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Discussione: Uccidere in guerra = Peccato?

  1. #121
    Maresciallo L'avatar di domas
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    Concordo!

    Ammetto inoltre di non riuscirci o di riuscirci raramente e con molta fatica a seguire un insegnamento così importante

    ---------------------Aggiornamento----------------------------

    Ammetto oltretutto di dire che uccidere in guerra non sia peccato, ma in realtà credo che la mia sia più una speranza che sia davvero così, perché se così non fosse e dovessi trovarmi in situazioni particolari vorrei sapere di avere una giusta "via di fuga" dal quinto comandamento.

    Spero non sia codardia...

  2. #122
    Maresciallo L'avatar di Deneb
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    Citazione Originariamente Scritto da basilischio Visualizza Messaggio
    ....Intanto bisogna precisare che la Bibbia e tutti gli scritti sacri, non sono scritti da Dio, ma solo da Lui ispirati. .
    Il suo post ha quei collegamenti necessari che servono per interpretare correttamente la Sacre Scritture: bisogna leggere prestando attenzione e porsi continue domande, solo così si può intraprendere il proprio personale percorso spirituale. Alla fine anche Domas ha ceduto ed ha ammesso che la sua è una speranza più che una convinzione.
    Il perdono di Dio è per chi si pente e si confessa. Peccare d'altronde è umano, visto che come ha esplicitato Basilischio, da quando l'uomo ha preso possesso del libero arbitrio ha potuto fare le sue scelte.

    Citazione Originariamente Scritto da domas Visualizza Messaggio
    Però fatemelo dire lo stesso usando parole bibliche: Matteo 18,21-22 In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?” E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.

    L’espressione settanta volte sette era un’allusione chiara alle parole di Lamech che diceva: “Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette" (Gen 4,23-24).

    Le Parole di Gesù abbattono anche qui quindi le Parole del Vecchio Testamento.[COLOR="NAVY"].
    Io non vedo contraddizione alcuna. Gesù richiama volontariamente Lamech per ribadire a Giovanni che il perdono è tanto più importante quanto è il crimine commesso.
    ...respice finem...

  3. #123

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    Anzitutto buona serata a tutti.

    Da novello del forum, guardando un po' di threads nelle varie sezioni, mi sono imbattuto in questo topic -che trovo interessante- cui vorrei dare un modesto apporto.

    In premessa direi che il titolo, preso nella più stretta interpretazione letterale, ci pone di fronte ad un evidente dissintono in quanto, prescindendo dai tentativi di ermeneutica ed esegesi dei Sacri Testi, i cui contenuti si presentano a volte contradditori, e rifacendosi più praticamente, soprattutto in termini di chiarezza degli enunciati, agli assunti dottrinali cristiani, l' accostamento RELIGIONE - DAZIONE DI MORTE è un ossimoro e lo evidenzia l' esortazione cristica "ama il prossimo tuo come te stesso" la quale, più ancora che il 5° comandamento, introduce ed amplifica il concetto di amore universale; amore la cui realizzazione, di fatto, inibirebbe il formarsi di ogni dissidio umano, eliminando quindi ogni rischio di conflitto armato.

    Proprio dalla trasmissione dottrinale ci giunge il fatidico "porgi l' altra guancia" che però si pone quasi antiteticamente all' invito costante alla difesa della vita, la propria oltre l' altrui, che, preso alla lettera, potrebbe essere giustificativo di reazioni anche violente poste in essere a tutela della esistenza.

    Difficile quindi, se non impossibile, dipanare la questione rifacendosi esclusivamente al dettato religioso in quanto il medesimo non è, con ineluttabile chiarezza, dirimente la questione: dare morte a solo scopo difensivo della propria vita e di quella altrui ( quì s' innesta la figura del militare che difende la propria Patria, con tutti gli annessi del caso ) è da considerarsi peccato ?

    Direi che una risposta chiara, esaustiva, ammesso che esista, non può essere cercata esclusivamente in ambito religioso; non se ne esce confortati da sufficiente chiarezza.

