Originariamente Scritto da
Orange
Vedo che la sezione é caduta in letargo : probabilmente parlare di tatuaggi su questo topic non é veramente un buon segno.
Scherzi a parte voglio ringraziare tutti voi per aver saputo evitare post incendiari e aver saputo rispettare questo forum, i suoi utenti ed i suoi regolamenti.
Detto questo, per rilanciare un po' la discussione, voglio darvi qualche altra informazione riguardo lo spirito e la "mentalità Legione", prendendo sempre spunto da fatti ed episodi che ho vissuto in prima persona, per essere sempre sicuro di riportare la verità.
Questa volta voglio parlarvi di obbedienza, di rispetto delle tradizioni, e dell'umiltà.
Sapete tutti che in Legione c'é una disciplina di ferro e che gli ordini non si discutono. Da noi si dice che, una volta ricevuto un ordine, il solo fatto di pensarci su vuol dire cominciare a disobbedire, e le sanzioni arrivano rapide, veloci ed a volte "energiche". Eppure.........
Nel 1999 ero a Djibouti, e durante i preparativi per la cerimonia di Camerone, il Colonnello comandante la 13ème DBLE, aveva deciso che per la sfilata che segue e conclude la cerimonia, la bandiera della 13 sarebbe stata portata e scortata in testa al reggimento da una guardia d'onore composta da militari dell'esercito regolare francese, appartenenti ad una compagnia del materiale distaccata presso la Legione.
Appena arrivata la nota di servizio, io ho detto al mio Maresciallo che comandava la sezione che non avrei in nessun caso partecipato alla sfilata.
Poiché tutti sono sui ranghi durante Camerone, il Maresciallo mi ha detto che non poteva proteggermi in nessun caso ed anzi era obbligato a mettermi a rapporto dal Capitano.
Il Capitano, un messicano che veniva dal 2 REP, che aveva partecipato al lancio su Kolwezi, ed era ben conosciuto per essere "gentile, affabile ed umano" ho creduto che esplodesse. Gli ho detto di preparare il bollettino di punizione e di mettermi a rapporto dal Colonnello, perché in nessun caso avrei sfilato, e prima di partire in cella per una quarantina o sessantina di giorni, volevo spiegargli qualche cosa.
Il giorno dopo ero davanti al Colonnello che mi ha detto se sapevo e se mi rendevo conto di quanto mi sarebbe potuto costare il mio rifiuto di eseguire un ordine.
Gli ho risposto che lui era il capo del reggimento e poteva prendere tutte le decisioni che voleva. Il mio non voleva essere né un gesto di sfida né un gesto di insubordinazione, ma lui, il Colonnello, anche se dava gli ordini, non era e non sarebbe stato mai un legionario. Io invece lo ero, avevo pianto di male, di fatica, di stanchezza, di freddo, di fame per diventarlo. Avevo delle cicatrici sul mio corpo che mi ero fatto in combattimento per la Legione. Avevo camerati che mi erano morti intorno per la Legione. Lui poteva fare quello che voleva, ma per rispetto ai miei camerati caduti, ai nostri veterani, alle mie ferite non avrei mai sfilato dietro la mia bandiera portata da gente che non aveva nessun merito per avere l'onore immenso di poterla portare, di poterla scortare e di aprire la sfilata facendosi seguire da un reggimento intero di legionari in armi.
Il Colonnello é rimasto semplicemente zitto e dopo qualche attimo mi ha lasciato andare.
Non c'é stato nessun bollettino di punizione, nessuna ritorsione, niente di niente.
Evidentemente e logicamente, un Colonnello non si scusa e mantiene la sua condotta.
Sicuramente il Colonnello ha avuto il buon senso di capire il senso del mio discorso e della mia presa di posizione, che in ogni caso (sono d'accordissimo) resta da proscrire!!
Quindi quel 30 aprile 1999, non ho sfilato, ma ero addetto alla sonorizzazione ed all'amplificazione sulla piazza d'armi, durante la cerimonia e la sfilata.
Alcuni mesi dopo, il 17 ottobre, il giorno del mio compleanno, verso l'una e mezza di pomeriggio ero rientrato a casa e stavo mangiando con mia moglie, quando qualcuno a bussato alla porta di ingresso.
Era il Colonnello che era venuto a casa mia per augurarmi buon compleanno, ed offrirmi in regalo l'originale del primo numero del Kepi' Blanc, degli anni '50, che é la rivista mensile della Legione. Oltre a questo c'era un biglietto di accompagnamento, nel quale scriveva alcune cose di cui non parlero', ma che per me sono tanto preziose quanto tutte le mie medaglie.
Ecco qua.
Penso che se volete delle informazioni sulla Legione, sulla realtà quotidiana della Legione, in questo breve racconto ne potete trovare parecchie : l'iter burocratico per una sanzione grave, Camerone, le tradizioni della Legione, la capacità che hanno anche "i grandi" di riconoscere certi "errori".
Orange
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