Emergenza colera, servono aiuti, anche di medici e infermieri
16 novembre 2010 di Fondazione Francesca Rava - N.P.H. Italia Onlus



Dalle province del nord il colera si sta sempre più diffondendo anche a Port au Prince, molti casi si rilevano nel poverissimo quartiere del porto, Wharf Jeremy. Le fonti ufficiali al 16 novembre parlano di 917 morti e 14.700 contagiati, ma i dati non tengono conto dei tanti malati che vivono isolati senza poter raggiungere gli ospedali e spesso muoiono senza alcuna assistenza. Stime prevedono che il contagio possa diurare per mesi e mesi e prima che si arrivi ad un declino, possa colpire 200.000 persone.



Sul retro dell’Ospedale pediatrico N.P.H. Saint Damien a tabarre, periferia di Port au Prince da mercoledì 10 novembre dopo giorni di alacre preparazione e allestimento è stato aperto un ospedale da campo con tende per l’accettazione e trattamento dei pazienti che giungono con i sintomi del colera, latrine, canali per lo smaltimento dopo trattamento disinfettante dei liquami; l’area è stata recintata e volutamente staccata dal resto dell’ospedale per evitare qualsiasi tipo di rischio di contagio. Team di medici, infermieri, ausiliari volontari assistono i pazienti giorno e notte.



La struttura allestita con tende per il triage e la degenza è modulare e può arrivare dagli attuali 60 fino a 200 posti, dall’apertura sono stati seguite decine e decine di casi. L’afflusso di nuovi pazienti è continuo; a molti si riesce a dare salvezza e vengono dimessi dopo pochi giorni. Altri arrivano moribondi, in alcuni casi dopo il rifiuto da altre strutture sanitarie per il timore del contagio. Il colera porta alla morte a causa della rapidissima disidratazione e il seppur immediato soccorso con flebo e reidratanti non consente di salvare chi purtroppo arriva troppo tardi.




Inoltre sin dalla partenza del contagio, alla fine di ottobre, squadre di medici dal Saint Damien raggiungono quasi ogni giorno dopo ore di macchina le province del nord per portare rinforzi e rifornimenti di medicine, disinfettanti, flebo, materassi e abiti puliti, a St Marc e Port au Paix in appoggio alle strutture locali.
Purtroppo oltre ai malati vengono portati alla struttura anche i morti perché solo l’ospedale Saint Damien è dotato di un crematorio, struttura quanto mai importante ora per contribuire a limitare il contagio e dare degna sepoltura a chi è troppo povero anche per avere un funerale. L’obitorio dell’ospedale civile non accetta i morti per colera.
Padre Rick da giorni celebra un rito funebre nella cappella del Saint Damien per almeno un’ultima benedizione e consolazione ai parenti disperati.

Lettera di Padre Rick sull’emergenza colera


Cari amici
Ho lavorato tutta la notte al nostro ospedale da campo per il colera e durante la notte mi è venuto in mente un paragone che non avrei mai immaginato. Uscendo dalle tende, alla ricerca di un po’ di aria fresca, ho visto la luna, crescente, bella, tranquillizzante, bianca come una perla. Dentro le tende, nonostante l’oscurità, gli occhi dei pazienti piu gravi avevano la stessa forma. Occhi profondamente infossati, tanto da vedere il bianco anche sotto il bordo della palpebra superiore, sguardi girati verso la fronte. Due lune crescenti. E’ una vista spaventosa quella della profondità dell’apatia e della resa, neanche un grammo di forza rimasto per lottare. Ancor piu triste vederlo nei bambini.
Nella mia ultima lettera vi parlavo di circa 4300 casi di colera in Haiti. Quel numero è salito a 20.000 con 1000 morti. Ho letto rapporti secondi i quali sono attesi 200.000 casi prima di poter vedere un declino del contagio. Stiamo allestendo altre tende per arrivare a 100 posti. Credetemi, se vi dico che anche 100 persone rappresentano un’enorme sofferenza umana, oltre che un enorme dedizione (e lavoro!).
L’obitorio dell’ospedale generale non accetta cadaveri, per paura del colera. Non si può neanche buttare la spazzatura nelle discariche senza prendersi sassate dai vicini che temono il contagio. Stiamo cremando i morti. E’ terribile essere quello che preme il bottone di avvio del crematorio, dopo aver messo dentro un bambino. Tutta la notte vedo come i genitori stanno stretti ai loro bambini, dormendo nelle posizioni piu difficili per trovare il modo di abbracciare i loro figli. Li guardo e li ammiro, ma nei casi in cui so che il bambino morirà, trovo così ingiusto che questi piccoli possano scivolare via da braccia cosi amoroveli. Le ultime braccia a tenerli sono le mie, quando ne depongo il corpo nel crematorio. Il dolore delle madri è tanto difficile da sostenere quanto la malattia! Nel libro delle rivelazioni, San Giovanni dice di vedere una donna “vestita di sole, con la luna sotto i piedi, e sulla testa una corona di dodici stelle”. Io credo ancora che se c’è una luna vicina, allora c’è anche una donna, che i Cristiani credono sia con noi nella gioia e nel dolore, e nell’ora della nostra morte.


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causale: emergenza colera


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