altro gli mormora: - Lacia perdere, è il matto che ha legnato Favero e Pozzi.
Il caporale mi prende a benvolere, cioè sfotte col sorriso e senza urlare troppo. Foglio e penna in mano, ghigna: - Allievo, sto facendo i turni. Preferenze?
La postazione peggiore e gli orari più di ***** già so che toccano a me, dono degli anziani per la mia prima guardia. Tanto vale rispondere: - Comandi. Il posto più massiccio, il turno più operativo.
Mentre vengo istruito sulle varie procedure, non riesco a non pensare a come festeggerò la mezzanotte. In questa cupa Vigilia, la visita dell’ufficiale di picchetto. Il mio sten. Che sorride, facendoci gli auguri.
Per la prima volta in vita mia rimango a corto di bestemmie.
Freddo, nevischio, notte ideale per le renne. E per un turno al deposito automezzi. Aguzzo la vista, due ombre sfiorano il cono di luce del lampione: - Altolà! Chi va là?
Risolino soffocato: - Paperino e Qui, Quo, Qua.
Col pollice spingo giù la levetta dalla sicura al colpo singolo, punto il FAL: - Fermi o sparo!
- Caxxo fai, allievo?! Metti giù l’arma. Capoposto con ispezione!
Abbasso lentamente il FAL: - Capoposto con ispezione, avanti per riconoscimento.
Il caporale s’avvicina col mio sten, chiede se ho rimesso la sicura, procede con le domande di rito. Rispondo come da libretta. Lui lancia lì una battuta, non rido. All’improvviso lo sten scatta e afferra il mio fucile. Stringo la presa, gli tiro una pedata, cade indietro. Bestemmia incazzato, fa per rialzarsi, la sua tempia urta il tromboncino del FAL. L'ufficiale impallidisce. Dito sul ponticello, lo osservo attraverso il mirino: - Se ti sparo, mi spetta la licenza premio.
Il caporale sbianca pure lui: - Allievo, caxxo! Metti giù l’arma!
Sibilo: - La devi finire di rompermi i coglioni.
Faccio un passo indietro. Lo sten torna in piedi, scuotendosi via la fanghiglia con le mani. Il caporale lo aiuta. Se ne vanno.
Segnalibri