Visto che a Kojak fa arrabbiare il '68 gli dò occasione di dire la sua a proposito di uno dei cavalli di battaglia dell'epoca.
Edito da Libreria Editrice Fiorentina - pag. 168
Lettera a una professoressa è uno scritto realizzato nel 1967 da 8 ragazzini della scuola di Barbiana (Vicchio – Mugello - FI), guidati da Don Lorenzo Milani maestro della medesima, e indirizzata ad una professoressa delle magistrali che – è l’accusa rivoltale - bocciava a ripetizione i figli della povera gente perpetuando in eterno la loro condizione sociale ed economica.
In questa lettera si analizzano vari problemi e principalmente quello dell’abbandono della scuola da parte dei figli dei braccianti e degli operai facendo largo uso dei dati ISTAT spiegati in maniera semplice e chiara.
Successivamente si offrono soluzioni ai problemi anzi elencati, a dir poco anticonvenzionali e tra le tante elenco:
- ripristinare le punizioni corporali facendo uso della frusta (che lui adoperava regolarmente);
- togliere spazio ai classici per dedicarsi principalmente al Vangelo che dovrebbe essere il principale obiettivo di materie come la letteratura e la geografia; propone inoltre una materia di approfondimento del Vangelo stesso.
- molto interessante - e a tratti stupefacente - un discorso in cui dice che gli studenti bravi e cattivi sono forgiati dai diversi contesti in cui vivono (contesti che prevedono le ripetizioni per i figli dei ricchi e la ripetizione dell’anno per i figli dei poveri) creando un problema da risolvere alla radice eliminando la bocciatura (perché la scuola pubblica deve promuovere) e adottando il tempo pieno, realizzabile costringendo gli insegnanti al celibato e aumentando la presenza di religiosi all’interno delle scuole.
Sia chiara una cosa: quando Don Milani diceva di eliminare la bocciatura, non diceva di promuovere tutti, anche gli asini, ma di trasformare gli asini in persone a base di tempo pieno, dedizione assoluta dei prof e uso della frusta se necessario. Per favore, non banalizziamo confondendo il suo messaggio col delirio universitario che si verificò poco dopo. Se le sue parole vennero storpiate e strumentalizzate, non può essere stato colpa sua!
- da elogiare l’idea che i ragazzi più grandi insegnino ai più piccoli ciò che hanno appreso l’anno precedente: è sicuramente un modo per ripassare e per responsabilizzare i ragazzi.
Elenco alcuni passaggi invitandovi a prenderli con beneficio d’inventario e giudicarli magari dopo aver letto un’edizione critica del libro.
… ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia.
Povero è chi consuma tutte le sue entrate. Ricco chi ne consuma solo una parte. In Italia, per un caso inspiegabile, i consumi sono tassati fino all’ultima lira. Le entrate solo per burla. (Nota: era il 1967 )
Neanche per la scienza non ti dar pensiero. Basteranno gli avari per coltivarla. Faranno anche le scoperte che servono per noi. Irrigheranno il deserto, caveranno bricioline dal mare, vinceranno le malattie. A te che te ne importa? Non dannarti l’animo e l’amore per cose che andranno avanti anche da sé.
La cultura vera, quella che ancora non ha posseduto nessun uomo, è fatta di due cose: appartenere alla massa e possedere la parola.
La seconda materia sbagliata è matematica. Per insegnarla alle elementari basta sapere quella delle elementari. (…) Nel programma delle magistrali si può dunque abolire.
Don Milani morì poco dopo la pubblicazione senza prevedere il profondo influsso che quest’opera avrebbe avuto sui movimenti sessantottini (e onestamente dubito che fosse nei suoi piani).
Trovo che questo libro sia molto interessante per come analizza il problema poiché offre uno spaccato della società rurale italiana pochi anni prima che scomparisse.
Trovo altresì che l’idea del tempo pieno sia formidabile anche se quella del celibato dei prof. è semplicemente assurda.
Che la scuola andasse stravolta era fuori d’ogni dubbio, ma magari non a quel modo. Infatti, l’ossessione per il Vangelo, il disprezzo per i classici e le materie tecnico-scientifiche mi sembra porti la scuola indietro piuttosto che avanti, e non solo la scuola ma soprattutto gli studenti meno agiati che non potranno permettersi altro. Infatti, in una frase, dice che i figli dei poveri non devono fare l’università onde evitare che cambino razza.
Per alcuni aspetti mi sembra che riesca a coniugare il peggio del marxismo (in particolare quello maoista) con le idee più retrograde che la Chiesa possa offrire. Caso strano, fu la miccia che fece scoppiare il 68 in Italia!
Comunque è un libro complesso, che merita molto di più del mio riassunto breve e superficiale. Sarei molto interessato a vostre valutazioni. Può essere uno spunto per capire la società e la scuola di oggi dove:
- i figli dei braccianti sono spariti per far posto ai figli degli immigrati;
- recentemente è stato demolito il tempo pieno, si fa di tutto per eliminare i prof. di sostegno e i fondi per la Scuola Pubblica sono quello che sono.
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