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Discussione: Uccidere in guerra = Peccato?

  1. #131
    Utenti Storici L'avatar di basilischio
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    Citazione Originariamente Scritto da raven Visualizza Messaggio
    Quindi in questo caso saremmo a punto e a capo, visto che la stessa santa sede nei secoli (e negli ultimi decenni) ha spesso cambiato versione e punti di vista (la storia dell'obiezione di coscienza ne è un esempio).
    Ritengo, in mia modesta opinione, che un ente religioso per essere tale debba essere "ispirato da dio", e visto che Dio è più saggio e intelligente di noi sicuramente avrà avuto le idee chiare fin dal principio. Ma in effetti se ciò fosse vero, darebbe maggior forza all'idea che "le più alte autorità religiose, ispirate da un innata fede e maggior purezza, traggano più ispirazione dall signore e dunque siano meno portati agli errori terreni".

    Ma se a tal punto bisogna considerare che "errare è umano" e dunque "ognuno può essere libero di concordare o meno"; perchè la chiesa si è in passato infilata con forza sul tema "obiezione di coscienza", ritenendo in taluni casi che "l'obbligatorietà della leva" fosse cosa buona e giusta??
    Dio non ispira gli enti religiosi, ma le persone ed è normale che all'interno dello stesso ente ci siano persone ispirate o meno. Solitamente non è mai un solo appartenente che detta le regole, ma è una commissione, quindi tenendo ben presente che "errare humanum est, perseverare autem diabolicum", e che gli avvenimenti storici influiscono sulle decisioni umane, non dobbiamo stupirci se la Chiesa, nel tempo, ha cambiato pareri su questa questione. Quando la chiesa prende posizione con forza, lo fa perchè il momento storico lo richiede.
    Se ha letto attentamente il contenuto del lik postato in precedenza, avrebbe avuto modo di comprendere le motivazioni per cui oggi la chiesa, a differenza del tempo passato, considera in questo modo l'obiezionedi coscienza.
    Con l'annullamento della leva obbligatori, nell'ambiente militare, l'obiezione non ha più ragione di esistere in quanto fare il militare diventa scelta personale non imposizione. Semmai, l'attenzione deve essere posta sull'uccidere in guerra come da titolo di questa discussione.

    Il passato è maestro del presente, pertanto ciò che poteva essere ritenuto giusto nel passato potrebbe non esserlo nel presente. La chiesa, da tempo, guarda agli errori del passato ed a chiesto scusa e perdono per gli errori commessi, a conferma che anche la chiesa, come istituzione, è fallibile. Se riesce a comprendere la differeza che c'è fra l'infallibilità di Dio e "l'infallibilità" dell'uomo, il concetto espresso sarà più chiaro, ricordando che l'uomo, pur Santo che sia, è sempre un uomo soggetto all'errore.

    Se poi vogliamo sfruttare gli errori per denigrare l'opera globale che la chiesa porta avanti da secoli,........ è tutto un'altro discorso.

  2. #132
    Utenti Storici L'avatar di basilischio
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    Anselm Grum, monaco dell'abazia benedettina di Munsterschwarzach scrive:

    V COMANDAMENTO
    «NON UCCIDERE»
    lo voglio vivere
    Il quinto comandamento è oggi giorno frequentemente chiamato in causa riguardo a temi quali la pena di morte, la guerra, l'aborto, l'eutanasia. Tutti tentativi legittimi per attualizzare il precetto biblico, ma simili questioni sono riferibili solo indirettamente al quinto comandamento. Prima di domandarci che cosa significa per noi il precetto «non uccidere», dobbiamo richiamare il suo significato originario. Per Israele, l'uccidere in guerra non costituiva problema, era cosa ovvia. Nella vita quotidiana, invece, se qualcuno uccideva un altro, doveva immediatamente subire la stessa pena, affinché fosse resa giustizia alla vita.
    Secondo l'intendimento primitivo il divieto di uccidere significa: «Non commettere assassinio». Lo scopo è di proteggere la vita umana, soprattutto quella degli indifesi. A tale riguardo Martin Lutero scriveva: «Con questo comandamento Dio vuole proteggere ogni singolo individuo, liberalo e salvaguardalo da qualsivoglia forma di scelleratezza e violenza. Lo pone come baluardo a difesa del prossimo, affinché non abbia a subire alcuna sofferenza o lesione nel suo corpo (In K. Hofrneister, L. Bauerochse, op. cit., p. 99.)».
    È un modo corretto, questo, di esprimere l'intento protettivo e liberante del quinto comandamento. Dio vuole che ogni essere umano sia esente da qualsiasi minaccia di assassinio e di morte; che ognuno di noi sia al sicuro da chiunque scelleratamente ardisca mettere in pericolo la nostra vita. Questo precetto, ponendosi dalla parte dei deboli per garantirne il diritto alla vita, si rivolge contro il "diritto del più forte" .
    Nell'antico Israele si uccideva in continuazione: chi uccideva un altro, doveva subire a sua volta la morte; in guerra non si dovevano uccidere soltanto i nemici combattenti, ma anche donne e bambini. Come va dunque inteso il divieto di uccidere? È Gesù stesso, con le sue parole, a indicarci in quale nuova direzione vada oggi interpretato il quinto comandamento.
    Nel discorso della montagna la prima antitesi con i precetti dell' Antico Testamento è così formulata: «Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il suo fratello sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna» (Mt 5,21 s).
    Gesù non abolisce il quinto comandamento, ma ne mette in luce il significato più profondo. «Qui, al di sopra della legge che difende la vita, è indicato un nuovo scopo. E consiste in questo: che non soltanto va protetta la vita dell'uomo, ma che la persona umana riceve il suo diritto da Dio (W, Grundmann, Das Evangelium nach Matthiius, Berlin 1968, p, 155,)».
    Con le sue parole Gesù non vuole stabilire una casistica dettagliata, su come singole parole o espressioni offensive vadano punite.
    Egli intende garantire il diritto e la dignità di ogni persona. La collera, quando porta al rifiuto e all'esclusione di qualcuno, alimenta nella comunità un' atmosfera ostile e minacciosa. Rivolgere a qualcuno l'epiteto "stupido/sciocco" - in lingua aramaica racâ, una parola usata sovente dai rabbini - ha l'effetto di renderlo ridicolo; è una sottile forma di abuso di potere. Dire a qualcuno "pazzo" può essere un modo di escluderlo dalla partecipazione piena alla vita della comunità. Chi ricorre a simili parole offensive si autopropone come persona saggia, autorizzata a giudicare gli altri: pretende in tal modo di sostituirsi alla sapiente giustizia di Dio.
    Se dunque, in questo nostro tempo, vogliamo interpretare il quinto comandamento secondo la lettura di Gesù, non possiamo che riferirlo in prima linea alla tutela della vita e al rispetto della dignità personale. Ogni essere umano va preso sul serio, nessuno ha il diritto di ferirlo, di impedirgli la partecipazione a pieno titolo alla comunità civile o religiosa; non può essere sottoposto ad atti di violenza fisica o psicologica. In questo senso il precetto «non uccidere» può essere opportunamente riferito ai succitati temi scottanti della pena di morte, della guerra, dell'aborto e dell'eutanasia. È proprio la vita dei più deboli che Dio vuole garantire.
    Nessun uomo, pertanto, può rivendicare il diritto di uccidere un suo fratello (una sua sorella), a meno che non si verifichi una grave situazione di "legittima difesa". Nessuno ha il diritto di intraprendere una guerra per arricchirsi o per proteggere i propri interessi economici. Così come nessuno ha il diritto di sopprimere una vita nascente, che non è in condizione di difendersi.
    OMISSIS……………………………..
    Quando riflettiamo sul quinto comandamento, non possiamo certo limitarci a disquisire in quali casi, per esempio, sia lecita l'uccisione di un tiranno, quando una guerra possa dichiararsi "giusta", come vada eticamente giudicato l'aborto ecc. Sono temi sicuramente importanti, che noi come singoli e soprattutto come società non possiamo evitare. Il noto teologo svizzero Hans Kiing, nel suo tentativo di delineare un' etica mondiale, espone i dieci comandamenti in una forma che dovrebbe renderli validi e accettabili per tutti i popoli. Ciò richiede, naturalmente, un'attualizzazione concreta del decalogo. Per esempio: che cosa significa oggi il quinto comandamento per la politica di quegli Stati che dispongono di armamenti atomici?
    Comporta la richiesta di un disarmo totale? Come può una società difendersi da individui che non intendono accettare alcuna nonna di convivenza civile, come terroristi o bande criminali? C'è naturalmente bisogno di alcune risposte comuni, universalmente concordate, senza le quali la comunità mondiale continuerebbe a sussistere solo con difficoltà.
    E tuttavia, resta più importante e urgente una lettura del quinto comandamento in rapporto alla mia vita concreta. Esso vuole rendermi sensibile sul modo in cui io stesso rischio di esercitare violenza su qualcun altro, per esempio quando gli rendo difficile poter sviluppare la sua personalità. Si parla molto, da qualche tempo, del cosiddetto mobbing, una forma di violenza psicologica e di prevaricazione esercitata da alcune aziende contro la "libertà di vita" dei loro dipendenti. Esiste poi la calunnia, talvolta praticata con effetti quasi "mortali" sulla buona fama e sul diritto all' onorabilità di altre persone. Al riguardo, non dobbiamo pensare soltanto ai mezzi di comunicazione. Ognuno di noi, singolarmente, può danneggiare irrimediabilmente il buon nome di qualcun altro quando mettiamo in circolazione o divulghiamo voci che abbiamo sentito, senza peraltro verificarne la corrispondenza con la verità.
    Il quinto comandamento mi induce anche a interrogarmi se per caso, con troppa facilità, io non tenda a ridicolizzare qualcuno, a prenderlo poco sul serio, fino al punto da screditarlo davanti agli altri, così da lasciargli ben poche possibilità di riscattarsi. Ma il precetto vuole anche premunirmi, in particolare, dal disconoscere negli altri la loro relazione con Dio. Un pericolo in cui cade più facilmente la gente devota quando decide di sapere con precisione chi sono quelli che credono in Dio e chi no; chi è un buon cristiano e chi invece non lo è. È un grave peccato di presunzione quello di precludere a qualcuno l'accesso a Dio, la partecipazione alla comunità dei credenti, e persino la qualifica di persona "alla ricerca di Dio".

