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Discussione: Morti in carcere.

  1. #1
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    Angry Morti in carcere.

    "La pena di morte è stata abolita dalla Costituzione nel 1948. In carcere muoiono però ogni anno più di 100 detenuti in circostanze misteriose. Ad esempio un ragazzo può morire di infarto a Livorno, lo dice il medico del carcere, con otto costole rotte, due denti spezzati, due buchi in testa, mandibola, sterno e polso fratturati. Di infarto, non a causa di un pestaggio. Si tratta di Marcello Lonzi".

    Marcello Lonzi, Simone la Penna, Aldo Bianzino, Angelo Raffaele de Palo, Francesco Romeo, Manuel Eliantonio, Rumesh Rajkama, Niki Aprile Gatti,*Sami Mbarka Ben Gargi, Carmelo Castro, Simone La Penna, Vito Daniele, Francesco Mastrogiovanni, Giuseppe Saladino, Aldo Scardella, Giuseppe Turrisi,* Bledar Vukaj. Una manciata di nomi, che rappresentano solo la punta dell'iceberg; morti senza giustizia, processi archiviati, depistaggi, insabbiamenti, connivenze e spirito di corpo.

    Picchiare a morte un detenuto rientra nei compiti delle guardie carcerarie? Chi e perché si arroga il diritto di decidere della vita o della morte di chi ha sbagliato, di chi sta pagando nei confronti della legge e della Società, le colpe commesse? Chi e perché copre i responsabili? Chi e perché archivia i processi? Perché non si trovano mai colpevoli?Perché un cadavere straziato dovrebbe corrispondere a "morte per cause naturali"? Ma chi ci crede?

    Cerco risposte dagli addetti ai lavori. Grazie.

    http://www.controlinformazionemanipolata.com/?p=4432

  2. #2
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    LETTERA APERTA DI RADI ELAYASHI DAL CARCERE DI MACOMER (NUORO)

    “L’inizio della vicenda all’interno di Rossano”

    Un caro saluto a tutti i compagni,

    a metà mmarto 2010 il sottoscritto è stato trasferito nel carcere di Rossano nella sezione EIV (Elevato Indice di Vigilanza.. ora A.S.2, Alta Sorveglianza), composta di soli prigionieri “islamici”. Una decina in tutto. Subito ho riscontrato un regime di detenzione molto diverso dalla EIV, dove ero stato precedentemente ristretto.

    Sin dai primi giorni che siamo entrati nell’AS2 di Rossano, la Direzione ha vietato molti dei nostri diritti e cose che prima, in tutte le altre carceri, avevamo senza nessun problema: la radio, l’orologio, il lettore cd, i colloqui con i famigliari – per chi ce l’ha, il campo sportivo…

    Tutto questo nelle altre carceeri dove eravamo non mancava. Ci sono anche nelle sezioni per soli musulmani (Asti, Macomer, Benevento). Il congelatore, per esempio, in sezione non c’è. Ce ne è soltanto uno nel corridoio che porta al passeggio, ma non ci possiamo mettere niente, possiamo soltanto metterci l’acqua per il ghiaccio.

    Al Direttore abbiamo fatto molte richiete, rimaste però tutte senza risposta. Ci siam sentiti presi in giro, dalla Direzione non arrivava nessuna risposta.

    Allora abbiamo iniziato a protestare. Abbiamo cominciato con il rivolgere le nostre lamentele ai capi delle guardie. Facevo questo nel mentre ci recavamo all’aria, nel piccolo tragitto dalle celle al cortile. Poi siamo entrati in sciopero della fame, portato avanti per quattro giorni. Per ultimo abbiamo fatto alcune battiture notturne, alle 22:30, alle 1:45 e alle 4:00 del mattino.

    Dopo tutte queste proteste nessuno ci ha risposto! Ci sentivamo sempre più sotto pressione e stavamo sempre più male. Il 29 giugno 2010 tutti abbiamo fatto richiesta di trasferimento. Le guardie hanno sempre continuato a fare la perquisizione alle celle. In una di queste perquisizioni alla mia cella, hanno prelevato vari oggetti con la scusa che non erano autorizzati. Quegli oggetti mi sono stati autorizzati dal momento che ero entrato in quel carcere. Ho fatto presente tutto questo alla guardia che aveva fatto la perquisizione. A lui non importava nulla, anzi mi provocava per crearmi dei problemi. Infatti mi sono innervosito troppo con lui. Il 6 luglio 2010 ha presentato un rapporto contro di me. Dal direttore, per discutere del rapporto disciplinare, sono andato insieme ad un altro prigioniero (Fezzani Moez). Il Direttore si è rivolto a me in modo arrogante. Mi ha insultato come se fossi uno schiavo. Invece di darmi un consiglio umano, con il suo modo di parlare, mi ha fatto innervosire abbastanza. Allora gli ho detto delle parole pesanti. A quel punto sono intervenute le guardie. Mi hanno preso con forza e portato alle celle.

