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Discussione: Raccolta dei racconti dell'ispettore

  1. #11
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    GUERRA DI MAFIA
    Quinta ed ultima parte.

    Raffaele era deciso a chiudere la vicenda.
    Dobbiamo fare come con Pino, dobbiamo convincere i parenti a consegnarcelo.
    Da chi cominciamo, dalla moglie ?.
    No, dal suocero, mi sembra persona più ragionevole.
    Così, comincia la seconda settimana Tortoriciana.
    Ormai da sette giorni vi arriviamo alla 9,00 e c'è ne torniamo a sera fonda.
    Il suocero sulle prime è restio, molto scettico siu nostri intenti.
    L'arma vincente è lo spauracchio dei Carabinieri.
    Se lo trovano loro di sicuro lo arrestano, noi invece ci dobbiamo solo
    parlare.
    Alla fine, dopo una estenuante trattativa, si convince.
    Avete ragione, non può starsene nascosto a vita, lo convincerò a consegnarsi a voi.
    Tiriamo un respiro di sollievo.
    Comincia così l'attesa, che però dura un po' troppo.
    Non si sarà fatto convincere, dico, non è fesso, non se la beve che gli vogliamo solo parlare.
    Poi arriva la chiamata radio, telefonare subito in Ufficio.
    Bestemmiare sarebbe poco, il suocero lo aveva convinto invece, ma mentra stavano venedo da noi, sono stati intercettati e fermati dai Carabinieri.
    Giorni e giorni di lavoro inutile !.
    Ormai rassegnati, moggi moggi c'è ne torniamo in Milazzo.
    Ma l'indomani mattina, altra sorpresa.
    Telefona personalmente il Pubblico Ministero.
    I Carabinieri si lo hanno arrestato, ma non sanno una mazza, non hanno le prove che abbiamo noi.
    E quello se ne sta zitto e non spiccica nepure mezza parola.
    In quelle condizioni non può convalidare l'arresto.
    Ci prega quindi di fargli subito un dettagliato rapporto, elencando tutti gli elementi di prova, dopo di che farà lui il provvedimento di arresto e lo farà eseguire anche da noi.
    Imputazione omicidio doloso.
    Giustizia era fatta !.

    Questo storia è fondamentale per risolvere la guerra in corso.
    Pelati Gargano diverrà un importante pentito, permetterà il blitz in cui venne arrestato il boss antagonista dei Barcellonesi con tutta la sua banda, durante un summit in Calabria.
    Questo porrà fine alla guerra

  2. #12
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    Questa si intitola,

