In questi giorni ricorre il 70° anniversario di uno dei maggiori esempi del valore italiano durante la Seconda Guerra Mondiale, un episodio praticamente dimenticato, se non da pochi cultori di storia.
L'assalto agli aeroporti alleati in Africa del Nord, da parte degli Arditi Distruttori Regia Aeronautica e degli arditi del Regio Esercito.
In seguito all'operazione Torch, da parte alleata, che ha portato alla conquista dell'Africa del Nord, gli anglo-americani ottennero negli aeroporti occupati una base per le incursioni aeree sull'Italia meridionale. La Regia Aeronautica, non essendo più possibile contrastare i bombardamenti alleati con strumenti ordinari, a causa della preponderante supremazia aerea degli anglo-americani decise che la soluzione altro non poteva essere che il sabotaggio e le incursioni negli aeroporti occupati da parte di paracadutisti e guastatori.
Nella notte del 13 giugno 1943 inizia l'impresa, il comando dell'operazione è affidato al Generale di Divisione Aerea della Regia Aeronautica Umberto Cappa in collaborazione con il ten. col. pilota Klinger, nell'aeroporto di Rimini sono pronti 12 SM.82 “Marsupiale” con a bordo 122 paracadutisti, appartenenti a 10 pattuglie del Battaglione Arditi Distruttori Regia Aeronautica e quattro pattuglie del 10° Reggimento arditi del Regio Esercito.
I trimotori partono da Rimini per raggiungere i diversi aeroporti dislocati lungo la costa del Mediterraneo da cui partiranno poi per gli aeroporti occupati del Nordafrica, più precisamente partiranno dalle basi di Decimomannu in Sardegna, Gerbini in Sicilia, Iraklion a Creta e dalla base di Salon en Provence, nella Francia occupata.
L'obiettivo è quello di distruggere la maggior parte dei velivoli (caccia/bombardieri) ancora a terra negli aeroporti nordafricani occupati dagli alleati, un'operazione estremamente rischiosa e molto probabilmente senza ritorno, tuttavia in caso di successo, l'equilibrio delle potenze nel Mediterraneo penderebbe a favore dell'Asse, o almeno si arrecherebbe un considerevole danno al nemico. I bersagli dell'operazione sono gli aeroporti in Libia e in Algeria di Benina, Castel Benito, La Senia, Tarafui, Bilda, Orano, Biskra ed El Djem.
L'operazione fin dall'inizio non gode della buona sorte, due SM.82 sono distrutti prima della partenza da parte di un bombardamento alleato. I lanci vengono effettuati senza scorta, di notte, sulle aeree desertiche oltre le basi nemiche, sfortunatamente, molti di questi lanci falliscono a causa delle condizioni metereologiche avverse, con conseguente ferimento di molti paracadutisti e perdita del materiale.
Come se non bastasse, la maggior parte dei paracadutisti vengono fatti prigionieri prima di portare a termine l'operazione, catturati dalle pattuglie britanniche o più spesso dai beduini arabi (c'era una taglia di 100'000 franchi sulla testa di piloti e spie italiane, catturate in territorio nordafricano), l'intera operazione sembra un fallimento, tuttavia non si tratta semplicemente di cattiva sorte, poiché i servizi d'informazione inglesi erano a conoscenza in anticipo dei piani della missione, grazie ai dettagli forniti dalla macchina decrittatrice “Ultra” del MI-5.
Il fallimento tuttavia non si rivela completo, perché due Arditi sfuggono alla prigionia e decidono di portare a termine la missione, nonostante le avversità, nascondendosi nel deserto libico per quasi una settimana tra campi minati e pattuglie britanniche che pattugliano la zona, sopravvivendo nutrendosi perfino di un cammello, abbattuto in seguito all'esaurimento delle provviste. Si tratta degli avieri Franco Cargnel e Vito Procida, un veneto e un siciliano, che riescono a raggiungere l'aeroporto di Benina nella notte fra il 18 e il 19 giugno, qui, eludendo la sorveglianza, strisciando nel buio riescono a piazzare le cariche di esplosivo a dodici bombardieri B-24 “Liberator”, due trasporti C-47 Douglas e ad un caccia P-38 “Lightining”. Alle 3.30 i due avieri escono dal campo e, due ore più tardi, sistemati in una zona sopraelevata assistono alle esplosioni, che provocano seri danni ed alcune vittime, oltre alla distruzione degli aeroplani.
Il giorno seguente, Cargnel e Procida, mentre si dirigono al punto di raccolta, la pista segreta di Aisilian, in pieno deserto cirenaico, vengono catturati da un arabo, che li consegna alle autorità alleate. La Regia Aeronautica organizza ben due missioni di soccorso, il 23 e il 26 giugno, mandando due SM.75 sulle piste di Aisilian ed El Carruba, i punti di incontro prestabiliti, tuttavia nessun Ardito si presenta al punto di raccolta.
Vito Procida e Franco Cargnel riceveranno la Medaglia d'Argento al Valor Militare per l'impresa, verranno rimpatriati in Italia in seguito all'armistizio.
Mi sembrava doveroso ricordare questo episodio, ennesimo esempio del Valore italiano, oggi gli eredi degli Arditi Distruttori della Regia Aeronautica sono il 17° Stormo Incursori dell'Aeronautica Militare Italiana, di cui riporto il motto, che penso incarni alla perfezione lo spirito dei due avieri autori di questa impresa, Sufficit Animus!
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