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Discussione: Cuori d'acciaio all'erta!

  1. #11
    Maresciallo
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    Citazione Originariamente Scritto da Kojak Visualizza Messaggio
    Non è un clima ostile. E' un clima "rustico" che ha formato migliaia di militari. Un clima così era necessario per temprare molti giovani che arrivavano da realtà assolutamente inconcepibili per la mentalità di oggi. Era un clima che favoriva quello che si chiamava SPIRITO DI CORPO, sul cui concetto non mi dilungo. Era un clima che rimpiango....
    Sarà che i tempi sono cambiati, sarà che forse la mentalità era diversa, sarà che forse poiché c'era un accozzaglia di persone proveniente da ogni ceto sociale dovesse funzionare cosi,fatto sta che sentita questa storia ringrazio di non essere nato in quel periodo.

  2. #12
    Utente Expert L'avatar di Pecs
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    Anch'io ogni giorno controllo se c'è una nuova puntata, e me la sparo subito. Mi piacerebbe sapere a cosa era dovuta la forte ostilità degli autoctoni nei confronti dei militari, cosa che al giorno d'oggi non esiste (o per lo meno non a questi livelli di sicuro).

  3. #13

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    Citazione Originariamente Scritto da Pecs Visualizza Messaggio
    Anch'io ogni giorno controllo se c'è una nuova puntata, e me la sparo subito. Mi piacerebbe sapere a cosa era dovuta la forte ostilità degli autoctoni nei confronti dei militari, cosa che al giorno d'oggi non esiste (o per lo meno non a questi livelli di sicuro).
    Era una differenza politica e popolare. Chiunque abbia fatto servizio in una città sede di scuola potrà confermarlo.
    La differenza politica: pisani di sinistra, Folgore di destra. Lo è stato così ovunque, quando chiunque indossasse una divisa era automaticamente catalogato "di destra".
    La differenza popolare? La figa....
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  4. #14
    Utente Expert L'avatar di Pecs
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    Chiaro, ma mi sembra di capire che l'inimicizia tra toscani e para' fosse più marcata rispetto ad altri luoghi o corpi, era effettivamente così? Nel senso: mentre di episodi del genere tra pisani e paracadutisti ne ho sentiti più di uno, non mi è mai capitato di sentirne riguardo a alpini o bersaglieri, ad esempio.

  5. #15
    Moderatore L'avatar di gagliardi
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    @Roboris,
    1) qui si rievoca l'atmosfera della Brigata Paracadutisti, molto specifica nella variegata realtà dell'esercito di leva. Altrove le cose andavano diversamente, anche se lo stacco con la vita civile era netto ovunque. L'ostilità, come dici, o meglio la durezza del clima dipendevano da due fattori. Anzitutto la necessità di selezionare il personale, perché la Folgore è un'unità di truppe scelte. Delle circa 1200 reclute (tra volontari e ministeriali) che affluivano a Pisa ogni mese, arrivava al brevetto poco più di un terzo. Questo processo, come dice Kojak, fonda lo spirito di corpo, cioè l'orgoglio di appartenere a un gruppo d'élite. In secondo luogo per un paracadutista le condizioni addestrative e d'impiego sono dure di per sé stesse, e ci vuole gente adatta...dura la vita del fucilier...
    In ogni caso c'erano caserme dove si stava ben peggio, come Macomer, Bellinzago, tutto il Friuli etc.

    2) Ai tempi della leva c'erano caserme ovunque, con caratteristiche diverse, i diplomati non erano la maggioranza dei contingenti e finivano in n modo o nell'altro per avere funzioni di tipo amministrativo. Ma se chiedevi la Folgore era per fare il parà, non l'impiegato in divisa.

