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Discussione: 20 anni fa confine nord orientale..noi con la guerra sotto le finestre

  1. #1
    Tenente L'avatar di Alpenjager
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    Predefinito 20 anni fa confine nord orientale..noi con la guerra sotto le finestre

    20 anni fa si consumava una cruenta battaglia a Nova Gorica (Slovenia) una delle battaglie per l'indipendenza della slovenia dalla Jugoslavia, la miccia che poi portò all'esplosione del conflitto nei Balcani.
    Avevo 11 anni, ero nella mia città Gorizia, abbiamo vissuto giornate terribili, i colpi di mitra, i carri armati, la polizia italiana dietro ai cavalli di frisia...in pochi ricordano o sanno cosa accadde al confine nord orientale d'Italia...ecco un breve articolo tratto dal corriere cronaca di quel giorno Goriziano

    BATTAGLIA AI CONFINI GORIZIA HA PAURA

    29 giugno 1991 — pagina 4
    NOVA GORICA Le ambulanze italiane sfidano le raffiche all' impazzata dei mitra, passano a sirene spiegate quel che resta della frontiera, perchè dalla parte della Casarossa di Nova Gorica non c' è più nessuno a controllare i documenti. Ci sono già cinque morti e venti feriti. E' esploso un carro armato: dentro, c' erano quattro ragazzi di leva e un sottufficiale. Scene di panico, di qui e di là del confine. Disteso sull' asfalto, due metri oltre il gabbiotto dei doganieri sloveni, il corpo di un altro militare federale, ammazzato mentre tentava di ripararsi dietro la stazione di confine. Sangue dappertutto. Cinquanta soldati dell' esercito federale si sono appena arresi. Hanno deposto le armi. Alzano le braccia, si consegnano agli uomini della milizia territoriale slovena. La bandiera jugoslava è di nuovo ammainata. Qualcuno ha riportato il drappo sloveno che i federali avevano tirato giù nemmeno quindici ore fa. Sono le diciannove e trenta, quando dalla torretta di un carro armato si sparano colpi disperati. In lontananza, il fragore di una nuova esplosione. Sono stati i miliziani di Lubiana ad attaccare. Un' azione di sorpresa. Divisi in commandos, hanno dapprima circondato il piazzale dove erano parcheggiati una dozzina di camion dell' Esercito e un carro armato. Presi alla sprovvista, i soldati addetti alla protezione dei mezzi, hanno tentato di resistere, poi sono stati travolti. ALTRI DUE TANKS, le torrette puntate verso la Gorizia slovena, a presidio della frontiera, hanno invece tentato di reagire. Inutilmente. Anche loro, costretti a cedere, subissati da un fuoco furioso. L' attacco dei miliziani (la sparatoria è durata in tutto sedici minuti) risponde ad una strategia lucida e di principio: vogliono riprendere il controllo delle frontiere goriziane, perchè - sostengono le autorità slovene - è nel loro diritto, in quanto i posti di confine sono di competenza delle milizie territoriali. Sono le venti e quindici: molti feriti sono sotto i ferri italiani, nell' ospedale civile di Gorizia, in via Vittorio Veneto. Anche due soldati federali. Gravi. La battaglia ora si è spostata proprio a Sant' Andrea. Si annuncia una notte drammatica: perchè nella vicina selva di Tarnova, sopra Nova Gorica, c' è il grosso delle truppe di Belgrado. Quando contrattaccheranno? Il vento che stasera soffia forte da est porta l' eco di altre esplosioni. I cinque carri armati, due T-54 e tre T-55, che l' Esercito federale jugoslavo aveva piazzato davanti al posto di confine della Casarossa, sembrano adesso gli spettri non ancora debellati di un incubo mostruoso: quello della guerra civile. Alle porte dell' Italia. Un' Italia, quest' Italia friulana di confine, con tanto sangue sloveno nelle vene: Facciamo qualcosa, aiutaiamoli, grida qualcuno, mentre gli operatori riprendono con il teleobiettivo quel che sta avvenendo aldilà delle sbarre e i carabinieri tengono alla larga i curiosi. La Vislanska cesta, il vialone che porta al cavalcavia della tangenziale slovena è ormai un campo di battaglia. Il bar dopo la stazione di servizio Petrol, un gruviera di colpi. Vetrate a pezzi. Inutile illudersi. Alla radio slovena, intanto, il presidente Milan Kucan assicura che la tregua annunciata nel pomeriggio da Belgrado, dovrebbe diventare realtà alle nove della sera. Due minuti dopo il tramonto di una giornata che nessuno potrà più dimenticare. Un lungo, interminabile venerdì 28 giugno. Cominciato, almeno dalla parte italiana, con lo straordinario consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, convocato d' urgenza alle dieci del mattino, in cui il presidente democristiano Adriano Biasutti ha fatto approvare un ordine del giorno in cui si chiede al