    La ricerca di suffragio a questo atto estremo, o la sua totale riprovazione, la cercherei piuttosto in ambito più prettamente umano e cioè etico-morale; questo senza nulla togliere, per rispetto nei confronti dei credenti, alla valenza dei postulati religiosi, anzi evidenziando la sussidiarietà tra etica-morale e religione e ricordando sia la loro quasi totale complementarietà, addirittura reciproca mutuazione, e la rispettiva interazione nei vari piani esistenziali, naturali o preternaturali, dell' essere umano.

    Volendo porre, come mi pare giusto, un chiaro punto di partenza dal quale far partire la disamina del quesito e cioè, spero sia condiviso dai più, che l' unica guerra giusta è quella in difesa della propria Patria e della relativa popolazione, troviamo conforto, nell' etica e nella morale, alla dazione di morte in tale frangente ?

    Senza noiosi giri di parole e senza richiami a citazioni o scritti di personaggi famosi ed apprezzati in entrambe le discipline ma affidandomi alla percezione comune, che mutuando dall' etica e dalla morale ne è anche fondamento, di cosa sia giusto/ingiusto, condivisibile/incondivisibile e apprezzabile/spregevole, mi azzardo a dire che, pur urtando al sentimento umano, l' atto estremo trova una sua accettazione solo e soltanto alla condizione posta più sopra a punto di partenza.

    Sperando di non aver annoiato col pippone, per ora torno nei ranghi e giro la mano a qualche volonteroso.

    Sempre che sia interessato, ovviamente.
    Ultima modifica di MOHICANACA; 28-06-11 alle 22: 38

  4. #124
    Utenti Storici L'avatar di basilischio
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    Citazione Originariamente Scritto da Deneb Visualizza Messaggio
    ........ Peccare d'altronde è umano, visto che come ha esplicitato Basilischio, da quando l'uomo ha preso possesso del libero arbitrio ha potuto fare le sue scelte.
    ...............
    Leggo con piacere che hai colto questo importante aspetto, non solo proprio del cristiano ma dell'uomo in quanto creatura di Dio a prescindere della religione che professa o che sia ateo.
    Il peccato non può essere valutato con una formula matematica, ma con parametri strettamente personali.
    Mi spiego meglio. Se è vero che ogni singolo uomo comprende Dio per quanto è in grado di comprenderLo è altrettanto vero che il peccato è in relazione a quanto ogni singolo riesce a comprenderne la sua gravità, quindi tutto dipende dalla consapevolezza della singola persona. Quello che per uno è peccato da poco per un altro è una grave mancanza.
    Un esempio banale è quello del bambino che ancora non ha la cosapevolezza della proprietà che ruba un pacchetto di caramelle, messo a confronto con una adulto consapevole che ruba una sola caramella.
    Anche nei confronti del soldato che uccide, per poter "giudicare", bisognerebbe sapere come la sua consapevolezza e libero arbitrio ritiene tale azione.
    Prima che qualcuno salti fuori con delle banalità come ad es. "non mi pongo il problema e pertanto non pecco",preciso che siamo esseri intelligenti e la nostra intelligenza va fatta lavorare in tutte le direzioni e non sono in quelle che ci fanno comodo.

  5. #125

    Predefinito Il rapporto tra la fede cristiana e l’uso delle armi

    Un saluto a tutti

    Mi chiamo Luigi e sono uno studente di giurisprudenza. Sono diversi anni che nutro un forte interesse nei confronti dell'Esercito Italiano ed è proprio a questa grande passione che ho deciso di dedicare un saggio redatto in occasione di una serie di dibattiti tenutisi all'interno del mio ateneo. In particolare ho deciso di affrontare il rapporto tra la fede cristiana e l'uso delle armi in relazione all'obiezione di coscienza la servizio militare, sebbene il lavoro sia idoneo a proporre alcune indicazione anche a coloro che indossano con onore una divisa. Pubblico questo elaborato,quindi, con l'intento di fornire un valido spunto di riflessione per coloro che non si sono ancora posti certi quesiti e di contribuire ad elidere i dubbi di coloro che si sono già posti certe domande ma non sono ancora riusciti a trovare delle risposte. Vi auguro una buona lettura e vi invio i più sinceri ringraziamenti per la vostra attenzione.