    @Pecs,
    l'ostilità a Pisa tra fine anni '70 e primi 80' era davvero forte. Come dice Kojak, in quegli anni tutto aveva un'apparenza politica, ma la sostanza era diversa.
    Ultima modifica di gagliardi; 24-04-20 alle 00: 27
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  6. #16
    Moderatore L'avatar di gagliardi
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    Torno in Compagnia, come sempre correndo. Devo uscire, e telefonare a Sophie. Afferro la drop. Calegari in branda, spalle poggiate al cubo: - Lascia perdere.
    Lo guardo senza capire, fa una smorfia: - Morabito t’ha ficcato in tabella, tre pezzi, per paraculismo.
    Rimango attonito.
    - E schiaffato me di piantone ai cessi.
    Spunta Dalmasso in drop, sorriso imbarazzato: - Veramente, Gagliardi, ti ha pure dato il mio turno di piantone.
    Sento la rabbia salire violenta e ustionarmi il cervello, stavolta lo ammazzo con le mie mani. La porta dell’Olimpo è aperta, guardo dentro, Pozzi sta aprendo il borsone con lo stemma della Brigata: - Chi cerchi, allievo?
    - Comandi. Morabito.
    - Non c’è - Estrae un paio di guantoni.
    Quasi sorrido: - Comandi. Fai boxe?
    Annuisce, continuando a svuotare il borsone.
    - Comandi, anch’io. Vai in una palestra di Pisa?
    Mi fulmina con lo sguardo: - Ce n’è una in caserma. Ma gli allievi non sono ammessi.

    Al mattino, nell’abituale corsetta, tallono costantemente Morabito. Verso la fine, accelero per superarlo. Mi sgambetta, cado con un paio di rotoloni. Rialzatomi, lo inseguo. Ma finiamo prima che riesca ad affiancarlo nuovamente. Mentre tiro il fiato, lo vedo arrivare: - Attento, allievo.
    - Comandi. Domani ti supero.
    Sghignazza: - Non penso proprio.

    Mattinata d’addestramento formale, su e giù per il cortile. Le vesciche ai piedi riprendono a dolere. Pur senza, spero, riaprirsi. Bottero m’ha rifornito di cerotti e garze in abbondanza, che ho diviso con gli altri. Finito prima del solito, marciamo doloranti e baldanzosi verso la Compagnia. Chi può, pensando alla libera uscita. Chi come me non può, non pensandoci. L’allegrezza diventa gioia sfrenata quando Morabito annuncia che sta per essere consegnata la posta, e sparisce in fureria. Calegari gongola: - La mia ragazza m’ha scritto, sono sicuro.
    Borbotto: - La mia, invece, son sicuro che non m’ha scritto.
    L’istruttore esce con un pacchetto in mano, urlando: - Allievo Gagliardi!
    Sbatto gli occhi per la sorpresa: - Comandi! - Lo raggiungo e mi schiaffo sull’attenti.
    Il caporale osserva la busta, da un verso e dall’altro. Sembra deluso: - Apri la bocca.
    Stupito, obbedisco. In tempo per richiuderla sulla lettera.
    - A terra.
    Dieci flessioni, e posso tornare nei ranghi. E addirittura tenere la busta con le dita invece che coi denti. Riconosco la grafia, una lettera dei miei.
    - Allievo Calegari!
    Con un sorrisone, Cale raggiunge Morabito. Che sghignazza, leggendo una cartolina: - Chi è Alessandra?
    - Comandi. La mia ragazza.
    L’istruttore, cartolina in mano: - Alessandra ti ama tanto, le manchi - Guarda Calegari - Secondo me non è vero, dicono tutte così.
    Il milanese sbianca, Morabito riprende a leggere: - E manda un bacio al suo…Machimmin chia, questa cartolina è pornografica! A terra!
    Calegari, dopo venti flessioni, torna in fila. Sibilo: - Che c’è scritto?!
    Gira la cartolina, leggo anch’io, fatico a trattenere le ghignate: - Roba da mandare in busta chiusa, Pisellone.
    - Allievo Dalmasso!
    - Comandi!
    Morabito, lettera fra le dita: - Oh, ma questa è profumata. E chi te la manda, allievo?
    - Comandi. La mia ragazza.
    Il caporale avvicina la busta alle narici, aria sognante: - Profumo di fica…
    Dalmasso trasecola sull’attenti.
    - Ma se la lava? Secondo me, poco. A terra!

