Quindi la vittima/famigliari/società dovrebbero trarre una qualche forma di consolazione o giovamento nel sapere che l'essere umano colpevole dell'atto stia a sua volta venendo privato della dignità umana?
In un modo che, tra l'altro, impegna risorse umane, materiali ed economiche in modo permanente e senza alcun ritorno (come al contrario potrebbero fare i lavori forzati... di cui sono acceso sostenitore)?
Ancora di più sono convinto che questa cosa (con cui potrei concordare, sapendo però che non è realizzabile nei termini che hai descritto... pane, acqua e sgabuzzino) possa essere accettabile solo con la mediazione di una decisione razionale ed asettica, che ha più a che fare con l'ordine sociale che con la giustizia...
Ma ripeto: concordo con te sulla soluzione, pur rimanendo convinto che la cosa "giusta" sarebbe la pena di morte.
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