“Non è un paese per vecchi”. Il titolo di questo film non sarebbe di certo adatto per l’Italia, e per il suo esercito.All’orizzonte riecheggiano sirene e campanelli d’allarme. Il futuro tutto sembra, meno che roseo. La Spending Review, tanto voluto da Monti, a forza di tagliare fondi a tutti i settori dello Stato (il più delle volte senza criterio), ha addirittura “bloccato” il ricambio dei militari. E la riforma Fornero non ha di certo migliorato la situazione. Risultato? Esiste il rischio concreto che, tra meno di 10 anni, avremo se non un esercito di “vecchietti”, almeno di gente “matura”. Magari con gli occhiali da vista. Volenterosi e valorosi si, senza dubbio, ma perdenti in partenza. Spieghiamoci meglio. Senza interventi e riforme concrete , la situazione rischia di degenerare pericolosamente. Ed anche in fretta. “Il momento che stiamo vivendo è grave, e qua sembra che non se ne renda conto nessuno”- ha dichiarato il comandante di un nucleo operativo- “Nel mio reparto, un militare su tre, il prossimo anno avrà più di 35 anni. Nel 2007 era uno su sette!” E se si considera il fatto che, l’efficienza massima che un militare riesce a garantire è intorino ai 35 anni, le preoccupazioni aumentano. Superata quella soglia, si sa, inevitabilmente un minimo di operatività svanisce. E via via sempre di più. Nel frattempo, secondo le statistiche, tra il 2010 ed il 2013 gli arruolamenti nelle Forze armate sono diminuite del 33%. Non c’è ricambio. Non ci sono nuovi ingressi. È tutto desolatamente bloccato.Ma di chi sono le colpe? Sicuramente, almeno in parte, della crisi che sta investendo il nostro Paese. Ma non solo. Soldi ce ne sono sempre meno, questo è indubbio. Ma se poi ci si mettono anche i nostri politici a complicare le cose, la faccenda si fa davvero seria.Prima, come detto, c’ha pensato Monti con la Spending Review che, oltre ad aver bloccato i fondi alla sanità pubblica di tutta Italia, ha anche pensato bene di tagliare i fondi alle forze armate. Poi, come se non bastasse, è piombata all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, la riforma Fornero, che si è preoccupata più dell’allungamento dell’età lavorativa, che di trovare fondi per ammodernare gli uomini con le stellette. Settore non propriamente trascurabile, visto che è anche quello deputato alla pubblica sicurezza. Il vero problema, che sembra essere sfuggito al ministro Fornero non è la permanenza prolungata sul posto di lavoro (e quindi il conseguente innalzamento dell’età pensionabile), bensì il ricambio ed il subentro di “nuove leve”. Ecco, sicuramente questo discorso non può valere per tutti i settori statali, ma certamente è imprescindibile quando si parla di esercito e forze dell’ordine.E, per rendersi conto della disastrosa situazione in cui versano i vari corpi militari, basta analizzare un po’ le cifre. Attualmente sono solo 118.700 i carabinieri, 45000 nell’Aeronautica, 37000 in Marina e 108.360 arruolati nell’esercito. Si parla di cifre in scala nazionale, sia ben chiaro. E, pensate un po’, tra qualche anno gli stessi militari che prestano servizio oggi, se le cose restassero così, continuerebbero a ricoprire i loro ruoli oltre i 50 anni. Al momento, infatti, sono stati congelati tutti gli arruolamenti per mancanza di fondi. Nessun turn-over, quindi. I fondi non ci sono. Il problema del reclutamento è serio. Si cercano soluzioni alternative, ma non è facile.E, allora, la possibilità di arruolare gli extracomunitari diventa più di un’ipotesi. Un esercito multietnico, tanto per perdere ancora di più la nostra identità nazionale. “Sono favorevole ad aprire le porte dell’esercito agli immigrati e per loro dobbiamo pensare anche al servizio civile”- le parole del sottosegretario alla Difesa Roberta Pinotti. Secondo quest’ultima, l’ingresso degli stranieri, o meglio, dei non italiani, dovrebbe produrre un fenomeno simile a quello che esisteva ai tempi della leva obbligatoria: “quando c’era, i giovani di tutte le regioni avevano l’opportunità di conoscersi e incontrarsi”. Ma erano comunque italiani, perché, in teoria, l’esercito dovrebbe essere composto da membri e soldati della stessa Nazione. Anche disposti a morire per essa, nella peggiore delle ipotesi. In teoria, appunto. La speranza è che con la cosiddetta legge di Stabilità, vengano sbloccate le risorse, almeno per l’assunzione di una quota, pari al 20% del totale dei reclutamenti previsti.
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ecco gli effetti della spending rev. un problema non da poco...
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