Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 12

Discussione: Maledetta Nostalgia!

  1. #1
    Utenti Storici
    Data Registrazione
    Apr 2008
    Messaggi
    244

    Predefinito Maledetta Nostalgia!

    Bene, ci siamo. Infondo saremo pure nel Militari Forum, ma non possiamo sempre discutere di palette lampeggianti pistole uniformi concorsi codici penali civili di procedura eccetera. Sotto ad una divisa pardon un'uniforme, c'è sempre un uomo. (O una donna). Un uomo (sì, abbiamo capito: anche una donna) con le proprie paure, i propri difetti, le proprie emozioni. Prima di arruolarmi, tanto desideravo l'uniforme, che credevo quasi sarebbe stata come un’armatura. Credevo insomma, che con la-divisa avrei superato con più facilità gli ostacoli che tutti, nella vita, dobbiamo saltare. Quasi che anziché rimanere un uomo come tutti gli altri sarei diventato una cosa, una cosa inviolabile e forte. Una divisa e basta. Con quella addosso, non sarei più arrossito nelle situazioni imbarazzanti, non mi sarei più sentito a disagio o inadatto, non mi sarei più fatto mettere i piedi in testa da nessuno. La soluzione a tutto e un modo per diventare più-degli-altri. (Sia ben chiaro, non mi sono arruolato per questo. Mi sono arruolato perché adoro fare il carabiniere e lo considero il mestiere più bello del mondo). Poi ti accorgi pian piano che vestendola ogni giorno, (l’uniforme), ti scordi pure d’averla addosso. E te ne ricordi quando passi davanti ad uno specchio o la tua immagine riflette sui finestrini dell’auto. E d’un tratto pensi: *****!, sono-proprio-io-quello-lì. Già, sei proprio quello lì. E poi? Quando non sei vestito così o non ci sono specchi? Beh, appunto, sei quello che sei sempre ossia un uomo come ogni altro uomo. Un uomo che deve fare i conti con i propri errori le proprie paure le proprie emozioni eccetera. Ma questo già l’ho detto. Ormai sai bene, insomma, che la divisa non ti rende sempre più forte agli occhi degli altri. Anzi. E ben di meno ai tuoi, di occhi.
    Ah, ho esordito che siamo nel Militari Forum ma non possiamo parlare sempre di palette lampeggianti uniformi eccetera. Devo essere coerente, quindi: dove voglio arrivare? A questa maledetta nostalgia, di cui sono schiavo e di cui non riesco a liberarmi. Mi sento vulnerabile, troppo vulnerabile in questo periodo: ho passato tre anni straordinari in Esercito, e ne ho vissuti altri due e mezzo altrettanto straordinari nell’Arma. Tanti amici, tante persone a cui ho voluto e voglio bene. Tanti “fratelli”, come è consuetudine definirsi, con cui ho condiviso tanto, troppo. Mattine di sveglie che iniziano a suonare in una grande camera: ogni sveglia un suono differente, ogni sveglia una vita differente. Poi la processione inizia, asciugamano in spalla e beautycase in mano. Con gli occhi ancora semichiusi finiamo ognuno davanti a uno specchio e a un lavandino, ognuno accanto all’altro. Chi usa la schiuma da barba spalmandola nelle mani, chi usa (ancora!?) il pennello come faceva mio nonno. Chi usa la lametta super-potente-rasatura-perfetta-e-pelle-liscia-in-un-attimo, chi è affezionato alla monouso. Chi si taglia, chi non si taglia. Chi canta, chi sta in silenzio. Chi mette il cellulare affianco al beautycase con la canzone di Malika Ayane “Come foglie”, (Ma-allora-come-spieghi-questa-maledetta-nostalgia. Tanto per restare in tema). Chi finisce prima, chi finisce dopo. Ma tanto poco dopo, ci si ritrova tutti giù allo spaccio a far colazione. Chi si beve il cappuccino, chi il caffè e chi il latte macchiato. Chi mangia un cornetto chi ne mangia due e chi anziché cornetto lo chiama brioche. Chi appena fatta colazione già sta al telefono con la ragazza (queste ragazze che alle 7.30 del mattino hanno voglia di stare al telefono!), chi si mette a parlar del più e del meno e chi se ne sta in un angolino. Poi tutti inquadrati, plotone-apposto-plotone-A-ttenti! Plotone-avanti,march! Chi perde il passo e tenta di riprenderlo, chi lo perde e non gliene frega un tubo, chi parla chi si spinge chi sta ancora dormendo. Plotone-alt! Ri-poso! A-ttenti. Alzabandiera! Chi canta, chi non canta, chi è stonato, chi urla. Chi sta sugli attenti, chi non ci sta. Tutti diversi. Ma tutti