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Discussione: DIARIO di BORDO - circumnavigazione del globo fra fantasia e ricordi

  1. #11

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    Vecchio, grazie per la dedica e per il pensiero!!

    Negli ultimi mesi non sono molto presente - cause di forza maggiore - ma rientrare per qualche minuto
    e trovare queste parole hanno reso ancora più dolce una giornata per me speciale
    usque ad metam et ultra ad excelsa tendo

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  2. #12
    Maresciallo L'avatar di giovigor
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    Buondì Vecchio lupo di mare come procede il viaggio?...son passati due giorni di silenzio..raccontaci siamo... tutt'occhi ...su queste pagine
    ..ognuno è fabbro della propria fortuna....

  3. #13
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    Domenica 09/02/2014 ore 12:00 posizione stimata: 34.858890491257824, 21.560668945315.

    Sono trascorse le prime 100 ore di viaggio, circa, ed io e il VAGABONDO abbiamo percorso le prime 528 Mn (miglia nautiche) di questo transoceanico giro del mondo.
    Dato le notizie che giungevano dalla Libia ho seguito i consigli degli amici della Marina modificando la mia rotta iniziale che prevedeva di arrivare a Bengasi e da li costeggiare sino all’Egitto ed al Canale di Suez.

    Sono rimasto al largo nel Mediterraneo puntando deciso verso l’isola di Creta, così risparmio anche un pò di Mn, che ho raggiunto proprio ora. Rimarrò sempre al largo lasciandomela sulla sinistra e punterò la prua direttamente su Porto Faud e da li traverserò il Canale di Suez.
    Sono a metà strada, ancora 600Mn da fare, dovrei arrivare a destinazione verso il primo pomeriggio di giovedì prossimo 13 febbraio.

    Sino a oggi il tempo non è stato un granché, ma nemmeno brutto visto che siamo in febbraio, ho testato le nuove attrezzature, ho preso familiarità con tutte le novità tecnologiche che hanno montato gli amici riminesi per facilitarmi il governare un armo come il mio VAGABONDO, i binari che guidano la mia sedia e gli automatismi per le vele.

    Tutto bene, sin troppo tecnologico per i miei gusti, provata l’efficienza del desalinatore che garantirà l’acqua potabile a bordo durante i lunghi periodi senza poter toccare terra per rifornire le scorte di bordo, le varie pompe elettriche e gli automatismi per le vele.
    Ottimo il radar, il sonar e l’ecoscandaglio che sono stati montati, molto veloce e pregevole la connessione satellitare che mi consente l’uso della rete internet, l’accesso veloce a mappe e bollettini meteo e il tracciamento GPS.

    Ho ricominciato a stare con me stesso, sapete in viaggi come questi sei davvero solo con il tuo io interiore. Tu, i tuoi pensieri e il silenzio, rotto solo dai suoni della natura sconfinata che ti circonda. Certo che qui in Mediterraneo questo silenzio e questa solitudine sono relativi, visto il traffico navale che è ancora presente, carghi, petroliere, ne ho incrociate numerose che risalgono il mare sollevando incredibili spruzzi quando sbattono contro le onde, pescherecci, e più mi avvicinerò al Canale di Suez più questo traffico aumenterà.

    Per ora si cucina regolarmente poi arriveranno i giorni delle scatolette e delle razioni da sopravvivenza, i militari dei corpi speciali le conoscono bene.
    Non ho fatto incetta di cibi per la cambusa l’indispensabile per i giorni calcolati prima del prossimo attracco previsto, ho solo portato un buon numero di scatolame, pasta e riso dall’Italia, non ho portato barrette energetiche.

