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Discussione: Gravi episodi, crisi di valori nell'Arma ?

  1. #21

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    Vedi, è un po' lo specchio dei tempi. Il lassismo che troviamo tra le Forze dell'Ordine è lo stesso che esiste in ambito scolastico, lavorativo, familiare. Punire diventa sempre più difficile poiché espone chi lo fa a una sorta di gogna mediatica fomentata da tutti quei soggetti che in tempi andati sbandieravano lo slogan "vietato vietare".
    Tornando al nostro ambito, l'Arma del Carabinieri ha resistito egregiamente alle onde sempre più vigorose di questa marea montante che io chiamo destrutturazione. Lo ha fatto grazie a un suo regolamento che, sì, poteva essere anacronistico ma che ha sempre sradicato la pianta malata prima che infettasse le altre. Cos'è cambiato adesso? Non lo so. Forse il ricambio generazionale degli Ufficiali, con i nuovi Tenenti di mentalità più moderna e malleabile sebbene nello strettissimo ambito di discrezionalità in cui si possono muovere.... Di sicuro, se qualcuno della truppa ha bisogno ancora del cane da guardia, vuol dire che questo per un po' è stato latitante.
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  2. #22
    Caporale
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    La crisi di valori e l'eccessivo permissivismo permeano ormai tutta la società civile ed i Carabinieri non vengono reclutati sulla Luna.
    Se gli ufficiali tentassero di far rispettare la disciplina di un tempo, nel giro di poco scatterebbe un forte movimento interno che chiederebbe la smilitarizzazione e la fusione con la Polizia di Stato. Quindi un rilassamento della disciplina nella sostanza rimane, al momento, l'unico modo per salvaguardare la militarità nella forma. E' anche vero che, assimilando sempre di più, nella sostanza, militari e civili, si finisce per far venire meno la stessa identità dell'Arma e la sua distinzione rispetto alla Polizia civile.
    Per chi ha tempo, consiglio di ascoltare questo bel discorso di Dalla Chiesa:
    https://www.youtube.com/watch?v=Pc3GN1B3dJM

