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Risultati da 101 a 110 di 204

Discussione: II.VV Infermiere Volontarie della CRI

  1. #101

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    Citazione Originariamente Scritto da orzocco Visualizza Messaggio
    Intanto se un'Infermiere si dilegua quando c'è da cambiare un pannolone fa solo che bene, anzi se fossi io lo tirerei in faccia a chi mi comanda una cosa del genere, io sono un professionista, mica il garzone del lattaio, per quelle robe ci sono figure appositamamente formate (OSS/OTA).
    La tua risposta conferma la mia tesi e mal si accompagna alla bandiera dell'ordine di Malta di cui ti fregi. La laurea ha, tra le altre cose, creato dei convintissimi "professionisti" che giocano a fare i piccoli dottori. Personalmente ribadisco di non essere un infermiera volontaria (se nn è chiaro sn un maschietto!) e rispondendo con tale espressione dinanzi al così "indegno" compito che citavo ad esempio hai confermato la mia tesi. Ribadisco: per fortuna che ci sono le IIVV!!

  2. #102
    Sergente L'avatar di tanys
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    Citazione Originariamente Scritto da orzocco Visualizza Messaggio
    Intanto se un'Infermiere si dilegua quando c'è da cambiare un pannolone fa solo che bene, anzi se fossi io lo tirerei in faccia a chi mi comanda una cosa del genere, io sono un professionista, mica il garzone del lattaio, per quelle robe ci sono figure appositamamente formate (OSS/OTA).
    Mi sembra che tu abbia le idee molto confuse su cosa sia la professione infermieristica, che non è certo il servizio svolto come IIVV, in ultimo la differenza tra i vecchi diplomi di IP e le nuove lauree è minimo come dici tu, infatti il piano di studi è pressocchè invariato ma vi è stato un giusto riconoscimento per una professione che oltrecchè difficoltosa non è certo scevra da responsabilità. Per la parificazione da te proposta mi esimo dal risponderti, in quanto la trovo una follia ( vi piacerebbe, ma li penso vi vada male). Un saluto.
    Queste parole mi provocano profonda tristezza. Capisco la professionalità, ma in un ruolo come questo ci dovrebbe essere la passione e l'umanità, cose che mal si accompagnano con quello che ho letto. Se nelle università italiane insegnano questo preferisco il personale infermieristico vecchio corso o addirittura quello straniero.
    Comunque state andando fuori tema...............

  3. #103

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    Non ho capito cosa provocherebbe tutta questa grande tristezza, suvvia bisogna essere anche realisti.
    Chi è colui che facendo studi universitari nel settore sanitario, e/o parificati, ha come obiettivo quello di cambiare pannoloni, fare dei bidet, lavare padelle e quant'altro ancora.
    Ripeto per quelle mansioni esistono figure ad hoc, non prendiamoci in giro.
    Le IIVV (quelle che non sono già infermiere titolate) vorrebbero essere come gli infermieri professionisti passando però da una scorciatoia, non vi sembra un po troppo comodo.
    Allora bisogna essere onesti ditemi, chi ha come mira fare dei lavori di manovalanza (in tutti i settori) a fronte di studi universitari o similari, ma siate onesti nel rispondere.
    C.I.S.O.M
    "Tuitio fidei et obsequium pauperum"

  4. #104

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    Citazione Originariamente Scritto da orzocco Visualizza Messaggio
    Non ho capito cosa provocherebbe tutta questa grande tristezza, suvvia bisogna essere anche realisti.
    Chi è colui che facendo studi universitari nel settore sanitario, e/o parificati, ha come obiettivo quello di cambiare pannoloni, fare dei bidet, lavare padelle e quant'altro ancora.
    Ripeto per quelle mansioni esistono figure ad hoc, non prendiamoci in giro.
    Le IIVV (quelle che non sono già infermiere titolate) vorrebbero essere come gli infermieri professionisti passando però da una scorciatoia, non vi sembra un po troppo comodo.
    Allora bisogna essere onesti ditemi, chi ha come mira fare dei lavori di manovalanza (in tutti i settori) a fronte di studi universitari o similari, ma siate onesti nel rispondere.
    Nella vita sono funzionario direttivo di un' azienda multiservizi, e in Croce Rossa un Capitano commissario, ma in emergenza, non mi sono mai tirato in dietro davanti umili incombenze.