Governo italiano di intervenire più in fretta possibile e a Belgrado di ritirare le truppe. Un venerdì di sangue annunciato, ai margini del confine italiano. Alle ore 14 e 30, quello di tre soldati dell' esercito federale, uccisi in una imboscatata in piena regola, lungo la strada magistrale che collega Gorizia a Lubiana. A Crnice. Dodici chilometri dal confine. Un furgone che trasportava truppe verso la frontiera con l' Italia, preso di mira dalla milizia territoriale slovena. Lubiana ne ha dislocati tremila di questi teritorijalci, a pattugliare lungo i confini, dei trentamila che prestano servizio in tutta la Slovenia. Ma l' eccidio di Crnice, l' improvvisa battaglia di Gorizia, fanno parte di un gioco più vasto? Cerchiamo di decifrarlo. Torniamo indietro cioè nel tempo di poco, pochissimo. Nemmeno mezz' ora. Alle quattordici. Municipio di Nova Gorica, una costruzione imponente, tipica. Il sociologo Sergeij Pelhan, sindaco della città slovena, sta aspettando istruzioni da Lubiana. E' pronto ad abbandonare il Comune: probabilmente ci sposteremo questo stesso pomeriggio, conferma. La selva di Tarnova che domina il goriziano è zeppa di carri armati e militari: Faremo municipio altrove, ci trasferiremo in una località segreta, è una precauzione necessaria. Una mossa da guerra partigiana. I militari federali potrebbero infatti decidere da un momento all' altro l' occupazione degli uffici municipali, e assumere così direttamente anche il potere amministrativo. Ma oggi tutto è così aleatorio: la situazione cambia minuto dopo minuto. Si parla già di un probabile cessate il fuoco. Le voci rimbalzano via radio. Dall' altra parte del confine, un confine che divide a metà Gorizia, anche i cinquantamila abitanti italiani hanno altrettanta paura. E rabbia. Il sindaco dc Antonio Scarano è irritato profondamente con Roma. Dice: Il governo italiano non ha capito nulla di quel che sta succedendo in Slovenia. Andreotti e De Michelis dovrebbero ascoltare la voce di questa gente. La Slovenia è mitteleuropea, non jugoslava: vuole la piena sovranità. Lo chiede la nuova democrazia, lo chiede anche la vecchia classe dirigente. Gli sloveni chiedono pure solidarietà e collaborazione. A Gorizia è di stanza uno spezzone d' esercito italiano agguerrito ed efficiente: la brigata corazzata Gorizia, diecimila uomini. Gli spostamenti di routine tuttavia sono stati limitati al minimo indispensabile: l' atteggiamento italiano, per ora, è estremamente prudente: Non si vuol dare alcun pretesto a Belgrado, spiega Scarano, aggiungendo polemicamente: Certo che la posizione di Roma e della Comunità Europea ha dato forza al governo federale jugoslavo, una sorta di viatico per i carri armati. E' il solito desiderio utilitaristico della stabilità che non condivido, che nessuno qui a Gorizia condivide. Al posto di frontiera della Casarossa i cinque carri armati sono la presenza autoritaria di Belgrado. Un centinaio di soldati armati di tutto punto, qualcuno imbraccia persino un bazooka. Per terra, i frantumi delle bombe molotov lanciate giovedì sera contro i tanks, e tantissime pietre. La gente cerca di convincere i militari ad andarsene via, a gettare le armi: Andatevene, stasera vengono i miliziani..., sembra di rivivere l' angoscia di Praga, 1968: Perchè lo fate?, perchè ci hanno detto che siamo qui per difendere il territorio nazionale rispondono loro. Da chi? Dagli italiani, precisano i soldati. Ma hanno sguardi smarriti. Sono perplessi: perché i cannoni dei loro carri armati puntano invece verso la Slovenia, non verso l' Italia. Pelhan conferma: E' vero: a Lubiana sono venuti in possesso di alcuni documenti top secret. Esiste un piano militare federale in cui si afferma che da parte italiana e da parte austriaca si stanno ammassando ingenti forze, per venire in aiuto agli sloveni. Questo presunto pericolo da Ovest minaccerebbe la sicurezza nazionale, dicono a Belgrado. E' una bugia per giustificare la brutalità degli interventi. Ci sono tante cose che non sono logiche, in quel che ci sta capitandosuccedendo: come quei cinque nostri concittadini finiti all' ospedale di san Pietro ieri sera. Pelhan è appena rientrato da Gorizia, dove è stato ospite del collega Antonio Scarano, il sindaco italiano. Insieme hanno deciso di organizzare per domenica una grande marcia della pace e dell' amicizia. Il presidente dell' assemblea municipale di Nova Gorica lancia uno sguardo dalla finestra. Nel grande prato verde, davanti al palazzo comunale, sventola ancora la bandiera nazionale slovena: La bandiera rimane al suo posto finché rimane la nostra libera Slovenia. - dal nostro inviato LEONARDO COEN

