Cuori d'acciaio all'erta!

[gagliardi]

Grazie Kojak,
mi rendo conto anch'io che il clima di quegli anni possa sembrare inverosimile o terribile a chi è nato dopo e conosce un'altra Italia. Oggi, fortunatamente, le cose sono molto cambiate. Per quanto riguarda le Forze Armate, la fine della naja e la caduta del muro di Berlino hanno dato il via a un processo di modernizzazione culturale e riconoscimento sociale del mondo militare. Da questo punto di vista, se non altro, siamo diventati un paese abbastanza normale. Un fatto mi diverte e mi rinfranca: gli stessi che quarant'anni fa firmavano petizioni per chiudere caserme e trasferire reparti (non solo a Pisa, anche in Friuli e altrove), oggi le firmano per tenere aperte le stesse caserme e non trasferire i medesimi reparti
Capitolo durezza della naja. Posto che le situazioni variavano moltissimo per tempi luoghi reparti etc., credo di averne dato una rappresentazione abbastanza soft, qualche urlaccio e molte pompate. In realtà c'era ancora una certa "disciplina fisica". Ho anch'io un amico che è sopravvissuto alla Smalp metà anni '80, se penso a quel che mi ha raccontato ho i brividi pure a ferragosto
In ogni caso qui si parla dei primi due mesi di naja, in una caserma di car. Al reparto le cose andavano diversamente, e tutte le reclute a Pisa speravano/cercavano/pregavano di non finire a Siena Dove, in realtà, non si stava così male. Era faticoso ma esaltante, e in libera uscita zero problemi coi locali. Col tempo, a furia di andare su e giù per le crete, finivi col conoscere i posti, i ristoratori, e organizzare epiche mangiate di squadra/plotone. Aggiungo che raramente spendevamo soldi per mangiare fuori, perché in caserma si mangiava come al ristorante. E comunque, tra campi e pattuglie, eri quasi sempre fuori a ingozzarti di razioni k.