  3. #23
    Maresciallo
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    Provo a dire la mia cercando di non entrare in disquisizioni giuridiche che potrebbero non essere comprese da tutti.
    Da un po' di tempo tra lo studio delle materie concorsuali per Commissario di Polizia trovo il tempo di seguire un piccolo ufficio da me creato in seno allo studio Legale di famiglia, che si occupa di diritto amministrativo militare.
    Ho avuto modo in questo periodo di conoscere diversi militari e poliziotti, e ho percepito alcune particolarità.
    Preliminarmente vorrei chiedervi cosa vuol dire essere militare ?
    cosa vuol dire spirito di corpo ?
    Tralascio le definizioni giuridiche date dal Regolamento di Disciplina Militare. Mi piacerebbe che me la diate voi, secondo vostra interpretazione.
    Che cosa vuol dire essere poliziotto ?
    Io credo che la differenza al giorno d'oggi la faccia essenzialmente la funzione, ossia la funzione militare e la funzione di polizia.
    A mio avviso tra lo status di miliare o civile ( per la PS) muta solo il trattamento del personale, prima di tutto e sostanzialmente l'orario di lavoro. Non vado oltre altrimenti cadrei nel giuridico ma se ho tempo farò un topic apposito dove auspico un confronto reale, privo di luoghi comuni, ove verranno messe a confronto le diverse realtà.
    Vado oltre, così ci capiamo; in Brasile la cazzutissima polizia militare tempo fa ha scioperato ( e le conseguenze sono state disastrose).
    In Belgio il personale dell'esercito ha manifestato con bandane e fumogeni e la Polizia li ha caricati.
    Nel cazzutissimo esercito di sua maestà la regina c'è la rappresentanza del personale. Se non vado errato c'è anche nell' USA ARMY.
    Negli USA i militari possono manifestare in uniforme a manifestazioni persino del gay pride. I gradi degli ufficiali dei Marines non rammentano nulla di militare se non il nome. Esempio il capitano ha due mezzi binari verticali. Il Ten. Col. o il Colonnello hanno un quadrifoglio ( se non ricordo male la pianta) che varia di colore a seconda che sia del primo o del secondo. Solo i generali hanno le stelle sui gradi.
    Tutti questi casi conducono a una domanda, qualora mi basassi sulle affermazioni fatte da molti di voi sul forum, ossia : non sono militari ?
    Faccio un altro esempio; l'attuale Capo della Polizia ha sospeso e avviato il procedimento di destituzione per un poliziotto che stupidamente pubblicò un video in cui prendeva in giro il Presidente della Camera Laura Boldrini. Ora, tralasciando la mia antipatia o simpatia verso questa persona, ha avuto un comportamento censurabile ( e anche qui tralasciando tutti i risvolti disciplinari e costituzionali, qualcuno ha invocato, a caxxo di cane,il diritto di manifestazione del pensiero mostrando solo una laida ignoranza).
    Mi sono stati presentati casi in cui il rigore e la severità ( alle volte anche una certa brutalità ) erano palesi nelle sanzioni fatta ad alcuni poliziotti, anche per aver espresso una opinione non condivisa.
    Un mio cliente Maresciallo dei CC ha detto che se in Compagnia il Capitano dispone dei turni che non gli vanno bene, si mette in malattia, e così fanno anche gli appuntati.
    Un altro cc mi ha passato questo articolo di giornale, leggetelo. http://www.grnet.it/sicurezza/carabi...-di-ufficiali/
    Ho letto di altri casi molto simili sempre nei CC.
    Come penultimo esempio cito la Guardia Costiera; fate un giro con loro e vi accorgerete della loro sciatteria nell'uso dell'uniforme e nell'uso del "tu" tra molta truppa ( inclusi i marescialli ) e gli ufficiali.
    Ultimo esempio: un mesetto fa per lavoro ho conosciuto un capitano dei carabinieri e un colonnello dei cc. In borghese il capitano sembrava un giovinastro, ossia cresta e orecchino e con il colonnello si salutava con il "cinque".
    Perdonatemi le divagazioni che forse a tratti sembreranno una lista della spesa. Sto solo cercando di dire che a mio avviso la situazione di tendenziale sfacelo ( sostantivo che ha connotato negativo se rapportiamo l'ambiente FF.AA FF.PP di ieri rispetto a quelle di oggi) e quindi di crisi di valori è frutto di una diversa percezione della realtà in cui tutti si sentono liberi di fare tutto ( il web aumenta di molto questa percezione), in cui si scherza su ogni cosa, anche la più grave, seppur per sdrammatizzare, comportando una desensibilizzazione anche ai valori più nobili quali l'onore, la disciplina, la bandiera, la solidarietà.
    La situazione nelle FF.AA. è attualmente fluida e diverse saranno le novità.
    Considerazione finale: si è sempre attribuito ai cc e alle altre FF.AA. una sorta di verginità che è stata smentita. Capo Gabrielli fu davvero grande quando tempo fa, cazziando alcuni sindacati disse che "dall'altra parte" non sono tutti alti, biondi e con gli occhi azzurri, ma sanno mostrarsi meglio. Questo era il succo.
    L'essere militare pertanto comporta solo una diversa posizione giuridica innanzi ad alcuni limitati istituti. Essi se usati con dovizia e conoscenza sono validi strumenti sì di tutela del personale ma badate possono essere anche delle armi a doppio tagli se saputi usare bene. Dipende dall'uso dello che se ne fa dello strumento e non dello strumento stesso.
    La differenza è da ricercare nella funzione ( militare o di polizia). Frasi del tipo " son casi isolati, la graniticità delle FF.AA permane" sono intrise di palle, sapendo di essere palle.
    Parlerei di altri casi, ma fidatevi che tutta questa militarità ( così intesa in una accezione a mio avviso errata) non l'ho vista in nessuno dei miei clienti ( finanzieri inclusi).
    Al prossimo topic potremmo, anzi potreste, confrontarvi al meglio.
    Soluzione ? equilibrio nella gestione del personale e "spezzamento di coscia "( in senso metaforico eh! ) a chi sbaglia a parlare o ad agire, poliziotto o militare che sia.
    Ultima modifica di golia; 06-12-17 alle 12: 41

  4. #24

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    Come sempre l'amico @golia pone quesiti molto interessanti che meriterebbero di essere sviscerati. Qui mi limiterò ad alcune brevi "imbeccate", rimandando a successivi approfondimenti.