uniti per un solo obiettivo: fare, diventare, carabinieri. Fratelli che impari a conoscere bene, e con loro impari a conoscere i relativi difetti e pregi. Capisci bene cosa non sopporti di qualcuno e cosa invece stimi o invidi di altri. Con alcuni manco ti saluti, con altri esci ogni sera per andare a far l’aperitivo in Corso Garibaldi (Torino) e poi ficcarti dentro il ristorante a mangiare meglio che puoi per compensare lo schifo della mensa di qualche ora prima. Insomma, senza rendertene conto ti affezioni a quelle persone, a quei ‘fratelli’, credendo forse che non li perderai mai. I pensieri infondo sono altri: finirà pur questo cacchio di corso, andremo pur al reparto a fare le cose-serie, a lavorare, a combattere il crimine perdio! Finiranno queste interrogazioni e queste regole vive solo nelle scuole e per gli allievi, giusto? Giusto. Arriveranno pure questi alamari, questo tesserino e questa calibro nove. Giusto? Giusto. Finiranno questi viaggi del fine settimana in treno per tornare a casa e per rimanerci un giorno solo alla settimana se va bene, giusto? Giusto. E ponendoti queste domande, non assapori il presente. Non ti rendi conto che stai vivendo istanti irrepetibili e che rimpiangerai per sempre. Non ti rendi conto che stai crescendo insieme ai tuoi ‘fratelli’, che di loro ti rimarranno ricordi straordinari e che presto non saprai neppure dove saranno e che faranno. Pensi a finire, a bruciare il presente perché quel che conta è solo il futuro. Il lavoro, quello per cui hai lottato. La divisa alla quale aspiravi e che finalmente hai, ma non basta: non la stai ancora “sfruttando”, è solo un vestito per ora. Poi arriveranno le cose serie, da uomini. E così ignori che le i minuti le ore i giorni passano scivolandoti accanto, perché la tua testa è concentrata solo sulla fine. Tutto ciò che di bello stai vivendo è solo un contorno del quale magari faresti pure a meno. Perdio, che errore! Poi il corso finisce. Devi svuotare l’armadio e quasi ti pare impossibile che in un anno là dentro ci sia finita così tanta roba: roba della quale t’eri pure scordato. Torna alla luce pure la lettera di benvenuto del Comandante, quella consegnata il primo giorno: sorridi, tanto ormai non è più affar mio, sono un carabiniere a tutti gli effetti. Ognuno si prepara le proprie borse. Ognuno controlla su google e wikipedia in quale sconosciuto e mai sentito prima luogo d’Italia è finito. Poi arriva il momento: dopo un anno capisci tutto ciò che stai lasciando, e ti arrabbi perché non l’hai capito prima. Dopo un anno realizzi le persone che stai abbandonando, gli amici che perderai. Dopo un anno pensi che forse quel letto in mezzo ad altri dodici non era così malvagio, quei bagni coi lavandini in fila non erano così scandalosi. (O forse lo erano ma non vuoi ammetterlo). La canzone “Come Foglie” col collega che la cantava sembrando una checca non era un ‘buongiorno’ poi così traumatico. Dopo un anno, capisci insomma che sotto tutte quelle divise c’erano delle persone, molte delle quali ti mancheranno per sempre. Ma ormai è tardi, ci dovevi pensare prima a vivere a fondo quei momenti, assaporandone ogni istante rimanendo più sul presente che sul futuro. Il futuro è arrivato, e non sei più così convinto di volerci passare troppo tempo.
    Ora fai i conti con le tanto ambite cose-serie. Con i turni, il lavoro, i colleghi di venti e trenta anni più vecchi, che finiscono le sei ore e tornano da moglie e figli. Altro che aperitivo in Corso Garibaldi. Altro che pizza da “Verace”. Altro che ammazzacaffè allo spaccio prima di andare a dormire. E mentre finisci le sei ore chiedendoti dopo che farai, ti arriva un messaggio sul telefono. È un collega, un ‘fratello’. “Per tutta la vita ricorderò i momenti passati in quel gruppetto di poche buone persone che eravamo riusciti a creare… un anno di sorrisi, di litigi di lacrime… un anno di speciali ricordi! Ora ti scrivo; potremmo non vederci o sentirci poco, ma con tutta sincerità vivi nei miei pensieri così come nel mio cuore! Manuel fratello ti stringo forte forte urlando che ti voglio un gran bene”. Già, ora non mi rimane che fare i conti con questa maledetta nostalgia.
    CARABINIERE EFFETTIVO del 124° Corso