    Tardo pomeriggio, passo davanti alla fureria: - Gagliardi, in parlatorio. Visita parenti.
    Pensando che sembra proprio un carcere, mi dirigo verso il corpo di guardia. Dove il sergente indica una porta: - C’è tuo cugino di Torino.
    Abbasso la maniglia, stupito, non ho cugini a Torino.
    - Andre, finalmente!
    Allargo le braccia: - Cugì, ma che bella sorpresa.
    Robertino lo hobbit se la ride: - Fortuna che t’ho trovato.
    Mi scappa una smorfia: - Fortuna un beato caxxo, Robbè, sto sempre dentro.
    - Com’è, dura?
    - Naa. Che fai qua?
    - Andiamo a Roma per la partita. Gli altri stanno in macchina, ti salutano. Io volevo portarti questa, è arrivata ieri.
    Il cuore prende a battere furioso, afferro la busta da lettera: - Grazie!
    Gli occhi del mio amico scintillano di puro divertimento hobbit: - Devo andare. Ti serve qualche cosa?
    Scuoto la testa, sorrido beato.

    Ho letto la lettera non so più quante volte, ricomincio. Il Reparto di Sophie è schierato nella Bekaa, contro Siriani e Palestinesi che minacciano i villaggi cristiani. Accenna a massacri di civili e atrocità. A Ras-Baalbek la chiesa era ingombra di cadaveri fatti a pezzi. Aggiunge che sarà a casa il giorno di Natale, e deve parlarmi. Chiudo il foglio, guardo il vuoto.
    Rientra Calegari, s’appoggia alla branda, fissa il pavimento. E senza una parola, rimane lì.
    - Tutto bene?
    Non risponde.
    - Orecchioqua, Cale, mi senti?
    Lentamente annuisce.
    - Che c’è?!
    Impiega qualche secondo a rispondere: - Alessandra m’ha lasciato.

    Domenica la sveglia suona alle sette, Calegari si stiracchia: - Non ho chiuso occhio.
    Io sono sveglio da un’ora, lavato, sbarbato. E sto allacciando le scarpe da ginnastica. Alzo lo sguardo: - Ma se hai russato tutta la notte.
    - Figa, com’è che sei già pronto?
    - Non vedo l’ora di battere Morabito.
    Sorride, andando in bagno: - A me quel pirla ha finito di farmi scoppiare.
    Poco dopo entra in camerata Pozzi: - Allievi, reazione fisica!
    Lo guardo stupito: - Comandi. E Morabito?
    - Lo sostituisco io. Problemi?
    Soffoco la delusione: - Comandi. Negativo.
    Il caporale parte ridacchiando: - Allievi, solo una corsetta.
    Giriamo a buon ritmo, è chiaro che Pozzi corre meglio e più di Morabito. Gli sto a distanza, ma quando vedo il punto d'arrivo, scatto avanti. Pozzi gira la testa. Faccio per passarlo a sinistra, lui allarga il gomito. Io scarto e lo supero a destra, accelerando prima che possa sgambettarmi. Taglio il traguardo in scioltezza, senza alzare le braccia ma godendomi la vittoria. Arriva Pozzi, scuro in volto: - ‘Zzo fai, allievo?
    - Comandi. Solo una corsetta.

