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Discussione: Raccolta dei racconti dell'ispettore

  1. #511
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    Parte settima

    La galleria in questione è in pieno centro di Milazzo.
    La Marina Garibaldi, chiamata così in onore dell’eroe dei due mondi
    Che qui ebbe una splendita vittoria sulle truppe borboniche nel luglio del 1860.
    Entriamo dentro.
    Paruso scorge me per primo.
    Come va dottore ?..
    Mi chiede.
    Bene grazie.
    E lei ha risolto i problemi con la Polizia Svizzera ?..
    Gli chiedo.
    (l’episodio è stato oggetto di un mio precedente racconto, nda.)
    Ah ?...si, si.
    Tutto chiarito completamente.
    Mi fa piacere.
    Poi guarda con sospetto gli altri che sono con me.
    Paruso ?..
    Lui è il Procuratore della Repubblica presso la Pretura di Barcellona P.G.
    E lui, riferendomi ad Angelo e al consulente….
    Cafra.
    Si chiama Cafra.
    Dice secco.
    E’ un mio collega gallerista di Messina.
    Era evidente che si conoscessero.
    Ma…a che cosa devo l’onore della vostra visita ?...
    Ci chiede molto agitato.
    Nulla di particolare signor Paruso.
    Gli dice Calabresi.
    Dobbiamo dare un occhiata alle sue opere esposte qui.
    Dovete comprarne qualcuna…?
    No.
    Dobbiamo visionarle, siccome è stata fatta una denuncia contro di lei
    per un presunto quadro falso acquistato qui.
    Lui si agita adesso davvero tutto.
    Ah !....
    Ho capito chi sia stato.
    Ma io lo avevo avvisato che il quadro non poteva essere autentico.
    Lui lo ha voluto comprare lo stesso .
    Non capisco di cosa si lamenti adesso !.
    Signor Paruso.
    Avrà modo di chiarire tutta la vicenda.
    Ma adesso dobbiamo procedere.
    Ecco, questo è un ordine di ispezione.
    Dico tirandolo fuori dalla borsa che avevo con me.
    Il nostro consulente visionerà tutti i quadri qui esposti e…
    E No !.
    Mi interrompe lui.
    Non potete venire qui portandovi la “concorrenza” !!.
    Il signor Cattari, questo era il vero nome di Cafra, è stato ritualmente nominato
    quale consulente tecnico d’Ufficio della Procura, come da verbale che le esibisco.
    Lui resta molto scettico.
    Io voglio consultare subito il mio avvocato !!.
    Dice deciso.
    Ne ha facoltà.
    Gli rispondo secco.
    Però che venga qui subito, se no noi procediamo lo stesso.
    Lui si attacca al telefono.
    L’avvocato non può venire adesso, siccome è impegnato in Appello a Messina.
    E noi procediamo allora.
    Lui sconsolato, si arrende.
    Fate, fate pure.
    Tanto qui è tutto in regola, non ho nulla da nascondere !.
    Cafra era davvero un inteditore.
    Guarda le opere una ad una con attenzione.
    Questa è sicuramente è un opera di Nino Caffè.
    Questi pretini che sono raffigurati, mostrano tutta la loro gioia,
    proprio come Nino sapeva dipingerla trasformano l’astratto in una tela….
    Questa invece mi da dei dubbi.
    E’ firmata da De Pisis però mi sembra sia una imitazione, riuscita bene,
    ma una imitazione.
    Ci può esibire il certificato di autentica ?....
    Veramente…
    Ci dice con le mani tremanti…no !.
    Ma l’ho comprato a Milano, mi hanno garantito che fosse un Filippo De Pisis…
    Paruso ?....
    Non lo può fornire insomma !.
    Lo stroca il Procuratore.
    No…no.
    Appuntato, lo prenda, questo lo sequestriamo cautelativamente.
    L’esame delje opere altre opere, non evidenzia altre anomalie.
    Poi aprendo in cassetto, Angelo tira fuori una serie di litografie.
    Sono di Renato Gottuso.
    Ci dice lui.
    Le ho comprate a Parigi.
    Cafra le gurda una ad una attentamente.
    Allora ?..
    Gli chiede Calabresi.
    Vedi Pino.
    Per Gottuso vale lo stesso discorso di De Chirico.
    Firmava tutto quello che facevano altri artisti e che a lui piaceva.
    E’ difficilissimo dare un giudizio.
    Lo imitavano abbastanza bene.
    Capisco.
    Appuntato ?...
    Le prenda tutte.
    Sequestriamo anche queste.
    Penso che abbiamo finito.
    Possiamo andare.
    Lui si siede abbatutto su una sedia con sintomi di un infarto pressochè imminente.

    Fine parte settima.