    I TRAFFICANTI
    Parte prima

    Il nuovo Dirigente mi aveva dato fiducia.
    Finalmente invece di un solo uomo, come di solito era, la squadra me l'aveva portata a quasi dieci elementi, tutti in gamba, scelti uno ad uno.
    Così, il mio ufficio era diventato un albergo diurno, pieno di persone che fumavano come i turchi.
    Io dicevo, su !, su!, fuori !, andatevene in giro, portate notizie !.
    Intanto era arrivata anche la nuova Vice Dirigente, una mia vecchia compagna di liceo, anche se eravamo in classi diverse.
    Lei era diventata Vice Commissario, adesso me la trovo come superiore.
    Davanti a tutti gli altri le do del lei, le distanze vanno rispettate, anche se quando siamo da soli rievochiamo vecchi ricordi di professori e compagni secchioni, con grandissime risate.
    Le notizie alla fine arrivano.
    Concetto porta importanti novità.
    Quando ci sono cose del genere, si chiude la porta e si abbassano le serrande.
    Meglio essere molto cauti.
    Ispettore, mi dice, questa volta non sono semplici spacciatori da due soldi.
    Questi trafficano con grosse quantità, e di brutto anche.
    Calma, Calma, siediti e dimmi tutto, nei minimi particolari.
    Me lo dice, con molta devizia e mi assicura che la sua fonte è strasicura.
    Un appartamento di Milazzo in cui una insospettabile signora e sua figlia, nascondono per un noto pregiudicato Barcellonese grosse quantità di droga.
    Ma siamo sicuri ?, Sicuri davvero ?.
    Domando alla fine del suo racconto.
    C'è solo un modo per saperlo, andare a fargli una visitina a sopresa.
    Otteniamo facilemente il mandato dal Pubblico Ministero, ci si organizza.
    Le perquisizioni si fanno la mattina sul presto, questo comporta levatacce alle prime luci dell'alba.
    La Vice Dirigente, si presenta vestita da guerriera, pistola alla cintola e caricatori vari in tasca.
    Dottoressa, le dico, ma cosa vuole andare a fare la guerra del golfo ?.
    Era l'epoca della prima guerra, quella del 1990 o giù di lì.
    Lei mi fa, Ispettore !, ma lei come viene con le mani in tasca ?.
    Certo che si, rispondo, in fin dei conti solo due fimmine sono !.
    Lei mi sommerge di parolacce.
    Alla fine arriviamo al palazzo e bussiamo alla porta d'ingresso.
    Chi Vuliti ?, risposta di una appena svegliata.
    Polizia Signora !.
    Ci apra, dobbiamo entrare.
    Lei apre, vede la tessera, toglie il chiavistello e spalanca la porta.
    Ma chi vuliti, insiste !.
    Dobbiamo operare una perquisizione, dice la Commissaria decisa.
    Ma io non haiu nenti di mucciari !. (non ho nulla da nascondere)
    Se così è, non avrà nulla da temere, dico io, signora deve seguirci anche lei.
    Chi c'è in casa ?.
    Solo mia figlia che dorme.
    La svegli.
    Carlo, comincia dal luogo classico, dalla stanza da letto.
    Primo cassetto aperto, nulla.
    Secondo cassetto idem.
    Terzo cassetto, una busta grossa contenete polvere bianca.
    ******* !, dice Carlo, Dottoressa !. Ispettore !, venite !.
    La figlia, che era presente, sbianca in volto.
    Te lo dicevo io, rivolta alla madre, che prima o poi ci fottevano !.
    Io sdrammatizzo, Calma signore, Calma.
    Non pensate che ci dovete darci molte spiegazioni ?..

    Fine parte prima.

  3. #13
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    I TRAFFICANTI
    Parte Seconda.


    In effetti, messe di fronte all'evidenza, la madre ci dice che la figlia non ne sapeva nulla, e che è stata lei ad offrirsi per tenere la roba.
    Siccome la signora ha una vasta campagna, ci rechiamo sul posto.
    Le dico, signora, prima che cominciamo a scavare, faccio venire se è il caso anche una ruspa, le conviene dirci dove è nascosta la droga.
    Lei è titubante, poi alla fine cede.
    Ci indica dei posti.
    Nel primo, viene fuori dopo vari colpi di pala, un sacco di iuta contenente, poi pesata, ben 50 kg di marijuana.
    Nell'altro, salta fuori una cassa contenente munizioni di vario calibro.
    Nel terzo, una sacca di plastica conteneti tre fucili a canna mozzata.
    Tutto in perfetta efficienza.
    Lei signora, è una sorpresa continua, non c'è che dire !.
    Le dico.
    Informo per radio la Commissario che era rimasta all'abitazione con la figlia, saputa la notizia salta dalla gioia.
    Signora, a questo punto ci deve dire per conto di chi tiene tutta questa roba !.
    E' chiaro che lei da sola non può gestire questo traffico.
    Lei, pensa e ripensa.
    Mia figlia ?....
    La lascerete fuori ?....
    Signora, non le posso promettere nulla, ma se risulterà che lei era veramente estranea, stia tranquilla che ne parlerò al Magistrato e la lascerò in libertà.
    E' una povera Carusa (ragazza), studia all'università, vi giuro, non sa nulla.
    Non me la rovinate !.
    Io sono vecchia, e malata di cancro, la mia vita ormai è finita, di me potete fare quello che volete.
    Questo mi dispiace molto signora, però se lei ci dicesse tutto quello che sa, sarebbe un grosso passo avanti, non le pare ?.
    Va bene, fa lei.
    E' Cicciuzzu che gestisce il tutto, lui con la sua comare Sofia di Santa Lucia
    Cicciuzzu chi ?. Chiedo.
    Aspetta, dice Salvo, forse ho capito chi è.
    E' un pregiudicato di Barcellona, appena scarcerato dopo anni di detenzione per omicidio.
    Si Iddu è !, dice la signora.
    Mi disse che era stato tanti anni in carcere !.
    E dove lo possiamo trovare questo distinto signore ?, Le chiedo ancora.
    Non c'è bisogno che vi scomodiate voi.
    Tutte le mattine passa da qui per controllare.
    Passerà anche oggi.
    E' in compagnia ?, Domando.
    No, chiddu (lui) sempre da solo cammina, con la sua macchina.
    Bene ragazzi, allora organizziamoci.
    Salvo, Enrico e Carlo restate qui, ed aspettate la visita di Cicciuzzu.
    Mi raccomando, occhio quello è pericoloso.
    Tu Gigi, riaccompagna la signora a casa.
    Noi tre, andiamo a Santa Lucia a fare una visita a sorpresa alla comare Sofia.