    Per quanto mi riguarda, positivamente il quinto comandamento significa: lo voglio vivere. lo non mi lascio ridurre al silenzio; non mi lascio estro mettere dalla comunità degli uomini, soprattutto dalla comunione con Dio. lo voglio vivere: in me vuole vivere tutto ciò che ho ricevuto in dono; voglio dare spazio in me a tutto ciò di cui ho bisogno per sentirmi bene e portare frutto. Voglio accettare e tollerare anche ciò che non soddisfa totalmente l'immagine idealizzata che mi sono fatta di me; intendo anche mantenermi in colloquio col lato oscuro della mia personalità, per scoprire che cosa effettivamente vi si nasconde. Voglio sviluppare ed esprimere al meglio la ricchezza di vita che Dio mi ha affidato. E poiché io voglio vivere, lascio anche vivere l'altro, rispetto la sua dignità, rinuncio a giudicarlo. E se dovesse subire minacce alla sua vita, sono pronto a difenderlo, prendendo le parti del suo diritto alla vita.
    La suprema conferma dell'espressione corrente: «lo voglio vivere... e lasciar vivere» viene da Gesù, quando ci comanda di amare anche i nostri nemici. La contrapposizione è alla norma ebraica del contraccambio: «Occhio per occhio, dente per dente». Propriamente si trattava di una limitazione alla vendetta: nella ritorsione per il male commesso non bisognava oltrepassare la misura del danno subìto.
    Gesù dichiara decaduta tale norma. Se qualcuno ti ha danneggiato, tu non ti vendicherai in alcun modo nei suoi confronti, ma cercherai di conquistartelo. A chi ti vuole disonorare, tu non restituirai disonore; cercherai piuttosto di vedere in lui una persona che cerca di proiettare in te la sua carente autostima, e in questo modo combatterla.
    Certamente, non tutto quello che mi sopravviene può farmi piacere, tuttavia devo cercare di capire il comportamento altrui, senza però lasciarmi trascinare dall' altro sul terreno della reazione istintuale e competi ti va. lo decido in piena libertà ciò che voglio fare: pienamente consapevole della mia dignità, riconosco anche nell' altro la sua dignità, e mi comporto in maniera tale che egli stesso la possa ritrovare.
    Gesù ci comanda di amare anche i nostri nemici, di pregare per loro, così da imitare la condotta di Dio, «il quale fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi, fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45). Il Padre del cielo non esclude nessuno, ma lascia brillare su tutti il sole del suo amore. Anche a chi si ostina nel rifiuto, egli continua a offrire la possibilità di ricredersi e aprirsi ulteriormente alla vita.