    Quanto i compagni hanno saputo quello che era successo e che era stato punito anche Moez, si sono innervositi e hanno cominciato la battitura alle porte per solidarietà. Il vice-comandante e il brigadiere della sezione sono entrati in sezione per portarmi all’isolamento. Con loro c’erano molte guardie, ho paura per me, allora mi sono ferito al collo con una lametta, per far loro più paura mi sono ferito anche con un dito. All’inizio mi sono rifiutato di uscire dalla cella. Poi ho detto loro che sarei uscito se mi lasciavano prendere tutta la roba, e se non mi toccavano. Hanno accettato. Poi ho campito che era una fregatura, che mi stavano dicendo menzogne.

    Mi hanno portato all’infermieria dove, appena hanno visto il dito, mi hanno detto che doveva essere cucito. Però non avevano l’ago per compiere l’operazione. Quando il dottore (o l’infermiere) è uscito per andare a prendere l’ago, sono rimasto da solo con il brigadiere e una guardia che ha cominciato a dirmi di tutto. Parolacce e bestemmie solo per farmi innervosire, e così crearmi problemi. Gli ho detto di non interrompermi mentre stavo parlando con un suo capo. La guardia mi dice di stare zitto, che lui non ha paura di me. In quel mentre arriva il comandante che da dietro mi dà uno schiaffo, dicendo: eccomi qui. E’ stato come un segnale, tutte le guardie presenti mi hanno aggredito con forza per uccidermi. Con il manganello mi davano botte sul viso, su tutto il corpo. In quei momenti urlavo dal dolore, cercavo di evitare le botte del manganello dirette alla faccia, proteggendomi con la spalla destra – mi fa ancora male fino all’osso. Sono scappato dalle loro mani, mi sono buttato sotto il tavolo, loro allora hanno continuato a colpirmi con i piedi e i manganelli. Mi hanno causato dei tagli profondi, in particolare nel labbro superiore, da dove usciva molto sangue.

    Successivamente sono stato portato all’isolamento, in una cella vicino alla sezione. Quella cella era priva di ogni cosa, né finestre, nè porta per il bagno, né luce. Più volte ho chiesto di andare in infermieria per essere visitato, per fare una radiografia alla spalla e per cucire il labbro. Il mio corpo era pieno di macchie blu a causa delle botte. Alle richieste non ha risposto nessuno.

    La notte tardi è venuto, mi ha guardato nella cella buia, gli ho chiesto di curarmi le ferite, mi ha ascoltato, se ne è andato e non è più tornato. Nel secondo turno della notte è venuto anche l’infermiere. Ha guardato e se ne è andato anche lui. Poi è venuto un altro, ho poi saputo che era lo psichiatra. Non mi ha detto una parola. Dopo un poco è tornato l’infermiere per farmi una puntura anti-dolorifica.

    I medici hanno scritto che ero completamente sano; e il medico psichiatra ha chiesto di lasciarmi in una cella senza niente. Ho fatto questo senza avermi visitato!

    In quella cella ci sono rimasto sei giorni, dormivo per terra senza vestiti, solo con un pantaloncino che indossavo all’inizio e senza nessuna cura.

    Il 12 luglio 2010 sono stato trasferito nel carcere di Nuoro. Quando mi ha visitato il medico gli ho chiesto di registrare e prendere atto di tutti i segni rimasti sul corpo, che erano ancora lì dopo quasi una settimana dal massacro.

    Ho scordato di scrivere che dopo due giorni ho chiesto di andare in infermieria per denunciarli. Non mi hanno autorizzato.

    Il medico e lo psichiatra, anche loro sono colpevoli di tutto. Ho quattro testimoni detenuti che erano nell’isolamento quando hanno portato lì anche me. Hanno visto il comandante, le guardie e me. Ricordo bene le facce delle guardie e ho anche il nome di chi mi ha fatto rapporto. Il direttore ha ordinato l’aggressione contro di me.

    Voglio denunciare tutti questi fascisti infami.

