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Discussione: Bruno Contrada

  1. #1

    Predefinito Bruno Contrada

    (Dal forum di Polizianellastoria.it, partner ufficiale di Militariforum)

    Alla luce delle recenti sentenze della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo con cui la figura professionale di questo Alto Dirigente della Polizia di Stato viene riabilitata, ci saranno notevoli ripercussioni politiche e istituzionali per quella che, alla luce dei fatti, si sta rivelando una persecuzione a carico di un Funzionario ritenuto "scomodo" nei palazzi del potere....

    Ne ripercorriamo brevemente la storia (con l'ausilio di Wikipedia). Poi - se vogliamo - apriremo le discussioni!
    ------------------


    Bruno Contrada (Napoli, 2 settembre 1931) è un ex poliziotto e agente segreto italiano, ex dirigente generale della Polizia di Stato, ex numero tre del Sisde, ex capo della Mobile di Palermo, ed ex capo della sezione siciliana della Criminalpol.

    Il suo nome è associato ai presunti rapporti tra servizi segreti italiani e criminalità e alla strage di via d'Amelio, dove morì in un attentato il giudice Paolo Borsellino che in quel periodo indagava sui collegamenti tra mafia e Stato. Contrada si è dichiarato collaboratore e amico di Borsellino, ma i familiari del magistrato assassinato hanno smentito fermamente. Anche Giovanni Falcone pareva non si fidasse di lui da tempo.

    Arrestato il 24 dicembre 1992, Contrada è stato condannato in via definitiva a 10 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.

    L'11 febbraio 2014 La Corte Europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha condannato lo Stato italiano poiché ha ritenuto che la ripetuta mancata concessione degli arresti domiciliari a Contrada, sino al luglio 2008, pur se gravemente malato e malgrado la palese incompatibilità del suo stato di salute col regime carcerario, fosse una violazione dell’art. 3 Cedu (divieto di trattamenti inumani o degradanti) Gli sono stati refusi € 10.000,00 per i danni morali, € 5.000,00 per il rimborso spese oltre oneri accessori ed interessi legali calcolati come nella generalità delle cause presso la CEDU.

    Il 13 Aprile 2015 la Corte europea dei diritti umani ha condannato lo Stato italiano stabilendo un risarcimento per danni morali di dieci mila euro a Bruno Contrada da parte dello Stato italiano perché non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa dato che, all'epoca dei fatti (1979-1988), il reato non "era sufficientemente chiaro" ovvero non ancora previsto dall'ordinamento giuridico italiano.


    Biografia

    Entrato in Polizia nel 1958, frequentò a Roma il corso di istruzione presso l'Istituto superiore di polizia. Dopo alcuni ruoli nel Lazio, nel 1973 gli venne affidata la direzione della squadra mobile di Palermo.

    Nel 1982 transitò nei ruoli del SISDE con l'incarico di coordinarne i centri della Sicilia e della Sardegna. Nel 1986 fu chiamato a Roma presso il Reparto Operativo della Direzione del SISDE.

    Procedimenti giudiziari

    Concorso esterno in associazione mafiosa
    Il 24 dicembre 1992 venne arrestato perché accusato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso (estensione giurisprudenziale dell'art. 416 bis Codice penale) sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia (tra i quali Gaspare Mutolo, Tommaso Buscetta, Giuseppe Marchese, Salvatore Cancemi) e rimase in regime di carcere preventivo fino al 31 luglio 1995.

    Il primo processo a suo carico, iniziato il 12 aprile 1994, si concluse il 19 gennaio 1996, quando, al termine di una requisitoria protrattasi per ventidue udienze, il pubblico ministero Antonio Ingroia chiese la condanna a dodici anni. Il 5 aprile 1996 i giudici disposero dieci anni di reclusione e tre di libertà vigilata.

    Il 4 maggio 2001 la Corte d'Appello di Palermo lo assolse perché il fatto non sussiste.