    Anselm Grun
    Lungo, ma non troppo..... giusto giusto per chiarire qualche idea.
    Ultima modifica di basilischio; 04-11-11 alle 16: 32

  3. #133
    bartok
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    Quando riflettiamo sul quinto comandamento, non possiamo certo limitarci a disquisire in quali casi, per esempio, sia lecita l'uccisione di un tiranno, quando una guerra possa dichiararsi "giusta".
    [...]
    Il noto teologo svizzero Hans Kiing, nel suo tentativo di delineare un' etica mondiale, espone i dieci comandamenti in una forma che dovrebbe renderli validi e accettabili per tutti i popoli. Ciò richiede, naturalmente, un'attualizzazione concreta del decalogo. Per esempio: che cosa significa oggi il quinto comandamento per la politica di quegli Stati che dispongono di armamenti atomici?
    Comporta la richiesta di un disarmo totale?
    [...]
    C'è naturalmente bisogno di alcune risposte comuni, universalmente concordate, senza le quali la comunità mondiale continuerebbe a sussistere solo con difficoltà.
    quoto questo pezzo. Il quinto emendamento è chiaro ed è di 2 parole: "non uccidere". qualunque giro di parole per "spiegarlo" meglio, secondo me è un modo per dargli chiavi di lettura che permettano e consentano di snaturarne il significato.

    cosa significa oggi il quinto comandamento per la politica di quegli Stati che dispongono di armamenti atomici?
    a maggior ragione, visto che la bomba atomica polverizza milioni di persone in un istante e ne ammazza altrettante nel tempo, e altrettante generazioni dopo, il quinto comandamento impone di non averla e di non usarla.

    detto questo, bisogna avere i piedi per terra e capire che una visione così estrema del comandamento, lo rende inapplicabile. d'altra parte è anche necessario che non perda la sua immediatezza con dei sofismi, che porterebbero a scrivere trattati su un concetto di 2 parole.
    i soldati che hanno ucciso in guerra -non per autodifesa-, ma per dovere, non possono mica andare tutti all'inferno (perché di questo si parla, parlando di "quinto comandamento" e delle sue implicazioni, che ci si creda o no). E non è neanche possibile che molti soldati non vadano all'inferno solo perché non si sono trovati nella condizione di dover uccidere. E poi... tutti quei militari che svolgono ruoli logistici e amministrativi? anche loro, sebbene non in prima linea, contribuiscono allo sforzo bellico, la cui finalità ultima è quasi sempre la letalità. loro non vanno all'inferno solo perché non si sporcano le mani? tutti o quasi, tranne i santi, sono "complici" più o meno inconsapevoli di un sistema e il fatto di non essere tra quelli "in prima linea", non li rende meno colpevoli o meno innocenti.

    Quindi, secondo me, il quinto comandamento "non uccidere", per essere veramente "profondo" dev'essere applicabile a tutti, a tutti i lavori, in tutto il mondo e in tutte le religioni. E l'unico modo perché ciò sia possibile è che "non uccidere" sia da intendersi come "non assassinare": 2 parole, niente di più e niente di meno.

    riguardo a questo poi:
    Quando riflettiamo sul quinto comandamento, non possiamo certo limitarci a disquisire in quali casi, per esempio, sia lecita l'uccisione di un tiranno, quando una guerra possa dichiararsi "giusta".
    niente di più facile che dire che una guerra è giusta... quando non c'è e si sta bene, ogni guerra è sbagliata. ma quando scoppia, è immancabilmente o giusta o inevitabile. ma non sta al soldato dire se una guerra è giusta o sbagliata. non può dire: "io là non ci vado perché secondo me non è giusta" e decidere di andarci solo se lo ritiene eticamenta giusta. può dire: "ok... il Governo dice che è giusta... la Chiesa mi autorizza", ma alla fine lui cosa pensa? intendo -cosa pensa- al di là delle direttive generali delle istituzioni, che ovviamente l'autorizzeranno sempre ad uccidere. gli basterà che la Chiesa o il Governo gli abbiano detto che può, per avere la coscienza apposto? su queste cose non esistono "regole generali" a cui attenersi e che servano a stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato. solo la coscienza ti può dire se hai ucciso o se hai assassinato.
    Ultima modifica di bartok; 09-12-11 alle 17: 31

