Carissimi utenti di militari forum, e' almeno 5 anni che non posto un messaggio su questo sito, riscrivere mi ricorda i tempi in cui vivevo con ansia ma entusiasmo i concorsi per ufficiali.
Ora la mia vita ha preso un indirizzo diverso e sono praticante avvocato.
Detto questo vorrei sottoporvi un problema e volevo sapere la vostra posizione in merito.
Ad un mio cliente sono state ritirate a scopo cautelativo delle armi in quanto il figlio è sottoposto a indagine per atti persecutori. Le armi non erano detenute in modo abbastanza sicuro, quindi sono state ritirate (non sequestrate), fin qui nessun problema.
Il mio assistito a questo punto si rivolge al nostro studio legale e dichiara di voler fare il possibile per salvare il porto d'armi (ritirato anch'esso), studiamo così a tavolino una strategia procedimentale che prevede l'acquisto di un armadietto blindato per detenere in modo sicuro le armi e la vendita delle stesse ad un soggetto terzo, in modo che la armi, una volta liberate, non tornino al mio cliente (fino a che il procedimento penale a carico del figlio non si esaurisce). Tutto questo in modo di poter attivarci in via preventiva e cercare di evitare il provvedimento di divieto di detenzione armi e quindi di invalidare il porto d'armi.
Tuttavia il maresciallo dei carabinieri della stazione che ha provveduto al ritiro nega in modo assoluto il passaggio di proprietà (proprietà, non possesso) dal proprietario al soggetto terzo. Nessuno chiedeva il trasferimento fisico delle armi, ma solo ed esclusivamente della proprietà. Nonostante il parere favorevole di questura e prefetto questo maresciallo si ostina a negare il diritto di trasferimento della proprietà.
Io questo lo leggo come abuso d'ufficio in piena regola, inoltre un carabiniere della stazione del mio paese mi riferiva che si era occupato più volte di trasferimenti di proprietà di armi anche sequestrate.
Vostri pareri?
Vi saluto cordialmente e ringrazio per le risposte.
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