  2. #512
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    Parte ottava

    Allora.
    Ci dice Calabresi dal suo sgabello.
    Eravamo rientrati, opere d’arte al seguito con noi.
    Cafra si era congedato a Milazzo.
    Mi viene più vicina Messina da qui, ci aveva detto.
    Se non avete più di bisogno di me….
    No, no, Maestro.
    Può andarsene pure.
    D’accordo Pino.
    Ti farò avere al più presto la mia relazione di consulenza.
    Ti ringrazio ancora, fai un buon ritorno.
    Grazie a te Pino.
    Detto questo era montato in auto ed era sparito.
    Per cui adesso dobbiamo decidersi il da farsi.
    Ci dice il Procuratore.
    Io ritengo che, visto che non esiste altro modo di sapere
    se le opere siano autentiche o meno se non inviarle agli archivi che curano
    gli autori, dobbiamo subito fare due cose.
    Quali Consigliere ?
    Gli chiedo io.
    Allora dobbiamo accertare e subito chi cura l’archivio di Filippo de Pisis
    e di Renato Gottuso.
    Appuntao ?...
    E guarda Angelo.
    Se ne occupa lei ?...
    Subito Consigliere.
    Si alza prontamente e va al nostro ufficio attaccandosi al telefono.
    Certo che così è davvero un casino.
    In pratica ho capito che stabilire se un opera d’arte sia autentica i meno
    e come vincere alla lotteria !.
    Beh, più o meno, penso sia così signor Procuratore.
    Ci mettiamo a ridere.
    Guardi qui.
    Io di arte ne capisco un po’, mi fa lui sollevando la presunta tela di De Pisis.
    Come si fa a dire che non sia autentica ?...
    C’è tutto il suo stile dipinto qui.
    Beh Consigliere, però se il maestro Cafra su questa e sulle litografie ha
    avanzato dei dubbi, mentre per tutte le altre opere esposte lo ha escluso,
    avrà avuto i suoi buoni motivi.
    Ah, si certo.
    Ha ragione ispettore.
    Intanto ritorna da noi Angelo, con un foglio in mano pieno di appunti.
    Allora Appuntato.
    Ci dica pure.
    Si, Consigliere.
    L’archivio di de Pisis si trova a Milano, lo cura la dottoressa..come si chiama lei..
    L’ho già contattata e mi ha detto che se noi gli facciamo avere il quadro li, loro ci daranno
    In tempi stretti il loro parere.
    Poi riprende fiato e continua.
    Per quanto riguarda Gottuso, l’archivio lo cura personalmente il figlio Fabio a Roma,
    dove risiede.
    Lo ha contattato ?...
    Veramente lui ancora no, consigliere.
    Calabresi si porta le mani a mento e pensa un attimo.
    Ispettore ?...
    C’è modo veloce di inviare questo quadro a Milano ?.
    Uhm…si dottore.
    Possiamo mandarlo a mezzo corriere Polfer, e il mezzo più veloce ed anche
    più sicuro.
    Bene.
    Allora se ne occupi lei.
    Lo faccio subito Consigliere, chiamo il mio collega della Polfer di Barcellona.
    Mi alzo e vado stavolta io nel nostro Ufficio.
    Un breve scambio di battute telefoniche e poi faccio ritorno.
    Il collega mi ha detto che domani passeranno a prenderlo.
    Hanno una scorta diretta al treno Palermo - Milano per dopodomani.
    Provvederanno loro.
    Ottimo.
    Per quanto riguarda le litografie, ci faremo noi invece
    Un bel viaggetto a Roma.
    Eh ?...
    Gli dice meravigliato Angelo.
    Si, faremo così, andiamo a trovare il figlio di Gottuso.
    Lei lo contatti e veda quando è disponibile a riceverci e subito dopo
    organizzaiamo il viaggio.
    Un conto è un singolo quadro, un altro sono venti litografie.
    Lo voglio sentire personalmente a verbale mentre ci darà il suo giudizio.
    Come lei comanda, Procuratore.

