Buongiorno a tutti.
Sono approdata su questo forum per chiedere informazioni - e già diverse ne ho avute nella sezione apposita - per una storia che vorrei scrivere, ma spulciando diversi topic anche vecchi mi sono interessata ad alcuni discorsi su cui penso sarebbe interessante un confronto. Inoltre ho realizzato che per la storia che voglio scrivere, oltre alle informazioni tecniche, per valorizzare ancora di più il punto di vista "in divisa" della storia - dovrebbe essere una storia corale in cui, tra i diversi personaggi, avranno spazio anche tre CC, due uomini e una donna, ma di loro tre, il punto di vista tramite cui li inserirei nella storia è solo quello della ragazza (poi una volta finita questa storia sto pensando anche a qualcosa solo su di loro in cui esplorare il punto di vista di tutti e tre, ma questo verrà dopo, nel caso) - in questo caso mi piacerebbe sentire delle voci che possano servirmi a rendere più solida la caratterizzazione proprio della ragazza che funge da "punto di vista in divisa".
Tutto nasce dal fatto che, più che altro in topic vecchi, ho notato qua e là qualche riflessione sulla "declinazione" delle professioni militari e delle forze dell'Ordine. Pochi commenti in merito, nessuno che ci vedesse qualcosa di buono. In tutto ciò, quei pochi commenti uscivano da punti di vista maschili e nessuna donna che rispondesse dando il proprio punto di vista su come effettivamente da donna si sente a essere chiamata in un modo piuttosto che in un altro dalla persona che passa e si rivolge con un termine generico, declinandolo o meno.
Però quei pochi commenti mi hanno fatto pensare al fatto che il personaggio che sto creando nella storia non ha un'idea precisa in merito e questo rende la sua caratterizzazione più povera anche se di poco. Certo, ci sarà un punto della storia in cui effettivamente rivendicherà per sè il termine declinato per sottolineare come sia fiera di ciò che è, ma appunto sarà lei stessa ad autodefinirsi così e lo farà per riscattare il proprio percorso dal pregiudizio che ha incontrato prima in famiglia e poi anche una volta coronato il proprio sogno anche da parte di alcune persone dell'ambiente riguardo al suo essere donna e portare una divisa. E comunque sarà una sola scena, ma in generale non ho pensato a nessun altro punto in cui questo ritorni e lei possa esprimere cosa ne pensa in generale (perchè il sostantivo declinato comunque per sè stessa lo usa solo in quell'occasione che è un'occasione particolare e normalmente non se lo sogna proprio). Ma potrebbe capitare che nella scrittura io finisca per farla finire in situazioni in cui qualcun altro lo usa e sarebbe una povera narrazione quella in cui capita una cosa del genere e io ancora non ho pensato a cosa lei pensi di questo. Però per rendere la mia "carabiniera di carta" (ecco, in questo caso ho declinato la sua professione, ma non mi sarebbe venuto spontaneo dirlo diversamente, in questo caso, quello che ancora devo decidere è se a lei piaccia o meno) solida e credibile nella propria opinione, qualunque essa sia, penso che il mio dovere di "autrice" (le virgolette le sento d'obbligo perchè non me la sento di usare un termine così significativo prima che la storia sia finita anzi, mentre ancora la sto definendo) sia quello di confrontarmi con punti di vista reali di persone che possano essere nella sua situazione o in situazioni simili, anche per questo apro questo topic.
Non parlo di declinazione dei gradi (di qualsiasi corpo), che trovo assurda innanzitutto da un punto di vista linguistico, dal momento che quasi tutti i gradi terminano in -e per cui in teoria sono invariabili basta un minimo di logica per capire che non c'è nessuna necessità di declinarli - e quindi immagino che praticamente nessuno lo faccia. Ce ne sono giusto un paio che a livello teorico potrebbe aver senso declinare col suffisso -ssa, ma provando a declinarli e ripetere tra me e e me il risultato, mi suonano tanto da presa in giro, così come gli unici due gradi che non terminino in -e e siano quindi sicuramente declinabili, mi danno comunque la stessa impressione a pensarli declinati (nel corso delle mie ricerche per la storia, mi sono imbattuta in un articolo su un quotidiano online sul "boom delle marescialle" dei CC al comando di stazioni e onestamente più trovavo il termine declinato nell'articolo più mi sembrava quantomeno ironico - non parliamo poi di quanto sembrasse una battuta sagace il titolo in sè per come era formulato, ma questo è un altro discorso...), poi magari qui scoprirò qualche "punto di vista interno" a cui invece suonano bene e piacciono, non pongo limiti alla provvidenza...
Non parlo nemmeno del punto di vista in generale sulla declinazione delle professioni, ma semplicemente, per le donne e ragazze che se la sentono di rispondere, la domanda è appunto:
qual è la sensazione che vi dà quando qualcuno (si intende qualcuno "esterno" che appunto usa un appellativo generico, per questo dicevo che la discussione non considera minimamente la questione della declinazione dei gradi) vi si rivolge (se vi è capitato) con l'appellativo della vostra professione declinato* o comunque come pensate che potrebbe farvi sentire se qualcuno lo facesse?
*ovviamente per quelli che possono essere declinati, in diversi casi immagino non succeda proprio perchè semplicemente è infattibile
Che impressione vi dà, se per caso vi è capitato, sentir usare l'appellativo della vostra professione declinato (magari non da qualcuno che si rivolgeva a voi, ma da qualcuno che magari parlava di voi o colleghe, anche magari commentando una notizia)?
Al di là dell'opinione linguistica che potete avere su quanto sia giusto che siano state "create", preferireste che le versioni declinate si usassero o meno? Se vi fa piacere sentirle, perchè? O perchè al contrario sareste più felici di non sentirle in assoluto?
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