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Discussione: Il lavoro quotidiano di un Operatore di Polizia Locale

  1. #81

    Predefinito

    Dal momento che non sono ancora agente, ma mi piace calarmi nel ruolo, cercando di conoscerlo dall'esterno, posso chiedere le cose che vi piacciono di più e quelle di meno, su quello che è il vostro lavoro?
    E oltre ai compiti specifici che più o meno vi piacciono, anche quelli burocratici o di servizio (che so.... turnazione, stipendi, straordinari pagati o messi come monte ore ferie, sottorganico, metodi di lavoro, rapporti coi superiori, colleghi e perchè no, anche pubblici ministeri)
    a volte, so che a secondo di un cambio di comandante, o di riorganizzazione, vengono spostati dalla notte al giorno, competenze e settori di agenti (dai motociclisti ad altri reparti), insomma, tutto ciò che luccica, oro e non.
    Grazie.

  2. #82

    Lightbulb Genesi del pensiero di un Pubblico Ufficiale

    L’uomo nasce e cresce con un patrimonio genetico che sulla base delle esperienze ne forgia lo sviluppo sia biologico che mentale ed anche se i tragitti individuali della crescita si rivelano tra loro differenti, i meccanismi con i quali si crea il concetto sono i medesimi.
    L’assimilazione è il processo mediante il quale le nuove esperienze e le nuove informazioni vengono assorbite e poi elaborate in modo da adattarsi alle strutture già esistenti.
    L’accomodamento è il processo fondamentale che comporta la modificazione delle idee o delle strategie, a seguito delle nuove esperienze. L’uomo mentre si adatta al mondo, costruisce i propri schemi mentali, rendendoli sempre più complessi. Il bambino alla nascita non è in grado di riconoscere il mondo esterno da quello interno, l’ ”io” bambino è al centro della realtà ed, in quanto inconsapevole di se stesso, è incapace di compiere una separazione tra soggettività e oggettività della realtà esterna. (fin qui citando Russel filosofo gallese e Piaget psicologo svizzero).
    Come si sa l’approccio rudimentale, la falsa coscienza e la mistificazione del cittadino insolente sia esso illetterato o informato, ciononostante “ancora puerilmente incapace di compiere una separazione tra soggettività e oggettività della realtà esterna”, con il quale il P.U. ha sovente a che fare, hanno dinamiche assai più complesse della bilocazione ma sono giovevoli nell’incitare la mente dell’ascoltatore ad innovarsi. Nel dizionario comune ci si dovrebbe organizzare per bandire il lamentatio usuale del popolino ed il diffuso patrimonio di luoghi comuni che lo accompagna in ogni stagione, quindi anche le affermazioni ritenute come apodittiche (evidenti, irrefutabili), i giudizi a priori, le categorizzazioni consolidate. Sinteticamente, ci si dovrebbe sforzare di raccontare le cose come le si vede e le si scopre, preferendo il dubbio alla schematizzazione e nei predicozzi popolareschi più esplicitamente libertari, privilegiando la dialettica all’enunciazione.
    L’autonomia dai mandanti, la ricerca di un linguaggio non stereotipato, non solo purificano fin dall’inizio la memoria delle proprie esperienze dalle note "tesi a basso prezzo" ma suscitano, tra gli addetti, la percezione come “valore” non tanto l’adesione ad una linea, piuttosto la capacità di approccio critico, di indagine, di inventiva, di creatività e persino di ironia positivamente dissacrante . Questa autonomia vaccina anche il corpo da un pericolo che nessuno pensa di correre e che invece, è sempre incombente all’insaputa delle sue vittime ed è quello di farsi contagiare dal pensiero dominante, dai suoi luoghi comuni, dalle sue certezze, dalle sue dinamiche, dalle priorità che propone, dalle sue disabilitanti chiavi di lettura. Vi sovviene la postura inclinata e gli occhi tondi, stralunati di quelle non sempre diafane annunciatrici televisive quando nel rapporto con i telespettatori si chinano in avanti , simulando così un elemento tattile, mentre nel loro intarsio colloquiale parlano di Gossip o di traffico in tilt (invece di traffico bloccato)? Ma quelle false intelligenti assumono qualcosa prima di andare in onda o temono che l’ascoltatore riconosca l’ idiozia, l’inconsistenza dell’oggetto trattato [es. gli italiani sono razzisti (quando si sa che ciò che essi vogliono realmente è la sicurezza)] o, ancor peggio, la povertà del registro lessicale usato ? [es: “sono attesi un milione di giovani” (parlando del papa) invece di: “è atteso un milione di giovani” (osservo che “un milione” è il soggetto della frase)].Qui si intravede una sostanziale differenza paremiologica tra l’operatore di Polizia e la maggior parte della popolazione: la sistematica lettura critica delle persone, una sobria diffidenza, la presunzione (frequentemente non priva di difetti d’impostazione ma comunque sempre salubre) di rileggere con mezzi propri ogni descrizione, notizia o valutazione che provenga da terzi che siano agenzie, docenti, casta politica, conoscenti o famigliari e, neanche a dirlo, anche testimonianze di quelli che io chiamo laureati da osteria. Eccezioni non mancano, naturalmente, tanto che saltuariamente si sono verificate anche ricadute nell’acquitrino dei Suggeritori ma puntualmente è tornata a prevalere la radice dell’indipendenza di giudizio estirpando frivolezze od esteriorità. La nozione è che l’operatore\trice di Polizia è una dimostrabile affermazione di unicità perché persona che non si ferma affatto ai soli dati sensoriali, alle percezioni momentanee e soggettive.

    N.B. La paremiologia (dal greco paroimia), è la scienza che studia non solo i proverbi ma generalmente ogni frase avviata a propagare la conoscenza basata sull'esperienza culturale accumulata in moltissimi anni di storia. Il bagaglio paremiologico riunisce informazioni di vario genere: sociologico, gastronomico, meteorologico, storico, letterario, zoologico, linguistico, religioso, agronomico.

    P.S. Ciò che il popolo vuole realmente non è la conoscenza, ma la certezza (Bertrand Russel, filosofo, logico e matematico gallese)
    Ultima modifica di mythe; 26-08-11 alle 01: 32

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