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Discussione: Operazioni della Guardia di Finanza

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  1. #1
    fabr
    Guest

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    OPERAZIONE "NEW SLOT": GDF SCOVA 14 MACCHINETTE ILLEGALI NEL SANNIO

    Nell'ambito dell'operazione "New Slot", la Guardia di Finanza di Benevento , con l'ausilio di funzionari e tecnici dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato di Napoli, ha condotto una mirata rete di controlli in diversi bar e circoli privati della città. In particolare le verifiche hanno riguardato esercizi di via Avellola, Rione Libertà, Capodimonte e San Vito, frequentati da avventori appassionati di gioco e soprattutto di slot. Diverse le irregolarità riscontrate. I finanzieri hanno appurato che bastava inserire nelle slot machine una doppia scheda attivabile con un telecomando o, ancora meglio, procedere alla clonazione diretta dell'apparecchio e farlo, così, assomigliare il più possibile ad una macchinetta in piena regola. Era anche sufficiente inserire speciali input attuati tramite la semplice pressione combinata dei tasti posizionati sul fronte degli apparecchi, che la schermata delle macchinette mutava il gioco da legale ad illegale. E così, con questi stratagemmi, via libera ad ogni tipo di gioco d'azzardo e, soprattutto, a truffe e raggiri ai danni degli ignari giocatori e dell'erario. In totale sono stati sequestrati 14 apparecchi da intrattenimento irregolari. Quattro le persone denunciate all'Autorità Giudiziaria, tre titolari di attività commerciali ed il proprietario delle macchinette, per reati che vanno dalla truffa ai danni dello Stato al gioco d'azzardo, oltre che per diversi illeciti amministrativi legati ad aspetti fiscali.

    Fonte: Corriere del Sannio
    12/02/2010 - 09:45

  2. #2
    ermesgdf
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    Oltre 23 milioni di sanzioni inflitte, 170mila prodotti contraffatti sequestrati e quattro persone denunciate. Sono questi alcuni dei risultati raggiunti con l'operazione, ribattezzata 'Uncino' eseguita dalla guardia di finanza di Brescia contro la pirateria informatica. L'operazione e' iniziata nel dicembre 2007 quando i militari di Desenzano hanno calato un 'amo' nella rete internet che ha portato all'individuazione di un intermediario nella divulgazione illegale delle opere protette dai diritti d'autore. E' stata cosi' intercettata una mailling-list nella quale veniva offerto l'acquisto on-line di alcune raccolte di opere audiovisive ed informatiche, con allegato un elenco di tutte le opere a disposizione del fornitore.
    Le indagini condotte con l'ausilio delle varie federazioni nazionali interessate (Federazione contro la pirateria musicale, Federazione anti pirateria audiovisiva, Business software alliance, Associazione editori software videoludico italiana), sono state in un primo tempo dirette dalla Procura della Repubblica di Brescia e in seguito dalle Procure competenti territorialmente (Perugia, Milano, Pescara, Terni e Firenze).
    L'inchiesta ha permesso di contestare ai quattro fornitori e ai 38 acquirenti individuati, sparsi su tutto il territorio nazionale, sanzioni per circa 23 milioni di euro. Sono stati individuate anche due persone risultate in possesso di materiale pedopornografico per i quali e' scattata la denuncia all'autorita' giudiziaria.
    Complessivamente i militari sono riusciti a sequestrare tre notebook, dieci hard disk e sei masterizzatori esterni, 5.249 tra cd-rom e dvd contraffatti, 156.692 opere musicali e cinematografiche tutelate dal diritto d'autore, 14.511 tra giochi e programmi software per elaboratore tutelati dal diritto d'autore, varie chiavi Usb e di telefonia mobile utilizzate per la connessione a Internet e documentazione varia.


    Un sofisticato sistema fraudolento per "riabilitare" debitori protestati, privi dei necessari requisiti, è stato scoperto dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Roma.

    L'operazione ha portato le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria, ad arrestare 12 soggetti ed eseguire decine di perquisizioni presso le abitazioni degli indagati e le sedi di numerose società.

    Gli arrestati, costituenti un vero e proprio sodalizio criminale, si occupavano di ricostruire la posizione dei soggetti protestati, consentendogli in tal modo di ottenere illecitamente la riabilitazione.

    Il tutto era reso possibile grazie alla produzione di falsa documentazione attestante inesistenti requisiti soggettivi ad opera di compiacenti funzionari pubblici in servizio presso alcuni municipi Capitolini e il Tribunale Civile di Roma.

    Qui, in particolare, operava un cancelliere, oggi in pensione, che assicurava l'emissione dei decreti di riabilitazione.

    L'esistenza di tale illecito meccanismo ha, nel tempo, determinato una abnorme confluenza, sulla Capitale, di istanze di riabilitazione di soggetti protestati provenienti da tutto il territorio nazionale.

    L'indebita ricostruzione della posizione soggettiva dei protestati si perfezionava mediante: la falsa attestazione della residenza dei protestati a Roma; la formazione di dichiarazioni sostitutive firmate da ignari creditori attestanti l'avvenuto pagamento dei titoli protestati; la produzione di falsi titoli di credito (assegni e cambiali); la formazione di artefatte levate di protesto recanti false firme di notai e inesistenti numeri di repertorio.

    Per la produzione dei falsi documenti, necessari per ottenere il decreto di riabilitazione protesti, i sodali si sono avvalsi anche della collaborazione di alcune stamperie Capitoline che hanno abusivamente riprodotto i sigilli di Stato ed i timbri comunali, utilizzati successivamente per la formazione degli atti falsi.

