Intanto grazie per le ulteriori risposte.
Già il fatto che mi abbiate detto che non c'è il pericolo di perdere il lavoro è qualcosa che mi aiuta tantissimo, se non altro per affrontare il problema con serenità, che è la cosa principale.
@Charlie 2
Grazie per le infinite informazioni, ne farò tesoro.
@Kojak
Qui nessuno vuole prendere per i fondelli nessuno, tantomeno la propria amministrazione. I furbetti sono di sicuro altrove. Il solo fatto di chiedere info qui, credo che sia una chiara dimostrazione della mia volontà nel voler esplicitare il problema e la trasparenza e sincerità di quello che dico. E' chiaro però, dato la delicatezza del problema, sincerarsi per tempo su come fare e cosa fare. Non mi pare che sia strano cercare di chiedere per vedere al di là del proprio naso quando si parla di occupazione e di lavoro, visti i tempi di magra...
Qualcuno potrebbe obbiettare del perchè io non l'abbia fatto a qualcuno del posto dove lavoro. Intanto mi confidai qualche tempo fa con un medico che mi rispose che ero matto, cioè folle se avessi detto una cosa del genere perchè avrei rischiato tutta una serie di situazione che alla fine manco io ho capito a cosa sarei andato incontro. Pensando così di avere a che fare con persone che alla fine manco sanno quello che dicono ho deciso di continuare a fare il pesce e a mettere le pezze dove potevo. Ho poi evitato di parlarne sul posto di lavoro:
1) perchè se parli di ansia e di attacchi di panico, c'è sempre il cog***e di turno che ti etichetta come un pazzo o un folle. E visto che non mi andava di essere etichettato come un malato di mente e non mi andava di alimentare un chiacchericcio che non avrebbe fatto altro che creare più problemi che soluzioni, ho preferito tenere per me una situazione che reputo altamente personale e che in pochi, forse, avrebbero capito.
2) perchè penso che il problema riguardi in primis il mio posto di lavoro. Se è vero, com'è vero, che il mio lavoro mi ha causato dello stress, non credo che la mia amministrazione sia contenta di sentirselo dire e/o "pagare" per ciò che è successo. Da qui le mie pippe mentali nel tenere la mia situazione di malessere, defilata fin dove potevo, per capire il da farsi e come agire. Non capita raramente che le amministrazioni non riconoscano delle cause di servizio perchè non reputano che quel tipo di problema sia dipeso dal servizio (anche quando la cosa è estremamente lampante e non dirmi che non è così altrimenti significa che tu non abiti in Italia).
3) perchè ammettere ai colleghi che il tuo stato mentale è parecchio fragile per via del lavoro, significherebbe esporti a continue critiche. Del tipo "ah, tu sei stressato per il lavoro, perchè non chiedi a me che ti dico come sono io?". Il problema è che di fondo ognuno risponde allo stress in maniera diversa. Evidentemente, dopo 10 anni, io ho raggiunto la mia soglia di saturazione. Magari un altro ci impega 15 o 20 anni a raggiungerla. Dipende sempre da cosa fai, come lo fai, le cose che ti accadono, ecc. Avrei quindi dovuto mettermi a discutere con tutti o con alcuni sulla "bontà" del mio malessere. E sinceramente ho altro a cui pensare che dare spiegazioni ai colleghi che comunque - per inciso - non fanno il mio stesso lavoro e non possono lamentarsi per cambi, ferie, giorni, lavoro, ecc.
Quindi credimi, nessuna presa per i fondelli. E la storia del tesserino e della pistola è solo un modo per capire come procedere. Non mi interessa assolutamente tenerli. Il mio obbiettivo è stare bene e nel frattempo non perdere quello che ho conquistato con molta fatica.
Grazie però per le risposte.
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