    Fine parte ottava

  3. #513
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    Parte Nona

    Beh, adesso tocca trovare una sistemazione a queste opere.
    Giusto ispettore.
    Porto tutto giù alla sezione.
    Li c’è la cassaforte.
    Mi sembra una buona idea, ispettore.
    In effetti la sezione di polizia giudiziaria interforze era originariamente
    prevista all’interno della Procura.
    Poi, siccome i locali distaccati nella sottostante via Monsignor Aliquò
    che furono destinati alla Pretura Civile erano piuttosto angusti,
    a fronte delle lamentele degli avvocati che denunciavano carenza di spazio,
    la sezione prese il suo posto e finì in via Aliquò.
    Mentre il Civile della Pretura salì su in Procura.
    Solo io e Angelo, che eravamo stati i primi storici componenti della
    sezione provvisoria, eravamo in Procura, per come detto proprio in una
    stanza che faceva da anticamera al Procuratore.
    Per questi motivi i restanti colleghi Carabinieri e Finanzieri e il Poliziotto
    che era con me, stavano laggiù.
    Se c’era di bisogno, in quel caso salivano su in Procura.
    Per cui, opere d’arte alla mano, scesi dal colle e mi diressi
    verso la sezione.
    La Procura era infatti situata proprio in cime ad un colle, nei locali
    costruiti dai monaci Basiliani intorno al 1400’ -.
    Ed era appunto un ex convento Basiliano .
    Accanto era situata la storica chiesa Basiliana, molto antica.
    Si diceva che ci fossero pure i fantasmi, ma questa secondo me era
    una sorta di leggenda metropolitana.
    Salgo su al primo piano, ove è sita la sezione.
    Ciccio ?
    Mi dice Santino, il secondo maresciallo dell’Arma.
    Ma che hai fatto, ti sei dato all’arte ?
    E osservava curioso il quadro che portavo con me.
    Magari Santino, magari.
    Gli rispondo.
    Posso vederlo ?..
    Ma certo.
    Intanto incuriositi arrivano anche gli altri colleghi.
    Che bello Franco, dove lo hai trovato ?...
    Ehi, ehi..
    Signori e colleghi.
    Piano, questo è un Filippo De Pisis, almeno fino a quando
    non ci sarà prova contraria.
    E queste, dico aprendo la busta ove le avevo riposte,
    sono litografie del maestro Renato Guttuso.
    Sempre fino a prova contraria.
    Che belli che sono Franco.
    Mi dice Pippo, il responsabile della Sezione dell’Arma.
    Il finanziere invece, da buon finanziere, si azzarda
    subito a dare una valutazione commerciale del tutto.
    Bene, bene, adesso vi racconto come mai le ho con me.
    Loro mi ascoltano con attenzione.
    Certo che è una bella indagine questa.
    Se avete di bisogno, siamo a disposizione.
    Certamente Pippo, ti farò sapere.
    Adesso, li posiamo in cassaforte.
    Franco ?..
    Mi dice Gaetano, il brigadiere finanziere.
    Magari il quadro lo possiamo appendere per un po’
    qui in sezione ?..
    Sai, non capita tutti i giorni di avere un De Pisis alla parete.
    Poi quando andiamo via me ne occupo io di metterlo in cassaforte.
    D’accordo Gaetano.
    Ma mi raccomando….Gaetano.
    Stai tranquillo Franco.
    Ciccio ?..
    Sento urlare a Santino.
    C’è Angelo al telefono.
    Il telefono della sezione era a numero unico, di quelli che quando suonano,
    suonano tutti insieme.
    Tanto si presume che qualcuno rispondesse, e poi chi rispondeva passava con un pulsante
    l’interno desiderato.
    Dimmi Angelo.
    Ispettore Franco ?...
    Hai finito laggiù ?.
    Si Angelo, tutto sistemato.
    Bene, puoi risalire qui per favore ?.
    Ho parlato con il figlio di Guttuso e abbiamo fissato la data per l’incontro.
    Ah !.
    Bene Angelo, arrivo subito.
    Saluti ragazzi, fate buon lavoro.
    Dico congedandomi.
    I privilegiati che stanno “ai piani alti” !..
    Mi dice Gaetano ironicamente.
    Tutta invidia, tutta invidia, gli rispondo.
    Ci mettiamo tutti a ridere.


    Fine parte nona.

  4. #514
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    Parte decima

    Mi congedo da loro e rifaccio al contrario la discesa,
    ora diventata salita che porta in cima al colle Basiliano.
    Sempre caro fu quell’ermo colle…pensavo alla nota pesia del Leopardi.
    Eccomi qui.
    Dico subito ad Angelo appena entro nell’Ufficio.
    Ah..Franco.
    Allora.
    Ho parlato con il figlio di Guttuso.
    Ho preso anche l’appuntamento.
    L’hai detto al capo ?..
    Si certo.
    E mi ha dato disposizioni di organizzare il viaggio a Roma.
    E tu ?...
    Ho già fatto le prenotazioni.
    Vagone letto di prima classe per lui, siccome spesato come spese di giustizia,
    cuccetta di terza classe super economica per noi due.
    Come mai ?..
    Beh, per noi della polizia rimborsano solo queste.
    Poi se tu vuoi qualcosa di più di lusso…posso ancora cambiare….
    No, no, Angelo.
    Va bene così.
    Tanto ho viaggiato sempre così, non vedo perché dovrei
    cambiare proprio adesso tipologia di posti.
    Allora posso dare le conferme all’agenzia di viaggi ?..
    Si, Angelo.
    Si parte dopodomani.
    Di già ?....
    Si Franco.
    Ci ha dato appuntamento alle 9 del mattino.
    Il treno che ho prenotato arriva a Roma alle 7 e mezzo.
    Angelo ?...
    Dimmi Franco.
    Ti sei fatto dare naturalmente ll suo indirizzo di Roma…
    Franco ?
    Va bene che sono Carabiniere, ma non sono ancora a questi livelli !.
    Ci mettiamo a ridere.
    Beh, andiamo a prepararci le valigie alllora.
    Il viaggio tutto sommato è stato abbastanza tranquillo.
    Stazione di Roma Termini.
    Scendiamo, e andiamo a prelevare Calabresi dalla sua “reggia”
    di prima classe.
    Lui scende tutto bello tranquillo e sereno.
    Io e Angelo, di contro abbiamo la faccia di chi ha passato
    una notte nelle cuccette super popolari.
    Andiamo, vi offro il caffè.
    Ci dice appena sceso.
    Beh, penso tra di me.
    Ci ha guardato in volto e pensa bene almeno
    di farsi perdonare.
    Il caffè ci tira un po’ su.
    Appuntato ?..
    Chiami un tassì.
    Ci andiamo subito consigliere ?..
    Gli chiedo.
    Ispettore ?..
    L’appuntamento è per le nove, ed io voglio
    essere puntuale.
    Il tassì come viene considerato ?...
    Chiedo ad Angelo.
    Lui lo ha pagato, sempre come spese di giustizia,
    noi invece c’è lo dobbiamo pagare, visto che è previsto
    solo lo spostamento a mezzo di trasporto pubblico urbano.
    Capisco !.
    Sarà lontano questo posto ?...
    Non lo so, Franco.
    E’ una villa sita in periferia.
    Benissimo.
    Allora preparati 50 mila lire come minimo.
    Bum !.
    Mi risponde lui.
    Beh, non sono stati proprio cinquantamila, ma poco comunque
    ci mancava.
    Il Tassista infatti, come tutti i bravi tassinari, ci ha fatto fare tutto
    Il giro della capitale, prima di arrivare alla famosa villa.
    La guardo attentamente appena scendiamo.
    Mah….
    Ma cosa Franco ?..
    E’ la villa dove Alberto Sordi ha girato il noto film
    Il Marchese del Grillo !.
    Ne sei sicuro….
    Abbastanza, Angelo.
    Vedi…
    Questo e proprio il cortile da dove il marchese si affacciava
    A parlare con il suo popolo…
    Vedi il balcone ?..
    Beh, non ho visto il film, ma se lo dici tu, ti credo !.
    Suoniamo.
    Prego accomadatevi pure signori.
    Sentiamo dire da chi ci apre la porta.