    Oltre a frutta e verdura fresche per 6/7 giorni (di più è inutile tanto vanno a male) ho portato:
    - Una buona provvista di patate, aglio e cipolle (servono sempre);
    - 4 dozzine di uova tenute in frigo (spalmate con un sottile velo di vaselina sterile e rimesse nei loro contenitori anti urto);
    - olio d'oliva extravergine in bidoncino da 25Lt.;
    - burro, marmellate e confetture varie (le piccole vaschette monodose che ti danno a colazione negli alberghi);
    - minestroni liofilizzati in busta;
    - fette biscottate, quelle confezionate a due a due così tengono meglio la freschezza;
    - zucchero in zollette (le confezioni in sacchetto sigillato: non assorbono umidità);
    - piselli, ceci e fagiolini in scatola (taglia piccola in modo da non lasciare avanzi);
    - salumi interi, insaccati vari, formaggi e parmigiano (confezioni sotto vuoto da 250/300 Gr.), servono sempre per uno spuntino veloce quando non c'è tempo x cucinare;
    - frutta sciroppata in scatola;
    - the e caffè (la caffettiera in inox);
    - Carne in scatola e secca;
    - Petto, Cosce e Fusi di pollo, Fettine, Bistecche e qualche surgelato (avendo spazio in più visto che non c’è equipaggio e che il peso eccessivo che toglie velocità non ci condiziona è stato montato un bel piccolo freezer in una delle cabine libere)
    Durante la traversata non essendo una regata ne una gara al record si pesca alla traina ed anche solo un "pesciolino" di 4/5 Kg è sufficiente per diversi giorni.

    Un discorso diverso e importante riguarda l'acqua.
    Ne ho previsti almeno 5 litri al giorno in bottiglia per bere imbarcando provviste per 36 giorni (15 casse da 6 Bottiglie da 2 Lt.), che saranno ripristinate sempre al primo porto.
    Per risparmiare quella dei serbatoi gli amici riminesi hanno installato una pompa a pedale per la cucina e hanno anche installato una pompa elettrica per l'acqua di mare con uscita sul ponte: utilissima per lavare il sangue dopo la pulizia del pesce e per docce rinfrescanti (dopo è sufficiente risciacquarsi il viso con pochissima acqua dolce), troppa gente è finita in mare per essere inciampata in un secchio.
    Se si è con l’equipaggio è un problema risolvibile, in solitario è la fine.

    Per ora questo è tutto, ci risentiremo prima dell’arrivo a Porto Faud e al caro Canale di Suez, spero che nel Forum fili tutto liscio e vi lascio il mio solito:

    BUON VENTO E MARE CALMO ALL’ORIZZONTE per tutti

  4. #14
    Maresciallo L'avatar di capodifiume
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    Belloooooo Caro Vecchio Bsk!

  5. #15
    Sergente L'avatar di RitaWayne
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    Curiosità: questo viaggio virtuale lei lo fa avvalendosi di un simulatore di navigazione marittima oppure l'unico mezzo che usa è la fantasia? Se la risporta è la seconda opzione le faccio i miei complimenti, perchè se dovessi fare io una cosa del genere mi scoppierebbe il cervello dopo 2 minuti . Ad ogni modo, come dice sempre lei, buon vento

  6. #16
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    Citazione Originariamente Scritto da RitaWayne Visualizza Messaggio
    Curiosità: questo viaggio virtuale lei lo fa avvalendosi di un simulatore di navigazione marittima oppure l'unico mezzo che usa è la fantasia? Se la risporta è la seconda opzione le faccio i miei complimenti, perchè se dovessi fare io una cosa del genere mi scoppierebbe il cervello dopo 2 minuti . Ad ogni modo, come dice sempre lei, buon vento
    No nessun simulatore è la memoria che riporta a galla luoghi e cose fatte per anni di viaggi simili e che prende forma e si racconta grazie a questo viaggio virtuale
    nessuna difficoltà, mi creda, come ben sanno i miei compagni del viaggio di questa estate raccontato in Chat e di cui parlo nel primo post di questa discussione, nella premessa a questo DIARIO.
    A lei buona lettura

  7. #17
    Colonnello L'avatar di bacioch
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  8. #18
    Maresciallo L'avatar di giovigor
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    .....mi sono emozionato..anche un po spaventato..già nel leggere queste prime pagine....non saprei cavarmela da solo....ma giustamente un Vecchio Lupo di mare non può temere nulla e se anche ci fossero situazioni estreme saprebbe sicuramente caversela..tanta terminologia marinaresca non la comprendo ma sono sicuro che tante mie domande potranno un giorno trovare risposta .. da te direttamente ... Veccho e generoso Vagabondo..semmai su una bella tavolata di pesce e cucina napoletana in compagnia di tutti gli Amici .....
    ..ognuno è fabbro della propria fortuna....