    Fine parte seconda.
    Nb., tutti i nomi sono di purissima fantasia.

  4. #14
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    I TRAFFICANTI
    Terza ed ultima parte.

    Santa Lucia è un paesino sito proprio in cima ad una montagna, la strada si inerpica tra i tornanti che vi ci portano su.
    D'un tratto, ci appare nella direzione opposta di fronte un auto che ben conosciamo,
    ******* !., E' lei !, la Sofia !. Urla Carlo.
    Incoscenti di trovarci in piena curva, si effettua una rapida inversione di marcia.
    Ma è troppo tardi, quella ha accellerato ed è scomparsa.
    Porco Cane !, avrà di sicuro preso una delle tante deviazioni che ci sono dalla strada principale !.
    Ma perchè se ne stava scappando ?.
    Come ha potuto sapere che la stavamo andando a prendere ?.
    Domanda che ci poniamo d'obbligo.
    Proviamo a girare e rigirare, niente, è proprio svanita nel nulla.
    Inutile insistere a cercarla.
    Intanto chiama per radio la squadra rimasta alla campagna ad aspettare l'arrivo di Cicciuzzo.
    Tutto apposto, dicono, c'è lo abbiamo noi, lo stiamo portando in Commissariato.
    Beh, dico, almeno abbiamo preso il pezzo più grosso della combriccola!.
    In Commissariato vengono portate anche le due donne, madre e figlia.
    Ciucciuzzo, appresa la notizia che lo abbiamo incastrato di brutto, casca per terra e non dà più segni di vita.
    Chiamiamo la Guardia Medica.
    Il dottore lo visita attentamente, ci dice State tranquilli non ha nulla.
    Sta solo facendo un po' di sceneggiata.
    Arriva Salvatore, mi dice, Con la macchina di Cicciuzzu che dobbiamo fare ?.
    Perchè ?, chiedo cosà che non va ?.
    Era senza patente, penso che la si debba sequestrare.
    Ma che mi dite le cose a puntate ?.
    Urlo.
    Certo che la dovete sequestare, ma siete poliziotti o metronotte ?.
    Lo devo denunciare, l'amico Cicciuzzo, pure per questo reato.
    Tanto a terra c'è già, più giù di li non può andare.
    Alla fine la donna rese una piena confessione, alla presenza del Pubblico Ministero, venuto apposta.
    La figlia venne scagionata, siccome la madre l'aveva tirata fuori completamente dai fatti.
    La Sofia, si venne a costituire dopo qualche giorno, su consiglio del suo avvocato.

  5. #15
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    LA FINE DELLA COLONNA
    Parte prima.