    Rientrati, mi metto in Verde. Guardo Calegari: - Tu lo sai perché non c’era quello stron zo?
    - Boh.
    Bisbiglio furioso: - Te lo dico io, sta in fuga. Noi qui a far la muffa e il cornutone a casa!
    Il mio amico, in pantaloni e camicia, fa il nodo alla cravatta: - Mi rimbalza.
    - ‘Zzo fai in drop?
    - Appuntamento.
    - Con chi?
    - Il paraculo supremo.
    - Un generale?
    - Dio.
    Lo guardo senza capire, ridacchia: - Vado in chiesa.
    - Noo! Perché?
    Termina il nodo della cravatta: - Chi va in chiesa, ha la libera uscita nel pomeriggio. Anche se punito. Per me, che servo a messa, c’è un sovrappiù di vantaggi.
    - Cioè?
    Infilando la giacca, strizza l’occhio: - Esenzione dai servizi.
    Osservo incredulo il chierichetto in divisa avviarsi ai suoi riti superstiziosi.
    Ultima modifica di gagliardi; 14-04-20 alle 12: 30
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  7. #17
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    Uscito Cale, entra Pozzi: - Ci smeniamo la min chia, allievo?
    Scatto sull’attenti: - Comandi.
    - Sei punito?
    - Comandi. Negativo.
    - Di servizio?
    - Comandi. Negativo.
    - Vieni con me.
    Mi casca la mascella: - Comandi. Volevo telefonare alla mia ragazza…
    - C’è tutto il tempo.
    Traslochi e pulizie sembrano essere l’attività principale, un maligno direbbe l’unica, della Gamerra. C’è da trasferire un cumulo di vecchie sedie scassate ed altre masserizie da un magazzino polveroso e scuro ad uno scuro e polveroso. Meglio non pensarci, sennò divento matto. Con sorpresa vedo Pozzi partecipare al trasloco, e sporcarsi quanto me. Ci diamo da fare in silenzio per un po’. Al primo attimo di pausa, gli chiedo: - Comandi. Perché io?
    - Non c’era nessun altro.
    - Sì, certo.
    - Gli allievi furbi la domenica mattina s’imboscano. Invece i fessi stanno in giro a ciondolare.
    Effettivamente in camerata c’ero solo io. Lezione imparata, non ripeterò l’errore. Afferro dal bordo una vecchia scrivania. Le dita di Pozzi stringono l’altro lato: - E tanto per chiarire, allievo, si mettono di servizio i puniti per consentire a chi se lo merita di andare in libera uscita.
    - Comandi. Com’è che io non esco mai?
    Ghigna: - Sei un rompicoglioni.

    Verso l’ora di pranzo la camerata si ripopola. Entra Cale, raggiante e silenzioso.
    - Cos’è, hai incontrato dio?
    Sorride: - Ho incontrato la Fede
    - Cioè?
    Sussurra: - Federica.
    - Chi è?
    - La figlia d’un colonnello.
    Lo fisso incredulo: - Tu finisci dritto a Gaeta.
    - Che c’è a Gaeta?
    - Il carcere militare, deficiente.
    - È il destino, amico mio. L’ho incrociata per caso, andando in chiesa. M’ha sorriso, abbiamo fatto quattro chiacchiere. E tra poco usciamo.
    Dopo un attimo di silenzio, scuoto la testa: - Paraculo e parafiga, quasi quasi mi converto.
    M’osserva divertito: - Davvero?
    - Naa.

    Ho voglia di scaricarmi. Indossata la ginnica, vado sotto la Torre. Dopo il riscaldamento e qualche scatto, faccio un po’ di vuoto. Mentre sto prendendo a pugni l’aria, sento il rumore metallico d’una bici. Mi giro, il Terribile: - Perché non t’alleni in palestra?
    - Comandi. Non è aperta agli allievi.
    - Domani ti porto io.
    - Comandi. Domani spero di andare in libera uscita. Devo chiamare la mia ragazza.
    - Telefona dalla caserma e vieni in palestra.
    - Comandi. È una chiamata internazionale, devo uscire.
    - Ah, una straniera. Di dove?
    - Comandi. Beirut.
    - Strano posto per trovarsi la ragazza.
    Rimango in silenzio.
    - Se cambi idea, sai dove trovarmi.