    Una foto abbastanza eloquente di cosa si vedeva dalle nostre finestre

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    là dove finisce l'educazione...inizia il verbale...

  2. #2
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  3. #3
    Sparkly Speirs01
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    interessante... confesso di non averne mai saputo nulla, tanto più che all'epoca avevo 3 mesi e l'evento che ha più risalto è la guerra del golfo del 91

  4. #4
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    io me la ricordo benissimo avevo 9 anni ed ero a gorizia a trovare i miei zii e si sentivano i spari di mitra per bene , ed a 9 anni non è normale rimasi spaventato per giorni. Ma nel resto d'italia non si è mai saputo nulla di questa storia , eppure avevamo la guerra ad un metro dal nostro confine.......come sempre questo benedetto confine orientale all'italia politica non è mai interessato

  5. #5
    quantico
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    I "termini sacri che la natura pose ai confini della Patria nostra (Vittorio Emanuele III, 24 Maggio 1915, dichiarazione Prima Guerra Mondiale) non sono mai dimenticati, tantomeno il sacrificio di chi ha contribuito a compiere l'Unità d'Italia e riposa per sempre nella terra e all'ombra delle vostre montagne.

    Potrà dimenticarsene la politica nazionale, ma io, da cittadino italiano, di certo non dimentico.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da quantico Visualizza Messaggio
    I "termini sacri che la natura pose ai confini della Patria nostra (Vittorio Emanuele III, 24 Maggio 1915, dichiarazione Prima Guerra Mondiale) non sono mai dimenticati, tantomeno il sacrificio di chi ha contribuito a compiere l'Unità d'Italia e riposa per sempre nella terra e all'ombra delle vostre montagne.

    Potrà dimenticarsene la politica nazionale, ma io, da cittadino italiano, di certo non dimentico.
    per questo ho specificato la "politica italiana" e non la popolazione italiana , ed è una grande differenza.......

  7. #7
    Capitano L'avatar di joenna
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    Se ho ben capito... la Slovenia voleva l'indipendenza dalla Jugoslavia, giusto? E l'Italia non sapeva per chi parteggiare...
    Non chi comincia ma quel che persevera

  8. #8
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    Dopo la morte di Tito, la Juogoslavia che eraa una repubblica federale cominciò a digregarsi.
    Il Grande padre non c'era più ed ogni repubblica voleva tornare ad essere autonoma.
    La Germania per ovvi motivi, soffiava sul fuoco...!

  9. #9
    Maresciallo
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    Come al solito il governo nazionale non ha saputo prendere le proprie responsabilità e agire nei propri interessi, tipico della classe dirigente italiana..

    A proposito del fatto del "soffiare sul fuoco" della Germania, questa intervenì anche in Croazia in seguito. Infatti all'inizio gli scontri tra le bande disorganizzate dei croati e le truppe federali portavano sempre alla vittoria di queste ultime. Allora la Germania inviò istruttori militari per addestrare quelle milizie e questo portò a capovolgere la situazione..

    Per quanto riguarda la Slovenia non so moltissimo, ma a vedere come sono organizzati quando vengono in regione per fare le esercitazioni nell'ambito della MLF mi pare che si siano rivolti agli americani..l'equipaggiamento è quasi tutto Made in Usa, almeno così mi è parso di notare
    Ultima modifica di JuliaAlpin; 26-06-11 alle 12: 31

  10. #10
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    Tieni conto che quelle "aree" facevano parte dell'allora Impero Austro Ungarico.
    Volevano riprendersi quello che gli apparteneva.

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