Morrens ha delineato quello che dovrebbe essere un sistema legislativo e giudiziario perfetto: leggi calibrate, indulgenti con chi sbaglia la prima volta, severe e intransigenti per chi reitera comportamenti criminali, efficaci sistemi di controllo detenuti.... l'isola di Utopia di Tommaso Moro già citata in altro topic, insomma.
Tuttavia dobbiamo tornare alla triste realtà. Non solo in Italia (ma soprattutto in Italia) l'esigenza della tutela individuale ha ormai prevalso su quella della collettività, rendendo di fatto inefficace il sistema penale che si è visto progressivamente "potato" di rami molto importanti. Un esempio? Il foglio di via obbligatorio: negli anni 80 chi veniva colpito da questo provvedimento e non vi ottemperava veniva tratto direttamente in arresto; oggi, molte procure archiviano direttamente tali notizie di reato poiché non in grado di trattarle o perché "tanto" si tratta "solo" di un reato contravvenzionale.
Tornando all'argomento del topic, nell'amministrazione ordinaria della giustizia la pena capitale non ha dimostrato i propri limiti in quanto tale ma poiché applicata in un sistema giudiziario imperfetto.
Sulla sua effettiva deterrenza ci sono svariate scuole di pensiero. A mio avviso dipende molto dallo Stato che la applica. La non deterrenza viene sempre associata al sistema americano che ritengo tra i più imperfetti.
Ma quando si parla di terrorismo internazionale (il cui obiettivo non è solo il sovvertimento di un ordine costituzionale o - nel caso di specie - religioso, ma l'attentato stesso a qualunque vita umana) il mio atteggiamento muta radicalmente. Come ho già avuto modo di scrivere, sostengo in questo caso la tesi di San Tommaso d'Aquino: la pena capitale va applicata.