    Non sai come fare una ricerca di commilitoni?
    usa meetsoldier.it

  2. #2
    QueenBee
    Guest

    Predefinito

    Non nego che leggendo mi sono commossa!
    Per un attimo mi sono sentita protagonista della storia.
    E' cosi' bello sentire che il legame che si crea e' cosi' forte da tenere vicine col cuore le persone per la vita. Penso proprio che questo sia il mio valore preferito che la vita militare ti dona, la fratellanza, la comunione con altri esseri umani, magari anche persone con le quali non avresti nemmeno parlato in un contesto diverso.
    Continua a mantenere viva questa nostalgia, e' cio' che ti rendera' ancora piu' uomo dietro la divisa e cio' che ti unisce ad altri uomini come te!

    ps: la pizza da "Verace" e' veramente buona!

  3. #3
    Utenti Storici L'avatar di The Wizard
    Data Registrazione
    Jul 2008
    Messaggi
    5,340

    Predefinito

    Che belle parole
    Già è dura lasciare i compagni di corso, senza neanche farlo apposta sono loro che ti rendono felici e sono loro che ti fanno passare la stragrande maggioranza del tempo al RAV in esercito, marina, aeronautica, al corso carabinieri, finanzieri, in polizia ecc...
    E' un po' come le scuole medie, superiori... Una volta che passi dalla terza media al 1° superiore non vuoi lasciare gli amici che avevi l'anno prima. Vabbè te ne farai degli altri, che ti dureranno altri 5 anni, ma dopo così tanto tempo li abbandonerai, perché c'è chi lascerà il proprio paese per andare in chissà quale università, c'è chi rimarrà in paese, c'è chi andrà via tanto tempo... Ma io penso una cosa, l'importante è non perdersi mai di vista, una volta c'era la penna e il francobollo, adesso dobbiamo ritenerci fortunati che abbiamo il top delle comunicazioni (facebook, twitter, msn, mail, telefonini ecc...) e grazie a questi strumenti possiamo rimanere sempre in contatto, anche con la semplice domanda "che fai" "come stai" e vedere che ti rispondano da vero "fratello" dopo chissà quanto tempo che non li hai sentiti, è una cosa bellissima, anche ricevere i loro semplici auguri natalizi, pasquali, di compleanno ecc... Sicuramente non sostituiranno mai i momenti passati con loro, però è qualcosina.
    Una volta finito il corso sarà durissima è vero, perché momenti così magici difficilmente si rivivranno, specie se nella vita si è arrivati ad un punto dove ormai indietro non si può più tornare.
    E' proprio vero: maledetta nostalgia!!!
    Coraggio Manuel non sei l'unico che la combatte
    <<State attenti ! Qualcuno potrebbe cercare di vendervi la fontana di Trevi. E magari riuscirci.>>
    U.R.

    **** Regolamento MilitariForum ****

  4. #4
    Utenti Storici
    Data Registrazione
    May 2010
    Messaggi
    6,704

    Predefinito

    E' un pò come quando andavamo a scuola...non si vedeva l' ora di fare gli esami di stato, perchè così poi diventavamo grandi ed andavamo al lavoro...e ci compravamo la macchina etc...etc...etc...e non ci siamo invece goduti quei periodi di spensieratezza.
    Stessa cosa al corso Allievi...non vedi l' ora che finisca, però poi quando arrivi ai Reparti scopri che tutto quello c' era al corso non esiste più, dove l' unico pensiero era studiare e farsi la barba, mentre ora ci sono le serie difficoltà da superare...e non ci sono neanche più quei "momenti familiari" che si creavano nelle camerate...la notte dopo il contrappello a fumare di nascosto...a sparare c@@@@@e...e chi più ne ha più ne metta. Eh si...Manuel...hai toccato un tasto dolente...