    Una delle maggiori cause che ha indotto gli obiettori di matrice cristiana ad assumere questa posizione va rilevata nell’utilizzo delle armi che, malgrado le finalità difensive, avrebbero potuto portare alla violazione del quinto Comandamento, ovvero “Non uccidere”. Questa presunta violazione è considerata da alcuni soggetti l’elemento che impedirebbe ad un soldato di essere cristiano e ad un cristiano di essere un soldato. A questo riguardo v’è da rilevare che l’interpretazione offerta dal Cattolicesimo non appare conforme alla suddetta presupposizione. Per meglio comprendere il significato del quinto Comandamento in riferimento alle Forze Armate prendiamo in esame il Catechismo della Chiesa Cattolica approvato da Giovanni Paolo II con la costituzione apostolica “Fidei Depositum”. L’esposizione ufficiale, in realtà, accoglie la figura delle Forze Armate ed affida loro un ruolo ben definito: “Coloro che si dedicano al servizio della patria nella vita militare sono servitori della sicurezza e della libertà dei popoli. Se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono veramente al bene comune della nazione e al mantenimento della pace”. Ovviamente l’intervento armato viene accolto soltanto come ultima soluzione cui ricorrere quando tutti i possibili rimedi pacifici di un determinato problema siano già stati tentati senza successo. La legittima difesa attraverso la forza militare,difatti, è soggetta ad una serie di rigorose condizioni che sanciscono gli elementi elencati nella dottrina della c.d. “guerra giusta”. In riferimento al contenuto del Catechismo cattolico: “Occorre contemporaneamente: Che il danno causato dall’aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo. Che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci. Che ci siano fondate condizioni di successo. Che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare”. Nel momento in cui si verificano contemporaneamente tali condizioni il militare ha l’obbligo di adempiere le proprie funzioni in quanto “Le legittima difesa è un dovere grave per chi ha la responsabilità della vita altrui o del bene comune” .Il significato omiletico del quinto comandamento è stato oggetto di tematica di un articolo pubblicato da Paolo Della Sala su una testata giornalistica ***edit dello staff*** L’autore dell’articolo ha effettuato alcuni studi di carattere semantico che potrebbero fornire un’indicazione circa il significato del comandamento in questione. Per finalità interpretative è stato preso in considerazione il testo originario in lingua ebraica da cui successivamente è stata tratta l’edizione italiana. Attraverso la sua ricerca Della Sala ha appreso che nel Libro dell’Esodo viene utilizzato non già il termine laharog con cui in ebraico si suole indicare il verbo uccidere, bensì la parola tirtzach il cui significato è riconducibile al termine assassinare ovvero non versare sangue innocente. Tra i due termini intercorre una differenza sostanziale .La prima espressione, invero, interdice qualsiasi operazione comportante l’uccisione di un uomo senza operare alcuna distinzione in merito alla finalità dell’azione armata, mentre la seconda ammette la liceità dell’uccisione seppur in ambiti molto ristretti. Analizzando più da vicino questi ambiti possiamo affermare che l’uccisione non è considerata assassinio, pertanto diventa un’azione lecita , nel momento in cui rappresenta l’unica soluzione alla prevenzione del male. Il ricorso alla forza in funzione di prevenzione contro il male è legittimato nei Vangeli e in altre opere teologiche appartenenti alla dottrina Cristiana. A questo riguardo possiamo prendere in esame il Discorso della montagna citato nel Vangelo di Matteo in cui Gesù afferma che: "L'amore verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. È quindi legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale". In merito alla legittima difesa è possibile richiamare anche il principio morale del “volontario indiretto” in virtù del quale, nel momento in cui si debba compiere un'azione per un fine positivo, si può tollerare che l'azione stessa produca anche un effetto negativo. Uno dei più grandi fautori di tale principio è rappresentato da San Tommaso d’Aquino il quale nell’opera intitolata “Summa theologiae” afferma che : “Nulla impedisce che vi siano due effetti di uno stesso atto, dei quali uno sia intenzionale e l'altro preterintenzionale. [..] Dalla difesa personale possono seguire due effetti, il primo dei quali è la conservazione della propria vita; mentre l'altro è l'uccisione dell'attentatore.” In ragione di queste considerazioni è lecito chiedersi se la presunta violazione del quinto Comandamento in relazione al servizio militare trovi un reale fondamento all’interno dei Testi Sacri. Per converso, in coerenza con quanto sinora esposto è doveroso rammentare che all’interno dell’Esercito Italiano sussistono diversi riferimenti alla dottrina cristiana. “Fide itur ad astra” (con la fede si giunge ai cieli), motto ufficiale del 121° Reggimento artiglieria contraerei ; “Dura la volontà ferma la fede” motto ufficiale del 13° Reggimento artiglieria; “Tuitio fidei et obsequium pauperum” (difesa della fede e aiuto ai poveri), motto ufficiale del corpo ACISMOM; sono solo alcuni degli esempi che si impongono alla nostra riflessione. Altri elementi che testimoniano la presenza della fede all’interno del nostro esercito vanno rilevati nelle preghiere adattate all’esercizio delle funzioni militari atte ad elidere le discutibili antinomie tra fede ed esercito poste in essere dagli obiettori. A titolo di esempio possiamo menzionare le seguenti implorazioni:
    “A Te Iddio degli eserciti, eterno Signore delle genti, noi artiglieri d'Italia, eleviamo i cuori. Sii lodato, o Signore, per la terra che ci donasti come Patria, dove il Tuo nome è venerato, dove la fede è fiamma che illumina la vita; sii lodato e ringraziato per il vanto che donasti alla nostra Bandiera, per la gloria che eterna i nostri Eroi, per la pace che concedi ai nostri morti nella Tua luce. Noi Ti preghiamo, o Signore, rendi il nostro cuore forte come la tempra dei nostri cannoni, il nostro braccio potente come l' uragano di fuoco che irrompe dai nostri pezzi. Fa che nell'ora della lotta aleggino a noi dintorno gli spiriti dei nostri Caduti, ed avvampi in noi la fiamma purissima che rende granitica la fragile materia e l'anima esalta nell'offerta e nel sacrificio. Proteggi, o Signore, la nostra Patria, le nostre famiglie lontane, le nostre terre, e noi tutti che in Te crediamo, benedici. Amen.” (Preghiera dell’artigliere);
    “Eterno, Immenso Dio che creasti gli infiniti spazi e ne misurasti le misteriose profondità, guarda benigno a noi, Paracadutisti d'Italia, che nell' adempimento del dovere balzando dai nostri apparecchi, ci lanciamo nelle vastità dei cieli. Manda l' Arcangelo S.Michele a nostro custode; guida e proteggi l'ardimentoso volo. Come nebbia al Sole, davanti a noi siano dissipati i nostri nemici. Candida come la seta del paracadute sia sempre la nostra fede e indomito il coraggio. La nostra giovane vita è tua o Signore! Se è scritto che cadiamo, sia! Ma da ogni goccia del nostro sangue sorgano gagliardi figli e fratelli innumeri, orgogliosi del nostro passato, sempre degni del nostro immancabile avvenire. Benedici, o Signore, la nostra Patria, le Famiglie, i nostri Cari! Per loro, nell'alba e nel tramonto, sempre la nostra vita! E per noi, o Signore, il Tuo glorificante sorriso. Così sia.” (Preghiera del paracadutista).
    Il rapporto tra fede ed esercito,su cui gli obiettori hanno espresso tutta la loro disapprovazione, viene menzionato anche all’interno di un’opera pubblicata da uno dei più grandi intellettuali dell’esercito italiano: il Tenente Colonnello Alberto Bechi Luserna. L’ufficiale superiore nel suo celebre manoscritto intitolato “I ragazzi della Folgore” affida nelle mani di Dio tutti quei soldati che hanno versato il proprio sangue durante l’infausta battaglia di El Alamein, sede dell’attuale sacrario militare italiano. Citiamo le parole del Tenente Colonnello al fine di dimostrare che la presenza divina aleggiava sul nostro esercito persino in quei tristi e dolorosi anni che hanno dato seguito ad una delle pagine più strazianti della storia umana: “V’è un punto del deserto di El Alamein, al km. 42 della pista dell’acqua, un cimiterino nudo e senza pretese architettoniche, dove su tumoli allineati dalle croci di abete è il nome di tutti. Nel mezzo v’è un semplice scritto, che vale più d’un intero cifrario: FOLGORE. A chi la capisce esso dice: <<Fra le sabbie non più deserte son qui di presidio per l’eternità i Ragazzi della Folgore fior fiore d’un popolo e d’un esercito in armi. Caduti per un’idea, senza rimpianto, onorati nel ricordo dallo stesso nemico, essi additano agli italiani, nella buona e nell’avversa fortuna, il cammino dell’onore e della gloria. Viandante, arrestati e riverisci. Dio degli eserciti, accogli gli spiriti di questi ragazzi in quell’angolo di cielo, che riserbi ai martiri ed agli eroi>>. Dalla formulazione di queste parole sono trascorsi diversi decenni, nel volgere dei quali il nostro esercito è mutato portando a termine un pieno processo di democratizzazione e pacificazione. I nostri soldati, adesso, non vengono più chiamati a brandire un’arma con l’intento di uccidere, ma a loro viene semplicemente chiesto di adoperarsi in favore di una giusta causa: la pace nel mondo. In questa sede si intende non già biasimare tutte le motivazioni che hanno indotto gli obiettori a dichiararsi tali, bensì invitare coloro i quali condannano ogni utilizzo delle armi a riflettere sulle circostanze in cui la spiacevole azione armata diventa l’unico strumento per evitare l’affermazione del male. È indiscutibile, quindi, che l’uso delle armi sia il modo peggiore per ottenere la pace, ma purtroppo in alcuni casi resta l’unico modo per evitare la guerra.
    Ultima modifica di The Wizard; 15-10-11 alle 15: 58

  6. #126
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    Riunita a discussione esitente sullo stesso argomento.

    Concordo con quanto postato. Spunto di riflessione per tutti.
    Ultima modifica di basilischio; 15-10-11 alle 18: 25

  7. #127
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    Una mia domanda semplice semplice.

    Seguivo oggi un documentario sull'obiezione di coscienza, che per curiosità personale ho approfondito con materiale in rete, analizzando l'evolversi dello status di obiettore secondo la religione cattolica... nel tempo.

    In sintesi, se nei primissimi secoli del cristianesimo il pensiero più diffuso era il puro e semplice "non uccidere", questo muterà nei secoli a venire. Passando dalle famose crociate, dove eserciti si scontravano in nome di Dio.

    Arriviamo al nostro secolo, ben prima che l'obiezione di coscienza venga legalizzata, all'interno della chiesa prendono piede diversi dibattiti fra chi sostiene l'obiezione di coscienza e chi, come sentenziato in un concilio in quei anni, sosterrà che tutti devono essere obbligati a passare per le armi qualora se ne ravvisino le necessità di difesa del suolo patrio.
    Infine arriviamo ai giorni nostri, in cui la chiesa appoggia completamente l'obiezione di coscienza, e l'utilizzo di altri strumenti per arrivare a soluzioni di pace.

    Io personalmente mi trovo molto confuso, Dio da parte sua è molto chiaro, dice "non uccidere". Diversamente sia la religione cattolica, che diverse religioni cristiane, espongono idee diverse; talvolta contrastanti al proprio interno (fra parroco e parroco ad esempio).

  8. #128
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    Dio è una cosa, la chiesa cattolica e tutte le altre ne sono un'altra. le religioni un'altra ancora, i preti ancora un'altra.

    io penso che ognuno di noi a prescindere dalla religione che si professa (ma anche gli atei o gli agnostici) quando è costretto per motivi di difesa o di lavoro a compiere degli atti di violenza (penso al militare in guerra, al poliziotto durante un tentativo di omicidio di un innocente ecc.) è cosciente del fatto che tali atti sono compiuti solo perchè costretti dalle necessità della vita terrana.

    quello che si chiede ad un cattolico è di non compiere violenza gratuita ed ingiustificata (esempio gli abusi su una persona fermata anche qualora si fosse macchiata del peggior reato, ma una volta resa inoffensiva non bisogna inferierire o l'uccidere donne o bambni durante una guerra, per quanto sanguinosa sia ecc.).

    ma se la tua domanda è:"è compatibile il mestiere di soldato o di poliziotto con la religione cattolica?" la mia personale risposta dettata dalla mia fede e dalla mia coscienza è un profondo e convito "SI!".

    perchè facendo un lavoro come questo spesso ci si trova a compiere una missione. spesso i valori religiosi (cristiani nel mio caso, ma credo anche quelli di tante altre religioni) possono essere messi in atto e se tenuti presente durante tutte le proprie azioni ci aiutano ad affrontare e superare tutte le difficoltà e le sfide a cui questo tipo di lavoro ci pongono difronte.
    quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare,vi è un prezzo da pagare,ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare

  9. #129
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    Citazione Originariamente Scritto da raven Visualizza Messaggio
    Una mia domanda semplice semplice.
    ..........................................
    Io personalmente mi trovo molto confuso, Dio da parte sua è molto chiaro, dice "non uccidere". Diversamente sia la religione cattolica, che diverse religioni cristiane, espongono idee diverse; talvolta contrastanti al proprio interno (fra parroco e parroco ad esempio).
    La domanda non è semplice e la risposta può essere fornita solo da Dio in persona non dalle interpretazioni umane.
    Il catechismo della chiesa cattolica http://www.vatican.va/archive/ccc_it...cat473-668.PDF nel capitolo riguardante il 5° comandamento, da spiegazioni, ma credo che ognuno sia libero di concordare o meno.

    In ogni caso l'obiezione di coscienza è stata usata più per convenienza che il seguire l'insegnamento di Cristo. Se tutti gli obiettori di coscienza degli ultimi tempo fossero veramente tali, il mondo sarebbe veramente migliore.
    Ultima modifica di basilischio; 03-11-11 alle 22: 28

  10. #130
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    Citazione Originariamente Scritto da basilischio Visualizza Messaggio
    La domanda non è semplice e la risposta può essere fornita solo da Dio in persona non dalle interpretazioni umane.
    Il catechismo della chiesa cattolica http://www.vatican.va/archive/ccc_it...cat473-668.PDF nel capitolo riguardante il 5° comandamento, da spiegazioni, ma credo che ognuno sia libero di concordare o meno.
    Quindi in questo caso saremmo a punto e a capo, visto che la stessa santa sede nei secoli (e negli ultimi decenni) ha spesso cambiato versione e punti di vista (la storia dell'obiezione di coscienza ne è un esempio).
    Ritengo, in mia modesta opinione, che un ente religioso per essere tale debba essere "ispirato da dio", e visto che Dio è più saggio e intelligente di noi sicuramente avrà avuto le idee chiare fin dal principio. Ma in effetti se ciò fosse vero, darebbe maggior forza all'idea che "le più alte autorità religiose, ispirate da un innata fede e maggior purezza, traggano più ispirazione dall signore e dunque siano meno portati agli errori terreni".

    Ma se a tal punto bisogna considerare che "errare è umano" e dunque "ognuno può essere libero di concordare o meno"; perchè la chiesa si è in passato infilata con forza sul tema "obiezione di coscienza", ritenendo in taluni casi che "l'obbligatorietà della leva" fosse cosa buona e giusta??

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