    cosa vuol dire essere militare ?
    Vuol dire considerare il proprio servizio come una MISSIONE e non come un LAVORO.
    La terminologia è importante, provate a rifletterci...
    cosa vuol dire spirito di corpo ?
    Vuol dire che non si ragiona da singoli, ma da gruppo. Non si antepone mai l'interesse individuale a quello del reparto, della compagnia, del plotone o anche semplicemente dell'unità di cui si fa parte.
    Che cosa vuol dire essere poliziotto ?
    Vuol dire ANDARE IN SERVIZIO e svolgere le proprie mansioni al meglio. La Polizia offre tantissimi ambiti di impiego e consente al proprio personale di diversificare la propria attività in qualsiasi momento della carriera. Questo dovrebbe essere uno stimolo....
    Negli USA i militari possono manifestare in uniforme a manifestazioni persino del gay pride. I gradi degli ufficiali dei Marines non rammentano nulla di militare se non il nome. Esempio il capitano ha due mezzi binari verticali. Il Ten. Col. o il Colonnello hanno un quadrifoglio ( se non ricordo male la pianta) che varia di colore a seconda che sia del primo o del secondo. Solo i generali hanno le stelle sui gradi.
    Tutti questi casi conducono a una domanda, qualora mi basassi sulle affermazioni fatte da molti di voi sul forum, ossia : non sono militari ?
    Non cadrei nel tranello di parallelismi così arditi, soprattutto se appartenenti a un sistema completamente diverso dal nostro. Ci porterebbe fuori strada...
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  5. #25
    Maresciallo
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    Citazione Originariamente Scritto da Kojak Visualizza Messaggio
    Come sempre l'amico @golia pone quesiti molto interessanti che meriterebbero di essere sviscerati. Qui mi limiterò ad alcune brevi "imbeccate", rimandando a successivi approfondimenti.


    Vuol dire considerare il proprio servizio come una MISSIONE e non come un LAVORO.
    La terminologia è importante, provate a rifletterci...

    Vuol dire che non si ragiona da singoli, ma da gruppo. Non si antepone mai l'interesse individuale a quello del reparto, della compagnia, del plotone o anche semplicemente dell'unità di cui si fa parte.

    Vuol dire ANDARE IN SERVIZIO e svolgere le proprie mansioni al meglio. La Polizia offre tantissimi ambiti di impiego e consente al proprio personale di diversificare la propria attività in qualsiasi momento della carriera. Questo dovrebbe essere uno stimolo....

    Non cadrei nel tranello di parallelismi così arditi, soprattutto se appartenenti a un sistema completamente diverso dal nostro. Ci porterebbe fuori strada...
    Ovviamente la tua risposta non vale perché è quella del modello ideale di Militare/Poliziotto Vorrei capire invece l'universo mondo come la pensa.
    Sul discorso dei parallelismi hai ragione. Mi sono espresso male; non intendo mettere sullo stesso piano l'ispettore del commissariato di Pozzuoli con il marines. Intendevo dire che spesso (io in primis), basiamo il nostro giudizio sull'essere o meno qualcuno o qualcosa su dei distintivi o altri simboli che per la nostra cultura rappresentano qualcosa,ma andando poco più in là, in Francia, Spagna o appunto negli USA, hanno significati diversi o addirittura non esistono proprio e in luogo di essi sono presenti segni, tradizioni o cose che a noi sembrano amene ma che per loro sono ordinamento, e non per questo cambia la loro natura di essere o meno qualcuno o di fare qualcosa. E su questo assunto osservavo che la diversità reale la fanno la funzione e il rigore con cui si applicano le norme che in amministrazioni militari e militarmente organizzate esistono.
    Però è il mio punto di vista, e come tale più che sindacabile.