  4. #134
    Maresciallo L'avatar di Zoppo
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    Se uccidere in guerra sia peccato o meno, dipende dal tipo di Cristianesimo che si abbraccia: un Cristianesimo legato più al Vecchio che al Nuovo Testamento, motivi per aggirare il V Comandamento ne offre tanti; l’insegnamento di Cristo invece, è privo di se e di ma.
    Cristo infatti, era un uomo talmente mite da lasciarsi uccidere senza ribellarsi, perciò se lui non contestualizzò il V comandamento, perché dovrebbe farlo qualcun altro?
    Chi vede in Gesù il figlio di Dio e vuole seguire il suo insegnamento, dovrebbe lasciar proprio perdere armi e divise, come appunto fecero molti dei primi cristiani, San Longino in primis, e ciò vale anche nel caso in cui ci si ritrovi davanti alle ingiustizie perpetrati dai tiranni, infatti San Giovanni Battista, il primo discepolo di Gesù, critica pubblicamente il tiranno Erode e da questo si fa decapitare, ma non chiama mai le masse alle ribellione, infatti era San Giovanni, non Balilla o Che Guevara.

    Io, benché ammiri la figura di Gesù (sia quella dei vangeli apocrifi che ufficiali) non sono credente, perciò, anche se sono una persona pacifica, credo nel diritto e dovere di difendere se stessi, gli altri e lo Stato, e quindi, che divise e armi (in mano solo a questi ultimi) siano necessarie.

    Per limitare i danni che le armi possono fare però, credo che lo Stato e tutti i suoi Organi, debbano restare ben divisi dalle religioni, e che le FFOO debbano seguire soltanto regole dettate da stati democratici (che si son sempre dimostrate le meno mostruose).
    Per quanto riguarda i dubbi di coscienza (e quindi gli aspetti puramente personali) in cui ci si può imbattere quando si punta un arma contro qualcuno, non dico nulla: visto che ho fatto una scelta che mi tiene lontane da queste, sarei un ipocrita a fare un predicozzo.
    Comunque ringrazio chi ha fatto una scelta diversa dalla mia (lavorando per lo Stato) e si fa scrupoli di coscienza: evidente ce l’ha e la usa, e non deve essere facile!
    Ultima modifica di Zoppo; 09-12-11 alle 19: 22

  5. #135
    bartok
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    Chi vede in Gesù il figlio di Dio e vuole seguire il suo insegnamento, dovrebbe lasciar proprio perdere armi e divise,
    Io, benché ammiri la figura di Gesù (sia quella dei vangeli apocrifi che ufficiali) non sono credente, perciò, anche se sono una persona pacifica, credo nel diritto e dovere di difendere se stessi, gli altri e lo Stato, e quindi, che divise e armi (in mano solo a questi ultimi) siano necessarie.
    questa "intransigenza" è spesso tipica dell'ateo che, avendo una visione troppo letterale della Parola, tramite la dimostrazione per assurdo della sostenibilità di certe posizioni, giustica il proprio ateismo.

    Per limitare i danni che le armi possono fare però, credo che lo Stato e tutti i suoi Organi, debbano restare ben divisi dalle religioni, e che le FFOO debbano seguire soltanto regole dettate da stati democratici (che si son sempre dimostrate le meno mostruose).
    la democrazia è una questione molto relativa: ognuno, nella parte in cui sta, combatte dalla parte ufficialmente "giusta". un soldato combatte poi generalmente per lo Stato a cui appartiene. come la mettiamo dunque coi combattenti delle non-democrazie? certo... se fossero così pii da non combattere, per noi altri sarebbe più comodo!