    Quando arrivai, o meglio ritornai a Genova nel 1980, con il nuovo
    incarico di sottufficiale della Digos, trovai la situazione davvero drammatica.
    Ogni mattina avveniva praticamente un azzoppamento, nonostante avessimo in giro numerose pattuglie e posti di blocco, niente da fare, colpivano lo stesso.
    Si aveva l'idea di qualcuno che tirasse le fila, però non c'erano prove per incastrare.
    O meglio, noi ritenevamo di non averle, il buon Generale, all'epoca comandante degli speciali nuclei antiterrorismo del nord Italia, riteneva invece di averli.
    Così fece arrestare un noto professore universitario ed altri stimati professionisti della città.
    Ma il processo si concluse con tutte assoluzioni per insufficienza di prove, allora c'era questa formula, così, nulla, si brancolava nel buio.
    C'era stato si l'episodio dell'irruzzione dei nuclei speciali Carabinieri n via Fracchia, con quattro terroristi uccisi, ma era rimasto un episodio isolato, nel senso che non aveva avuto lo sbocco investigativo che tutti ci aspettavamo.
    Loro erano più forti che mai e proliferavano a vista d'occhio.
    Volantini inneggianti l'allora "campagna d'autunno", venivano rinvenuti in ogni dove, striscioni inneggianti l'organizzazione, apparivano la mattina presto in molti angoli della città.
    C'erano allora ancora le grandi fabbriche, l'Italsider, L'Ansaldo, poi il porto.
    Tutte erano loro territorio di propoganda, lo sapevamo, ma non trapelava nulla.
    Omertà totale, peggio di quella mafiosa.
    Dopo l'omicidio di un sindacalista, qualcosa era sembrato muoversi, però ancora molti della sinistra ufficiale, solevano chiamarli "compagni che sbagliano".
    Questa la premessa.

    Però, stranamente, fu proprio per un caso fortuito che si imbeccò la strada che nel giro di una sola settimana ci portò a sgominare l'intera colonna.
    Il seguito alla prossima, e sapete quale fu.

  6. #16
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    Lo puoi dire forte.

    LA FINE DELLA COLONNA
    Parte seconda

    Il nostro pattuglione, il Delta77, aveva tra gli obbiettivi da vigilare, anche
    l'abitazione del sindaco di Genova dell'epoca, siccome aveva ricevuto molte
    minacce.
    Una mattina, transitando sui luoghi, Nino, il brigadiere capo pattuglia, nota una fiat 127 con tre tipi a bordo.
    Quello lo conosco !, dice .
    E' Grassetti, noto estremista.
    Che cosa ci fa qui ?...Controlliamoli.
    La fiat 127 è ferma, i nostri si avvicinano ed intimano agli occupanti della stessa
    di scendere giù.
    Chiedono i documenti a tutti, questi li esibiscono prontamente.
    Ma ecco la sorpresa, Nino si allontana per controllarli via radio alla centrale.
    Resta Filippo a sorvegliarli.
    Improvvisamente, tutti e tre scappano via di gran corsa e tutti in direzioni diverse.
    Nino e gli altri sono frastornati.
    Decidono di rincorrere quello che pare più raggiungibile.
    Infatti lo stanno per prendere, ma questi, salta giù da un parapetto,
    del ciglio stradale buttandosi letteralmente nel vuoto.
    Per chi conosce Genova, le sue strade sono tutte salite e discese.
    Ma è pazzo ? Urla Antonio, saranno venti metri di dislivello !.
    Guardano giù, dove l'uomo si è buttato e lo scorgono per terra esamine.
    Ma non sembrava privo di vita, siccome si muoveva contorcendosi per il dolore.
    L'unico inconveniente, era che....era caduto all'interno del cortile di una Stazione dei...Carabinieri !., sic !.
    Infatti vedevano dei Militari accorrere subito verso il caduto.
    Questo è un bel casino !., dice Nino.
    Intanto cazzia di brutto Filippo.
    Quando sei in servizio cerca di essere sveglio !.
    Ma brigadiere, chi si aspettava una mossa del genere ?.
    Risponde lui.
    C'è una cosa sola da fare, avvisare subito il Dirigente.