  6. #26

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    I "segni esteriori" (gradi, distintivi di qualifica, colore e foggia dell'uniforme, araldica....) sono sempre l'espressione della storia di quel Corpo o Arma.
    L'Uniforme è la seconda pelle di chi la indossa: su questo non mi stancherò mai di lottare. Che questo abbia a che vedere con il senso di appartenenza e con lo spirito di Corpo è fuori discussione; che abbia a che fare con il "sentirsi o no militari" è una questione abbastanza da salotto di filosofi e che secondo me vale solo come esercizio dialettico.
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  7. #27
    Caporale
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    Allora, in termini "giuridici" essere militari significa essenzialmente essere soggetti al regolamento di disciplina militare ed al codice penale militare di pace.
    Ma (e lo dico pur essendo anch'io un giurista) non è certamente questo l'aspetto più importante. L'aspetto disciplinare o penale militare dovrebbe entrare in gioco solo nelle ipotesi patologiche. La differenza principale, quella che dovrebbe differenziare il militare dal civile nella fisiologia, dovrebbe riguardare l'aspetto etico-motivazionale: amore per la Patria, spirito di corpo, spirito di servizio, senso del dovere, senso dell'onore, disciplina, onestà, lealtà e via dicendo.
    L'aspetto penale-disciplinare dovrebbe subentrare solo nelle ipotesi (che dovrebbero essere patologiche e quindi limitate) in cui viene meno l'osservanza spontanea dei valori (prima ancora che delle regole) della disciplina militare.
    Valori e regole che dovrebbero riguardare, tra l'altro, anche l'area civile: è l'art. 54 della Costituzione "democratica e antifascista" che parla di fedeltà, disciplina ed onore. E pur tuttavia per il militare queste regole e questi valori dovrebbero valere con ancora maggiore intensità.
    Detto questo, un rilassamento della disciplina e del senso dell'onore penso che ci sia.
    Ma è anche perché nella società attuale valori come Patria, onore, disciplina, senso del dovere e via dicendo non sono più sentiti, né attuali. Non è certo da oggi. Tuttavia negli ultimi venti-trenta anni si è assistito ad un'ulteriore disgregazione: la disgregazione della famiglia. Spesso i giovani non vengono più educati dai genitori, in guerra tra di loro, neppure all'onestà ed al rispetto. Nelle scuole non si riesce più a mantenere la disciplina. Lo Stato ha perso buona parte della sua credibilità. La filosofia di fondo della società in cui viviamo è quella dell'egoismo e dell'accaparramento ai danni del prossimo. Siamo stati abituati a pensare "io faccio quello che mi pare".
    E come ho già detto, i Carabinieri non vengono reclutati sulla Luna. E quindi, se almeno fino agli anni '80, era ancora possibile plasmare i giovani dopo l'arruolamento ed insinuare dentro di loro un certo spirito di corpo e spirito di servizio, oggi diviene molto più difficile o quasi impossibile. Le FF.AA. diventano inevitabilmente lo specchio della società in cui sono inserite e, se non ci sono a monte dei valori in cui credere, le norme giuridiche diventano sterili e senza applicazione pratica. Senza considerare che arrestare i delinquenti per vederli uscire il giorno dopo o permettere che questi possano fare violenza o resistenza senza che gli operatori si possano difendere, se non a rischio di finire sotto inchiesta, è estremamente demotivante.
    Nella migliore delle ipotesi, sui grandi principi e sulle leggi prevale la mentalità parasindacale ed il CCNL, per cui il militare lavora 36 ore con il cronometro alla mano e tanti saluti a tutto il resto. Nelle peggiori ipotesi, vengono commessi reati, magari contando sull'impunità generalizzata dell'illegalità, che è sotto gli occhi di tutti o sulla circostanza che, dopo l'abolizione, nel 1990, della decadenza automatica dall'impiego in caso di condanna penale è comunque possibile "mantenere il posto", anche se scoperti.
    Però, ripeto, non ci sono colpe particolari nei Carabinieri, che rimangono comunque, a mio avviso, l'Istituzione più affidabile. C'è però un inevitabile riflesso del clima di sfascio e di lassismo della società in cui viviamo e di cui, inevitabilmente, anche l'Arma fa parte.