    Certo e' stata una mia scelta, ma da chi ha scelto di assistere i sofferenti per lavoro, mi aspettavo che mettesse l' attenzione al paziente prima della qualifica professionale.
    "Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imprativo categorico al quale non si può sottrarre"
    (Oriana Fallaci)

  5. #105
    ivvene
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    Gentile Tanys, in quello che ha scritto orzocco non c'e' alcuna professionalita'. Premesso che un infermiere che si rifiutasse di cambiare un pannolone, o in senso piu' generale di accudire un infermo commetterebbe quantomeno un omissione d'atti d'ufficio, dopo 22 anni di servizio sanitario nazionale ti garantisco che gli infermieri sono una stimata e stimabile categoria e che la maggior parte svolge il proprio lavoro con passione. Quelli che si esprimono con i toni del post di orzocco che tu hai citato, abbaiano sui social network e sui forum e poi sono clivi e prostrati sul lavoro come degli agnellini a Pasqua. Personalmente ritengo che se un collega nella mia SC dovesse esprimersi, facendo seguire alle parole i fatti, come ha fatto orzocco, sicuramente al momento di andare a casa troverebbe la sua vettura piena di pannoloni usati coreograficamente disposti su sedili e cruscotto dai colleghi costretti a fare il suo lavoro. I lavativi , checche' ne dicesse brunetta, quella fine fanno.

  6. #106
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    Scusate ma periodicamente si ritorna stancamente su questo argomento (caro Orzocco, non dovevi fare l'infermiere ma l'avvocato!).

    Premesso che non sono un Infermiere professionale né una Infermiera volontaria e non esercito alcuna altra professione o mestiere sanitario (nemmeno come volontariato) e dunque non parteggio per nessuno di loro ma non mi pare che mai le Crocerossine abbiano detto di poter esercitare la Professione di infermiere in ambito civile ma solo di esplicare la mansione di O.S.S.S.

    Tale possibilità, caro Orzocco, è data dallo stesso impianto giurisprudenziale che consente a te di chiamarti e definirti "dottore"!

    Dunque, se critichi la norma che consente alle II.VV. di chiamarsi così, altri potranno criticare che tu di fregi del titolo di "dottore" anche se non hai una laurea magistrale.

    Inoltre, il continuo bisogno di puntualizzare, passa per una sorta di complesso professionale.

    Credo che a un medico non passerebbe mai per la testa che la sua professionalità possa essere insidiata da altri operatori sanitari che non abbiano seguito lo stesso (corposissimo!) iter formativo.

    Analogamente, un ingegnere non temerebbe mai la competizione con un architetto (e vice versa) nonostante che, ed è la stessa legge a consentirlo, possono fare entrambi quasi le stesse cose!

    Stessa cosa tra ingegneri magistrali e ingegneri junior, tra commercialisti e ragionieri, etc. etc.

    Non sarà che taluni "dottori" con laurea triennale sentono una sorta di "peccato originale" nei confronti di chi il titolo di Dottore l'ha sudato per il doppio degli anni di studio, e percepiscono il fiato sul collo di altri percorsi formativi sia pure non fregiati dell'altisonante titolo accademico di dottore?

    Non sarà per questo che hanno il continuo bisogno di una non richiesta difesa della posizione nascondendosi dietro il pezzo di carta?

    Si dice "Excusatio non petita, accusatio manifesta": sbaglierò ma da tali difese del tutto gratuite comincio a percepire una sorta di auto accusa di riconoscimento di percorsi formativi che, all'atto pratico, cioè di quanto davvero serve per coadiuvare l'attività diagnostica e terapica del medico, non sono lontanissimi tra un così detto Dottore in scienze infermieristiche e una nostra Infermiera volontaria.

    E, come al solito, siamo ipocriti nel senso che da un lato abborriamo tutto ciò che è del ventennio (ma ricordo che molte corporazioni, ordini e collegi sono stati introdotti prorpio durante il famoso "ventennio" per scopi politici funzionali al governo allora in auge), ma dall'altro ci fa comodo la situazione all'epoca determinata e ipocritamente ce ne serviamo difendendo il nostro orticello non accettando un concreto confronto sul piano di una reale e concreta supremazia professionale ma solo a colpi di carta bollata.

    Fa niente, poi, che in Europa non ci sono le corporazioni esistenti in Italia e che ci sono i figli di questo o di quello che la laurea l'hanno più o meno ottenuta con percorsi didattici a dir poco ridicoli. Hanno il pezzo di carta, allora sono dottori. Sono iscritti ad un Albo, allora possono lavorare mentre coloro che sono "solo" laureati, nonostante abbiano già superato il vaglio dello Stato costituito dall'Università, non possono.