  6. #136
    Utenti Storici L'avatar di basilischio
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    Citazione Originariamente Scritto da Zoppo Visualizza Messaggio
    .........................
    credo che lo Stato e tutti i suoi Organi, debbano restare ben divisi dalle religioni,....................
    I 10 comandamenti non sono regole dettate alla comunità ad un popolo, ma ad ogni singolo individuo.
    Infatti nella Bibbia, nei libri Esodo e Deuteronomio, sono scritti in forma singolare e non plurale.
    Ciò sta ad indicare che la regola è strettamente legata alla persona ed al suo rapporto con Dio, quindi bisognerebbe evitare di geralizzare parlando di religione e cristianesimo legato agli Stati e suoi Organi.
    La religione ci accomuna sotto lo stesso credo, ma non può e non deve interferire con il rapporto che ogni singola persona ha con Dio.
    Riuscendo ad assimilare questo concetto, è più semplice comprendere perchè ogni militare ha una sensibilità diversa ed un comportamento diverso di fronte alle situazioni che gli si presentano. Quello che ci differenzia l'uno dall'altro è la capacità di intendere, volere ed essere consapevole di una determinata azione, pertanto due militari, che si trovano in una identica situazione, possono avere comportamenti diversi e sono "giudicati" da Dio per quanto ognuno di loro è in grado di comprendere la gravità della propria azione.
    L'infermo, la pena, la condanna non sono formule matematiche. Non si tratta di acquisire punti di penalità in base ai quali si riceve una pena od un premio diverso. Ogni singolo individuo proprio a causa del personale rapporto con Dio risponde delle proprie azioni per quanto è in grado di comprenderle.

    Detto questo, ragionando con una logica umana si potrebbe affermare che, due militari nella stessa situazione non sono ugualmente "punibili" perchè ad es. il primo, inconsapevole della propria azione, non viola il precetto, mentre il secondo, consapevole, lo viola.
    Ultima modifica di basilischio; 09-12-11 alle 22: 36

  7. #137
    Maresciallo L'avatar di Zoppo
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    Citazione Originariamente Scritto da bartok Visualizza Messaggio
    questa "intransigenza" è spesso tipica dell'ateo che, avendo una visione troppo letterale della Parola, tramite la dimostrazione per assurdo della sostenibilità di certe posizioni, giustica il proprio ateismo.
    Non mi fraintendere: io sono appena iscritto e nessuno sa niente di me, perciò mi sembra giusto, parlando di morale, premettere quanto sia in linea con la stessa, altrimenti sarei un ipocrita, per quello ho detto che non la seguo (però la rispetto). Fare proselitismo di ateismo - mi pare ovvio - non è tra i miei intenti.
    I seguaci di Gesù sono stati, per lo più, Martiri, non Eroi, e questo dovrebbe dirla lunga sulla natura del suo messaggio.
    Chi segue Cristo e fa un lavoro che può comportare violenza (indipendentemente dal motivo), si ritrova in contraddizione, e se no questo 3D non avrebbe alcun senso!
    A questi, non ne faccio una colpa, anche perchè vivere in contraddizione è normalissimo e inevitabile (d'altronde siamo uomini), anzi, gliene rendo merito perchè godo dei benefici che mi danno.

    Citazione Originariamente Scritto da bartok Visualizza Messaggio
    la democrazia è una questione molto relativa... come la mettiamo dunque coi combattenti delle non-democrazie?
    la mettiamo che essere nei secoli fedele a Giorgio Napolitano o a Oscar Luigi Scalfaro, non è la stessa cosa che esserlo nei confronti di Mao Tse Tung o Gheddafi; in questi ultimi casi, se ti arruolano a forza, sarai un cristiano con degli scrupoli di coscienza terribili (ubbidisco e vado contro il mio credo o finisco davanti al plotone di esecuzione?), se invece vai volontario, è perchè cristiano non lo sei. Per me esistono militari e militari: sono tutti uguali o frasi peggiori, sono discorsi da centri sociali che io non condivido, se no non sarei qui.

    ---------------------Aggiornamento----------------------------

    Citazione Originariamente Scritto da basilischio Visualizza Messaggio
    Ciò sta ad indicare che la regola è strettamente legata alla persona ed al suo rapporto con Dio, quindi bisognerebbe evitare di geralizzare parlando di religione e cristianesimo legato agli Stati e suoi Organi.
    E' difficile essere stringati e riuscire a spiegarsi alla perfezione su ogni singola sfumatura, comunque il succo della mia frase è il seguente: siccome i peggiori crimini dell'umanità sono stati fatti per motivi economici ma in nome della patria, di dio o del paradiso dei lavoratori, qualunque polizia religiosa o esercito del bene, fanno venire i brividi, perciò teniamo separate le cose e poi (ti do ragione) che ogni membro delle FFOO viva la propria religione come meglio crede. Se poi la persona in questione crede fermamente nei messaggi di Gesù (uomo pacifico fino a lasciarsi torturare e uccidere), gli auguro di ritrovarsi su una motovedetta a salvare poveri derelitti piuttosto che su un Tornado a sganciare bombe.
    Ultima modifica di Zoppo; 10-12-11 alle 00: 17