    Fine parte seconda.

  7. #17
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    LA FINE DELLA COLONNA
    Terza ed ultima parte.

    In effetti, quando giunse il Dr.Napoli, nessuno avrebbe scommesso 5 lire
    che sarebbe riuscito a convincere i caranbinieri a consegnarcelo.
    Non so che cosa si inventò, fatto sta che c'è lo dettero e fu condotto direttamente
    in Questura.
    Era un giovane professore di filosofia, subito si trincerò nel silenzio più assoluto, dichiarandosi prigioniero di guerra.
    Le sue condizioni fortunatamente non erano gravi, i nostri medici ed infermieri lo rimisero subito in sesto, anche se si sopettavano fratture alle costole.
    Ma il Dr.Napoli, fece ancora di molto meglio.
    Dopo un giorno di inutili tentativi di farlo parlare, capì il suo punto debole.
    Era sposato da poco, sua moglie era in Questura nella sala di attesa.
    Lui chiedeva sempre di lei, e chiedeva che nel caso lui veniva condannato ad una lunga pena detentiva, lei poteva avere il divorzio, così da pemetterle di rifarsi una vita.
    Era lei il suo punto debole.
    Napoli, se lo lavorò con calma.
    Intanto da poco era stata approvata la legge che prevedeva molte agevolazioni a chi decideva di dissociarsi e collaborare con noi.
    Così, alla fine si decise, e si dichiarò disposto a dirci tutto, purchè evitasse il carcere.
    Gli fu assicurato di si, daccordo anche il Magistrato che seguiva l'inchiesta.
    Gli fu assicurato anche il ricovero nel miglior Ospedale Ortopedico della città, per le cure ulteriori che abbisognava.
    Era un fiume in piena, nomi, cognomi, capi e fiancheggiatori, autori di omicidi ed attentati, ci disse praticamente tutto.
    Così, si partì sparati e fu trovato il primo covo.
    Era ancora caldo, però trovammo materiale molto importante.
    Contenporaneamente cominciarono gli arresti.
    Uno dopo l'altro, tutti i membri della Colonna Genovese caddero nella rete.
    Il bello era che quasi tutti, tranne alcuni irriducibili, decidevano di collaborare, rivelando altri particolari inediti.
    Era adesso una vera valanga.
    In una sola settimana, furono trovati ben otto covi ed arrestate 80 persone.
    La colonna era finita.
    Si risalì anche alla mente, che quel professore universitario che l'aveva fatta franca nel primo processo.
    Adesso le prove contro di lui c'erano, eccome se non c'erano.
    Si pentì anche lui, rivelando tutti i componenti della Commissione Strategica delle br, quella nazionale.
    La strada per la vittoria finale era ormai aperta, le br non avevano più quell'alone di segretezza ed imbattibilità che avevano avuto sino a quel momento.
    Si instaurono anche degli interessanti rapporti umani con i pentiti.
    Per non mandarli in carcere e per motivi di sicurezza, dormivano con noi in caserma e mangiavano con noi alla mensa.
    Loro avevano un falso concetto di noi, pensavano che fossimo dei nazi fascisti.
    Si dovettero ricredere, e non facevano mistero a dircelo.

  8. #18
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    SQUADRA NARCOTICI
    Prima parte.

    Quando giunsi a Genova la prima volta, era il 1978.
    Avevo appena finito il corso di Polizia Giudiziaria alla scuola di Brescia, questa era la mia prima assegnazione ad un reparto operativo.
    Ero giovanissimo, mi assegnarono alla Squadra Mobile, e lì, il Dirigente mi destinò alla IV° Sezione, "Narcotici e Buoncostume", così si chiamava allora.
    Ero fresco di scuole allievi, dove ti spiegano come tutto funziona in teoria.
    Ma qui, c'era tutta gente molto più anziana di me, veterani, gente che ti conosceva
    il mestiere come le sue tasche.
    Se gli spiegavi cosa ci avevano insegnato alla scuola, si mettevano a ridere.
    Guagliò, mi diceva Pino, Accà è diverso assài !.
    All'inizio tu vieni dietro a noi e guarda come si fa, poi chiano chiano camminerai con le tua gambe !.
    La mia era una squadta molto affiatata.
    Loro si capivano solo con uno sguardo, più che con le parole.
    Avevo davvero molto da imparare.
    Il nostro lavoro si svolgeva quasi per intero, nell'angiporto, strade che conoscevo per le memorabili ballate di Fabrizio de Andrè, tipo via del Campo e simili.
    Nei carruggi, così erano chiamati i vicoli dell'angiporto, si doveva camminare per forza di cose a piedi.
    Per cui, si dovevano lasciare le auto per forza di cose a monte, e poi, si scendeva per i vicoli appiedati.
    C'era una piazzaetta che si chiamava Piazza di S.Sabina, ma per noi era conosciuta come piazza Sasala, dal nome (cambiato ovviamente in questo racconto) di un nostro maresciallo, che per abitudine vi ci parcheggiva sempre lì, alchè con a sua squadra doveva entrare nei carruggi.
    Pensate che questo nome era così radicato che tutti noi la conoscevamo più come Piazza Sasala che per il suo vero nome.
    Infatti, alchè si chiamava in ausilio una volante, la sala operativa all'inizio gli diceva sempre di portarsi in Piazza di S.sabina.
    La volante puntualmente rispondeva, Ma dov'è ?....
    E la sala operativa, dopo alcuni tentativi di spiegazione, alla fine tagliava corto..
    Andate in Piazza Sasala, Insomma !.
    E la Volante di risposta,...Ora si che abbiamo capito !., Grazie !.

    La mia prima giornata, me la ricordo ancora.
    a domani per il seguito.

  9. #19
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    SQUADRA NARCOTICI
    Seconda parte.


    Come al solito arriviamo a Piazza "Sasala" e vi parcheggiamo le macchine.
    I vicoli o carruggi che dir si voglia, hanno una rete di avvistamento capillare.
    Nel senso che non appena una nostra pattuglia in borghese ci accede, scatta
    subito radio carruggio, che partendo da quello più vicino, percorre tutto l'Angiporto che viene messo in stato di massimo allarme.
    D'incanto spariscono tutte le attività illecite che sono in atto.
    Quella mattina però, qualcosa non aveva funzionato.
    Infatti, dopo i primi passi, ecco uno che di colpo chiude un tavolino mobile,
    ove praticava il così detto "gioco delle tre carte".
    Pino, lo guarda severo, e gli dice, Che cosa stiamo facendo quà ?..
    E quello...Brigadiè, mannaggia a morti !.
    O' Palo non funziona !.
    Mannaggia a lui, Mannaggia !.
    L'aggiù da cangià !.
    Pino lo guarda e sorride.
    Proseguiamo.
    L'angiporto ogni porta o è un negozio o una bottega artigianale.
    E' pieno di gente che vive della così detta "arte dell'arrangiarsi",
    ricorda moltissimo Spaccanapoli, tanto all'epoca erano moltissimi i
    Campani che lo frequentavano.
    Terra di truffe ai turisti a diporto, di scippi e di furtarelli, ma anche di spaccio.
    Poi la sera e la notte, diveniva un gigantesco casino a cielo aperto.
    Vari locali notturni erano il trade di esercizio per marinai sbarcati da navi al molo, con in tasca un bel mucchio di dollari da spendere.
    E non badavano certo a spese.
    Donne e divertimento, champagne a fiumi, non importa se fatto con le bustine.
    Ma tornando a quella mattina, di colpo Salvatore, l'Agente mio corregionale Palermitano, vede un tizio e si ferma e lo fissa.
    Quello lo guarda a sua volta.
    Si fissano per alcuni secondi, guardandosi dritti negli occhi a vicenda.
    Sembrava un duello dei film di Sergio Leone.
    Poi, Salvatore, tira fuori la tessera e la mostra.
    Il tale annuisce, non dice nulla.
    Salvatore mi guarda e mi dice, vieni lo portiamo li dentro, e mi mostra un portoncino aperto.
    Io non capisco, ma lo seguo.
    Quello entra dentro.
    Una volta tutti all'interno, Salvatore chiude il portoncino.
    Spogliati, gli fa.
    Quello, obbedisce prontamente, segno che deve essere una prassi consolidata in questa zona, questo modo di agire.
    Altro che mandati e cose del genere, pensavo, quante balle che insegnano alle scuole.
    Anche quelle !, gli dice siccome era rimasto solo in mutande.
    Ma Marescià......
    Ho detto anche quelle !, Non mi fare incazzare !.
    Se le toglie, le mani sono tremanti.
    Cadono a terra alcune bustine di carta stagnola.
    Bravo !., gli dice Salvatore, e queste che cosa sono ?.
    Roba mia personale !.
    Marescià, non mi capite male !, non vendo io !.
    Vola uno schiaffone.
    Ora ti porto in centrale, dice tirando fuori le manette.
    No, Marescià !., Non lo fate !.
    Allora io e te, dobbiamo fare un bel discorso, gli dice.

    Fine parte seconda.

  10. #20
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    Nessuno, hai visto giusto, adesso sto in Ufficio ma quando posso una "passeggiata" fuori me la faccio volentieri.
    Ma torniamo alla storia:



    SQUADRA NARCOTICI
    Parte Terza


    Salvatore, lo fissava, lui sembrava voler carpire un segnale da parte sua.
    Poi quello si molla, tutto agitato dice:
    In galera non ci torno, l'ultima volta sono stato male, stavo andando in
    paranoia !.
    Salvo lo prende per il colletto e gli dice, Allora che cosa mi dai in cambio ?.
    In cambio di che ?...Belin !....
    Della libertà, Cretino !.
    Perchè che cosa vorrebbe sapere ?.
    Chi te la data per venderla per esempio !.
    E se c'è lo dico, lei mi lasciarebbe davvero andare via ?.
    Quelli come te, non mi fanno schifo, mi fanno pena.
    Tanto, so bene dove trovarti, tu non mi interessi.
    Dimmi chi te la dà !.
    Va bene maresciallo, c'è un appartamento in via Venezia, questo è l'indirizzo, andate a farci visita, sono degli africani.
    Non sono maresciallo, cretino !.
    Quante volte te lo devo spiegare ?, sono una guardia scelta !.
    Maresciallo, mi scusi, ma io i vostri gradi non li capisco e credo che mai li capirò !.
    Sta bena, sloggia, sgombra, Vattinni !.
    Prima che cambio idea !.
    Quello, non se lo lascia dire due volte, esce dal portone e corre come una lepre.
    Lo guardo.
    Lui mi capisce, è una domanda che però da recluta della squadra, non ho il coraggio di fare ad uno più anziano che li ci sbatte tutti i santi giorni, sere e notti.
    Che cosa ti credi ?....mi fa.
    Che lo fatto andare per bonta ?...
    Che ******* me ne faccio di uno come lui ?.
    Lo porta dal giudice, vedi ?...prende le bustine raccolte per terra.
    Quello, il Giudice mi fa, Agente, dosi personali sono !.
    Modica quantità, che cosa me lo porta a fare ?.
    No, io, voglio puntare più in alto, a chi fornisce la merce e non solo a chi la vende.
    Questi che la vendono, li conosciamo benissimo, basta girare qui per i vicoli.
    Adesso rientriamo, andiamo ad informare il Commissario dell'informazione.
    Vediamo di ottenere un bel mandato e domani andiamo a fare visita a questi nostri vicini, siccome siciliani, Africani !.

    Fine parte terza.

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