    L'attività fraudolenta non si è poi limitata al conseguimento della riabilitazione presso il Tribunale Civile.

    Infatti, una volta ottenuto il decreto riabilitativo, gli appartenenti al sodalizio criminale, attraverso la connivenza di alcuni funzionari in servizio presso le Camere di Commercio di Roma e di Frosinone, riuscivano ad ottenere l'indebita cancellazione dei protesti, "ripulendo" definitivamente la posizione dei propri clienti.

    L'operazione di servizio, che si è sviluppata attraverso l'esame di migliaia di fascicoli, facilitato dalla fattiva collaborazione della Camera di Commercio di Roma, ha consentito ai Finanzieri, coordinati dal Pubblico Ministero della Procura di Roma Dott. L. T., di denunciare oltre 450 persone per reati che vanno dal falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico, al falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale, alla corruzione, all'omissione d'atti d'ufficio ed alla rivelazione di segreti d'ufficio.

    L'ammontare complessivo delle somme in protesto, per le quali è stata indebitamente richiesta ed ottenuta la riabilitazione, si aggira intorno ai 20 milioni di euro.

    Grazie a questa indagine le Fiamme Gialle hanno interrotto un sistema criminoso che aveva determinato, nel tempo, un vero e proprio inquinamento dell'economia legale, consentendo a falsi riabilitati di accedere nuovamente al credito e di perfezionare negozi giuridici privi dei necessari requisiti patrimoniali per affrontare un qualsiasi investimento e tutto ciò in grave pregiudizio sia degli ignari istituti di credito e finanziari eroganti il credito che dei soggetti economici con i quali, di volta in volta, i falsi riabilitati stringevano rapporti commerciali.


    Dopo due anni di indagini che hanno visto impegnate ben 6 Procure italiane, si è arrivati al sequestro di circa 200.000 opere protette dal diritto d’autore, multe per 23 milioni di euro, due denunce per detenzione di materiale pedopornografico e contravvenzioni a 38 consumatori per un valore di 5.800 euro.

    Proprio quest’ultimo punto assume una rilevanza particolare, visto che è la prima volta che vengono multati gli acquirenti in ottemperanza degli artt. 174 bis e ter della Legge 633 del 1941.

    All’operazione Uncino hanno contribuito anche la Business Software Alliance, la Federazione Anti Pirateria Audiovisiva (FAPAV) e la Federazione contro la Pirateria Musicale (FPM).

    Molte delle opere oggetto del sequestro erano scaricate dai canali P2P e poi masterizzate, pronte per essere immesse nel mercato illegale. Per ordinare file, musica, programmi e film si utilizzavano email crittografate e connessioni mobile, per una maggiore sicurezza.

    La locuzione pirateria informatica (o pirateria) indica illeciti di varia natura perpetrati tramite l’utilizzo improprio di applicazioni, software e/o reti informatiche.

    I dententori di diritti d’autore utilizzano sovente la stessa locuzione come sinonimo di “copia vietata”.

    Alcune delle azioni configuranti pirateria (perseguita in molti paesi, ma non in tutti) derivano da uso improprio del
    diritto di utilizzare il software secondo le condizioni alle quali è stato rilasciato dall’autore o dal detentore dei
    diritti economici di sfruttamento dell’opera (a volte racchiuse in una licenza d’uso).

    La forma di perseguibilità giuridica varia a seconda delle legislazioni, è stata oggetto di considerazione dell’Unione
    Europea e sono stati stipulati trattati internazionali in argomento
    Ultima modifica di ermesgdf; 13-02-10 alle 20: 41

  3. #3

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    OPERAZIONE SUNRISE” LA GDF SMANTELLA NARCOTRAFFICO ITALO-ALBANESE

    Venerdì 19 Febbraio 2010 15:17

    E’ stata chiamata operazione Sunrise, dal sole che sorge ad est, laddove per est s’intende l’Albania. È la maxi operazione antidroga portata a termine fra Italia, Albania, Grecia e Belgio e che ha aperto le porte del carcere a 35 persone, due delle quali catturate a Lecce: Maurizio Cannoletta 46enne di Melendugno e due cittadini albanesi domiciliati in provincia di Lecce. Nelle immagini l’arrivo degli arrestati nella Caserma della Guardia di Finanza di Lecce, in piazzetta Peruzzi. Per tutti loro l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Le indagini presero il via nel marzo del 2005, quando la Guardia di Finanza di Otranto avviò specifici controlli dopo il sequestro di un ingente quantitativo di marijuana, di provenienza albanese, recuperata nella zona della Palacìa. I controlli hanno così portato alla scoperta di un sodalizio italo-albanese, con radici ben piantate nel Paese delle Aquile. In altre parole la marijuana veniva prodotta in Albania, poi, una volta pronta per essere immessa sul mercato al dettaglio, prendeva il largo a bordo di gommoni, carette o altre imbarcazione, con relativo carico umano, alla volta della coste salentine. Tanto sarebbe testimoniato anche dai successivi sequestri operati, negli anni seguenti, lungo le coste adriatiche. La marijuana, e in alcuni casi anche eroina, dal Salento, grazie all’intervento dei basisti, partivano alla volta di altre regioni italiane, in particolare la Sicilia, ed anche oltre i confini regionali, con ramificazioni in Belgio ed in Grecia. Per disarticolare l’organizzazione, composta prevalentemente da cittadini albanesi, è stato fondamentale il lavoro congiunto della Dda di Lecce, della Procura generale Albanese, dell’Interpol e del Servizio Centrale Investigativo per la Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza.

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