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Discussione: La polveriera egiziana

  1. #1

    Predefinito La polveriera egiziana

    La situazione nel bacino del Mediterraneo sta assumendo toni drammatici.
    L'Egitto, il paese che negli ultimi decenni si era proposto quale il mediatore più accreditato tra l'Islam e l'Occidente sta scivolando nel caos.
    Le Cancellerie europee e gli americani sembrano colte di sorpresa dagli eventi e si limitano a laconici inviti ad una "transizione" pacifica, prendendo le distanze sia dal rais Mubarack, con il quale hanno collaborato fino ad ieri, sia dai ribelli, definiti prudentemente manifestanti... questo nel disperato tentativo di mantenere una pericolosissima equidistanza.
    Intanto la lezione tunisina, quella di un popolo sceso in piazza per riprendersi la democrazia, sta continuando ad infiammare gli animi e in queste ore anche in Giordania ad Amman manifestanti sono scesi in piazza per dichiarare la loro solidarietà ai fratelli arabi in rivolta...
    Quanto tutto ciò sia considerato destabilizzante degli equilibri mondiali è mostrato dalla Cina che oramai da qualche giorno opera una pesante censura sui media e sul web intorno a tutte le notizie provenienti dal Medio Oriente...

  2. #2
    Utenti Storici L'avatar di Ippogrifo
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    Personalmente non credo che esistano reali minacce ai rapporti tra Occidente e Paesi Islamici (almeno nei paesi che li hanno).
    Bisogna considerare infatti,che queste sollevazioni popolari sono rivolte contro i loro governanti,ma nulla e nessuno sta mettendo in forse i rapporti con gli occidentali all'interno dei paesi.
    Anzi.
    L'Egitto si sta fortemente interrogando sui costi di questa rivolta che produce verso una delle maggiori risorse nazionali,ovvero il Turismo.
    E praticamente tutti i turisti sono degli "Infedeli",ma la cosa non sembra turbarli affatto.
    I tentativi di strumentalizzazione che sta tentando l'Iran,cercando di spiegare le recenti dimostrazione come contrarie agli Stati Uniti,è una colossale sciocchezza.
    Persino i Fratelli Musulmani stanno bene attenti a non "Mettere il Cappello" su queste rivolte di popolo in quanto comprendono che la cosa si ritorcerebbe immediatamente contro di loro,giustificando l'intervento dei loro oppositori.
    Io invece ritengo che il grande pericolo che l'Islam sta correndo sia altro,e il suo nome sia solo uno.
    AUTODETERMINAZIONE.
    Penso che questa società oramai sia talmente prodiga di informazioni,che i vari regimi variamente repressivi e dittatoriali,abbiano sempre più difficoltà a tenere il popolo sotto il loro tallone.
    La prova?
    In piazza,tanto in Egitto quanto in Tunisia c'erano poveracci,Borghesi,universitari,madri di famiglia e persino benestanti che avevano TUTTO da perdere e nulla da guadagnare,MA ERANO LI a gridare insieme agli altri.
    Perchè oggi possono avere informazioni,perchè oggi SANNO le cose,e sanno che se lo vogliono veramente possono farle cambiare.
    E questa consapevolezza è pericolosissima.Quasi tutti gli stati Arabi a vario titolo sono delle dittature e di elezioni (quelle vere intendo) non se ne parla nemmeno.
    Poi venne l'Irak e l'Afghanistan,che pur con tutte le contraddidizioni e le liti del caso,hanno permesso elezioni (quasi) regolari,e la gente si mostrava fiera del loro voto su tutti i Network televisivi mondiali.
    E molti avranno iniziato a pensare "E perchè qui no?"
    L'imprenditore Tunisino Tarak Ben Ammar con l'inaugurazione del network televisivo multitematico "Nesma" (che guarda caso in Arabo significa Vento Che Soffia) è stato lo strumento di questa conoscenza di usi e costumi,rivolto a tutto il Maghreb,e non solo.
    Non è certamente un caso che proprio da questa emittente sia giunta una importante collaborazione tra Forze dell'Ordine Tunisine e telecronisti che raccoglievano imformazioni sugli agitatori e,e questi ultimi comunicavano ai primi i problemi in diretta TV permettendo di controllarli efficacemente,e dando un chiarissimo segno di Televisione Partecipata,una cosa che solo pochi anni fa era semplicemente impensabile.
    Questo penso sia il vero vento che sta spazzando il Nordafrica,e pare attecchire anche in Yemen,e se sto indovinando le cause e le motivazioni,state certi che in Iran in questo momento più che compiaciuti saranno...terrorizzati!
    E in Cina staranno pure peggio.