    P.S.: il 22 luglio 2010 mi è arrivata la notifica inviata dal DAP, in cui vengo punito a sei mesi di 14-bis, a sei mesi (isolamento) da scontare nel carceere di Nuoro.

    Un cordiale saluto Elayashi Radi

    Nuoro, 22 luglio 2010

  3. #3
    Mickey
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    Caso Cucchi, dodici rinvii a giudizio. Condannato a 2 anni un funzionario di polizia penitenziaria.
    Dodici rinvii a giudizio nel processo per la morte di “ Stefano Cucchi” avvenuta il 22 ottobre del 2009 all’ospedale “Sandro Pertini di Roma”, sei giorni dopo essere stato arrestato per droga. Nel corso dell’udienza davanti al gip, è stato condannato, con rito abbreviato, a due anni un funzionario dell’amministrazione penitenziaria regionale. “C. M.”, direttore dell’ufficio dei detenuti e del trattamento del provveditorato regionale amministrazione penitenziaria, aveva, infatti, chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato. I dodici rinviati a giudizio sono sei medici e tre infermieri dell’ospedale “Sandro Pertini” e tre agenti di polizia penitenziaria. Sono accusati a vario titolo di lesioni e abuso di autorità, favoreggiamento, abbandono d’incapace, abuso d’ufficio e falsità ideologica. Il processo inizierà il 24 marzo prossimo di fronte alla terza “Corte d’Assise”.
    http://www.comic-soon.com/ragnolc/20...io-di-polizia/

    Caso Cucchi: rinvio a giudizio non è sentenza condanna.
    Roma, 25 gen. (Adnkronos) - "Il rinvio a giudizio di 12 persone, tra le quali tre appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, non è una sentenza di condanna”. "Attendiamo gli accertamenti della magistratura".
    “La rigorosa inchiesta amministrativa disposta dal Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria Franco Ionta sul decesso di Stefano Cucchi ha escluso responsabilità da parte del Personale di Polizia penitenziaria, in particolare di quello che opera nelle celle detentive del Palazzo di Giustizia a Roma". "A piazzale Clodio la Polizia Penitenziaria ha lavorato come sempre nel pieno rispetto delle leggi, con professionalità e senso del dovere.
    25/01/2011
    http://www.libero-news.it/articolo.jsp?id=654573

    Carceri, la madre di Carmelo Castro chiede riapertura indagini: "Mio figlio non si è suicidato”.
    Carmelo Castro aveva 19 anni quando morì nel carcere catanese di Piazza Lanza, il 28 marzo del 2009, a distanza di 4 giorni dal suo arresto per una rapina in una tabaccheria ma la madre del ragazzo al suicidio per “asfissia da impiccamento” non ha mai creduto.
    “Voglio sapere la verità, voglio giustizia, mio figlio non può essersi suicidato". "Voglio sapere cosa è successo”. L’avvocato ha illustrato alla stampa i contenuti dell’esposto presentato alla Procura di Catania per chiedere la riapertura delle indagini sulla morte del ragazzo dovuta, secondo la versione ufficiale, appunto a ”asfissia da impiccamento”.
    Nell’esposto si legge di ”circostanze che non sono state debitamente approfondite”, di ”clamorose contraddizioni e lacune nelle indagini”. Di “tre giorni di buio carcerario” ha parlato il presidente di Antigone il quale ha poi annunciato che “se non sarà riaperta l’inchiesta, faremo ricorso alla Corte europea per i diritti umani perché è stato negato il processo equo e daremo il via a una causa civile chiedendo un congruo risarcimento per danni morali e materiali”.
    Secondo l’osservatorio di R. O. sono 171 i detenuti morti dietro le sbarre nel 2010, 65 per suicidio, gli altri per cause “naturali”. Nel 2009 le persone decedute in carcere erano state 177, 72 i suicidi.
    http://www.crimeblog.it/post/6028/carceri-la-madre-di-carmelo-castro-chiede-riapertura-indagini-mio-figlio-non-si-e-suicidato

