Nel linguaggio comune il verbo “credere” viene usato con diversi significati, i cui estremi sono costituiti da un senso debole e da un senso forte.
In senso debole, credere significa avere un’opinione nient’affatto certa. Credere, in questo caso, equivale a non sapere. Tuttavia, pur non sapendo, uno tenta di affermare qualcosa, di fare previsioni, di esprimere valutazioni. Diciamo ad esempio: credo che tu abbia ragione, credo che domani farà bello… Non è questo il senso che un cristiano intende esprimere quando dice: “io credo”. Se così fosse, la fede sarebbe un’opinione più o meno gratuita, una valutazione soggettiva, una pura e semplice supposizione.
C’è però anche un senso forte della parola “credo”. In questo caso essa significa che uno, pur non sapendo qualcosa di scienza propria e diretta, tuttavia la afferma con certezza come vera. Egli può agire in questo modo perché si fida di un altro che garantisce che le cose stanno così. In questo caso, colui che crede ha soprattutto a che fare con una persona della quale si fida, e il suo credere è anzitutto un rapporto di fiducia fra un io e un tu.
Nella nostra vita facciamo tanti atti di fede in questo senso: crediamo al medico, all’avvocato, a un esperto, a un amico. Non siamo in grado, o non abbiamo la possibilità di verificare come stiano effettivamente le cose; e tuttavia affermiamo che stanno in un certo modo, perché ci fidiamo di una persona che sa e che ci dice la verità. Questo comportamento umano può introdurci al significato che un cristiano attribuisce alle parole “io credo”. Esse significano precisamente: fidarsi di Dio che si è manifestato agli uomini per mezzo del suo Figlio, Gesù Cristo. Gesù ha parlato e agito a nome di Dio, con l’autorità di Dio stesso. Scrutando le parole e le azioni di Gesù, e soprattutto la sua morte e risurrezione, noi riusciamo a intravedere qualcosa del mistero di Dio, dei suoi disegni sull’umanità, della sua volontà nei nostri confronti.
Credendo a Gesù che parla e agisce a nome di Dio, noi dichiariamo in primo luogo di fidarci di lui, e in secondo luogo di accettare quanto egli ci dice e propone a nome di Dio stesso.
Certo non si tratta di una fiducia cieca e irrazionale.
L’uomo si fida di Dio, di Cristo, dopo essersi reso conto di chi si tratta. La fede è un atto di omaggio, ma è un omaggio ragionevole, posto cioè con conoscenza di causa.
Per il credente, ciò che rende ragionevole il suo atto di fede è soprattutto il fatto che Gesù è risuscitato dai morti. Questo straordinario intervento di Dio garantisce che ci si può fidare di Gesù, che egli è l’inviato di Dio, che dietro alle sue parole e azioni ci sta Dio stesso.
(Tratto da Il Credo – F. Ardusso e G. Brambilla)
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