    Fine parte decima.

  5. #515
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    Undicesima parte.

    E’ un ragazzo abbastanza distinto quello che sta di fronte a noi.
    Molto curato e signorile nella persona.
    Vi aspettavo signori.
    Ci dice alllungandoci una mano.
    Sono Fabio Carapezza Guttuso.
    Mi ricordavo che lui era un figlio avuto da una relazione
    del grande pittore di Bagheria con Marta Marzotto che per
    un periodo ha posato per lui come modella.
    Successivamente lo aveva riconosciuto e naturalizzato.
    Infatti il suo cognome era prima di tale atto Carapezza, cognome che comunque
    Ha mantenuto, aggiungendo quello del padre Guttuso.
    Ci presentiamo a nostra volta, dando la precedenza
    chiaramente a Calabresi.
    Complimenti.
    Lei abita davvero in una bellissima casa.
    Gli dice il Procuratore.
    Grazie signore.
    Umh..
    Se non avete fretta, ve la faccio visitare.
    Ne saremo davvero felici.
    Venite con me allora.
    Era davvero una splendita abitazione, arredata con molto gusto.
    Fabio apre una stanzetta.
    Qui era dove mio padre dipingeva.
    Restiamo meravigliati.
    Era come se li dentro l tempo si fosse fermato.
    Nel mezzo della stessa c’era una tela posata su di
    un cavalletto.
    Guardandola, si vede che è un opera lascita incompleta.
    E’ l’ultimo lavoro che mio padre stava dipingendo
    prima della sua morte.
    Ci dice lui con una certa commozione.
    Ho voluto che qui tutto restasse così.
    Come quando lui era in vita.
    Confesso che mi sono venuti i brividi, solo a pensare
    che davvero sembrava che il grande maestro dovesse
    apparire da un momento all’altro, sedersi
    e mettersi tranquillamente a dipingere.
    Alla fine ci accompagna in un ampia stanza.
    Questo è il mio studio.
    Ci dice.
    Prego accomodatevi.
    Calabresi gli spiega il motivo del nostro incontro.
    Uhm…
    Dice lui pensoso.
    Signori, sono a vostra completa disposizione.
    Grazie sig.Guttuso.
    Poi fa un gesto ad Angelo.
    Lui tira fuori le litografie e le posa davanti a Fabio.
    Lui le guarda prima tutte, molto accuratamente, una per una.
    Allora.
    Ci dice riprendendole una per volta.
    Questa è opera di mio padre.
    Anche questa e quest’altra.
    Le mette da una parte.
    Anche questre altre cinque sicuramente sono opera sua.
    Questa invece no.
    E pure quest’altra ed ache le rimanenti.
    E le mette da un'altra parte.
    Signor Guttuso.
    Lei è stato molto sicuro nel giudicarle.
    Vede signor Procuratore..
    Passo la mia vita studiando accuratamente le opere di
    mio padre.
    Conosco molto bene il suo stile, non mi posso sbagliare.
    Capisco.
    Ma adesso le chiedo una sua ulteriore collaborazione.
    Occorrerebbe verbalizzare il tutto.
    Sa, in Tribunale occorre portare atti giuridici tipicizzati.
    Me ne rendo conto, signori.
    Sono sempre a vostra completa disposizione.
    Ispettore ?
    E guarda me.
    Se ne occupa lei ?.
    Subito Consigliere.
    Tito fuori dalla borsa un prestampato di “altre sommarie informazioni”.
    Adesso signor Guttuso, dobbiamo rifare la cernita, descrivendo le litografie
    Una per una.
    Gli dico.
    D’accordo ispettore.

