Detenuto si taglia la gola e ferisce tre agenti
Roberto Raschiatore
Ennesima aggressione a Sulmona, il giovane nascondeva una lametta in bocca
SULMONA. Urlava, dava calci alla porta della cella e quando gli agenti sono intervenuti per calmarlo ha tirato fuori la lametta nascosta in bocca. E con un colpo secco si è tagliato la gola. Poi si è scagliato contro le guardie, ferendone tre. Il detenuto, un algerino di 22 anni con disturbi psichici, è finito in ospedale, dove i medici gli hanno applicato 45 punti di sutura. L’ennesima giornata di violenza nel supercarcere di via Lamaccio è invece finita fra le polemiche.
IL FATTO. Si è verificato verso le 19,30. Protagonista A.T., detenuto rinchiuso nella “sezione comuni” del penitenziario, dove avrebbe finito di scontare la pena ad agosto (si trova in carcere per una tentata rapina). Pare che il giovane algerino abbia iniziato a urlare dopo un litigio col compagno di cella. Quando un agente di polizia penitenziaria è intervenuto per calmarlo, il giovane ha tirato fuori la lametta da barba, che si era nascosto in bocca, e si è procurato un taglio alla gola, dall’orecchio al mento.
AGENTI FERITI. La cella è stata aperta, altre guardie sono intervenute e nel parapiglia tre sono rimaste contuse. Per gli agenti le prognosi vanno dai tre agli otto giorni. Una quarta guardia è rimasta illesa. Il detenuto è stato fermato e soccorso. Portato in ospedale, gli sono stati applicati 45 punti di sutura. Per un soffio la lama non ha reciso la giugulare. Dopo le medicazioni l’algerino è tornato nel supercarcere di via Lamaccio, tenuto sotto stretta sorveglianza.
PAURA IN MATTINATA. Pare che qualche ora prima il giovane avesse già tentato di mettere in atto gesti autolesionistici, prima bevendo una modesta quantità di detersivo per pavimenti e poi procurandosi tagli sulle braccia. Il medico, intervenuto, l’ha calmato con delle pillole.
DOPPIA INCHIESTA. Su quanto accaduto il direttore del penitenziario, Sergio Romice, ha disposto un’indagine interna (una prassi in casi del genere), mentre un’altra inchiesta è della Procura.
ED E’ POLEMICA. L’episodio riaccende i riflettori su un carcere al centro di molte polemiche, anche nel recente passato. Le organizzazioni sindacali di categoria, già in stato di agitazione da settimane, preannunciano una serie di iniziative.
«INTERVENGA IL MINISTRO». I sindacalisti sono intenzionati a portare il caso-Sulmona all’attenzione del ministro della Giustizia Angelino Alfano. «E’ necessario un intervento risolutivo del governo», sottolineano. Un caso, secondo i sindacati, visto il ripetersi di simili episodi. L’ultimo sabato, quando un detenuto fiorentino ha aggredito un agente, ferendolo in modo lieve.
SOVRAFFOLLAMENTO. «La situazione», affermano i sindacati, «ha superato ogni limite a causa del sovraffollamento. Nonostante l’elevata professionalità, il personale lavora in condizioni di rischio, come dimostra l’ultimo episodio. Il sangue del detenuto è finito sugli agenti intervenuti, che sono stati sottoposti ad accertamenti per scongiurare il pericolo di infezioni. E se quel sangue fosse infetto?». I numeri che hanno portato al malumore: 280 agenti per 460 detenuti. Mai il supercarcere aveva accolto tanti reclusi, con un’elevatissima percentuale di pazienti psichiatrici e tossicodipendenti, molti dei quali sorvegliati speciali.
Fonte: Il Centro
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