Originariamente Scritto da
icemanone
Forte delle altrui esperienze (qualcuno si è già lanciato nell'impresa di descrivere il suo anno da VFP1) ho aperto questo topic.
Non vuole essere un elogio o una condanna, ma solo il racconto di un'esperienza personale. Non mi dilungherò a lungo per non annoiarvi ma sarò lieto di rispondere alle domande qualora voleste pormele.
Non sono mai stato un amante delle ferie ed il lavoro non mi spaventa ed è così che un giorno di fine Agosto mi trovavo ad imbiancare un appartamento insieme ad un amico, per alzare qualche soldo.
Il lavoro era duro e faceva un discreto caldo in città ad agosto, ed il mio amico dice: "Andre, tra qualche giorno scade la domanda dell'esercito per VFP1: l'andiamo a fare?".
Fu così che il giorno successivo ci ritrovammo per consegnare questa domanda all'ufficio "competente". Come al solito ci scontrammo con la burocrazia Italiana e ci toccò spedirla per raccomandata, fatto sta che avevamo appena "firmato" la partecipazione al concorso.
Ovviamente a casa di entrambi non sapevano nulla.
Dopo qualche mese arrivò la chiamata per le visite, a casa. Mia madre mi chiamò pensando che fosse arrivata qualche multa ed ovviamente quando andai a ritirarla dovetti raccontarle il tutto.
A parte il suo diniego, non incontrai troppo ostacoli e due settimane dopo mi recai a Bari per le visite. Fortunatamente anche li andò tutto bene (e pensare che per diventare psicologi e psichiatri ci vuole una laurea) ed a breve mi arrivò la chiamata:
12 dicembre 2006 - 85° RAV Verona.
Il mio amico non riuscì a passare le visite mediche per un problema alla schiena (ovviamente inesistente).
Arrivato a Verona, ci selezionarono in ordine di arrivo per dividerci nelle varie compagnie:
2a CP "Pantere".
I primi due giorni furon duri. In un certo senso pensavo di essere preparato alla vita militare. Facevo già soft air e non sono mai stato molto attaccato alla famiglia invece, inaspettatamente (e non me ne vergogno a dirlo) crollai e più volte pensai di rinunciare per tornare a casa dove quelle che erano fievoli aspettative di vita normale (un lavoretto, la speranza di finire l'università) sembrarono improvvisamente la via più semplice per raggiungere i miei sogni.
Ma un po grazie alle telefonate degli amici, un po perchè non volevo darla vinta a mia madre, un po graie al sostegno dei camerati, rimasi; e da li in poi fu tutta una strada in discesa.
Nella prima settimana andò via il 20% della compagnia, se non di più, a causa degli urli degli istruttori e della disciplina che, secondo me, non era poi così ferrea (per uno abituato ad un certo stile di vita).
Per me invece iniziavano quelle che definisco le 7 settimane più belle della mia vita.
Ricordo il giorno in cui, in aula, corressi uno degli istruttori indicandogli con precisione la quantità di colpi che poteva contenere la scatola-serbatoio della FN minimi e che lui aveva erroneamente indicato, forse più che per ignoranaza sua (magari nel Reggimento in cui aveva militato prima di arrivare al RAV come istruttore non era disponibile come arma di reparto, o nessuno gliel'aveva mai spiegata) a causa della mia passione per le armi che mi ha spinto, negli anni, a crearmi una cultura tecnica di un certo tipo (attenzione, sono ben lontano dal dire che "so tuttto" - in realtà, come si dice in Toscana, "non so na sega", ma comunque sempre un pochino di più di tanti altri).
O quando, sempre in aula, dopo una spiegazione, con gli occhi che brillavano e nel più assoluto silenzio girdai: "Comandi CMS, posso accompagnarla in armeria?" e per la prima volta presi una minimi vera in mano.
O ancora quando venne il capitano, comandante di compagnia, a vedere se avevamo bisogno di qualcosa, ed al mio solito nel silenzio generale gridai: "Comandi Capitano N., io e l'allievo D.F.A. alla prossima uscita vorremmo portare l'arma di reparto" così, non contenti, oltre ai 25Kg di zaino affardellato da portare in cima a Forte Preara, dove facevamo gli addestramenti esterni, ci sarebbe toccato anche portarci 12Kg di Mg sulle spalle.