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  3. #3
    ale66
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    Citazione Originariamente Scritto da Ippogrifo Visualizza Messaggio
    L'imprenditore Tunisino Tarak Ben Ammar con l'inaugurazione del network televisivo multitematico "Nesma" (che guarda caso in Arabo significa Vento Che Soffia) è stato lo strumento di questa conoscenza di usi e costumi,rivolto a tutto il Maghreb,e non solo.
    Non è certamente un caso che proprio da questa emittente sia giunta una importante collaborazione tra Forze dell'Ordine Tunisine e telecronisti che raccoglievano imformazioni sugli agitatori e,e questi ultimi comunicavano ai primi i problemi in diretta TV permettendo di controllarli efficacemente,e dando un chiarissimo segno di Televisione Partecipata,una cosa che solo pochi anni fa era semplicemente impensabile.
    Ippogrifo
    Mi auguro che l'imprenditore in questione non voglia emulare gesta altrui, le folle sono facilmente influenzabilibili.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da ale66 Visualizza Messaggio
    Mi auguro che l'imprenditore in questione non voglia emulare gesta altrui, le folle sono facilmente influenzabilibili.
    Allo stato attuale delle cose,sia Tarak Ben Ammar che tutti gli altri imprenditori del Maghreb,avrebbero tutto da guadagnare a che la situazione si trabilizzi,e che si instaurino dei sistemi democratici,in quanto i mercati potrebbero solo crescere.
    A mio parere gli Integralisti si trovano abbastanza ai margini di questi movimenti di sollevazioni popolari,e non abbiano molto interesse a fomentare la folla,in quanto potrebbero essere visti come un pericolo più che una risorsa,dai dimostranti.
    La cosa che ha sorpreso molti è che questi movimenti di massa non sono stati sobillati da qualcuno,ma sono esplosi come conseguenza di episodi apparentemente marginali,che hanno dato la stura a situazioni che sino ad allora erano di disagio diffuso ma sopportate.
    E personalmente credo che l'informazione ,sia via Network Internazionali (Satellite) ,sia via Internet,abbiano costituito il necessario collante.
    Per questo motivo la Cina ci và giù dura con la censura,perchè se dovesse prendergli di mano una popolazione di oltre un Miliardo di persone....

    Ippogrifo
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  5. #5
    Bannato
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    Vedi, il fatto è che in questi paesi vige un "regno" camuffato da repubblica.
    Quando uno ti sta al potere dal 1981 (hanno dell'assassinio del predecessore Sadat), come lo si può
    definire il suo ?..
    Tanto già stava pensando di passare le consegne al figlio, come ha fatto Assad in Siria.
    Poi c'è il fatto che in questi paesi c'è una popolazione molto giovane, rispetto alla nostra Europa.
    Desiderosa di cambiamento di novità non conservatrice.

  6. #6
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    Assolutamente vero.
    Infatti i problemi più grossi gli vengono proprio dai giovani,che sono i soggetti più difficili da "Educare" per tutti i regimi,e con l'informazione globale di oggi finalmente possono anche organizzarsi e confrontarsi,con i risultati che abbiamo sotto gli occhi.
    Invece di tentare di impedire il cambiamento,questi Regnanti dovrebbero invece cercare di pilotarlo in maniera incruenta,perchè volenti o nolenti,con sangue o senza,cambiamento sara!
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  7. #7
    Soldato L'avatar di Fronz
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    Credo che Bush Jr si stia prendendo una bella rivincita morale dopo tutte le calunnie che gli versarono addosso, difatti al di là dei due conflitti mediorientali per cui passerà alla storia, la sua "Freedom Agenda" aveva previsto (nel suo secondo mandato) anche 5 miliardi di dollari di sovvenzioni a fondo perduto per i movimenti democratici africani e mediorientali.

    Và comunque fatta un'osservazione, che non è sfuggita ai più attenti conoscitori delle dinamiche politiche nel mondo arabo/maghrebino...ovvero che i Paesi a "democrazia limitata" come la Tunisia e l'Egitto erano effettivamente dittature morbide, in cui i leaders in oggetto (per ora Ben Alì e Mubarak) ormai da molti anni avevano dimostrato un profilo politico semi-democratico, e lo si è visto (soprattutto nel caso tunisino) nel non-ricorso a repressioni feroci da parte delle forze armate e delle forze dell'ordine. La Tunisia è finita nel giro di pochi giorni in mano al movimento di rivolta, mentre la polizia si dissolveva (ad eccezione dei fedelissimi della Guardia Repubblicana) e l'esercito si limitava ad evitar saccheggi e devastazioni; stesso scenario che si è rivelato in Egitto, anche se l'apparato di Mubarak si è dimostrato più solido (la polizia non si è dissolta del tutto, tuttavia si è principalmente concentrata nelle maggiori città) ma anche qui l'esercito non si è schierato contro la popolazione, limitandosi a gestire l'ordine pubblico.