  8. #28

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    @Dario solleva un altro problema di non trascurabile importanza: quello dell'età e delle motivazioni che portano all'arruolamento. Mentre su queste ultime c'è poco da dire (anche quarant'anni fa moltissimi si arruolavano solo per trovare un posto di lavoro, una via di fuga alla miseria), sul primo vorrei trattenermi un po' più a lungo.
    L'innalzamento dell'età con cui si inizia a vestire un'Uniforme pone un ulteriore problema di adattamento che, se un giovane di 20 anni è fisiologicamente più avvezzo a sopportare, uno di 30 lo è invece molto meno. Ragazzi, basta che vi facciate un giro nei vari topic di questo forum per farvi un'idea di cosa sta approdando nelle FF.AA. e nelle FF.O.!!!!! "Ma perché devo farmi la barba tutti i giorni?".... "Devo proprio fare il cubo al letto?".... "Mi manderanno tanto lontano da casa?".... "Si deve per forza vestire la divisa?".... Queste sono solo alcune delle perle di saggezza che costituiscono il vero e proprio "bestiario" di questa piattaforma! E se vai a vedere l'età anagrafica degli estensori, ti accorgi che non sono più dei ragazzini.
    Una volta il ragazzino di 20 anni lo prendevi e lo formavi fin dall'inizio: era una pagina bianca su cui l'amministrazione investiva e su cui poteva scrivere ciò che voleva. Adesso, i neo arruolati provengono già da esperienze lavorative spesso mentalmente lontane anni-luce da ciò che ci si aspetta in un'Amministrazione militarmente organizzata (o addirittura militare, se questo è il caso). Tutto questo si riflette inevitabilmente in forme di insofferenza e scarso adattamento che purtroppo stanno trovando facile sponda proprio in coloro i quali avrebbero il diritto e il dovere di stroncarle fin dalla nascita. Purtroppo, ultimamente vedo che anche la Benemerita non è più così immune da questa infezione....
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  9. #29
    Maresciallo
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    Citazione Originariamente Scritto da Dario (Toscana) Visualizza Messaggio
    Allora, in termini "giuridici" essere militari significa essenzialmente essere soggetti al regolamento di disciplina militare ed al codice penale militare di pace.
    Ma (e lo dico pur essendo anch'io un giurista) non è certamente questo l'aspetto più importante. L'aspetto disciplinare o penale militare dovrebbe entrare in gioco solo nelle ipotesi patologiche. La differenza principale, quella che dovrebbe differenziare il militare dal civile nella fisiologia, dovrebbe riguardare l'aspetto etico-motivazionale: amore per la Patria, spirito di corpo, spirito di servizio, senso del dovere, senso dell'onore, disciplina, onestà, lealtà e via dicendo.
    L'aspetto penale-disciplinare dovrebbe subentrare solo nelle ipotesi (che dovrebbero essere patologiche e quindi limitate) in cui viene meno l'osservanza spontanea dei valori (prima ancora che delle regole) della disciplina militare.
    Valori e regole che dovrebbero riguardare, tra l'altro, anche l'area civile: è l'art. 54 della Costituzione "democratica e antifascista" che parla di fedeltà, disciplina ed onore. E pur tuttavia per il militare queste regole e questi valori dovrebbero valere con ancora maggiore intensità.
    Detto questo, un rilassamento della disciplina e del senso dell'onore penso che ci sia.
    Ma è anche perché nella società attuale valori come Patria, onore, disciplina, senso del dovere e via dicendo non sono più sentiti, né attuali. Non è certo da oggi. Tuttavia negli ultimi venti-trenta anni si è assistito ad un'ulteriore disgregazione: la disgregazione della famiglia. Spesso i giovani non vengono più educati dai genitori, in guerra tra di loro, neppure all'onestà ed al rispetto. Nelle scuole non si riesce più a mantenere la disciplina. Lo Stato ha perso buona parte della sua credibilità. La filosofia di fondo della società in cui viviamo è quella dell'egoismo e dell'accaparramento ai danni del prossimo. Siamo stati abituati a pensare "io faccio quello che mi pare".
    E come ho già detto, i Carabinieri non vengono reclutati sulla Luna. E quindi, se almeno fino agli anni '80, era ancora possibile plasmare i giovani dopo l'arruolamento ed insinuare dentro di loro un certo spirito di corpo e spirito di servizio, oggi diviene molto più difficile o quasi impossibile. Le FF.AA. diventano inevitabilmente lo specchio della società in cui sono inserite e, se non ci sono a monte dei valori in cui credere, le norme giuridiche diventano sterili e senza applicazione pratica. Senza considerare che arrestare i delinquenti per vederli uscire il giorno dopo o permettere che questi possano fare violenza o resistenza senza che gli operatori si possano difendere, se non a rischio di finire sotto inchiesta, è estremamente demotivante.
    Nella migliore delle ipotesi, sui grandi principi e sulle leggi prevale la mentalità parasindacale ed il CCNL, per cui il militare lavora 36 ore con il cronometro alla mano e tanti saluti a tutto il resto. Nelle peggiori ipotesi, vengono commessi reati, magari contando sull'impunità generalizzata dell'illegalità, che è sotto gli occhi di tutti o sulla circostanza che, dopo l'abolizione, nel 1990, della decadenza automatica dall'impiego in caso di condanna penale è comunque possibile "mantenere il posto", anche se scoperti.
    Però, ripeto, non ci sono colpe particolari nei Carabinieri, che rimangono comunque, a mio avviso, l'Istituzione più affidabile. C'è però un inevitabile riflesso del clima di sfascio e di lassismo della società in cui viviamo e di cui, inevitabilmente, anche l'Arma fa parte.
    Dario hai dato una bella risposta. Condivido soprattutto due punti del tuo inervento : a) specchio della società di oggi; b)mentalità parasindacale o sindacale che sia.
    Indubbiamente un sistema penale debole non arricchisce la gamma delle motivazioni del personale.
    Qualcuno potrebbe obbiettare che quello che noi chiamiamo mentalità parasindacale o sindacale che sia, in realtà è la presenza ( compresenza o abuso ? ) di diritti riconosciuti e affermati in ogni testo di legge.
    Può anche darsi, ma il giusto contrappeso tra le esigenze del personale e quelle delle Amministrazioni impedisce all'adesione di valori quali quelli da noi ora enunciati ?
    Questa crisi di valori non è forse data dall'assenza di un background culturale ?( così come dice anche Kojak). Allora quali sarebbero i rimedi?
    In ultima battuta domando a voi e a me stesso, se non si riesce più a imporre una certa adesione a valori e tradizioni storiche di queste Amministrazioni, non è forse il caso di partire da un punto minimo irrinunciabile e ricostruire l'identità storica ? Ossia dare una identità in divenire a ogni Amministrazione che sia il frutto di un percorso culturalmente orientato a ridare vigore a questi valori ? Sul come ci si può pensare. Una idea l'avrei e riguarda l'associazionismo, quello vero, in cui ci si nutre di valori e di esperienze. Però rischio di andare off-topi e mi fermo qui.
    Se ciò è sicuramente più difficile allora la via maestra è l'imposizione al rispetto delle regole, che piaccia o meno, che poi provochi qualche vertenza o qualche segnalazione ai superiori sti caxxi. Il coraggio lo si mostra qua, nel sapere cosa puoi fare e come imporlo, così respingendo ogni forma di "camorrismo".

