BRACCONAGGIO: LA FORESTALE RINVIENE LA CARCASSA DI UN LUPO, UCCISO CON ARMA DA FUOCO NEL RAVENNATE
Il corpo dell'animale era stato occultato nella vegetazione per impedirne il ritrovamento. È il quarto ritrovamento in pochi mesi nella zona
È solo l'ultimo di una triste serie, il ritrovamento di un giovane lupo morto nel territorio di Brisighella (Ravenna), dove negli ultimi mesi sono state rinvenute altre tre carcasse della specie. Autori della triste scoperta, gli agenti forestali del locale Comando stazione durante un servizio di controllo del territorio: la carcassa era stata occultata in mezzo alla vegetazione, in una zona collinare distante dal centro abitato. I forestali, insospettiti da alcuni arbusti di ginestra con i rami spezzati, si sono messi a perlustrare la zona circostante per poi scoprire, poco distante, il corpo dell'animale che era stato coperto proprio con i rami di ginestra per renderne difficoltoso il ritrovamento. Quasi certamente un atto di bracconaggio all'origine dell'abbattimento dell'animale che presentava infatti, ben visibile, un foro da arma da fuoco. Per ulteriori accertamenti, il corpo del lupo è stato posto sotto sequestro penale e consegnato all'Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna - Sezione di Lugo (Ravenna). Qui i veterinari, ad una prima ispezione esterna, hanno constatato che si tratta di un giovane esemplare di lupo maschio con poco meno di 2 anni, le cui condizioni di salute dovevano essere buone prima di essere trafitto da un proiettile al torace. Dato il colore rosso vivo del sangue fuoriuscito, la morte dovrebbe risalire a pochi giorni fa. Il personale del Corpo forestale dello Stato ha inoltrato la denuncia all'Autorità Giudiziaria per il reato di uccisione di specie protetta ed ha avviato le indagini di polizia giudiziaria, a cui contribuiranno gli esami medico veterinari per acquisire ulteriori elementi, così da poter risalire ai responsabili.
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Anche il CFS utilizza metodi all'avanguardia nella lotta ai reati.... in questo caso per trovare i colpevoli di un incendio
INCENDI: DENUNCIATI TRE IMPRENDITORI AGRICOLI NEL MATERANO
Giro di vite della Forestale nelle indagini condotte nel capoluogo lucano: salgono a sette i responsabili degli incendi. I roghi della scorsa estate, fra l'altro, sono considerati fra le cause delle frane che si stanno verificando nel materano a seguito delle piogge insistenti degli ultimi giorni
Il Corpo forestale dello Stato ha portato a conclusione l'attività investigativa antincendio iniziata la scorsa estate nel comune di Montescaglioso. Sono scattate in questi giorni le denunce a piede libero per tre imprenditori agricoli ritenuti responsabili di roghi colposi divampati in estate nelle località Radicata e Imperatore, facendo salire a sette le persone denunciate per analoghi incendi sul territorio del comune lucano. Denunce che si aggiungono ai due arresti, per incendio doloso, effettuati sempre in estate nel materano dal personale dei Comandi stazione forestali di Irsina e Pisticci , in collaborazione con il Comando provinciale di Matera.
Gli incendi di Montescaglioso erano stati originati da irregolari operazioni di bruciatura di residui vegetali, motivo ricorrente in questa zona, e avevano distrutto complessivamente circa 20 ettari di terreno, bruciando un oliveto e intaccando anche la vegetazione palustre del fiume Bradano. Le indagini, ora giunte al termine, erano state avviate dagli agenti del Comando Stazione Forestale di Montescaglioso, utilizzando il Metodo delle Evidenze Fisiche. Questa strategia investigativa, di origine americana, è stata adottata con successo dal Corpo forestale nell'anno 2000, e mira a ricostruire l'evoluzione dell'incendio individuandone il punto d'inizio, accertandone le cause e quindi identificandone i responsabili anche con l'ausilio di specifiche strumentazioni tecnico-scientifiche.
I tre imprenditori denunciati in questi giorni dovranno rispondere del reato d'incendio boschivo colposo con l'aggravante di non aver rispettato le normative regionali che disciplinano le operazioni di bruciatura delle stoppie. Ai responsabili sono state comminate anche sanzioni amministrative di circa 600 euro ciascuno perché, come si è verificato anche negli altri casi, non avevano eseguito sui propri fondi, dopo le operazioni di mietitrebbiatura, le cosiddette precese o fasce antincendio.
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