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Risultati da 41 a 50 di 366

Discussione: Task Force 45 - Ne avete mai sentito parlare?

  1. #41
    Angelo Nero
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    c'è pure la possibilità k m sbaglio (remota).
    però quando ero io là loro nella tf non ci dormivano neanke.

  2. #42
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    Ah addirittura la TF45 ha un proprio dormitorio dove si sta tutti assieme??
    Quindi è veramente come un'unica grande squadra...

  3. #43
    Angelo Nero
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    anke il primo articolo nella prima pagina non lo nomina.
    e cmq si è una zona recintata con dei corimac (a herat) mentre a farah fino a poco fa c'erano solo la tf d italiani.

  4. #44
    Soldato L'avatar di ValerioBorghese
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    Citazione Originariamente Scritto da Angelo Nero Visualizza Messaggio
    c'è pure la possibilità k m sbaglio (remota).
    però quando ero io là loro nella tf non ci dormivano neanke.
    Strano..
    Ex Utente Storico.

  5. #45
    Soldato L'avatar di AS_COP
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    per chi non è riuscito a reperirlo di seguito posto l’articolo integrale che è stato pubblicato su RAID di gennaio riguardante la task force 45, ho usato un programmino OCR che non è tanto perfetto, anche se o cercato di correggere gli errori qualcuno mi può essere sfuggito abbiate pazienza

    TASK FORCE 45:
    BARBE VERE!
    PER LA PRIMA VOLTA UN SERVIZIO SULLA TASK FORCE IN CUI SONO RAGGRUPPATE LE FORZE SPECIALI ITALIANE IN AFGANISTAN

    Occorre avere gli occhi buoni per distinguere in lontananza i due puntini in fase di avvicinamento, con profilo di volo N.A.P. (a pelo d’alberi si potrebbe tradurre), corrispondenti ad altrettanti CH-47 C in fese di rientro sulla pista di Heret. l due vettori scelgono uno dei sentieri di avvicinamento alla piste, che vengono cambiati per non dare elementi di riferimento ed eventuali attacchi avversari, materializzandosi poi in modo più vistoso solo nel pressi delle base, con une efficace livrea nere e distintivi ridotti, in modo de essere più difficili da scorgere di notte, quando spesso effettuano voli d’infiltrazione ed esfliltrazione in zone ostile. Un breve rullaggio e l due grandi elicotteri, con i mitraglieri sempre alle loro armi, sono nel parcheggio. Si fermano i grandi rotori e dell’interno scendono i primi passeggeri, di cui notiamo subito la M-4 munita di silenziatore. Sono loro: gli uomini della TASK FORCE 45!
    "Ciao, Poggiali!" Qualcuno ci saluta da una fitta barba che insieme al berretto o all’elmetto e agli occhiali, rende i tratti praticamente irriconoscibili. Ci vuole qualche secondo per riconoscere l’interlocutore, di norma ben sbarbato in Italia. Nelle missioni di penetrazione e negli avamposti non vi è tempo o acqua per provvedere a fondo alle pulizie e, inoltre, la barba e simbolo del maschio, specialmente nelle aree più remote, per cui per certi contatti e d’obbligo fame sfoggio con i capi locali. l nostri Iettori ricorderanno la dura polemica che ci ha opposti all’ex ministro della Difesa Parisi, circa lo schieramento di questa unita, composta da elementi di tutte le forze speciali italiane, con l’appoggio delle Forze per impieghi speciali, schierate in Afghanistan. Lo schieramento di questo importante assetto era stato deciso dal precedente esecutivo Berlusconi. Con l’effimero e tutto da discutere esito dell’elezioni politiche del 2006, il governo Prodi, sotto Ia pressione dell’ala comunista, non voleva dare l’idea di rafforzare la lotta al terrorismo in Afghanistan (contro cui si schierava la componente più radicale, una vera follia). D’altro canto, non aveva neppure il coraggio di sconvolgere certi impegni, in particolare con gli Stati Uniti. Si giunse cosi alle dichiarazioni di Parisi che ebbe la faccia tosta di negate nelle aule parlamentari arrivo delle nostre forze speciali in Afghanistan, non per motivi di riservatezza (a cui ci saremmo attenuti se fossero esistite) ma solo perché une parte della sua compagine governativa doveva far finta d’ignorare questo e altri fatti, pur sapendo benissimo come stavano le cose. Un comportamento vergognoso, che non ha bisogno di commento. Anche le regole operative di questa componente, vennero drasticamente limitata frustrando la professionalità e l’orgoglio militare dei nostri specialisti. Oggi possiamo dire che qualcuno di loro si senti profondamente umiliato dal fatto che, per motivi squisitamente politici, dovevano restare in base mentre vedevano i reparti alleati tornare da difficili operazioni, con evidenti segni dei combattimenti sostenuti, mentre loro non potevano intervenire.
    RAIDS ha compreso bene quanto difficile fosse la situazione e si e battuta concretamente perché questo stato di cose finisse. Abbiamo limitato anche le visite ai reparti per non creare imbarazzo e perché qualcuno non creasse ulteriori problemi a chi di problemi ne aveva già tanti, magari accusandoli di aver fatto filtrare qualche informazione (evento sempre molto difficile in quest’ambito). E anche per questo motivo che ci ha fatto immenso piacere sapere che, finito quel triste periodo, oggi la TASK FORCE 45 (TF-45) e indicata dal JOINT TASK FORCE SPECIAL FORCES di Bagram come una delle più efficaci sul terreno, essendo stato in grado di portare a compimento molte e delicate missioni. Diciamo subito che il modus operandi ha visto la T. F. operare non solo con il ricorso alle armi ma, nella maggior parte dei casi, con il dialogo e l’attività di collaborazione e supporto alla popolazione. Ovviamente tutti gli irriducibili e le cellule terroristiche individuate, o coloro che conducevano azione ostile (o, meglio ancora, si apprestano a farlo), hanno ricevuto e stanno ricevendo il trattamento che meritano, ma i nostri specialisti hanno dimostrato doti “diplomatiche” eccellenti, in un contesto difficilissimo, dove anche il semplice approccio per un colloquio e cosa molto delicata. Possiamo dire che, come del resto gli altri reparti italiani, l nostri incursori si sono dimostrati specialisti nella "politica del the"; vale a dire i colloqui con i capi Iocali, fatti accovacciati mentre si sorseggia il forte the locale, anche con qualche rischio in quanto le norme igieniche locali sono, per cosi dire …. piuttosto blande. Oramai gli uomini di queste piccole pattuglie hanno alle spalle anche più di 15 cicli operativi in missione all’estero, non solo Afghanistan (dal dicembre 2001) ma Kurdistan, Somalia, Bosnia, Albania, Kosovo, Burundi, Timor Est, in vari oceani a bordo di unita navali, in lrad, Libano. Oramai l’Afghanistan e diventato il teatro principale per le Forze Speciali Italiano, avendo accumulato un grosso bagaglio di esperienze. Prima a Kabul, poi, per sei mesi, nel difficile avamposto di Khost (sull’inquieto confine con il Pakistan) e ora in una immensa regione. Diciamo subito che il personale ci e veramente amico (con alcuni ci conosciamo da un paio di decenni!!) ma, come loro costume operativo, sempre riservatissimo. Patti chiari e amicizia lunga, dice il proverbio, per cui ognuno di noi conosce le regole di questo rapporto, sviluppatosi in un settore molto delicato. E’ grazie a questa chiarezza nei nostri rapporti che i lettori di RAIDS e possono avere qualche spiraglio sull’attività operativa di questi reparti. Attività intensissima, rischiosa ma estremamente soddisfacente dai punto di vista professionale e della resa operativa. I segreti devono rimanere segreti ma ci sembra doveroso dare un minimo di risalto a personaggi che, in piccolissimi reparti, s’infiltrano in aree dove operano gruppi di fanatici pericolosi, pronti a farsi saltare in aria pur di causare qualche perdita. Un impegno fatto di giorni e notti trascorsi in zone freddissime (d’inverno 2007-2008 è stato terribile), di posti di osservazione occulti condotti per settimane, d’imboscate a distanza ravvicinata ai danni di terroristi, di uno stato dall’erta comunque continuo perché se si sviluppa qualche grosso problema sono sempre loro a partire per primi, nel giro di poche decine di minuti avendo equipaggiamento e l’armamento sempre pronti. Tutti questo implica, qui come in altri teatri dei grandi sacrifici, che e bene che abbiano il riconoscimento pubblico che meritano dato che a Roma sanno già che grande lavoro sta facendo questa componente. Possiamo dire che non sono mancati gli scontri armati, dove i nostri hanno sempre avuto nette mente le meglio, ma ci teniamo a sottolineare che sempre, prima di passare al sistemi drastici, si cerca, quando è possibile, l’intesa. Vi sono stati incursori che hanno montato pompe a mano per l’acqua in zone remotissime e per niente tranquille, che si sono dati un gran da fare per alleviare le drammatiche necessità sanitarie di sperdute comunità, portandovi anche i primi aiuti. Oramai sono diventati dei veri specialisti nel settore, lavorando in strettissima collaborazione non solo delle componente intelligence del contingente ma anche delle altre componenti. Con i loro veicoli gli lncursori hanno raggiunto le località più remote, e quando anche il pneumatico più robusto si e dovuto arrendere, non hanno esitato a proseguire a piedi. Dobbiamo dire che si e trattato di vere e proprie avventure, dove la preparazione e la professionalità accumulate nel corso degli anni e stata messe a dura prova, nel caldo torrido o nel gelo, sempre con problemi di quota, pessime condizioni di visibilità (che condizionano l’attività degli elicotteri ), tutte componenti che hanno messo alla prova fisici certo non impreparati. E ci ha fatto grande piacere apprendere che anche chi non e certo più un ragazzino e che avrebbe dovuto fornire soprattutto appoggio logistico e la sua esperienza, non ha esitato ad imbarcarsi in impegnative missioni. Fra questi uomini, nessuno vuol rimanere alla base quando gli altri partono e rischiano, anche se uno ha già rischiato tanto in vita sua e, magari, porta i segni di qualche dura avventura del passato, alla prima occasione e già dentro l’elicottero, grande esempio per i più giovani. II loro fisico non e molto appariscente, a differenza di certi stereotipi, ma hanno dimostrato grande resistenza e nervi saldissimi. L’andare a vedere di persona, il condurre azione sul terreno, presenta del rischi ma riduce il pericolo di seri errori, come quando si fa ricorso all’intervento aereo con troppa facilità, ricordando che i terroristi cercano rifugio e protezione spesso stando in mezze alla popolazione.
    CARATTERE CONGIUNTO
    La prima caratteristica operative della TASK FORCE 45 e il suo carattere congiunto. Come già a Khost operavano in stretta comunione operativa distaccamenti del Reggimento COL MOSCHIN e del Gruppo Operativo Incursori di COMSUBIN, qui il concetto è stato ampliato a tutte le componenti del Comando Operativo delle Forze Speciali (COFS), operante all’interno del Comando Operativo Interforze (COI) di Contocelle (Roma). Oramai tutte le forze speciali dei paesi occidentali operano in modo congiunto, dopo l’esempio statunitense. Non é un lavoro facile in quanto si tratta di reparti in cui lo spirito di corpo non é forte ma fortissimo, por cui si sono dovuti superare alcuni problemi di natura psicologica. Gli operatori si conoscono bene già tutti in quanto fanno molti corsi insieme. E qui bisogna sottolineare il grande lavoro fatto dai generate Marco Bertolini, primo comandante del COFS, che ha lasciato l’incarico da pochissimi mesi, cedendo all’ammiraglio Marzano, già comandante di COMSUBIN. II generale Bertolini i si è potuto avvalere di uno staff di primissima scelta, di cui vogliamo ricordare in particolare il comandante Vianini, già in forza al GOI, vittima di una sciagura aerea su di un volo civile fra Herat e Kabul; proprio mentre rientrava da una delle prime ricognizioni per decidere dove installare la base di Herat. A lui é intitolata la base in centro a Herat. Il generale Bertolini, figura molto apprezzata anche in campo internazionale, sta assumendo il difficile e prestigioso compito di capo di stato maggiore di ISAF, per cui ce lo vediamo già sbarcare da qualche elicottero negli avamposti più isolati, per constatare come sta il personale, qual’é la situazione sul terreno e di che cosa c’é di bisogno, sempre con il rimpianto di non poter prendere una carabina M-4 e di fare qualche brutta sorpresa a qualche elemento per niente raccomandabile. La TASK FORCE 45 ha por ora metà dei suoi distaccamenti operativi composti da personale del 9° Reggimento Paracadutisti d’AssaIto COL MOSCHIN. Un quarto dei distaccamenti e alimentato dal GOI della Marina Militare mentre l’ultimo quarto e composto per metà da personale proveniente sempre dal Varignano e per l’altra metà, alternativamente, dal personale del e 17° Stormo RIAM (Reparto Incursori Aeronautica Militare) dell’Aeronautica Militare o del Gruppo Intervento Speciale (GIS) dei Carabinieri. Il RIAM é nato, come sanno bene i nostri lettori, da pochi anni. L’Aeronautica sta facendo un grosso sforzo per svilupparlo ma creare veri incursori e un lavoro lento e difficile anche, se il personale si sta impegnando al massimo. II RIAM e al secondo teatro d’impiego dopo che alcuni dei suoi elementi erano stati impiegati in Iraq. Parte dell’addestramento iniziale avviene presso il COL MOSCHIN e questo semplifica molte cose. Ovviamente le loro specialità sono nell’ambito delle operazioni, dove la loro esperienza può risultare molto preziosa. Sicuramente l’esperienza in Afghanistan sta portando preziosi benefici per lo sviluppo del reparto. Il GIS ha appena compiuto 30 anni, come abbiamo appena documentato su queste stesse pagine, ma tanto per cominciare deve avere sempre una robusta aliquota pronta a muovere in caso emergenza (e non e certo da escludere che certi problemi vengano in coppia!) e poi aveva uno scopo operativo diverso,diciamo legato al contrato del terrorismo ln ambito nazionale particolare, come i dirottamenti aerei, di operazioni contro criminali pericolosi persone che detenevano ostaggi. Di sicuro scenari che non prevedevano lunghi scambi a fuoco a distanze anche medie o elevate, dove spesso bisogna avere la massima attenzione per preservare la vita di eventuali ostaggi. Ovviamente non disponeva di equipaggiamenti per lunghe missioni in aree desertiche, ad iniziare delle divise. Ora il reparto si e inserito all’interno del COFS, agevolato dal fatto che il personale proviene tutto dal Reggimento TUSCANIA, per cui aveva già una certa esperienza di missioni all’estero, in aree difficili. In questo modo si mantiene elevate anche lo spirito dato che i lunghi tempi che possono intercorrere fra un intervento e I’altro non giovano al morale anche se il personale del reparto e chiamato in appoggio al contrato di certa criminalità particolarmente pericolosa. Il problema e che non si può allontanare mai troppo a lungo dalla base perché per essere valido un reparto di questo tipo deve poter intervenire in più scaglioni in tempi ridottissimi. La preparazione del personale del GIS potrebbe risultare molto preziosa se si dovesse operare in ambito urbano o in presenza di ostaggi. Non e trapelato niente ma non ci meraviglieremo se per infiltrare in modo occulto qualche pattuglia, non si fosse fatto ricorso all’aviolancio con velature ad ala. L’elicottero e facilmente rilevabile mentre un aereo da trasporto desta memo attenzione e l paracadute ad ala consentono di veleggiare silenziosi per diversi chilometri. Questa tecnica e stata sfruttata da forze speciali alleate. A queste componenti occorre aggiungerne altre due, vale a dire il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti MONTECERVINO e il 185° Reggimento Ricognizione e Acquisizione Obiettivi. I Ranger del MONTE CERVINO si sono confermati una i pedina utilissima, in quanto in grado di mettere in campo assetti più robusti al seguito delle forze speciali. L’elitrasporto in montagna fa parte del suo DNA e in Afghanistan questo impiego e state ricorrente, con lunghe permanenze di significative componenti del reparto in Afghanistan, dopo l’impegno in Iraq.
    Anche in questo caso si tratta di personale reduce da molte missioni, visto I’altissimo livello d’impiego di quest’ultimi anni, fin troppo elevate per dei professionisti che hanno pur sempre una famiglia. Le montagne della regione di Herat non saranno le Dolomiti ma neppure l’immensa pianura irachena, per cui gli alpini paracadutisti hanno avuto mode di dimostrare le loro capacita sulla roccia e sulla neve, rendendo preziosi servizi. Il reparto partecipa a molte missioni e costituisce una sorta di riserva per le situazioni più delicate. Il 185° RRAO si era già distinte sia nell’area di Khost che nei momenti più critici della nostra presenza in Iraq, ottenendo importanti successi e dirigendo delicati interventi dall’aria. Il sue personale e specializzato nell’infiltrarsi e nel sorvegliare, anche per periodi lunghi, dove occorre avere somma pazienza e nervi saldi. La mimetizzazione e il sue pane quotidiano spesso con al seguito l’illuminatore laser per guidare eventuali interventi aerei con munizionamento di precisione. E non vedremo male i veicoli dell’AMI non solo con munizionamento di questo tipo, utile in caso di attacchi più consistenti. L’Afganistan è un grande paese e il reattore è molto più veloce dell’elicottero, potendo costituire un importante deterrente anche se ci si trova ad affrontare formazioni ridotte e senza mezzi pesanti. Certo bisogna essere sicuri di quello che viene designato, con in più la tendenza dei miliziani di cercare rifugio proprio fra la popolazione. Ricordiamo che i sovietici non disponevano di munizionamento guidato, altrimenti per i guerrieri sarebbe stato un grosso problema aggiuntivo. Il personale del 185° RRAO si è fatto un ottima fama anche in campo internazionale a fronte di alcuni incidenti accaduti a contingenti NATO, in quanto si tratta di un’attività sempre delicata.
    EQUIPAGGIAMENTI ALL’ALTEZZA
    La base delle forze speciali italiane e una sorta di fortino all’interno di CAMP ARENA, circondata da rete metallica filo spinato, con telecamere di sorveglianza, in cui non si entra se non- si è invitati. Qui si preparano operazioni molto delicate non si vogliono brutte sorprese, tenendo presente che all’interno del campo circola diverso personale locale. La struttura e realizzata con i soliti moduli, disposti su due piani, il che consente di avere una continuità che protegge da fredde caldo e rumori. Il personale, quando e a riposo, deve potersi ripesare completamente. Vi e poi una funzionale area operativa, con una strumentazione di prim’ordine per i briefing e i collegamenti radio. Qui le distanze sono enormi e i piccoli distaccamenti devono essere sempre in grado di comunicare, in genere ricorrendo ad apparecchi satellitari, dato che l’orografia rende difficili i collegamenti VHF. Dirne di più non è possibile ma si può tranquillamente ipotizzare un vasto ricorso alle radio Thales 148, leggere e pratiche anche per collegamenti non satellitari oltre ad apparati di altro tipo e a quelli individuali, utilissimi in ambiente tattico. Oggi tutti gli operatori dispongono di radio individuale, con cuffia e microfono, per i collegamenti tattici a brevissima distanza. Certo bisogna fare attenzione perché le batterie hanno una capacità non infinita, quelle di ricambio pesano (fattore determinante in questo scenario) e non sempre si dispone di un mezzo su cui si possono ricaricare. Questo deve far riflettere molto bene anche sul progetto “Soldato del futuro”, dato i problemi in questo senso che hanno avuto i vari programmi che sono stati sviluppati in ambito NATO. Le nostre forze speciali dispongono anche di apparati fotovoltaici ma d’inverno, con illuminazione solare e con condizioni spesso nuvolose, anche questo sistema può avere dei problemi dato che ha pur sempre bisogno del sole per funzionare. Il T.C. al comando nel momento della nostra visita è una nostra vecchia conoscenza, con alle spalle tante missioni all’estero. Le pareti del suo ufficio, oltre che di mappe e fotografie aeree dettagliate, mostrano i crest dei reparti alleati, con cui sono chiamati ad operare. Oggi, se ci fosse necessità, la TF-45 potrebbe, insieme ad altri reparti, portare aiuto anche fuori dall’area di stretta responsabilità italiana. Un provvedimento non solo giusto ma assolutamente doveroso, in quanto siamo alleati in un’unica missione, e certe “furbate” non sono sopportabili e creano grave imbarazzo. La TF-45 per i suoi spostamenti utilizza i LINCE dell’lveco. Oramai i mezzi non protetti (VM-90 T e i pick-up Nissan del GOI, sono stati abbandonati), in quanto una delle minacce maggiori e rappresentata dagli ordigni posti sulle strade. Le forze Speciali non amano i veicoli pesanti, in quanto una delle loro caratteristiche principali e la rapidità di movimento e, più ingenerale, d’azione. Per questo, per esempio, orano solite togliere gli sportelli ai VM-90, per poter sbarcare il più rapidamente possibile. Stante pero il rischio di attacchi esplosivi, inclusi quelli con attentatori suicidi a bordo di veicoli, e stato giustamente ritenuto essenziale fornire il massimo della protezione possibile. Bisogna ricordare come un distaccamento del GOI fu oggetto di un attentato mentre si muoveva a bordo dei Mitsubishi. Si trattava di una strada rettilinea, nella provincia di Farha, in campo apertissimo (desertico), che veniva percorsa ad alta velocità. I terroristi aveva disposto un ordigno radiocomandato e si erano disposti su di una collina a circa 1 chilometro di distanza. La velocità della colonna probabilmente indusse i terroristi ad attivare la carica con un attimo di anticipo, tanto che la forte esplosione non investi il mezzo, causandone pero I’uscita di strada che provoco fortunatamente ferite non serie fra gli incursori, anche se un operatore ebbe due falangette delle dita asportate. Un’esperienza ha dimostrato che il LINCE e in grado di resistore a mine e a robuste cariche esplosive. Bisogna tener presente che si tratta di un veicolo da 8 tonnellate di massa, per cui la mobilità complessiva ne risente ma ci sembra che la scelta di una protezione maggiore sia la più opportuna in questo teatro. Anzi, sappiamo che i LINCE ci sono invidiati da molti e che un maggiore comandante del SAS in Afghanistan si e dimesso proprio perché i veicoli Iveco acquistati da Londra non giungevano in teatro e i suoi uomini dovevano operare su mezzi sprotetti. I LINCE della TF-45 sono riconoscibili per alcuni particolari che pero preferiamo non divulgare. Comunque dispongono anche Ioro di disturbatori elettronici contro gli ordigni telecomandati. I nostri Iettori si ricorderanno quanto ci siamo battuti perché i nostri militari disponessero di un equipaggiamento individuale all’altezza. Nel caso delle forze speciali, oramai siamo giunti in alcuni casi non solo a standard ottimi ma addirittura di eccellenza mondiale. Sull’armamento non ci sono grosso novità salvo torso il fatto che é stato schierato in teatro e utilizzato con pieno successo il nuovo missile SPIKE, un’arma in grado letteralmente di colpire bersagli nascosti alla vista diretta del puntatore, per esempio dietro ad una collina, grazie alla sua traiettoria arcuata e al sistema di visione continua che trasmette al puntatore. Generale è la dotazione di visori notturni anche se ora vi è bisogno delle nuove piccole camere termiche non raffreddate, dei veri gioielli tecnologici che ci danno la superiorità totale nelle operazioni notturne, fattore che viene sfruttato al massimo ma è nel vestiari che abbiamo trovato le novità più importanti, dovute alla SOD di Empoli, di cui ci siamo già occupati in passato. Ne riferiamo nel dettaglio sul prossimo numero ma possiamo dire che questo concetto non suscita l’interesse delle maggiori forze speciali mondiali. Anche gli zaini e la buffetteria sono all’altezza dei componenti e ognuno li adatta alle specifiche, anche con piccoli acquisti diretti. In altri casi sono state adottate delle scelte sul campo semplici e funzionali, praticamente a costo zero; così anche il ministro Tremonti sta tranquillo anche se non si potrà certo proseguire a tagliare i bilanci e mantenere operazioni così complesse. Qualche operatore e stato visto con gli AMD-65 (i Kalashnikov ungheresi, i con calcio ribaltabile, impugnatura anteriore verticale e grosso spegni fiamma compensatore) al collo come erma ulteriore lunga a sue disposizione. Si tratta di ermi che funzionano sempre, anche elle prese con le terribile "cipria" di molte zone, che penetra dovunque e crea non pochi problemi, costringendo il personale e continue pulizie, non sempre possibili. Se si deve operare di sorprese, magari con il ricorso ai silenziatori, s’impone l’impiego delle carabine M-4, di produzione Colt e Bushmester. Ottimi risultati si sono ottenuti con il tiro di precisione, con alcuni "score" e distanze di tutto rilievo, magari in ambito notturno. Le zone prive o con scarsa vegetazione si prestano e tiri a lunga portata, per i quali non solo serve un’arma adeguata ma tiratori particolarmente addestrati, come quelli delle Forze Speciali, in grado di operare anche con le armi in 12,7x99 mm, delle grandissime gittate. I problemi maggiori rimangono quando si fanno missioni e piedi di più giorni, in quanto il fattore peso e determinante, ricordando che bisogna portarsi al seguito tento munizionamento in 5,56 mm, bombe e mano, granate de 40 mm per il lanciagranate coassiale (prossimamente anche quello e 6 colpi), le radio, le batterie di scorte, qualcosa da mangiare e, specialmente in estete, l’acqua, in quanto in molte zone scarseggia e non serve neppure il depuratore. Nonostante l’allenamento fisico intensivo, non si possono stracaricare gli uomini, che dovranno avere al seguito anche il sacco e pelo, il copri sacco, il materiale sanitario e vie proseguendo, dovendo muoversi in montagne. Occorrono equipaggiamenti robusti me leggeri. Uno del problemi più controversi e rappresentato dell’impiego dell’elmetto e del giubbetto antiproiettile, sempre diversi chili di peso in più. Anche in questo caso le Forze Speciali tendenzialmente preferiscono essere leggeri. Dentro il LINCE l’impiego dell’elmetto e del giubbotto lo raccomandiamo vivamente, in questo se uno e anche allacciato elle cinture di sicurezze rischia di spaccarsi la testa contro il del mezzo o di essere colpito da qualche scheggia. Per non parlare dell’uomo all’arma in ralla, che e molto più esposto. Nelle missioni e piedi e un grosso problema, proprio perche si e già carichi di tanto equipaggiamento. Bisogna tener presente che oggi ci sono elmetti molto leggeri, con possibilità d’impiego di auricolare (vecchio problema di chi indossa l’elmetto).
    ATTIVITA’ ININTEROTTA

    La TF-45 è stata alla testa delle principali attività del Regional Command West fin da quando è giunta in teatro, nel giugno del 2006. Le vastissime aree montane e la pochezza delle vie di collegamento, hanno indotto a tutta una serie di attività esplorativa condotta ricorrendo anche all’elitrasporto. Intensa è stata la collaborazione con i reparti afgani, più esposti e meno equiparati ne è nata una buona intesa che a portato a ottimi risultati. Gli afgani sanno riconoscere i combattenti più decisi che scivolano fuori dalle postazioni di notte e s’infiltrano nelle aree dove operano le forze- ostili magari per condurre qualche imboscata contro chi é convinto di essere al sicuro. Attualmente l’attività più intensa é concentrata nella provincia di Farah e in quella di Badghis. La prima vede una presenza statunitense e vi si sta schierando il secondo battaglione italiano. In questa provincia cercano rifugio anche formazioni di miliziani che provengono dalle turbolente provincie meridionali, in particolare da quella di Lashkar, dove operano
    Attualmente i britannici. Le Forze Speciali hanno effettato moltissima attività di sorveglianza occulta, per rivelare l’arrivo di formazioni ostili, ricordando che la provincia più meridionale del paese (praticamente desertica) non ha presidi fissi ISAF e possiede un lungo confine con Iran e Pakistan. Dal 2008 è stato deciso di creare due basi avanzate a DELARAM ( sul confine con la provincia di Lashkar) e a Bala Murgab, nei pressi del confine con il Turkmenistan, un’area remota, difficile da raggiungere, dove sono sorti dei problemi. Si tratta di zone vastissime, con una viabilità difficilissima, per cui operarvi è un grosso impegno e dove poter disporre di forze speciali costituisce una componente fondamentale. Possiamo dire che in un qudro di questo tipo, le forze speciali italiane hanno dimostrato tutte le loro eccellenti qualità avrebbero bisogno solo di più elicotteri da trasporto di adeguate capacita operative. I risultati ottenuti sono stati molto buoni (ed il nostro è un giudizio severo, senza indulgenza) tale da giustificare l’apprezzamento dello JSOTF di Bagram

  6. #46

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    Grazie mille AS_COP, ti meriti un plauso per il lavoro svolto.!

    comunque l'articolo non dice nulla di più di quello che ci si poteva immaginare:

    Le FS in Italia sono sotto il COFS, che sono di alto livello e alla fine la TF 45 rappresenta una proizione di queste sul teatro operativo. Ovviamente in realazione al numero di uomini e dei mezzi a disposizione
    Cavolo!!!! Sono tra i piu' anziani del forum e sono ancora Sergente?
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  7. #47
    Caporale L'avatar di super64
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    si e tutto vero confermo sono impiegati al nord dellì' afghanistan insieme agli americani e inglesi, sono in prima linea
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  8. #48
    Yeager
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    come disse Cossiga qualche mese fa:
    "Non credo che la TF45 sia in afghanistan per ricostruire gli acquedotti"

  9. #49
    Soldato L'avatar di SWAN
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    Citazione Originariamente Scritto da Yeager Visualizza Messaggio
    come disse Cossiga qualche mese fa:
    "Non credo che la TF45 sia in afghanistan per ricostruire gli acquedotti"
    Peccato che, come al solito, bisogna mostrare solo quello all'opinione pubblica.

    -NEMO ME IMPUNE LACESSIT-


  10. #50

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    Si comunque dicevo che la distribuzione delle forze nella TF 45 dipende dal numero di uomini che ogni reparto ha operativi ovviamente nel 9° ce ne sono di più pittosto che nel 17° Stormo A.M.
    Poi il GIS è più impegnato in territorio nazionale e inevitabilmente la presenza all'interno della TF 45 è ridotto.

    Quindi la composizione della TF 45 in percentuale tra FS, non deve dare adito ad una classifiche di chi è più forte tra i reparti, questo lo dico a chi nel forum ha dato dei giudizi alla: Totti è meglio di Del Piero.

    I nostri reparti FS sono tutti eccezionalmente preparati. Dipende solo dal numero di persone operative a disposizione, dalla giovane età di alcuni reparti, e dal fatto che il GIS in italia combatte la criminalità.

    Poi il 4° Ranger e il 185° RRAO sono all'interno della TF 45, ma un plauso a loro va per il lavoro svolto nella Task Force SUROBI (in cui anno operato i due reparti FOS), lo vederete dagli articoli di stampa in rete.

    Comunque per finire l'articolo dice cose che, come al solito si sapevano o si potevano supporre, e nulla di più.
    Cavolo!!!! Sono tra i piu' anziani del forum e sono ancora Sergente?
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