Meriterebbe una riflessione attenta anche il fatto che questo tipo di lettere aperte, anonime,
nell'ultimo periodo tendono a moltiplicarsi. E soprattutto, quello che non condivido, mescolano
tante cose diverse in un modo più politico che personale.-

In un punto si dice: "Non sono mai stato punito. Non ho mai rifiutato un ordine."
Ma il non essere stato punito, sebbene elogiabile, è quello che ci si aspetta da un militare,
così come il rifiutare un ordine è un reato militare, con l'eccezione di quanto previsto dal
codice e dal codice penale militare. Come il non gradimento del superiore fa parte del gioco,
e si dovrebbe ricordare che così come noi possiamo non gradire il nostro capo, i nostri
collaboratori potrebbero non gradire noi
: insomma nulla di nuovo.-

Come gli incarichi: nel mestiere delle armi il gradimento dell'incarico non deve (dovrebbe)
condizionare il rendimento; che poi questo umanamente non avvenga è anche comprensibile,
ma è o dovrebbe essere un motivo privato. Il mettere mano alle proprie risorse può capitare,
personalmente mi è capitato in più occasioni, ma è una scelta e come tale ricade nel privato.

Alla fine si torna sempre lì, alla promozione non avvenuta ed alla soddisfazione economica
mancata. Che dire? Legittime entrambe, ma non spacciamola per una crisi di valori: Fecia Di
Cossato ha vissuto questa crisi e non per un grado ed uno stipendio. Il che però non toglie
la natura del disagio nè la giusta perplessità su certe misure prese da una classe politica
che, nella sua intierezza, mi sembra inadeguata ai tempi.-

Le misure economiche prese sono certamente molto dure e non solo per i militari. Personalmente
non le condivido non tanto per coloro che, come me, hanno una certa anzianità e quindi possono
sopportarle, quanto per il personale più giovane. Tale situazione, unita a quella della carenza
di alloggi, che colpisce soprattutto il personale con famiglia, rischia di provocare una frattura
all'interno delle FF.AA. e di compromettere la motivazione proprio di quel personale che, per
la propria giovane età, rappresenta comunque il futuro. Perchè l'ideale è una bella cosa ma deve
mangiare anche lui.-


Ma quello che obbietterei al collega, di quasi pari anzianità di servizio, è che io non servo uno
Stato o una classe politica, io servo la mia Nazione che è la totalità di tutti coloro che la abitano,
qualunque dialetto parlino, ovunque vivano, di qualunque età, razza, colore di pelle, religione ed
idea politica
.-

Ed anche quando non vestirò più una divisa rimarrò italiano, perchè qui sono nato e questa
è la mia gente e tale rimane sia che mi piaccia o non mi piaccia.-