  5. #5
    Soldato L'avatar di redflyer
    Data Registrazione
    Jan 2011
    Località
    ROMA
    Messaggi
    11

    Predefinito

    Ed allora ricordo i miei vent'anni in una Cooper 1300 con Bob Marley a fare da colonna sonora : erano gli anni del reggae, del concerto di Peter Tosh allo stadio, con la gente stravaccata sul prato umido, la musica che ti prendeva le gambe e ti costringeva ad alzarti e ballare con quelli che erano intorno a te. Non conoscevi nessuno ma erano tutti amici, e tutti felici, e sembrava proprio di avere il mondo nelle mani.
    Poi c'è stata una vacanza e la musica era di Fabio Concato, con le sue ballate dolci e la sua voce un po' nasale ma struggente.
    E' arrivato il servizio militare, i primi giorni erano scanditi dalla voce di Phil Collins che faceva compagnia in quelle giornate, cantando di qualcosa che poteva sentire arrivare nell'aria della notte, ed a me venivano i brividi, e non solo per il freddo delle notti in giro per l'Italia o ben più lontano... Nei rari momenti di imboscamento in cui me ne fuggivo in sala musica, all'ultimo piano dove, ci sedevamo di fronte ad una grande finestra e da lassù guardavamo l'autostrada e la ferrovia che correvano a braccetto nella campagna, e che sapevamo arrivare fino a casa, sembrava che da lassù bastasse spingere lo sguardo un po' più lontano per intravedere il mare, la spiaggia... come se bastasse appoggiare l'orecchio al vetro per udire il rumore della risacca, dei gabbiani...
    Quante volte ho visto ragazzoni alti e grossi piangere con la fronte appoggiata al vetro, quante volte ho ascoltato giovani musicisti tristi improvvisare assoli struggenti di sassofono o di tromba, con lo sguardo fisso oltre quella finestra. Chissà se qualcuno di loro avrà avuto successo, se qualcuno di loro avrà composto qualcosa ripensando a quella finestra in sala musica nella caserma.
    Chissà se qualcuno ha mai ripensato a quei tre mesi vissuti fianco a fianco, a quelle amicizie nate dalla sofferenza e dalla tristezza che sembrava dovessero andare avanti per tutta la vita, e che invece un fonogramma di trasferimento ha spezzato per sempre.
    Chissà dove è finito il pazzoide Ruffolo, pesarese di nascita ma cittadino del mondo, maestro di flauto con già diverse incisioni alle spalle, che un giorno ci fece venire i brividi suonando un piccolo ottavino che si teneva nelle tasche della mimetica, chiuso in una scatolina come fosse una reliquia di chissà quale santo.
    O il ravennate Cristano, che non suonò mai niente perché l'oppressione della caserma gli impediva di avere la mente libera, o l'impacciato Fabiano, bassista di Roma spaesato di fronte alla vita militare, fatta di piccole furberie e grosse ingiustizie.
    Il fiorentino Rossi, disperato perché destinato ai Bersaglieri di Milano, fece di tutto per non andarci perché, come mi ripeteva:
    "Sandro, tu lo sai, ibbersaglieri horrono, e quando tu horri tu saltelli, ella tromba pure ti saltella, e allora tu te la devi premere forte su i llabbro se la voi sonà, perché altrimenti tu te la perdi. E se tu te la premi forte su i llabbro pe' un anno, esse pe' un anno tu soni correndo, ti viene i'ccallo su i'llabbro e non vavvia più. Poi devi sonà correndo pe' ttutta la vita: te l'immagini io che sono a La Scala?
    I cche ffò, corro tutt'intorno pe' il teatro? No loro so' matti. Io nun ci vo', piuttosto vo' in Sardegna"
    O il veronese Mazzon, enorme ed imponente ma con una faccia simpatica da bambino troppo cresciuto. Ricordo che vagò per una settimana in borghese perché non riuscivano a trovare una divisa della sua misura, e così