    La madre di Carmelo Castro: “Mio figlio non si è suicidato”.
    4 gennaio 2011 - Non si arrende G. L. V., madre di Carmelo Castro, per la quale suo figlio non si è suicidato nel carcere di Piazza Lanza, a Catania, il 28 marzo del 2009, a soli 19 anni.
    “Era stato arrestato per aver fatto il palo in una rapina”. “Tre giorni dopo aver varcato il portone del carcere di Piazza Lanza si è suicidato legando un lenzuolo allo spigolo della sua branda”.
    “Mio figlio non può essersi suicidato, non era in grado nemmeno di allacciarsi le scarpe da solo, figuriamoci attaccare un lenzuolo alla branda e impiccarsi”.
    La donna è sostenuta dall’associazione Antigone che ha inviato un esposto alla Procura, in cui si legge che “nel corso delle indagini preliminari non è stato disposto il sequestro della cella, né del lenzuolo con il quale Castro si sarebbe impiccato a questo, si aggiunga che non è stato sentito nessuno del personale di polizia penitenziaria intervenuto, né il detenuto che avrebbe portato il pranzo a Castro e che sarebbe l’ultima persona ad averlo visto ancora da vivo”.
    “Come può una persona che muore impiccandosi presentare dell’ipostasi, cioè addensamenti di sangue alla schiena, e non agli arti inferiori?” “E ancora come può chi sta per suicidarsi mangiare un pasto abbondante com’è dall’autopsia e tra l’altro in una situazione in cui non si capisce quando sia stato distribuito il vitto ai detenuti?” “Perché un detenuto suicida è trasportato in ospedale a bordo di un’auto di servizio e non in ambulanza?”.
    L’associazione Antigone, tra l’altro, vorrebbe pure la riesumazione del cadavere.
    http://catania.blogsicilia.it/la-madre-di-carmelo-castro-mio-figlio-non-si-e-suicidato/24583/

    Non bisogna leggere solo quel che piace, vedere quel che si vuole e non c’è nulla da nascondere. Ci sono casi in cui il Corpo di Polizia Penitenziaria e i suoi appartenenti sono oggetto di una criminalizzazione mediatica tanto ingiusta quanto insopportabile e accuse; questo non vuol dire tendere a negare o mettere in discussione o in dubbio le loro qualità e il forte senso di professionalità, umanità, competenza, passione nel dramma delle sezioni detentive italiane, dedizione agli impegni quotidiani, attaccamento alle istituzioni e spirito di sacrificio.

    Capita che ogni volta che vi è un tragico evento, c’è subito chi punta il dito contro la Polizia Penitenziaria e parla di morti “sospette”. Nell’assoluta convinzione dei capisaldi giuridici della presunzione d’innocenza e del carattere personale della responsabilità penale, le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria nel solo anno 2008 sono intervenuti tempestivamente in carcere salvando la vita ai 683 detenuti che hanno tentato di suicidarsi e impedendo che i 4.928 atti di autolesionismo attuati da altrettanti ristretti potessero degenerare e avere ulteriori gravi conseguenze. Non si tende, però, a evidenziare questi nobili gesti. Gli agenti sono persone che nelle carceri italiane sovraffollate da 66mila ristretti subiscono con drammatica sistematicità, a volte nell’indifferenza dell’opinione pubblica, della classe politica e istituzionale, continue aggressioni da una parte di popolazione detenuta aggressiva e violenta ma questo, da qualche tempo, non fa notizia. Come non fanno notizia i 15 encomi e le 114 lodi conferite nel 2008, i 30 encomi (tra i quali uno solenne) e le 175 lodi conferite quest’anno dalla Commissione per le Ricompense del DAP al Personale delle varie qualifiche del Corpo che si è particolarmente distinto in servizio in compiti operativi. Agenti, Assistenti, Sovrintendenti, Ispettori e Commissari che, tra i molti lodevoli comportamenti (in servizio e non), hanno impedito che non pochi detenuti morissero avvolti nelle fiamme d’incendi propagati nelle celle o con un cappio (di fortuna) al collo, appesi alle grate delle finestre. Questa è la realtà quotidiana della professione del poliziotto penitenziario.
    http://www.poliziapenitenziaria.net/public/post/un-blog-per-rivendicare-con-fierezza-l-appartenenza-alla-polizia-penitenziaria--196.asp
    Ultima modifica di Mickey; 10-02-11 alle 20: 10

  4. #4
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    Siamo in due, vedo. :-)