    Il 12 dicembre 2002 la Corte di Cassazione annullò la sentenza di secondo grado, ordinando un nuovo processo davanti ad una diversa sezione della Corte d'Appello di Palermo.

    Il 25 febbraio 2006 i giudici di secondo grado confermarono, dopo 31 ore di camera di consiglio, la sentenza di primo grado che condannava Bruno Contrada a 10 anni di carcere e al pagamento delle spese processuali.

    Il 10 maggio 2007 la Corte di cassazione ha confermato la sentenza di condanna in appello. Contrada venne rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta.

    Il 24 settembre 2011 la Corte d'appello di Caltanissetta ritiene che «non è manifestamente infondata» la richiesta di revisione del processo, ma l'8 novembre seguente la Corte dichiarò definitivamente inammissibile la richiesta di revisione del processo.

    Richiesta di grazia
    A fine dicembre 2007 l'avvocato difensore di Contrada, Giuseppe Lipera, ha inviato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una "accorata supplica" al fine di sollecitarlo a concedere la grazia in mancanza di un'esplicita richiesta da parte dell'interessato che, ritenendosi innocente, non intende inoltrarla.

    In un messaggio, Contrada ha ribadito: «Non ho mai chiesto, né chiedo, né chiederò mai la grazia a quello Stato da cui mi sarei aspettato un grazie e non una grazia».

    Contrari a ipotesi di grazia si sono dichiarati Rita Borsellino, l'Associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili, la Fondazione Caponnetto e la Fondazione Scopelliti.

    Differimento pena per motivi salute
    Il guardasigilli Clemente Mastella, ha ricordato che «la decisione circa l'istanza di differimento della pena per ragioni di salute è di esclusiva competenza della magistratura di sorveglianza».

    Il 28 dicembre 2007 il magistrato di sorveglianza dispone, in maniera del tutto inattesa, il ricovero di Contrada presso il reparto detenuti dell'Ospedale Cardarelli di Napoli, ma il giorno dopo questi chiede di tornare in carcere a causa delle condizioni del reparto giudicate «da incubo» dal suo avvocato.

    Il 2 gennaio 2008 rientrando in carcere ha assegnato mandato al proprio legale di presentare istanza di revisione del processo che lo ha condannato in via definitiva a 10 anni di detenzione.

    L'8 gennaio il Tribunale di Napoli ha respinto ogni istanza di differimento della pena insieme alla richiesta degli arresti domiciliari.

    Il 10 gennaio 2008 il Presidente della Repubblica ha inviato una lettera al ministero della Giustizia per revocare l'avvio dell'iter, ponendo fine, di fatto, alla querelle giudiziaria.

    Il 16 aprile 2008 chiede che gli venga praticata l'eutanasia. La richiesta è stata presentata al giudice tutelare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dalla sorella, che ha spiegato che Contrada «vuole morire» perché «questa sembra l'unica strada percorribile per mettere fine alle sue infinite pene».

    Il 21 luglio dello stesso anno i suoi legali hanno diffuso la notizia che Contrada in carcere sarebbe dimagrito di 22 chili per dimostrare l'incompatibilità dell'ex dirigente del Sisde col regime carcerario. I familiari ed il legale hanno omesso di dichiarare che il dimagrimento del detenuto era derivante dal suo rifiuto di nutrirsi.

    Il 24 luglio 2008 sono stati concessi a Contrada gli arresti domiciliari per motivi di salute; al provvedimento è seguita la scarcerazione. Il provvedimento di concessione dei domiciliari ha una durata di 6 mesi e prevede l'obbligo di domicilio, negando la possibilità di recarsi a Palermo in quanto i giudici confermano la pericolosità sociale di Bruno Contrada. A Salvatore Borsellino (fratello di Paolo) che dichiarò la sua disapprovazione per la sua scarcerazione, ha risposto con una querela.

    Il 5 giugno 2012 la Corte di Cassazione dichiara inammissibile la richiesta di revisione del processo.

