Beh, concordo con il fatto che una soluzione leva/professionismo dipenda anche dalla particolare situazione di ogni Paese. In Svizzera la realtà occupazionale è quasi l'opposto di quella italiana. Se esistono nella Confederazione il 25% (!!!) di stranieri è perché, dall'estero, si è attratti dalla vivacità di un'economia che richiede lavoratori che mancano nel Paese. Il giovane svizzero non aspetta certamente la creazione di un esercito professionistico per trovare lavoro... A chi piace l'attività militare di terra o l'aviazione, vi è la possibilità di fare l' "istruttore" cioè il sottufficiale o l'ufficiale di professione. Ma si tratta in questo caso di professioni per la vita, con elevati stipendi da funzionario federale, non di attività limitate nel tempo. Quanto alla motivazione: è vero che ormai manca il "nemico rosso" e fare il militare oggi non è più come ai miei tempi (anni 60-80). Però le visite di reclutamento sono più accurate: sono articolate su tre giorni alla fine dei quali l'Esercito decide chi è abile e chi non lo è. Oramai solo il 60% dei chiamati è dichiarato abile, se uno non si sente ed è ritenuto credibile viene mandato a casa. Un sistema che funziona anche perché l'effettivo non è più di quasi un milione di soldati come alla fine degli anni 40 ma sarà di, probabilmente, solo di 100'000 soldati in un prossimo futuro. Il caso austriaco, apparentemente simile a quello svizzero, è in realtà molto diverso ma il popolo ha deciso, con una maggioranza impensata, per il mantenimento dello statu quo. Può darsi che il risultato possa influenzare un poco la votazione svizzera, sull'argomento, prevista a fine anno, in più il cambiamento in Svezia e Germania, passate al professionismo, è stato preso senza grandi maggioranze e oggetto di discussioni.