    aveva gli occhi di tutti addosso: i commilitoni che lo prendevano in giro e gli ufficiali che lo redarguivano, e lui spaesato ma tranquillo non perdeva mai la calma e rideva di tutto:
    "Dio bòn, come devo far siòr capitano? Son grosso, son troppo grosso."
    Lui, secondo corno all'Arena di Verona, un giorno ci suonò la marcia dell'Aida nel piazzale della caserma, una domenica pomeriggio in cui tutti erano andati in licenza ed il sole di settembre ancora scottava, e noi attenti e commossi alla vista di quel ragazzone dal corpo sproporzionato capace di tirar fuori dai polmoni una musica così fiera.
    Poi ritrovai il romagnolo Giacomelli, fu il mio grande amico negli anni; poi tanti altri di cui non ricordo il nome ma ho stampate in mente le facce, compagni di avventura in un periodo che non considero negativo.
    Era il periodo di Battiato e in tanti cercavano un centro di gravità permanente che non ci facesse mai cambiare idea sulle cose e sulla gente...
    Chissà se qualcuno di loro lo cerca ancora?
    Come tutti avevamo quel filo di autoironia e di leggera follia che ci ha permesso di scivolare via senza grossi traumi. Era come un gioco per noi, e forse la nostra salvezza era proprio il fatto che riuscissimo a parlare la stessa lingua.
    Ancora adesso ricordo con molta nostalgia i pomeriggi di primavera imboscati a suonare e cantare a squarciagola le canzoni di Vasco che in quel momento sentivamo così vicine a noi. Ancora oggi quando mi capita di ascoltare l'attacco di "Colpa d'Alfredo" mi viene la pelle d'oca, e rivedo le facce dei colleghi...
    Io che, quando il silenzio e la tristezza stavano prendendo il sopravvento, attaccavo all'improvviso, a bassa voce:
    "Ho perso un'altra occasione buona stasera..."
    E Marchionne subito:
    "E' uscita col negro la *****"
    E poi tutti insieme:
    "Mi son distratto un attimo... colpa d'Arfredo che con i suoi discorsi seri e inopportuni mi fa sprecare tutte le occasioni. Io prima o poi lo uccido..."
    E poi veniva un urlo che uscendo dalle finestre sembrava potesse attraversare tutta la citta' e da lì invadere tutto, fino al mare:
    "Lo uccidoooooo! Tattaratattata... tara tara tara tara tara tara Tattaratattata...
    E quella stronza non si è neanche preoccupata...
    Di dire qualche cosa, che so' una scusa..."
    E come d'incanto la tristezza svaniva, una scarica di adrenalina investiva ogni cellula del nostro corpo e trovavamo così la forza per resistere un altro giorno.
    Col tempo era diventata un'abitudine all'interno del nostro gruppetto di amici affiatati, come una parola d'ordine, una specie di saluto segreto da sostituire al saluto militare che eravamo obbligati a ricambiare a chiunque. Se mi capitava di incrociare Marchionne nel piazzale dello SME, in mezzo al solito viavai di colonnelli e generali, non appena arrivati a distanza di sussurro, con fare da cospiratori e senza smettere di camminare io sibilavo quasi senza muovere le labbra:
    "Ho perso un'altra occasione buona stasera!"
    E lui di rimando, con lo sguardo fisso all'orizzonte:
    "E' uscita col negro la *****!"
    E via ognuno verso le proprie mansioni, ricambiando militarmente il saluto a destra e a sinistra ad ogni balenare di una stellina, ma con il sorriso sulle labbra e un urlo silenzioso dentro al cuore:
    "Io prima o poi lo uccido... Lo uccidoooo....."
    In fondo sapevamo di essere soltanto di passaggio. Non ce ne rendevamo conto, ma avevamo trovato istintivamente un'ancora di salvezza, un appiglio a cui attaccarci per non essere trascinati via dalla mediocrità e dalla piattezza dell'ambiente che ci circondava.