    Ma ragazzi, scherziamo o facciamo sul serio? Dottore, lo dice la parola stessa, significa "dotto" e cioè sapiente nella materia di specie. Recentemente ho letto un paio di tesi di laurea (parola grossa) di candidati al titolo di "dottore" di una professione sanitaria triennale: circa una quarantina di pagine, malamente scritte, copia incollate da wikipedia. Ai miei tempi, ricordo tesi dieci volte più grosse, spesso frutto di lavori sperimentali davvero innovativi e durati mesi.

    E meno male che si trattava di una Università statale! Tremo al pensiero di cosa può essere una università privata on line o, peggio, estera!

    Ora mi chiedo e vi chiedo: preferireste essere curati da un Infermiere con laurea triennale presa da una di questi diplomifici on line a pagamento (certo, in virtù della norma oggi vigente e del pezzo di carta in qualche moto ottenuto è comunque un "dottore") o da una Infermiera volontaria che ha realmente fatto due anni di corso teorico e pratico in corsia di ospedale?

    Io, per me, ho la risposta.

    Allora, senza voler urtare la sensibilità di nessuno, non sarebbe meglio che i neo "dottori" infermieri mostrassero maggiore sicurezza del valore intrinseco della propria laurea, al punto da non sentire più la necessità di dover ogni volta giustificare il titolo di "dottore" conseguito?

    A proposito, ma se in ospedale qualcuno chiama DOTTORE! , che si fa, ci si gira tutti dal primario al neo "dottore" con laurea triennale "presa" alla Kristal di Tirana?

    Credetemi, davvero mi auguro che la Professione infermieristica sia così sicura del proprio valore, come del resto dovrebbe essere, da non doverlo più ribadire solo a chiacchiere, essendo sufficienti ed evidenti i fatti concreti.

    Al contrario, caro Orzocco, se ritieni continuamente necessaria la difesa di ufficio della tua professione, fai percepire tu stesso che tale evidenza a parer tuo non c'è.....
    Ultima modifica di VDG; 10-05-12 alle 19: 08
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  7. #107

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    Ma cosa state dicendo, siete impazziti! Prima di tutto cerchiamo di moderare toni, che io non ho offeso nessuno, il "tirare in faccia il pannolone" era ovviamente in senso figurato, per dare enfasi alla frase, se non si era capito. Gentile Ivvene non ci conosciamo e non ti permetto di darmi dell'ignavo, che non sai neanche che faccia ho.
    State sollevando un polverone per un concetto semplice semplice, ovvero se esiste un corso di studi per ottenere una data abilitazione professionale, significa che quel lavoro può essere svolto da chi quell'abilitazione l'ha conseguita, fino a prova contraria.
    VDG con gli esempi che hai fatto cosa vorresti dire, che i tra un ragioniere e un dottore commercialista non c'è differenza, ma fammi il piacere. Chiedi a quest'ultimo se, assunto da un'azienda "X" e lo mettono a far le fotocopie si sta zitto. Per fugare poi ogni dubbio sulla mia difesa a spada tratta del titolo di "dottore",vi comunico che sono un Infermiere Professionale con formazione triennale presso le vecchie Scuole regionali, indi per cui al sottoscritto del titolo di dottore poco importa, ma sono sicuro di aver conseguito il mio diploma in Italia e sono regolarmente abilitato alla professione. I titoli di studio in Albania non so se li hai presi tu, io difendo solo la mia categoria.
    E con questo chiudo l'argomento.
    Ultima modifica di orzocco; 10-05-12 alle 21: 58
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  8. #108
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    Una calmatina degli animi non guasterebbe....

    "Impossibile è solo una parola pronunciata da piccoli uomini, che trovano piu' facile vivere nel modo che gli è stato dato, piuttosto che cercare di cambiarlo. Impossibile non è un dato di fatto.E' un' opnione. Impossibile non è una regola. E' una SFIDA. Impossibile non è uguale per tutti...Impossibile non è per sempre... Impossible is nothing."

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  9. #109

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    Quoto pienamente VDG.
    E voglio fare una considerazione: spero che i componenti dei corpi ausiliari e non (sanitari) delle forze armate siano animati dalla sola volontà di aiutare il prossimo che versa in vere difficoltà ed ha realmente BISOGNO di noi. La voglia di riconoscere coi "gradi" la propria qualifica, qualunque essa sia, spero possa essere confinata solo al momento della dialettica, scomparendo quando c'è a rimboccarsi le maniche...