  10. #30

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    Alla risposta di @golia aggiungo alcuni spunti di riflessione che mi riservo di argomentare se del caso.
    Qualcuno potrebbe obbiettare che quello che noi chiamiamo mentalità parasindacale o sindacale che sia, in realtà è la presenza ( compresenza o abuso ? ) di diritti riconosciuti e affermati in ogni testo di legge.
    Si è perso di vista un punto che a mio avviso è imprescindibile se si vuole partire col piede giusto in ogni amministrazione militare o militarmente organizzata. Quello cioè della necessaria e logica compressione dei diritti individuali che - in quanto non rappresentativi del senso dello Stato - passano necessariamente in secondo piano. E' questo a non essere accettato da chi OGGI entra a far parte di queste amministrazioni. Vengono cioè anteposti i diritti a quelli che sono invece i doveri peculiari di un militare (o equiparato). Tanti anni fa alla scuola allievi ci dicevano: "vestire la Divisa è come vestire un saio". Oggi un simile concetto viene considerato anacronistico, superato: alle 19 si smonta, se arriva la rogna alle 18:55 sono bestemmie e tentativi di passare ad altri l'incombenza... non c'è quasi più vita di caserma, vera forgia di uomini ben temprati e avvezzi a condividere tutto: c'è invece la vita agiata, quasi "impiegatizia", che porta a criticare sempre e comunque tutto. Come ho ribadito più volte, anche l'uso della terminologia è un importante segnale della deriva, a partire dal passaggio da "ordini" a "disposizioni", sostantivo quest'ultimo che lascia intravvedere come possibile una messa in discussione da parte di chi le riceve.

    Questa crisi di valori non è forse data dall'assenza di un background culturale ?( così come dice anche Kojak). Allora quali sarebbero i rimedi?
    Il recupero della memoria storica del Corpo di appartenenza, tanto per dirne una. Da quando gestisco Polizianellastoria.it e collaboro con Cadutipolizia.it mi sono reso conto che - almeno nella mia amministrazione - vige un'ignoranza diffusa pressoché a tutti i livelli su chi siamo, chi siamo stati, quali sono le nostre radici. Solo apprezzando la nostra storia e i sacrifici fatti da chi ci ha preceduto potrebbe nascere un reale attaccamento al Corpo di appartenenza.
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