    La sera me ne sto in branda, schiena poggiata al cubo, sforzandomi di scrivere a Sophie. Vorrei dirle tante cose, ma non vado oltre le solite generiche cazzate. Ti amo, mi manchi, non vedo l’ora di tornare da te. Siamo così lontani, e non solo geograficamente. Lei combatte per la sua Patria, io faccio il soldatino per la mia. Ma cosa caspita dovrei raccontarle? Quanto sono bravo a pattinare come un pinguino? Oppure come splendono i cessi quando li pulisco io? Lascio da parte la lettera. Ruolino fra le dita, procedo al consuntivo della prima settimana. Si contano cinque P. Sospiro, Macho sarebbe fiero di me. Ma anche quattro S e un’unica L. Totale, dieci. Mi gratto la testa, perplesso
    La voce di Dalmasso: - Coma va?
    Alzo gli occhi: - Problemi con le sigle.
    - Parole crociate?
    - Il mio ruolino.
    - Ce l’ho anch’io, comprato allo spaccio.
    - Questo qui me lo sono fatto io, molto più fico.
    - Non avevo dubbi.
    - Cioè?
    Sorride, vagamente sarcastico: - Tutto quello che hai, fai, pensi o dici tu, è più fico.
    Gli lancio un’occhiataccia: - Allora, i giorni di punizione li segno con la P, i servizi con la S, e la libera uscita è una L. Però cosa caxxo scrivo nei giorni di punizione che m’hanno schiaffato pure di servizio?
    Ridacchia: - Prova con P+S. Come li segni i lanci?
    - Paracadutino.
    - E la guardia?
    - G.

    Vedo rientrare il chierichetto innamorato, abbasso la voce: - Allora?
    Si limita a sussurrare: - Paradiso.
    Poco prima del contrappello ricompare Morabito. Lo accoglie il solito sbattere di suole, che stavolta pare compiacerlo: - Tutto bene, allievi?
    Restiamo stupiti dal tono cordiale e l’assenza di min chia.
    - Domani comincia una settimana durissima. Cercate di riposare - E s’allontana sghignazzante in direzione dell’Olimpo.
    Dalmasso, faccia scura: - Stanotte non si dorme.

    Qui termina il primo capitolo, che ripercorre la prima settimana.
    Ultima modifica di gagliardi; 07-06-20 alle 21: 47
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  8. #18
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    Grazie davvero, mi sto appassionando come fosse una serie TV
    Posso chiederti il funzionamento dei gradi durante la leva militare : conosco un ex San Marco che fece la Naja da sergente, a sua detta grazie al diploma, ed un laureato in fisica che grazie alla laurea la fece da Tenente;
    Nel tuo racconto leggo di un medico truppa, non avrebbe potuto prestare servizio obbligatorio da Ufficiale Medico ?
    "chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola" - P.Borsellino

  9. #19
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    Grazie @Pol, felice che ti piaccia.
    La questione dei gradi di leva è semplice, ma complicata dall'istituto della rafferma. Per la truppa esistevano solo caporale e caporalmaggiore. Si poteva, sempre per assolvere agli obblighi di leva, far domanda come Allievo Ufficiale di Complemento: se accolta, cinque mesi di corso e dieci di ferma da sottotenente. Nel ruolo truppa si poteva chiedere la rafferma biennale oltre ai dodici mesi, e si passava sergente. Anche gli Auc potevano raffermarsi, ma era più raro che accadesse mentre fra i sottufficiali i "firmaioli" erano una parte significativa (almeno per quel che ricordo).
    Sugli ufficiali medici non so praticamente nulla. Esisteva invece tra gli incarichi truppa quello di Assistente di sanità, Asa, importantissimo e dotato d'immenso potere perché distribuiva esenzioni varie
    La domanda Auc si faceva alla visita dei tre giorni, dopo non credo si potesse. Se, finiti i rinvii per studio, partivi da laureato o quasi in medicina l'incarico di Asa era fatto per te.
    Ultima modifica di gagliardi; 14-04-20 alle 20: 04
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  10. #20

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    Complimenti davvero, racconto ben scritto e molto interessante e vivace. Non vedo l'ora di leggere il resto!
    Guardia Particolare Giurata - Sicurezza Aeroportuale

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