Quoto in parte entrambi, ma vorrei chiarire, secondo me, dov'è il punto.
Ben vengano i riconoscimenti di CFU ma attenzione con quali criteri. Le Università hanno oggigiorno una sufficiente autonomia legislativa per rendere questi riconoscimenti molto discrezionali (così ognuno riconosce quello che vuole e come vuole, alla faccia della perequazione nelle istituzioni pubbliche) e tanta fame di soldi (le facoltà di medicina e chirurgia ad esempio sono rette dalle tasse delle professioni sanitarie, i corsi di laurea in medicina e odonto sono una minima parte, specialità comprese che sono anche stipendiate!). Ogni gruppo professionale secondario poi, cerca sempre di rosicchiare qualcosa e il legislatore tende di conseguenza ad amalgamare sempre tutto nei compartoni con promozioni sul campo e professioni a forma di mattoncini lego (vedasi gli ausiliari, poi specializzati, poi ota, poi oss, poi oss specializzati, e tra non molto ricompariranno i generici e via con nuove sanatorie di vecchia memoria). Ripeto, la dirigenza non si tocca mai ma tutto il resto è sepre oggetto di rimpasti. Per quanto riguarda le IIVV CRI, può essere onesto attribuire loro crediti sufficienti per l'iscrizione al secondo anno del corso di laurea in infermieristica. Io stesso a suo tempo ho avuto l'iscrizione al terzo anno con il diploma triennale delle regionali, ma nessuna laurea ope legis, ho fatto tutti gli esami del terzo anno, tesi compresa e senza sconti per quanto riguarda il titolo di studio base per accedere all'università: il diploma quinquennale di scuola media superiore. Altrimenti tutti, avrebbero accesso portando ognuno a valutare l'esperienza lavorativa professionalizzante e così, permettetemi una puntina di ironia, avremo i maniscalchi laureati e siccome in Italia tutte le lauree danno il titolo di dottore ...
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