    "SVIGNO" 92° auc genio

  6. #6
    Utente Expert Corpi Polizia Locale L'avatar di Blushield
    Data Registrazione
    Jan 2010
    Messaggi
    3,823

    Predefinito

    E' la vita ed è giusto che sia così...sembra una frase fatta, ovvia, forse inopportuna, ma è la pura e semplice verità. La caserma, l'addestramento, i commilitoni, i compagni di naja (per i più maturi come me), lasciano ricordi indelebili e fanno sembrare quella parte della nostra vita come la migliore, la più genuina, la più "viva"...non è così. Sicuramente in quel periodo ognuno di noi aveva la tipica spensieratezza dell'età e una cosa che accomuna "quasi" tutti: l'assenza pressochè totale di responsabilità... responsabilità che la vità, nel suo trascorrere, ti pone dinnanzi ed è giusto che ciò avvenga...responsabilità nei confronti della tua compagna/fidanzata/moglie, responsabilità nel lavoro, nei confronti dei colleghi (che spesso contano su di te molto più di quanto vorresti), responsabilità verso i tuoi figli, verso gli amici che chiedono il tuo aiuto, verso i ragazzini che alleni a pallavolo, a calcio, a basket, verso il gruppo della po-loco di cui fai parte o semplicemente del circolo del "Milan" che frequenti. Ora c'è la vita vera, i mutui, i superiori, i servizi, la routine, a volte la noia... Ma fermiamoci un attimo: siamo sicuri che ogni aspetto di tutte le situazioni che ho appena descritto impongano responsabilità e problemi tali da farmi rimpiangere i "vecchi tempi" con nostalgia così struggente? Io credo proprio di no. Se ci fermiamo a pensare un attimo, ci rendiamo conto che tutti gli aspetti della nostra attuale vita racchiudono molti momenti belli, appassionanti, divertenti, a volte di puro divertimento, anche nei momenti più delicati, perfino nei servizi più seri, difficoltosi e pericolosi, e rimanendo troppo con lo sguardo al passato rischiamo di non accorgerci di questi momenti, il che equivale a non viverli...rischiamo di legarci troppo a ciò che è sì stato magnifico, ma lo è stato proprio perchè era "il momento giusto"! Se tornassimo indietro per riviverlo nuovamente, non ci lascierebbbe la stessa "memoria magica"..siamo diversi, più maturi, più vecchi di età ed DEVE essere così. In sostanza, non lasciamo che il passato faccia calare un velo, rischiamo di perdere il gusto di vivere nel presente, il gusto della gita in moto con gli amici che prima non potevo fare, il gusto di stringere i miei figli e di giocare con loro, di vederli lottare durante una partita di volley o di calcio, il gusto di lavorare con colleghi che ammiro e con i quali è nata una vera amicizia, il gusto della cena a lume di candela con la mia donna, il gusto di una giornata al mare, di un bel film, di un libro, di un videogioco divertente, il gusto di scrivere su militariforum parlando con persone distanti centinaia di chilometri....potrei continuare all'infinito. I ricordi sono meravigliosi ed un pò di nostalgia è giusta, ma non cambierei il mio presente, e sopratutto il "foglio bianco tutto da scrivere" del mio futuro con nesssuno dei momenti, per quanto magnifici, del mio passato...semplicemente perchè sono stati sì momenti splendidi, ma appartengono appunto al passato, e come tali li conservo.
    Ultima modifica di Blushield; 22-03-11 alle 15: 51
    Fai ciò che puoi, con ciò che hai, dove sei.
    Franklin Delano Roosevelt

    Sei appena arrivato? Presentati QUI.
    Qui puoi trovare il Regolamento Militari Forum.

  7. #7
    Soldato L'avatar di mariox
    Data Registrazione
    Aug 2010
    Località
    Sicilia
    Messaggi
    86

    Predefinito

    Ho letto tutto d'un fiato questo tuo scritto,e per quanto rispecchiasse quanto di più aggrovigliato ci sia al momento nella mia mente,mi son permessa di fare un copia e incolla (con i dovuti diritti d'autore ) in una nota di Fb.
    Non faccio ancora parte di questa famiglia da te descritta,ma attendo con ansia questo giorno che,prima o poi,arriverà.
    Questo tuo pensiero è riuscito ad esprimere,in maniera sicuramente molto più concisa, i miei contorti pensieri di questo periodo e mi ha fatto comprendere ancor di più quanta paura stessi nascondendo a me stessa.