La compagnia contava più di 100 persone ma nel momento del bisogno la mia vita l'avrei affidata soltanto a due persone: a me e a D.F.A., un ex militare che aveva voluto riprovare l'esperienza. Già perchè dietro il cameratismo a spesso si celano delle invidie dovute ad un minimo di popolarità che ti sei creato perchè magari ti sei distinto per qualcosa. Ed in questo ero un maestro. Non perchè avessi manie di protagonismo ma perchè io questo lavoro l'ho sempre voluto fare per passione e non per lo stipendio che puntualmente arrivava il 10 del mese.
Fu così che presto diventai capo plotone, compito solitamente riservato agli ex militari. E dopo anche capo camerata e caposquadra (la settima) a comando (si fa per dire) dei 5 camerati che componevano la mia navata.
Altresì mi distinsi per le prove di tiro al poligono, sia con l'AR che con la minimi (vi sfido a riuscire a sparare 5 colpi di seguito a singolo per la prima volta in vita mia con un'arma a raffica che ha una cadenza di tiro teorica di circa 600-700 colpi al minuto - poi ho pensato che un'occasione così non mi sarebbe mai più ricapitata ed ho sparato il resto della maglia, 5 colpi, a raffica, ovviamente tutti in sagoma a 100mt).
Anche nello sport ebbi delle belle soddisfazioni classificandomi primo di Battaglione con un punteggio di 18,750/20. Ho ancora la foto col Colonnello comandante di Battaglione mentre mi consegna l'attestato di merito.
Alla fine mi congedai dal RAV con un posizionamento di 7° su 607 allievi con una votazione calcolata sulla media dei voti ottenuti in tutte le discipline.
Il RAV, li si che il grado sulla divisa aveva un valore, qualunque esso fosse.
Tutto cambiò il giorno che arrivò la destinazione: 1° RGT Av.Es. "Antares" Dist. Perm. Pisa. Chiedendo in giro nessuno sapeva di cosa si trattasse ma capii subito che non doveva essere niente di buono dalla faccia che fece il mio capo plotone, un M.llo Capo, dalla cui espressione si evinceva "iiriti si taglierà le vene".
il 12 febbraio 2007, o giù di li, partii insieme ad altri raagzzi del RAV (nessun'altro della mia compagnia), per raggiungere il Reggimento di destinazione a Pisa.
Non durai 3 giorni che chiesi un colloquio col Comandante, il Magg. I.. All'epoca ero assolutamente inconsapevole di qulla che era la vita di reparto (o almeno, di quel reparto) ma ben presto mi accorsi della realtà che stavo vivendo.
Nei 10 mesi successivi ho passato otto ore al giorno dal lunedì al giovedì dalle 7:30 alle 16 con 30min di pausa pranzo e quattro ore al venerdì dalle 7:30 alle 12:30 dietro una scrivania a...girarmi i pollici.
Questa stressante attività veniva talvolta interrotta da quello che voleva essere un vago addestramento all'elisbarco (ne avrò fatti tre in tutto) e da tre settimane passate a Viterbo al Comando Centrale dell' Av.Es. per prendere la patente militare dove mi accorsi che al peggio non c'è mai fine. Tre settimane per seguire il corso patenti al massimo un'ora al giorno e che si sarebbe potuto concludere in 3 giorni e per il resto abbandonati a noi stessi in giro per il Reggimento o presso i tre spacci sempre aperti anche durante l'orario di lavoro (e questo dovrebbe farvi riflettere).
Stando in aeroporto a Pisa ho avuto modo anche di conoscere altre realtà essendo a stretto contatto anche col reparto volo dei Carabinieri (quelli si che volavano spesso, avevano sempre l'elicottero in giro) ed ovviamente con la 46a Brigata Aerea, recentemente resa nota dai telegiornali a causa di un tragico incidente. Anche loro volano molto ma a parte questo la vita generale di caserma si svolge, diciamo così, in modo molto rilassato.
Avrei avuto possibilità di rimanere un altro anno ma alla fine rinunciai alla rafferma e proseguii per un'altra strada.
Sicuramente sono stato sfortunato io, sicuramente sarà stata una concomitanza di eventi, sicuramente riceverò diverse critiche ma questo è il mio pensiero e la mia esperienza.
In un anno di vita ho insieme vissuto le 7 settimane più belle ed i 10 mesi più brutti.
Per forutna la vita ancora è lunga e la ***** da spalare ancora tanta anche se qualche volta, quando su facebook dopo due anni qualcuno dei vecchi camerati ti aggiunge fra gli amici e ti chiede "Allora? Che fine ha fatto il nostro mitico capo pompa della II Cp?" riaffiorano in mente i bei ricordi e per un attimo si dimenticano i problemi della vita e rimane stampato in volto un sorriso di soddisfazione.
VIVA L'ITALIA!!!
Segnalibri