  5. #5
    Maresciallo L'avatar di tylerdurden81
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    Shostakovic la rissa di porto azzurro ti dice nulla a riguardo ? sei proprio sicuro che le ferite riportate dai detenuti siano da relazionare esclusivamente alle "GUARDIE CARCERARIE" come le chiami tu ? .....anzitutto c'è da specificare che quel termine è ufficialmente morto 20 anni fà, da allora i rappresentanti del corpo si chiamano poliziotti, in secondo luogo è facile sparare sulla polizia penitenziaria. E' forse degno di nota il fatto che questi guardiani abbiano all'attivo un numero di 1134 casi di suicidio sventati rapportati a 66 suicidi riusciti ? consideriamo poi gli innumerevoli casi di lesioni ai danni degli agenti, ma smettiamola di puntare il dito e chinare il capo come dei caproni, colpevolizzare il luogo comune del poliziotto che picchia i detenuti è da ignoranti. Scavare fino alla radice di ogni singolo caso e tirare fuori la verità, questo si che significa fare giustizia! Mentre basare un giudizio così estremo sulla base di congetture è sinonimo di scarso carattere e poca elasticità mentale

  6. #6
    Maresciallo L'avatar di Sonic82
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    scusate che siete 2 ex camosci? no mi fate pensare un pò male... poi con l'espressione "Picchiare a morte un detenuto rientra nei compiti delle guardie carcerarie? " ... ignoranza pura.

    Se siete colleghi proscioglietevi, siete peggio di chi sta li dentro entra ed esci elevato 1000... che si taglia per una terapia o per aspettare il metadone poveri cuccioli... o che si impiccano per gioco sai persone normali di tutti i giorni..

    Se siete moralisti... meglio ancora vi porto con me a fare un 8/16 in mezzo a malati di HIV, scabbia... epatiti e chi + ne ha + ne metta!!

  7. #7
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    Sì ma la lettera l'avete letta?
    Noto che vi lavate la coscienza con una facilità estrema. Informatevi in giro e fate mea culpa. Per i detenuti ci sono leggi e punizioni. La violenza di chi indossa la divisa verso coloro che hanno commesso crimini e stanno subendo la giusta punizione, non si giustifica MAI. MAI!

  8. #8

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    Beh....c'è da dire che ci sono molte incongruenze in quella lettera.....o dobbiamo prendere tutto per oro colato soltanto perchè lo scrive un detenuto??
    Ad esempio....il passaggio in cui dice : "ho chiesto di andare in infermeria per denunciarli e non mi hanno autorizzato".....in infermeria vai a fare le denunce?? Oppure al preposto ufficio di POLIZIA PENITENZIARIA??? E se proprio hai paura delle "guardie" allora la denuncia la metti su carta e la invii per posta (diritto che nessuno ti nega) alla magistratura che davanti ad una formale denuncia non può "non procedere". Come questa di incongruenze ce ne sono tante in quella lettera credimi. Molto spesso chi scrive cerca solo di attirare l'attenzione su una problematica giusta ma nella maniera sbagliata. Il sistema penitenziario italiano ha dei seri problemi strutturali e di risorse umane e questo non è un mistero visto che esiste una vera e propria "emergenza carceri" che il governo sta affrontando avendo conferito i poteri di commissario straordinario al capo del DAP Ionta. Cosa ben diversa però è colpevolizzare un intero corpo di polizia per gli errori di alcune mele marce che, in passato di sicuro ci sono stati. Per quanto riguarda il presente, invece, le cose vanno prima accertate al di là di ogni ragionevole dubbio piuttosto che GETTARE FANGO SU UN'ISTITUZIONE DELLO STATO SULLA BASE DELLA LETTERA DI UN DETENUTO. Volete aiutare quel detenuto ?? Fategli presentare una denuncia per i fatti accaduti affinchè la magistratura possa accertare la verità. Se poi il solo scopo è quello di fare polemica contro le "guardie" oppure di innescare una contestazione a scopo politico sappiate che su questo forum non succederà in quanto ci sono regole precise a tutela del rispetto delle istituzioni dello stato.

    Saluti

    Antonio
    Il Poliziotto Penitenziario è l'ultimo baluardo dello Stato Italiano in una terra di confine fra la legalità e l'illegalità che è l'istituto penitenziario


    Stai cercando un vecchio commilitone?