  10. #110
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    Citazione Originariamente Scritto da Stanley Visualizza Messaggio
    Quoto pienamente VDG.
    E voglio fare una considerazione: spero che i componenti dei corpi ausiliari e non (sanitari) delle forze armate siano animati dalla sola volontà di aiutare il prossimo che versa in vere difficoltà ed ha realmente BISOGNO di noi. La voglia di riconoscere coi "gradi" la propria qualifica, qualunque essa sia, spero possa essere confinata solo al momento della dialettica, scomparendo quando c'è a rimboccarsi le maniche...
    Anche io concordo col fatto che certe disquisizioni, siano sterili e inutili in caso di effettiva operatività.

    Ho visto personalmente alti Ufficiali nel momento topico del bisogno concorrere a fare lavori che spetterebbero solo alla truppa. Parliamo di gente inquadrata come dirigenti dello Stato con una o più lauree all'attivo che, evidentemente, non sente il bisogno di sottolineare il proprio status in ogni momento in quanto resta comunque talmente evidente la propria competenza nella sostanza, che non serve rimarcarla nella apparenza formale.

    Ecco, forse è per questi insegnamenti di vita che ho avuto la fortuna di vedere ed assimilare, che non posso e non potrò mai essere dalla parte di chi si trincea dietro a false nobiltà professionali nel momento della necessità (pannolini da cambiare o fotocopie da fare che siano).

    Auspicabilmente, fermo restando i requisiti minimi che la legge impone per la tutela della qualità dei servizi professionali, ogn'uno dovrebbe essere impiegato per quanto sa fare piuttosto che per i soli titoli vantati, perché la nostra povera Italia è purtroppo piena di persone che non sanno fare pur vantando il titolo.

    Paradossalmente, fateci caso, sono proprio i titolati maggiormente ignoranti che accampano le maggiori pretese sul posto di lavoro!

    Un po' come gli arricchiti dell'ultima ora che, a differenza dei veri signori, sentono sempre la necessità di ostentare platealmente le proprie ricchezze.

    Fino a una cinquantina di anni fa, non era considerato disonorevole fare un mestiere o lavorare nell'azienda agricola. Oggi, invece, ci si vergogna se non si esercita una professione e se non si abita in città, spesso al di sopra dei propri mezzi, col risultato che siamo tutti professionisti e non ci sono più quegli splendidi artigiani che hanno reso famosa l'Italia in tutto il mondo.

    Temo che questa corsa al titolo, svuotato di contenuti rispetto quelli conseguiti fino a qualche decina di anni fa e fatto diventatare di massa solo per allinearci alla media europea ed allungare i tempi di permanenza fuori del mercato del lavoro, abbia concorso non poco alla odierna crisi economica.

    Rientrando in topic, non ho detto che tra un commercialista e un ragioniere non c'è differenza. Analogamente c'è differenza tra un Infermiere professionale e un O.S.S.

    Ci mancherebbe.

    Però ci sono tante operazioni che possono essere fatte con eguale competenza sia dai ragionieri che dai commercialisti perché, ad esempio, non credo che l'essere commercialista fa redigere meglio il 740 del pensionato di turno.

    Visto che è così squalificante cambiare il pannolino per un Infermiere, come mai il commercialista non rifiuta con altrettanto sdegno la compilazione del 740 lasciandolo fare ai ragionieri?

    Te lo spiego subito.

    Mentre in ospedale l'Infermiere, se ragiona in modo da ritenere non di sua competenza il cambio pannolino, si trincera dietro a questioni sindacali e contrattuali (tanto lo stipendio arriva lo stesso anche se gli escrementi macerano il didietro del vecchietto di turno) il commercialista, visto che lavora in proprio, non si pone lo stesso problema di "competenza" e di "dignità" professionale.

    Evidentemente, pecunia non olet (e tanti saluti allo spirito di aiuto del prossimo che dovrebbe animare ogni operatore sanitario).

    Dunque, rientrando in topic, trovo giusto che le Infermiere Volontarie non possano esercitare in campo civile come gli Infermieri professionali giacché così ha stabilito la legge.

    Trovo infatti corretto che sia stato istituito un percorso professionale più qualificante di un tempo per gli Infermieri professionali.

    Altrettanto giusto però, secondo me, è non pretendere che le stesse non si chiamino più "Infermiere", dopo oltre 100 anni di fulgida storia, solo perché da qualche anno è stata istituita la figura dell'Infermiere professionale laureato, paventando possibili confusioni nell'utenza, quando questi ultimi non rinuncerebbero al titolo di "dottore" solo per non confondersi con i medici.
    Ultima modifica di VDG; 10-05-12 alle 23: 41
    Patria e Onore.
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