  8. #138
    bartok
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    basilischio,
    Ciò sta ad indicare che la regola è strettamente legata alla persona ed al suo rapporto con Dio, quindi bisognerebbe evitare di geralizzare parlando di religione e cristianesimo legato agli Stati e suoi Organi.
    sono d'accordo.

    Zoppo,
    I seguaci di Gesù sono stati, per lo più, Martiri
    ...
    Chi segue Cristo e fa un lavoro che può comportare violenza (indipendentemente dal motivo), si ritrova in contraddizione
    no: i seguaci di Gesù sono perlopiù peccatori, uomini pieni di contraddizioni.

    se invece vai volontario, è perchè cristiano non lo sei
    mi pare comunque un po' tranchant affermare che il soldato, se volontario, non può essere cristiano. anche perché se escludi "il soldato" e quello che "gliene rende merito perchè gode dei benefici che gli dà", chi rimane secondo il tuo ragionamento? solo i santi.
    Ultima modifica di bartok; 10-12-11 alle 00: 04

  9. #139
    Maresciallo L'avatar di Zoppo
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    Citazione Originariamente Scritto da bartok Visualizza Messaggio
    Zoppo,
    no: i seguaci di Gesù sono perlopiù peccatori, uomini pieni di contraddizioni.
    I santi in genere sono uomini e donne che, come Gesù, si son fatti martirizzare a fin di bene, non eroi che - sempre a fin di bene, sia chiaro! - hanno ucciso.
    Sto dicendo che - purtroppo! - la logica di Cristo non può essere applicata alla difesa dello Stato o delle persone da parte del medesimo, e il problema che ci stiamo ponendo,nasce da qui.

    Citazione Originariamente Scritto da bartok Visualizza Messaggio
    mi pare comunque un po' tranchant affermare che il soldato, se volontario, non può essere cristiano. anche perché se escludi "il soldato" e quello che "gliene rende merito perchè gode dei benefici che gli dà", chi rimane secondo il tuo ragionamento? solo i santi.
    Non ho capito bene il tuo commento.
    Comunque non ho detto << che il soldato, se volontario, non può essere cristiano >> ma che non può essere cristiano chi si arruola volontario o continua a prestar servizio in eserciti al servizio di criminali: mi sembra equo

  10. #140
    bartok
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    non vedo la differenza tra
    il soldato, se volontario, non può essere cristiano
    e

    non può essere cristiano chi si arruola volontario
    riguardo a questo:
    o continua a prestar servizio in eserciti al servizio di criminali
    il fatto è che l'esercito criminale è -sempre- quello nemico e "loro" pensano la stessa cosa di noi. le ragioni non stanno mai tutte da una parte. l'opera di propaganda, generalmente molto efficace proprio nelle cosidette democrazie, serve proprio a far sì che si pensi che le colpe siano tutte dell'altro. il militare che parte con l'idea di portare la pace e la democrazia solo perché combatte per uno dei paesi cosidetti "democratici", rischia di rimanere deluso. il militare fa il suo lavoro, nel rispetto delle leggi dello Stato per cui serve e stop, secondo me. il fatto che sia "cattivo" o no non sta nel suo schieramento, ma nel suo agire come soldato ed è per questo, per tornare al topic, che verrà "giudicato" ed è con la sua coscienza che dovrà convivere ed è qui che fa la differenza l'aver ucciso o l'aver assassinato. son cose che riguardano la -persona-, non se hai combattuto per Gheddafi o per Napolitano. Non a caso questo senso di "empatia" verso il nemico è riconoscibile anche nelle cerimonie sul Milite Ignoto, in cui si rende onore ai caduti di tutte le guerre (forse anche di tutti i tempi), non solo ai "nostri".
    Ultima modifica di bartok; 10-12-11 alle 11: 33

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