  9. #9
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    Gentile Antony,

    come avrai notato, lo spunto da cui prende avvio la critica a certi ampi settori delle forze dell'ordine, non parte certo dalla lettera di un detenuto, ma da una serie di dati e di cronache che solo un cieco in malafede può non constatare.
    Il punto qui secondo me, non è stigmatizzare l'intero corpo della polizia penitenziaria, lungi da me la volontà di farlo. Ma non bisogna cadere nell'errore opposto, ovvero affermare che "poche mele marce" non possono infangare un intero corpo. A me sembra anzitutto che le "mele marce" non siano poi così poche, ma molte di più di quelle che le cronache ufficiali e di parte vorrebbero farci credere. E mi sembra che gli errori di questi esaltati in divisa, vadano a discapito di quei tanti che svolgono il loro lavoro in maniera sì dura, ma corretta. La differenza tra un poliziotto che sbaglia ed un cittadino che sbaglia, sta nella divisa. Questo sembra proprio un concetto che fa fatica a passare. Si presume e ci si aspetta che chi indossi la divisa, non agisca da criminale. Ergo: dobbiamo fare il conto e l'analisi dei fatti di cronaca, con forze dell'ordine coinvolte, degli ultimi dieci anni? Se sei informato, cosa che credo, dovresti sapere che la lista è lunga. Un altro errore che spesso ricorre è quello di nascondersi dietro le oggettive difficoltà del mestiere: "non è colpa nostra se le carceri sono super-affollate, se sono piene di tossici, di malati di HIV, di aspiranti suicidi, di pazzi sclerati". E che vuol dire? Che quindi Stefano Cucchi merita di morire perché la situazione nelle carceri è insostenibile? Che Marcello Lonzi doveva crepare in quel modo, 8 costole fratturate, il cranio bucato, i polmoni perforati, perché in carcere ci sono malati di epatite o "poveri cuccioli" che hanno tentato di tagliarsi? Non vedo il nesso; vedo sicuramente tanta ignoranza e malafede, vero Sonic82?
    A me sembra che coloro che manchino di rispetto alle istituzioni dello Stato siano quelli che si macchiano di tali crimini, i poliziotti che uccidono indiscriminatamente, che non meritano di indossare la divisa ma la infangano, infangando così un'intera categoria. E' realtà o invenzione che, all'omicidio Aldrovandi, è scattato un meccanismo di coperture e connivenze, che qualcuno ha voluto far passare per spirito di corpo? Non è finzione, è verità. E' verità o bugia, che nel caso di Lonzi, i PM hanno tentato più volte l'archiviazione, questo per rispondere a te Antony, così sicuro come sei che i magistrati DEBBANO PER FORZA procedere, in caso di denuncia. Sì, procedono, ma poi i pm archiviano. Chissà perché. Chissà perché, poi, nel carcere di Sollicciano, Niki Aprile Gatti è stato trovato morto impiccato in cella di sicurezza, perché suo malgrado coinvolto in enormi giri di truffe telefoniche di cui ignorava la natura e le implicazioni. Impiccato il giorno dopo che aveva deciso di parlare e dire ciò che sapeva. 26 anni, tecnico informatico, figlio di famiglia, non certo un criminale. Chi è entrato in carcere ad impiccarlo? Erano in tre, Niki da solo non avrebbe mai potuto farlo con i lacci delle scarpe. La magistratura che fa? Archivia, chiude gli occhi. Filoni d'indagine arenati nel nulla. Risultato: una mamma disperata, e la verità lontana, lontanissima. La lista è lunga, le responsabilità delle divise INELUTTABILI, inequivocabili, le responsabilità istituzionali anche. Le coperture e i depistaggi, anche quelli non si possono negare.
    Io scrivo qui perché vorrei confrontarmi con coloro che non si identificano in queste storie, ma che indossano la divisa con onestà. Io sono un civile, la divisa non la indosso, ma non per questo non posso parlare di certi argomenti. Se sbaglio, fatemelo notare. ma la verità per favore, non negatela.

  10. #10
    Maresciallo L'avatar di AndreaZ91
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    A me sembra anzitutto che le "mele marce" non siano poi così poche, ma molte di più di quelle che le cronache ufficiali e di parte vorrebbero farci credere.
    No, fidati. Perchè la stampa si butta sempre come un avvoltoio su queste notizie, perchè vendono un sacco. Quindi le cose saltano sempre fuori se possono costruirci un bello scandaletto.

    La questione Aldrovandi è molto complicata da trattare, e qui non mi sembra il caso perchè si tratta d'altro.
    Il caso di Gatti, personalmente, lo conosco poco.
    Quello Lonzi, invece...preferisco non esprimermi, o potrei essere bannato per ripetute offese a figure istituzionali (quelle che esercitano il Potere Esecutivo, che iniziano con M e finiscono con agistrati), che dovrebbero VERIFICARE certe cose. Credo che ci siamo capiti.
    Forse non c'erano elementi sufficenti per aprire un indagine, però...boh.

    P.S. Nella lettera ci sono scritte tante di quelle cavolate che può anche venir da pensare che sia inventata.
    "Un guerriero può scegliere il pacifismo, gli altri sono condannati ad esso."

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