    L'11 ottobre 2012 viene scarcerato e pochi giorni dopo pubblica per i tipi Marsilio la storia della sua vicenda nel volume La mia prigione.

    L'11 febbraio 2014 La Corte Europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha condannato lo Stato italiano poiché ha ritenuto che la ripetuta mancata concessione dei domiciliari a Contrada, sino al luglio 2008, pur se gravemente malato e malgrado la palese incompatibilità del suo stato di salute col regime carcerario, fosse una violazione dell’art. 3 Cedu (divieto di trattamenti inumani o degradanti) Gli sono stati refusi € 10.000,00 per i danni morali, € 5.000,00 per il rimborso spese oltre oneri accessori ed interessi legali calcolati come nella generalità delle cause presso la CEDU.

    Il 13 aprile 2015 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato lo Stato italiano stabilendo un risarcimento per danni morali di 10.000 euro a Bruno Contrada da parte dello Stato italiano (contro gli 80.000 chiesti da Contrada) per i danni morali e 2.500 euro (contro i 30.000 richiesti) per le spese processuali sostenute perché non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa dato che all'epoca dei fatti (1979-1988), il reato non "era sufficientemente chiaro"
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  2. #2
    Maresciallo
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    Predefinito

    Bruno Contrada !?

    Sono dell'orientamento che una cosa è il diritto sostanziale e un'altra quello formale. Una cosa è la decisione di principio su cui giudici di Strasburgo si sono soffermati,altri sono gli elementi che hanno consentito la sua imputazione e conseguente condanna.
    Per quel poco che conosco della tormentata vicenda giudiziaria di Contrada, il fatto che la Corte dei Diritti dell' Uomo ha accolto il ricorso perchè in Italia non era "sufficientemente chiaro" il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, non esclude le sue presunte(?) nefandezze.
    Ultima modifica di golia; 17-04-15 alle 21: 19

  3. #3

    Predefinito

    E' difficilissimo districarsi in una faccenda come questa. Non pretendiamo certo di farlo in questa sede, ci mancherebbe.
    Sicuramente il lavoro dei "servizi" è fatto spesso borderline, in taluni casi addirittura sconfinando nell'illecito. E' un campo di azione totalmente diverso da quello che possiamo immaginare noi "comuni mortali". Mi frulla in testa una considerazione: per Capaci e via d'Amelio (senza considerare il fallito attentato dell'Addaura) sono state movimentate quantita abnormi di esplosivo: il loro reperimento, la relativa collocazione....vuoi che niente, ma proprio niente sia arrivato all'orecchio di qualche "sentinella"? E poi, mi si conceda una piccola malizia: abbattuto Contrada, dopo poco saltano anche altri pezzi grossi quali Nicolò Pollari e Mancini. Un caso, oppure la questione deve essere analizzata più ad ampio raggio?
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  4. #4
    Maresciallo
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    sicuramente; pensi che sia solo la punta dell'iceberg ? Probabile, chi può negarlo.Anzi.
    Ricordo di aver letto,tempo fa, da qualche parte, che durante un interrogatorio ( se non sbaglio di questo si trattava), Falcone, quando Contrada si congedò e uscì dalla stanza, fece il segno di pulirsi la mano sulla gamba.
    In ogni caso, per mia opinione personale, la sentenza della CEDU conta fino ad un certo punto; nel senso, poteva non esistere il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma ciò non vuol dire che i fatti chiari,precisi e concordanti, che lo hanno portato alla condanna (anche se illegittima a questa punto) non siano mai avvenuti. Entrano sicuramente in gioco questioni di principio, di etica, di logica giuridica, di certezza del diritto.
    Ma voglio essere più rozzo e superficiale. Se i fatti sono stati commessi, nulla questio.

  5. #5
    Maresciallo
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    ...volevo inserire una foto di Contrada in uniforme, ma non riesco a incollara in piattaforma

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