  9. #19

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    C'è una cosa che non capisco: perchè non ti sei fatto installare tubi lanciasiluri per difenderti da eventuali pirati?
    Il Sonno Della Ragione Genera Mostri.

  10. #20
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    @Bacioch:

    Premesso che sono un velista e non un pescatore, su una barca a vela che naviga al largo, in Oceano come in Mediterraneo si pesca per garantirsi qualcosa di fresco da mangiare e lo si fa alla traina. Vuol dire che la barca trascina di poppa una lenza lunga una sessantina di metri con un’esca legata in fondo.
    La lenza è un comune cavo di nailon trasparente e deve essere piuttosto robusta per resistere allo strappo di un pesce di qualche chilo.
    L’esca, di solito, è artificiale di plastica o metallo. Se ne trovano di già fatte, bellissime, di tutti i colori e di tutte le forme con gli ami già incorporati e pronti per l’uso. Oppure si fanno da soli, mettendo assieme un amo, un peso e uno straccetto colorato.
    Io ne ho portate una ventina, di lenze gia pronte, me le hanno preparate i pescatori della Costiera Amalfitana divise in quattro gruppi diversi per lunghezza dai 100 ai 200 metri, per lo spessore del filo da 0,50 sino a 1.30, per tipo di esca finta e/o di amo, dall’amo singolo grande e curvo, per capirci quello per i tonni, sino al doppio amo. Poi ho con me cinque rocchetti di filo da 1.000 metri sempre di diversi spessori, un centinaio di ami dei diversi tipi e venticinque esche finte, non si sa mai. Comunque sono attrezzature che si trovano in qualsiasi piccolo villaggio sulla costa ovunque nel mondo e se finiscono le esche finte si può usare di tutto

    Il principio è il seguente: voi veleggiate e lasciate scendere in acqua, da poppa, due lenze, una per lato, posizionandole a distanze diverse dalla barca che ne so una a 60 metri e l’altra a 80 e aspettate che la vostra futura cena, che se ne sta nuotando placidamente alla ricerca di prede, veda improvvisamente passarle di fianco un qualcosa che somiglia vagamente a un pesce.
    L’esca scorre piano o veloce secondo la velocità della barca.
    Se questa va piano, a un nodo per esempio, l’esca è lenta e il pesce ha la possibilità di osservarla per bene e accorgersi che si tratta di un pesce finto.
    Così a un nodo non si pesca nulla. Se si naviga più veloci, diciamo a tre nodi, l’esca passerà troppo rapidamente perché il pesce abbia il tempo di studiarla per bene. Se i colori e la dimensione sono quelli giusti e se il suo istinto gli dice di provare, si lancerà all’inseguimento, con un guizzo raggiungerà l’esca e la ingoierà in un colpo solo.
    Voi a bordo sentirete lo strattone e darete inizio al recupero.

    La velocità è un fattore critico. Più la barca è veloce, più l’esca scorre rapidamente e più difficile è, per il pesce, raggiungerla. Solo i pesci più grandi sono in grado di sviluppare lo scatto formidabile che serve per raggiungere un oggetto che si muove a sei sette nodi, mentre, se il vostro finto pesciolino naviga a quattro nodi, anche i pesci di taglia media potranno ambire ad addentarlo. Così la velocità della barca, in un certo senso, opera la prima selezione. A 3-4 nodi si pesca più facilmente. A 5-6 nodi si pesca meno, ma si prendono i pesci grandi.