    Susy.
    Ultima modifica di mariox; 22-03-11 alle 15: 43
    “Ma se fu amore di Patria, di nostra continua lotta, del nostro popolo a cui tu darai il segreto del vincere e la calma fierezza del morire, se fu passione di mostrine, di alamari, di fiamme rosse, cremisi, verdi o azzurre; se fu fremito naturale del sangue, antica promessa alla tua giovinezza nascente… Allora Giura! E sarai mio fratello.”

    Patria e dovere - Esempio - Onore - Lealtà - Volontà - Fierezza - Dignità - Fermezza - Fedeltà - Orgoglio - Audacia - Fede - Carattere - Valore - Coraggio - Impeto - Certezza - Tenacia - Saldezza - Osare
    Susy's Post

  8. #8
    Capitano L'avatar di joenna
    Data Registrazione
    May 2009
    Località
    Somewhere
    Messaggi
    2,630

    Predefinito

    testimonianze stupende di vita vissuta... Mi avete commosso... ma ora sotto a chi tocca!
    Non chi comincia ma quel che persevera

  9. #9

    Predefinito

    Questa discussione è stata un colpo al cuore.
    È vero, io dopo due anni dal mio congedo ancora rimpiango quei tempi e ho capito di non averli vissuti veramente.
    Come giustamente detto ora ci sono facebook, msn, telefonini e tanti altri sistemi di comunicazione, ma purtroppo niente è come doversi alzare la mattina e dover svegliare con una botta alla branda il collega dormiglione, niente è come le licenze prese e sfruttare per rimanere nella bettole di albergo vicino la caserma per far la serata in disco con quelli che erano di servizio il sabato e tante altre cose.
    Mi permetto di aggiungere qualcosa anche io, le cose che ricordo meglio e che più mi fanno salire la nostalgia per quello che è stato l'anno più bello della mia vita...

    Le dormite a reparto quando non si aveva niente da fare, i film sul letto "oh ma te ce l'hai quello? passami l'hard disk te lo lascio sotto al cuscino quando ho finito!"
    Lo spriz in piazza alle 18, il "hai preso il psfs? No ma tanto stasera d'ispezione c'è xxxx e non passa" ( e tutte le volte passava xD )
    "Ma stasera dove dormiamo? Bho che ne sò, in macchina poi rientriamo in caserma alle 7... No raga fermi tutti c'ho le chiavi della carraia!! "

    Le grigliate a casa mia che abitavo vicino alla caserma, le notti in 4 dentro un letto perchè c'era solo quello, ma tanto, come dicevano gli scelti al rav "qui non si drizz@ a nessuno"

    Le vacanze in spagna in 5 dentro una camera da 2 ma dopo tutti a fare i signori nei pub!

    "Oh ma ce la fai a guidare?? Si si sono lucido!!"
    Posto di controllo: buonasera agente noi.. ehm.. noi.. "Ragazzi filate in caserma prima che vi prendiamo a schiaffi e poi riferiamo al Colonnello"

    I giri per Verona, il centro, le ragazze che "si ma qui tutte ci stanno" e puntualmente si andava tutti in bianco

    Le domeniche passate di piantone o di servizio

    Le guardie interminabili dei festivi con la caserma vuota e la mente a casa

    I cori nelle camerate

    La cena del congedo e poi tutti a marciare in piazza... I saluti, gli arrivederci che sapevamo tutti essere degli addii, le lacrime di tanti..

    Tutte cose che nessun social network mi restituirà mai..

  10. #10
    Utenti Storici L'avatar di CRIOPE
    Data Registrazione
    Apr 2008
    Località
    Indefinibile
    Messaggi
    3,611

    Predefinito

    Io rimpiango solo il mio "VFA"... avevo 17 anni... emozioni nuove, vita nuova... gioie e dolori...

    I colleghi del corso CC invece li ammazzerei 1 ad 1

    L’uomo diventa spesso ciò che crede di essere. Se continua a dire che non si riesce a fare una certa cosa, è possibile che alla fine si diventi realmente incapaci di farla. Al contrario, se ho fiducia di poterla fare, acquisterò sicuramente la capacità di farla, anche se, all’inizio, magari non ne sono in grado.

    Gandhi


    الجاهل عدو نفس

    كريستيان

    Hai fatto la leva militare e adesso cerchi commilitoni? Meetsoldier.it

Segnalibri

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •