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Risultati da 101 a 110 di 656

Discussione: Siria, il suo destino?

  1. #101
    Wiseman
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    Citazione Originariamente Scritto da Preston Visualizza Messaggio
    Danni....per chi? No, dico davvero, la domanda potrebbe essere posta con la sua retorica anche una seconda volta, dal momento che pare che il bullo non se la passi proprio a rose e fiori
    il "bullo", come ha già commentato Gagliardi , inizia a passarsela maluccio, è il primo ad accusare il back-firing dei suoi colpi troppo corti (vedi le due guerre del golfo, e la cacciata di Saddam senza una soluzione alternativa pronta).
    i danni sono un po' per tutti quelli che gravitano nella sua orbita, più o meno gravi ed evidenti.

  2. #102
    Maresciallo L'avatar di Preston
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    Riuppo questo tread, che sarebbe bello ricominciare a sviluppare per segnalare una notizia from BBC:
    http://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-18741423

    Si tratta di uno degli ennesimi casi di diserzione tra le fila di Assad (si dice causate dai suoi modi spietati, ma che voi sappiate c'è anche qualcos'altro sotto?)
    Da notare che il Gen Tlas è (a quanto si dice) musulmano sunnita.....
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  3. #103
    Wiseman
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    Fermo restando che non vedo prospettive di interventi militari in Siria nell'immediato futuro, inizio anche ad interrogarmi sull'effettiva "necessità" degli stessi.

    Da un lato, non mi sembra che l'Occidente medio, la pubblica opinione (e neppure l'opinione pubblicata) abbiano sufficienti informazioni per distinguere chiaramente a fianco di chi schierarsi: il governo Hassad, di cui facilmente si dice che "deve andarsene", perché "nemico del suo popolo", è veramente il MALE contro cui combattere? O non è lo stesso che in meno di un anno ha concesso referendum ed elezioni, che a detta degli osservatori internazionali si sarebbero svolte in modo regolare, salva la non partecipazione della cittadinanza residente nelle aree controllate dai rivoltosi? E questi ultimi sono realmente l'incarnazione dello spirito liberale e democratico, che tanto piace agli occidentali, o non piuttosto emanazione di qualche estremismo wahabita, sunnita, sciita, fatimide, etc.?

    Nel 1978, quando le truppe dell'URSS invasero l'Afghanistan partecipai anch'io ad una manifestazione "via i russi da Kabul". Forse in chiave maggiormente antisovietica che pro-afghana. Ripensando all'evoluzione del talebanesimo, le pressioni terroriste contro il Grande Satana americano - che è un po' l'incarnazione estremizzata, paradigmatica e paradossale allo stesso tempo, del modello di vita occidentale, nel bene e nel male - a volte mi domando se non avessero visto giusto i generali dell'Armata Rossa, a prevenire e reprimere certe pulsioni.

    Questo perché la posizione russa - non sovietica - dei giorni nostri a proposito della crisi siriana mi fa riflettere. Non tanto per l'esibizione muscolare, o per le tonitruanti affermazioni sulla considerazione che la Siria sarà la "linea rossa" oltre cui all'Occidente non sarà consentito andare. Ma per le ragioni inespresse che possono giustificare questo atteggiamento.

  4. #104
    Maresciallo L'avatar di Preston
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    Citazione Originariamente Scritto da Wiseman Visualizza Messaggio
    Fermo restando che non vedo prospettive di interventi militari in Siria nell'immediato futuro, inizio anche ad interrogarmi sull'effettiva "necessità" degli stessi.
    Vabè, penso che una qualche necessità la si trovi sempre, (come la si è sempre trovata) no?
    Le guerre costano, mica ce le paga la soddisfazione di aver fatto del bene in assoluto (se mai potessimo esser capaci di una cosa del genere), potremmo limitarci a combattere il tiranno di turno per poi continuare a combattere i ribelli integralisti di turno che al 90% gli succederanno per poi magari firmare anche qualche bel contratto in sede internazionale
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  5. #105
    Utenti Storici L'avatar di Ippogrifo
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    Citazione Originariamente Scritto da Wiseman Visualizza Messaggio
    ...
    Questo perché la posizione russa - non sovietica - dei giorni nostri a proposito della crisi siriana mi fa riflettere. Non tanto per l'esibizione muscolare, o per le tonitruanti affermazioni sulla considerazione che la Siria sarà la "linea rossa" oltre cui all'Occidente non sarà consentito andare. Ma per le ragioni inespresse che possono giustificare questo atteggiamento.
    Devo ammettere che questa sua considerazione ,non è priva di un certo fascino!
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  6. #106
    Wiseman
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    Ora, non è che Putin, Mosca e tutte le Russie siano al centro del mio sistema di affetti e simpatie ma dovremmo provare - per gli USA non è un atteggiamento naturale - a metterci nei panni "dell'Orso" e tentare di capirne le ragioni.
    Capire non significa condividere.
    Dei due sistemi di alleanze che hanno fatto la guerra fredda (tre, se contiamo anche i Paesi non Allineati), è sopravvissuta solo la NATO. Che si è ingrandita - non necessariamente rafforzata - ed ha portato i propri confini, e le proprie installazioni armate, sempre più vicino alla frontiera russa. Isolamento diplomatico, accerchiamento militare, grave difficoltà economica. E sempre sotto tiro per qualunque vicenda sociale-politica-economica, anche meramente interna. Non che non si facciano parlare dietro, s'intende, ma ... che abbiano i nervi tesi mi sembra che ci possa stare.
    Adesso, a torto o ragione (e, ripeto, credo-temo che abbiano ragione) hanno fissato nell'autonomia siriana la linea del non plus ultra.
    Difesa - tardiva - dei confini, prevenzione da nuovi regimi integralisti (una Cecenia basta per chiunque), mantenimento di un ruolo nell'Area.
    Non so se sia "affascinante", Ippogrifo - la ringrazio comunque per averlo voluto manifestare - ma meritevole di considerazione, l'atteggiamento russo, potrebbe esserlo.
    E un po' di Realpolitik di ritorno, a noi occidentali, farebbe bene.

  7. #107
    Utenti Storici L'avatar di Ippogrifo
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    Personalmente ho sempre cercato di ragionare in termini pratici.
    E ho sempre cercato di capire i potenziali avversari (non condividere,come fa giustamente notare lei).
    Se pendiamo Putin e l'apparato che rappresenta,io comprendo perfettamente i suoi comportamenti.
    Dal periodo Gorbaciov-Eltsin,l'Unione Sovietica ne uscì con le ossa rotte,e questo per un membro del KGB come Putin deve essere stato vissuto come un dramma.
    Per un appartenente al Comitato per la Sicurezza dello Stato,vederne la sua lenta decadenza deve essere stato duro.
    Ovvio che una volta al potere abbia perseguito la strada del consolidamento dell'apparato e la ricerca di "Timore e Rispetto" dai turbolenti vicini.
    Il comportamento di Putin,anche nei confronti della Siria,ha una sua logica cristallina,e necessariamente collide con i nostri interessi nella regione.
    Ma dal suo punto di vista ha tutte le ragioni, e non si lascerà sbattere fuori da nessuna delle sue zone di influenza nel mondo,senza lottare strenuamente.
    Se fossimo Russi,probabilmente ne ammireremmo l'efficienza spietata e la determinazione,ma da Occidentali abbiamo di che temerlo.

    Come per la Libia,in Siria non esistono Buoni o Cattivi,esistono fazioni in lotta per il Potere,che tengono in nessun conto il benessere della loro stessa popolazione.

    Comunque finirà quel conflitto,posso già azzarare una previsione.
    Che chiunque vincerà quella guerra,non sarà troppo dissimile da chi c'è adesso.
    Sia come sistemi che come pensiero...
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  8. #108
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    Come per la Libia,in Siria non esistono Buoni o Cattivi,esistono fazioni in lotta per il Potere,che tengono in nessun conto il benessere della loro stessa popolazione.