    Per la dimensione degli ami e dell’esca vale un discorso analogo.
    Un’esca lunga 10 centimetri (misurata dal piombo alla fine dell’amo), sembrerà un’acciuga e attirerà quei pesci che normalmente si nutrono di acciughe, ovvero tonnetti, barracuda e carangidi di mezzo metro.
    Un’esca da 15 centimetri verrà più facilmente interpretata come uno sgombro, o un pesce volante, e sembrerà appetitosa ai tonni e in Oceano ai dorado, lunghi un metro e più.
    Amo grosso pesce grosso, insomma, amo piccolo pesce piccolo. Attenti a non strafare, il risultato sarebbero pesci troppo grossi per il consumo giornaliero, a volte così grandi, da essere difficile tirarli a bordo.

    Con le esche esagerate, può capitare di prendere degli squali lunghi anche un paio di metri. Sono bestie fortissime, che si agitano e menano grandi strattoni.
    Di solito, dopo qualche strappo, la lenza cede e lo squalo se ne va tirandosi dietro ami ed esca. Se non cede e si riesce a portarlo sottobordo si arriva a una situazione di stallo. L’animale è troppo grande e pesante per essere tirato a bordo ed è anche pericoloso farlo perché gli squali hanno una quantità di denti affilati e una volta in pozzetto si agitano e saltano in un modo impressionante e se capita di passare dalla parte dei denti ci si fa male e allora non si issa a bordo e lo si lascia in acqua. Si dovrebbe togliergli l’amo, ma bisognerebbe aprigli la bocca operazione rischiosa e allora va a finire che si decide di tagliare la lenza, perdendo anche il quel caso ami ed esca.

    La lenza può essere semplicemente avvolta su un rocchetto simile a quello che usano i cordai per arrotolare le cime o meglio ancora su un mulinello che deve essere fissato sul balcone di poppa, ne esistono moderni elettrici con la forza per recuperare prede sino a 90 Kg. E a resistere a strappi della forza di 25.
    I pescatori più “sofisticati” montano il mulinello su una canna da pesca d’altura, ma non è strettamente necessario ne consigliato su una barca a vela impegnata in una traversata oceanica, non siamo mica usciti per una battuta di pesca d’altura
    La funzione principale del mulinello è di fare da avvisatore acustico.
    Voi siete impegnati a fare altro a bordo e quando il pesce abbocca, la lenza viene strattonata e il mulinello si srotola velocemente fischiando, un fischio acuto, accompagnato dal crepitio degli ingranaggi è il segnale. S’inizia il recupero.

    I pesci grossi possono tirare molto forte e bisogna stare attenti a finire in mare e a non ferirsi le mani con il filo di nailon in trazione. È importante avere sempre sottomano un paio di guanti grossolani per maneggiare senza subire danni la cima di nailon e soprattutto il cavo d’acciaio nell’ultima parte del recupero.
    Mentre si recupera il cavo, si riavvolge sul mulinello o sul rocchetto, oppure si ammucchia in grandi spirali in pozzetto.
    Quando il pesce arriva sottobordo bisogna afferrare saldamente la lenza e con un unico movimento fluido tirarlo a bordo facendolo atterrare nel pozzetto o in una parte chiusa e protetta della coperta, da dove sobbalzando, non possa ricadere in mare. Subito dopo si afferra, gli si lega una cimetta alla coda e lo si assicura da qualche parte.
    Se il pesce è troppo grosso, per tirarlo a bordo ci si può servire di un raffio, un bastone con terminale ad uncino che però su una barca a vela non si sa mai dove riporre, o si può afferrare per le branchie con la mano guantata e recuperarlo e quando il pesce è in barca comincia la parte più antipatica.
    La bestia si agita, sobbalza, freme e schizza sangue da tutte le parti in una triste agonia che può protrarsi per decine di minuti.
    Per abbreviarne la sofferenza si può tentare di dargli il colpo di grazia con un coltellaccio, cosa più facile da dire che da fare, con il pesce che si agita, il sangue, il coltello, la paura di ferirsi o di bucare la coperta. Dopo qualche tempo la preda si arrende e smette di agitarsi. Non resta che lavare il ponte e pulire subito il pesce per evitare che con il caldo e il sole si deteriori.

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