    Avrei difficoltà ad immaginare simili esiti in Paesi come la Libia di Gheddafi (che ha già dimostrato più volte di non farsi problemi a eliminare migliaia di oppositori politici interni) o la Siria (dove l'apparato di sicurezza pubblica domina la società)...si può dunque affermare con una certa sicurezza che almeno per ora i movimenti democratici del Maghreb e del medio-oriente hanno dimostrato la loro forza principalmente in scenari e contesti di semi-democrazia, dove insomma il regime non si è dimostrato capace (per volontà politica o per dolo) di creare un apparato di sicurezza adeguato.

    Và inoltre rimproverato all'Occidente questa passività nei confronti delle rivolte attuali, non si vogliono appoggiare apertamente nei i Rais ne i movimenti politici di matrice islamica, ma allo stesso tempo si ignorano inspiegabilmente altri movimenti politici liberali e moderati, finendo dunque per screditar quella parte (importante) di politica araba moderata che cerca interlocutori.
    Non regaliamo altri Paesi agli "Stati-canaglia".

  8. #8

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    Stati canaglia?
    L'Italia per bocca dei suoi rappresentanti politici ha fatto arrivare messaggi precisi e preoccupanti nei paesi coinvolti dai fatti di queste ultime settimane e dalla rivolta contro i corrotti regimi imposti dai vari Raiss nord africani.
    L'apprezzamento per Mubarak espresso a Bruxelles dal nostro primo ministro è arrivato nelle piazze egiziane come una chiara scelta di campo. Stessa cosa era accaduta quando il sottosegretario agli Esteri del governo italiano Stefania Craxi , aveva difeso la rispettabilità di Ben Alì contro le accuse dei ribelli tunisini, poco prima che quello scappasse con la cassa...
    Atteggiamento quello italiano che preoccupa i nostri stessi alleati occidentali i quali temono di venir riconosciuti tra i Paesi nemici della democrazia e della libertà.
    Le posizioni assunte dal governo italiano potrebbero compromettere in modo irreparabile la presenza italiana in quei Paesi... Atteggiamento ben diverso quello degli Stati Uniti che fin dal primo momento si son schierati in modo coerente rispetto ai loro obiettivi...In queste ore il Dipartimento di stato americano svolge una mediazione per ottenere le dimissioni di Mubarak ed un passaggio morbido verso un governo che realizzi la democrazia in Egitto.
    Ultima modifica di capt.sparrow; 06-02-11 alle 14: 07

  9. #9
    Maresciallo
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    C'è un detto..più le cose cambiano,meno cambiano....

    Probabilmente andrà a finire che cambieranno gli uomini ma la solfa sarà sempre la stessa..solo che con un diverso schieramento..
    Gli Stati Uniti (che fino ad ieri usavano il regime di Mubarak per prelevare e interrogare presunti terroristi in tutto il mondo) oggi sono ignavi..attendono..non prendono posizione!!!
    Per la loro politica estera che continui ad esserci Mubarak sicuramente conviene, ma non possono dirlo apertamente..altrimenti si solleverebbero le masse di islamici contro il regime americano di Mubarak in Egitto..e sarebbe peggio..!!

    Se sarà vera democrazia lo scopriremo presto..speriamo solo che il futuro schieramento in Egitto non tagli i ponti ed isoli Israele e sia amichevole verso l'Occidente..

  10. #10

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    Vera democrazia?
    Hola, ma forse anche qualcun altro, si domanda se i fatti di piazza Tahirir possano portare l'Egitto verso una vera democrazia, ma per poter rispondere a questa domanda prima è necessario conoscere alcune cose dell'Egitto.
    Secondo stime OCSE il 35% della popolazione egiziana vive sotto la soglia di povertà, soglia stimata dall' ONU in una capacità di spesa inferiore ai due dollari/die pro capite, secondo Al Jazeera questa percentuale supera il 50%. Secondo l' Human Development Index in Egitto l'alfabetizzazione elementare è del 66,4%...un egiziano su tre non sa leggere e scrivere.
    L'Egitto è ancora oggi un paese dove l'infibulazione viene praticata sul 90/95% delle bambine, ciòo è la prova di una cultura impermeabile che resiste e che è la testimonianza dell' accettazione di una profonda disuguaglianza di diritti.
    Ora chiediamoci se è possibile la democrazia, la vera democrazia, dove non c'è, per cultura, la parità dei diritti... Oltre, naturalmente, all'assenza delle condizioni sociali minime capaci di promuovere l'uguaglianza.
    Da chi frequenta l'Egitto da molto tempo, una osservazione che potrebbe esser rivelatrice:
    -Chi è stato turista nella Cairo di vent'anni fa, ricorda molte meno donne velate rispetto ad oggi...-
    Ultima modifica di capt.sparrow; 09-02-11 alle 11: 26

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