    Comunque finirà quel conflitto,posso già azzarare una previsione.
    Che chiunque vincerà quella guerra,non sarà troppo dissimile da chi c'è adesso.
    Sia come sistemi che come pensiero...
    Probabilmente hai ragione, però secondo me non si torna mai (o quasi) al punto di prima, qualcosa succede sempre cambiando i tempi, le culture e le generazioni.
    Prendiamo ad esempio la situazione in Afghanistan, dopo anni e anni di guerra (intendo quella da parte dell'Occidente), nonostante non si sia riusciti nell'impossibile (esportare la democrazia) perlomeno non si può negare che in quel paese qualcosa sia cambiato, anche solo nel tentativo di ripartire da basi diverse la società è cambiata e gli aiuti che (invece di sconfinare nel subdolo assistenzialismo) sono stati improntati alla ricostruzione di una sorta di autonomia locale di organizzazione e di idee qualcosa hanno fatto
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  9. #109
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    Probabilmente hai ragione, però secondo me non si torna mai (o quasi) al punto di prima, qualcosa succede sempre cambiando i tempi, le culture e le generazioni.
    ...

    Vero!
    Non si torna quasi mai al punto di partenza,ma si può ripartire da molto peggio.

    Basta guardare a quello che successe in Iran,dopo che abbatterono la Dinastia del Pavone.

    Da uno degli Stati più ferquentati dai Turisti,Industriali,uomini di spettaccolo (Abadan era considerata "La Montecarlo del Medio Oriente")e di cultura,a leggi Medioevali che dispersero un patrimonio di usanze,culture e menti eccelse.
    Prima gli studenti erano inviati nelle migliori Università al Mondo a spese del Governo dello Scià,con l'unico vincolo di dover tornare per esercitare in Patria,una volta conclusi gli studi.
    Le donne erano un pilastro fondamentale della vita sociale,e il Paese era tra i più moderni ed evoluti della zona.
    Nonostante le immense ricchezze di cui divennero i Gestori Esclusivi i Khomeinisti,non poterono impedire una regressione politica,culturale,tecnologica e scientifica di dimensioni imponenti.

    Ancor oggi continuo a chiedermi come possa essere stata così insensata la popolazione Iraniana,per mettersi nelle mani di una cricca di personaggi spietati e culturalmente inetti!

    In Siria siamo sulla buona strada per compiere l'identico cammino.con tutte le nefaste conseguenze.
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  10. #110
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    Vero!
    Non si torna quasi mai al punto di partenza,ma si può ripartire da molto peggio.

    Basta guardare a quello che successe in Iran,dopo che abbatterono la Dinastia del Pavone.

    Da uno degli Stati più ferquentati dai Turisti,Industriali,uomini di spettaccolo (Abadan era considerata "La Montecarlo del Medio Oriente")e di cultura,a leggi Medioevali che dispersero un patrimonio di usanze,culture e menti eccelse.
    Prima gli studenti erano inviati nelle migliori Università al Mondo a spese del Governo dello Scià,con l'unico vincolo di dover tornare per esercitare in Patria,una volta conclusi gli studi.
    Le donne erano un pilastro fondamentale della vita sociale,e il Paese era tra i più moderni ed evoluti della zona.
    Nonostante le immense ricchezze di cui divennero i Gestori Esclusivi i Khomeinisti,non poterono impedire una regressione politica,culturale,tecnologica e scientifica di dimensioni imponenti.
    Senza dubbio rovesciare una situazione che, comunque, funziona e lasciare il vuoto dietro ha quasi sempre avuto (ed avrà quasi sempre) come conseguenza la regressione sociale e culturale; non a caso ho specificato una situazione dove si sia cercato di avviare un processo di sviluppo o di porne almeno le basi.
    (Che in genere è sempre stata la direzione degli interventi italiani degli ultimi anni)

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    Ancor oggi continuo a chiedermi come possa essere stata così insensata la popolazione Iraniana,per mettersi nelle mani di una cricca di personaggi spietati e culturalmente inetti!
    Chissà se qualcuno pensa lo stesso di noi
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