    Fine parte undicesima.

  6. #516
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    Dodicesima e ultima parte.

    Intanto, mentre sono intento a verbalizzare,
    Suona il telefonino del Procuratore.
    Chiamarlo telefonino era all’epoca un termine improprio.
    Infatti i primi telefonini, erano giganteschi, sembravano
    la copia portatile del telefono di casa.
    I magistrati chiaramente lo avevano tutto spesato.
    I poliziotti se lo dovevano comprare e gestirsi le relative spese.
    Che agli inizi erano davvero severe.
    Non esistevano come oggi le schede prepagate, c’era solo l’abbonamento.
    E costava una cifra.
    Lo vedo parlare intento per un po’.
    Poi richiude e si gira verso di me.
    Come procede la verbalizzazione, ispettore ?..
    Bene consigliere, stiamo quasi per finire.
    Sa chi era al telefono ?...
    No dottore.
    La dottoressa dell’archivio De Pisis.
    Davvero ?..
    Si proprio lei.
    L’efficienza milanese non si smentisce.
    Hanno già fatto la valutazione del quadro che gli abbiamo spedito
    a mezzo i suoi colleghi della Polfer.
    L’opera è falsa.
    Ne sono sicuri ?..
    Sicurissimi.
    Non figura nel loro archivio.
    Bene, uno a zero per noi allora.
    Due a zero, ispettore, due a zero.
    Aggiunga anche che alcune litografie sono anch’esse false.
    Beh, lo possiamo arrestare allora ?..
    Andiamoci piano ispettore.
    Sa che sono garantista.
    Al nostro rientro decidiamo il da farsi.
    In effetti al nostro rientro, teniamo subito
    una sorta di consiglio di guerra.
    Nel suo Ufficio con la porta stavolta chiusa.
    Ho parlato con il Giudice per le Indagini Preliminari.
    Ci dice subito.
    Mi ha solo detto, Pino ?...
    Inviami subito la richiesta che ti faccio subito una ordinanza di custodia cautelare.
    Allora lo sbattiamo dentro ?....
    Dice Angelo fregandosi le mani.
    Proprio così, appuntato !.
    Non finisce di dirlo che gli suona il telefono.
    Appena risponde lo vediamo farsi subito serio in viso.
    Noi capivamo quando lo dovevamo lasciare da solo.
    E quello era uno dei questi momenti.
    Ci alziamo e usciamo fuori dalla stanza.
    La conversazione dura un bel po’.
    Alla fine sentiamo aprire la porta.
    Venite, entrate.
    Si siede e ci guarda serio.
    Sapete chi era ?..
    Beh…no !.
    Il Procuratore Generale.
    Praticamente, ve lo dico brutalmente, dobbiamo
    passare tutta l’indagine alla Procura di Firenze.
    Che cosa ?....
    Dice Angelo con un sobbalzo.
    La prima azione del reato si è consumata alchè in quel di Firenze la figlia
    di Antonio Bueno a disconosciuto l’autencità dell’opera del padre.
    Per cui sono competenti loro.
    Del resto i Carabinieri hanno inviato a quella Procura l’opera sequestrata.
    Hanno chiamato Messina e se pur con tristezza, il collega ha dovuto dargli ragione circa la
    loro competenza a procedere.
    Ma Procuratore ?..
    Gli serviamo il tutto in un vassoio d’argento !.
    Lo so ispettore, lo so.
    Ma non mi posso opporre a ciò che decide la Procura Generale .
    Ci alziamo sconsolati.
    Tanto tempo perso, tanta fatica e alla fine…
    Dobbiamo dare tutto via.
    Dico con rabbia alzandomi e guadagnado l’uscita.
    Ispettore ?...
    Mi chiama Calabresi vedendomi allontanare.
    Si Consigliere.
    Non se la prenda a male.
    Se non altro ci siamo fatti una cultura artistica
    non idifferente !.
    Ah…certo Dottore, certo.
    Abbiamo scoperto come smascherare…..
    Un falso d’autore !.
    Ci mettiamo tutti a ridere.

    Falso d’Autore, Fine.

  7. #517
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    Hans il Tedesco.

    Parte prima

    Per anni la polizia giudiziaria del mio Commissariato era stata
    composta da me e da un solo agente.
    Prima Mimmo, poi Salvatore.
    Chiamarla squadra di pg era poi assolutamente un eufenismo.
    Siccome a causa dell’esiguo numero dei componenti
    Dell’Ufficio, la polizia giudiziaria la si faceva a “tempo perso”.
    Siccome occorreva coprire tutti i servizi che c’erano da fare.
    L’unico,diciamo, privilegio, era che si stava in borghese
    e con l’auto civetta.
    Anche se a Milazzo la conoscevano persino i gatti.
    Poi, dopo il cambio del dirigente, il vecchio Vice Questore era
    stato promosso Primo Dirigente e trasferito in quel di Manfredonia
    a convincere i locali a far attraccare la famosa “nave dei veleni”, che
    nessuno voleva e che stava girovagando per tutti i porti Italiani.
    Per ultimo era giunta al porto della città pugliese e tenuta
    anche qui rigorosamente alla fonda al largo del porto.
    Gli avevo detto prima che partisse.
    Dottore ?
    Se lei riesce a fare attraccare quella nave, la faranno subito
    Questore.
    Beh, non so come fece, ma per chi legge i miei racconti saprà che era un abilissimo
    diplomatico, ci riuscì.
    Comunque, tornando al nostro discorso, il nuovo dirigente che era arrivato
    era un giovane commissario capo.
    Un tipo deciso che vedeva al primo posto nell’attività
    di polizia, proprio la giudiziaria.
    Parallelamente in quel periodo la squadra mobile della Questura stava
    attraversando un periodo di crisi e molti suoi componenti
    si sentivano a disagio e non nascondevano l’intenzione di lasciarla.
    Così il neo dirigente ebbe gioco facile a convincere alcuni illustri
    componenti della mobile della città dello stretto a trasferirsi in quel
    di Milazzo, la città del damoso capo e porta per le isole Eolie.
    Il primo ad arrivare fu Nino, che chi legge i miei racconti ricorderà.
    Poi a seguire, arrivarano anche Giorgio, Ciccio da Gualtieri Sicaminò e Antonio, che aveva un cognome
    che era tutto un programma, Ficarotta.
    Sicchè la squadra di polizia giudiziaria, della quale ero sempre io
    Comunque il responsabile, fece davvero un grosso salto di qualità.
    I nuovi arrivati erano degli abilissimi investigatori.
    Dopo anni e anni trascorsi alla mobile, sapevano come muoversi
    sul territorio.
    E soprattutto avevano il dono di farsi subito degli informatori.
    I famosi confidenti, che gli passavano le notizie utili per organizzare
    Le operazioni.
    L’unica cosa era che non dovevi parlagli di sedersi a scrivere, sia verbali o peggio
    ancora rapporti giudiziari.
    Erano solo dei grandissimi operativi, ma completamente litigati
    con la stesura di atti di polizia giudiziaria alla macchina da scrivere.
    Però in Tribunale oltre all’operazione occorreva portare
    pure quelli.
    Ma questo non era un problema, siccome alla stesura degli atti ci
    pensavo io.
    In breve tempo la squadra, ex binomio, giunse sino a sette elementi.
    Il mio Ufficio, faceva da base logistica.
    La mattina appena arrivato spalancavo le finestre, siccome
    fumavano tutti come turchi.
    E pur essendo fumatore, avevo appena ci entravo un principio
    di intossicazione.
    Beh, andiamo signori.
    Gli dicevo.
    Prendete due macchiene e uscite.
    Così almeno liberavo la stanza.
    I più veterani ex mobilini erano chiaramente esentati da questo.
    E restavano con me.
    Franco ?..
    Mi dice Giorgio guardandomi.
    Siccome vogliamo conoscere bene la città, che ne diresti
    Stasera di farci un pattuglione tra di noi ?.
    Otiima idea Giorgio.
    Allora stasera ci vediamo qui alle diciannove, io tu e Antonio.
    D’accordo ispettore.
    A stasera.

    Fine parte prima.

  8. #518
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    Parte Seconda.

    E alle ore 19,00, puntuale come una cambiale
    Arrivo al Commissariato.
    Mentre parcheggio, scorgo Antonio e Giorgio
    Dritti ad aspettarmi fuori, di fronte allo stesso.
    Ispettore ?
    Non c’è bisogno che entriamo dentro, ho preso già io le chiavi
    dell’auto.
    Mi dice Antonio.
    Benissimo, andiamo allora.
    Motiamo su.
    Antonio si mette alla guida siccome era un po’ pratico di Milazzo.
    Franco ?..
    Da dove cominciamo ?..
    Beh, direi prima di farci un giro panoramico.
    Chiaramente il giro panoramico non può non cominciare dal
    promontorio del Capo di Milazzo.
    Sette chilometri che si protendono a nord nel basso tirreno,
    che sembra voler essere un trampolino di lancio verso le
    isole Eolie che gli stanno proprio di fronte a guardarlo.
    Mentre osserviamo il panorama, gli dico improvvisamente.
    Come mai avete deciso di lasciare la squadra mobile ?.
    Loro restano sorpresi di quella domanda fatta a bruciapelo.
    Poi Giorgio prende fiato e mi risponde pacatamente.
    Ispettore Franco.
    Ti dico la pura verità.
    Il nuovo dirigente che è arrivato ha delle idee tutte sue.
    Ci ha fatto capire senza mezzi termini che vuol fare un ricambio
    di tutto il personale a cominciare dai più anziani.
    Cioè noi.
    Poi è venuto a farci visita il tuo dirigente, che saputa la situazione
    ci ha offerto di venire qui a Milazzo con lui.
    Abbiamo pensato che prima di essere cacciati fuori,
    era meglio se c’è ne andavamo via noi e con le nostre gambe.
    E finito il discorso allarga le braccia.
    Ho capito Giorgio, ho capito.
    Era stato molto chiaro e sincero.
    Spero che qui da noi possiate trovarvi bene.
    Lo speriamo anche noi ma vedo comunque che ci sono
    tutte le premesse.
    Beh, adesso scendiamo a valle.
    Gli dico per smorzare il discorso.
    Riprendiamo la strada che scende verso la città.
    Franco ?...
    Ma c’è un locale particolare qui ?..
    In che senzo Antonio.
    Che ne so io, un luogo tipico dove si incontrano i giovani.
    I ragazzi di Messina mi hanno detto per esempio che il sabato
    sera, in alternativa a Taormina vengono a mangiarsi la pizza e poi
    a ballare qui, adesso mi sfugge Il nome del locale….
    Ah !.
    Le Cupole, si chiama così.
    Lo possiamo andare a vedere ?.
    Sicuro, appena scendi giù in Piazza Roma, gira a destra
    verso il litorale di ponente e poi in fondo a sinistra verso
    Via del Marinaio d’Italia.
    Ok, ispettore, ok.
    Le Cupole era all’epoca un locale davvero molto frequentato
    Da giovani provenienti da molte località della provincia
    Ed anche dal capoluogo.
    Molti erano bravi ragazzi, altri molto di meno, ogni tanto scoppiava
    Qualche rissa e volavano pure coltellate con tanto di duelli rusticani notturni
    In spiaggia.
    Ecco, gli dico, eccolo li.
    E’ proprio sulla spiaggia.
    Pensa che dopo le danze, nelle prime ore del mattino, i
    ragazzi d’estate si tuffano a farsi il bagno.
    Mah….
    Sento improvvisamente dire a Giorgio che sta seduto dietro.
    Quella macchina !.
    Quella lancia Delta integrale tutta rossa.
    E ci indica una lancia rosa fiammante parcheggiata proprio di fonte all’ingresso.
    Antonio
    l’hai vista ?...
    Caspita se non l’ho vista.
    E’ quella di Billè, Giorgio.
    Il noto boss di Messina ?..
    Gli chiedo io.
    Proprio lui Franco.
    Interessante la cosa.
    Andiamo subito a visitare questo locale.

    Fine parte seconda.

  9. #519
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    Parte terza

    Entro prima io.
    Matteo, il propietario, mi viene subito incontro.
    Come va ispettore ?
    Mi dice porgendomi la mano.
    Bene grazie Matteo.
    Entrano pure Giorgio ed Antonio.
    Che ci fa qui la squadra mobile ?...
    Sentiamo dire da una persona che stava dritta
    al banco del bar con un bicchiere in mano.
    Evidentemente si riferiva ai miei colleghi.
    Siccome a me non mi conosceva di sicuro.
    Billè ?
    Noi siamo qui di passaggio sai.
    Gli risponde Giorgio.
    Ma piuttosto, cosa ci fai tu qui ?..
    Beh…
    Dice lui non nascondendo un certo imbarazzo.
    Sapete, ho litigato con mia moglie.
    Per cui sono venuto qui a trovare l’amico Matteo.
    Era chiaro che mentiva spudoratamente.
    Capisco.
    Gli replica Giorgio.
    Billè che ci era venuto incontro, si gira di scatto
    Verso il banco.
    Consumazione pagata per i signori !.
    Dice a mo’ di ordine perentorio.
    No Billè, grazie.
    Siamo apposto.
    Suvvia, almeno un caffè lo prenderete…
    Ti abbiamo detto che siamo apposto.
    Va bene, va bene.
    Ho capito.
    Non vi volete compromettere.
    D’accordo, un caffè allora lo pigliamo.
    Ci vogliamo compromettere.
    Lui si mette a ridere.
    Caffè hai signori e subito !.
    Ordina al banconista.
    Matteo, guardava con un certo disagio.
    Appena usciti dal locale, Giorgio mi guarda.
    Ma quel locale di chi è ….
    Dell’amico tuo Matteo o dell’amico nostro Billè ?...
    Sai Giorgio.
    In un certo senso la colpa è la mia.
    Davvero Franco ?
    Ti spiego.
    In questo locale avvengono spesso risse, provocate per
    lo più da barcellonesi.
    Matteo mi aveva sempre chiesto se potevamo essere presenti
    Almeno il sabato sera.
    Io gli ho detto che dato il nostro esiguo numero non era possibile.
    Poi gli ho aggiunto che a Toarmina per risolvere analoghi problemi
    Aveva assoldato elementi della mafia catanese.
    Per cui ti ha preso in parola, vero ispettore ?.
    Da quello che ho visto prima Giorgio, si.
    Lui si è rivolto a quella messinese.
    Sembrava lui il padrone del locale !.
    Lo è di fatto.
    Povero Matteo.
    Avevo sentito dal collega del Norm dell’Arma che ultimamente
    la situazione alle Cupole era stranamente troppo tranquilla.
    Avevo letto pure sulla Gazzetta del Sud, che gli Tofria, noti fratelli
    mafiosi di Barcellona erano stati cacciati fuori da qui ed inseguiti
    a colpi di pistola sino al confine tra Milazzo e Barcellona.
    Barcellona può essere fortissima nel suo territorio, ma fuori dallo stesso
    se arriva un’altra mafia più potente, non conta più niente.
    Ora sto ricollegando il tutto.
    C’è ne di lavoro qui, carissimo ispettore.
    Giorgio ?..
    Prima del vostro arrivo c’ero solo io alla giudiziaria.
    E mi affiancavano un solo agente e neppure a tempo pieno !.
    Lo so, lo so, Franco.
    Adesso comunque che ci siamo noi, vediamo un po’ di
    capovolgere questa situazione di svantaggio.
    Risaliamo in macchina.
    Piuttosto, avete novità dai vostri confidenti ?..
    Beh, sai.
    Ha proposito dei Trofia.
    Ho saputo di un tedesco, che sta in una villa al capo
    che ritiratosi qui in sicilia in pensione con la moglie siccome innamoratissimo
    Dei posti e che fa il riveditore di auto di lusso, che avrebbe delle storie
    con loro.
    Davvero ?..
    Si Franco.
    Approfondisci la cosa e fammi sapere.
    Non mancherò di farlo, ispettore.
    Il giro è finito, facciamo rientro.

    Fine parte terza.

  10. #520
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    Parte quarta

    La mattina dopo entro in ufficio al solito orario.
    Ispettore ?..
    Mi dice il piantone vedendomi entrare.
    Ci sono “visite” per lei.
    In che senso Giovanni ?..
    C’è una persona che lo aspetta.
    Uhm…
    E dovè ?
    E’ con Giorgio nel suo Ufficio.
    Ho capito.
    Grazie Giovanni.
    A proposito, ci sono novità ?
    Nessuna ispettore.
    Grazie ancora e buon lavoro.
    Mi immaginavo chi fosse.
    Giorgio era uno che non andava per le lunghe.
    Lo conoscevo bene.
    Appena la sera prima ne avevamo parlato e lui
    non aveva perso certamente tempo.
    Infatti appena entrato, scorgo un persona biondina,
    sessantino di età, seduto e Giorgio in Piedi accanto a lui.
    Oh, Ispettore !.
    Mi dice vedendomi alla soglia.
    Le presento Herr Hans.
    Herr..cosa ?..
    Ah !.
    Scusami franco, il signor Hans.
    Ora si che ho capito.
    Piacere.
    Gli dico sedendomi davanti a lui.
    Lui mi guarda attentamente con i suoi occhi verdi.
    Io lo guardo a mia volta con i miei occhi neri.
    Allora signor Hans.
    Mi dica tutto.
    Lui prende fiato.
    Prima io volere parlare di me…
    Avere voi nulla di contrario su questo ?...
    Assolutamente no.
    Dica pure.
    Io essere tedesco di Germania occidentale.
    Lavorato tutta mia vita come commerciante di auto.
    Poi una volta che io è la mia adoratissima moglie siamo andati
    in pensione, io decidere di comprare casa qui.
    Come mai ?.
    Io e la mia povera moglie venire sempre d’estate qui a fare
    vacanza.
    Vostro sole e mare in Germania si può solo sognare.
    Mi scusi, signor Hans.
    Perché ha detto “povera moglie” ?..
    Ah !.
    Mi scusi signore.
    Lei essere morta.
    Mi dispiace di questo.
    Sa, signore.
    Lei lavorava in quella che voi chiamare qui…non troavre termine…
    Guardia di Finanza.
    Ecco !.
    Poi ebbe incidente che la portò parlaitica e anche per questo
    noi decidere di trascorrere qui il tempo che ci era rimasto.
    Poi lei ebbe improvvisa malattia e….
    Ho capito signor Hans.
    Basta così, non intendo siscitare in lei ricordi dolorosi.
    Avevo notato infatti una lacrima che gli era scesa dagli occhi.
    Ma la prego, continui da dove aveva lasciato.
    Lui prende un po’ fiato.
    Si signore.
    Mi scusi ma io…
    Ma ci mancherebbe altro.
    Dicevo io lavorato trenta anni a vendere auto per la Bmw.
    E una volta qui, ho pensato di continuare questa mia attività, stavolta
    tutta per conto mio.
    Così trovai dei locali è io aprire attività di vendita di auto.
    auto di lusso.
    Tipo ?..
    Alfa Romeo, Lancia e…
    Ho capito grazie.
    Non vende le fiat 500.
    Io avere ancora conoscenze con vecchi fornitori, loro mi mandano
    auto e io vendere.
    Ho capito.
    Continui pure.
    Mia attività andava bene.
    Gli affari non mancare.
    Poi…
    Poi ?
    Signore.
    Un giorno vennero nel mio esercizio dei giovani.
    Chi erano questi giovani ?...
    Io non conoscere loro ma loro dire di conoscere me.
    E che se io volere lavorare tranquillo, loro mi potere
    aiutare in questo.
    In che senso , mi scusi.
    Loro dare me, come dire, protezione.
    Ora si che ho capito.
    Interessante, continui.

    Fine parte quarta.

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