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Risultati da 21 a 30 di 372

Discussione: Operazioni compiute dalla Polizia di Stato.

  1. #21
    Maresciallo L'avatar di Price89
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    Reggio Emilia: preso il “ladro con la parrucca”

    Si travestiva da donna e usava ordigni falsi per commettere rapine. Dopo una lunga "caccia all'uomo" Fabrizio Traini è stato arrestato dalla Squadra mobile di Reggio Emilia, in collaborazione con quella di Bologna, dopo l'ennesima rapina messa a segno in una filiale del Banco di San Gimignano e San Prospero di Bologna. L'uomo era entrato nell'istituto di credito, travestito e con occhiali scuri, e con un falso ordigno e si era fatto consegnare 6.800 euro. Prima di fuggire aveva fatto credere che se fosse stata avvisata la Polizia, l'ordigno sarebbe esploso perché così programmato.
    Ma le ricerche di Traini erano già iniziate: gli agenti hanno ricostruito i movimenti del rapinatore, dalla stazione ferroviaria di Bologna fino a raggiungere un albergo del centro storico di Reggio Emilia dove l'uomo aveva preso una camera. Lì hanno atteso il ladro e lo hanno fermato. Traini ha confessato di aver commesso altre rapine a Bologna, Parma, Piacenza e Milano.
    Proprio a Parma il 31 dicembre scorso l'uomo, travestito da donna con parrucca rossa, aveva commesso una rapina alla Cassa di Risparmio di Cesena, minacciando tutti con un falso ordigno esplosivo ed impossessandosi di 15.000 euro. L'uomo, geometra disoccupato da qualche anno, appassionato di filosofia e di scienze, è stato accusato di rapina aggravata.
    I poliziotti hanno recuperato il bottino dell'ultima rapina alla banca bolognese e sequestrato due grossi borsoni pieni di indumenti anche femminili, utilizzati dal rapinatore per travestirsi, oltre all'inseparabile parrucca rossa ed a molti libri, fra i quali testi di Goethe, Bertrand Russel, Friedrich Nietzsche e Arthur Schopenhauer.


    Fonte: Sito Polizia dello Stato
    Combattere una classe dirigente arrogante, corrotta ed antinazionale è un sacro dovere di ogni cittadino devoto.

  2. #22
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    REGGIO CALABRIA - La squadra mobile di Reggio Calabria ha eseguito a 67 ordinanze di custodia cautelare contro i componenti di una organizzazione criminale con l'accusa di favoreggiamento e gestione dell' immigrazione clandestina. L’operazione, denominata "Leone", è stata condotta dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Servizio centrale operativo (Sco). L’organizzazione aveva base a Reggio Calabria, ma gli arresti sono stati eseguiti, oltre che a Reggio Calabria, anche a Milano, Brescia, Crema, Macerata, Siena, Piacenza, Potenza e Avellino.

    IL RUOLO DELLE COSCHE - Sarebbero state alcune cosche della 'ndrangheta a gestire il traffico di immigrati clandestini sgominato dalla Dda e dalla squadra mobile di Reggio Calabria con l'operazione "Leone". Gli immigrati pachistani e indiani, secondo quanto è emerso dalle indagini, giungevano in Italia grazie all'intervento delle cosche, che poi ne favorivano il trasferimento in varie regioni per il ricongiungimento con i loro familiari già presenti nel nostro Paese o per sfruttare occasioni di lavoro. L'inchiesta che ha portato all'emissione delle 67 ordinanze di custodia cautelare è stata condotta dal procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e dai sostituti Giuseppe De Bernardo e Marco Colamonaci.

    Fonte Corriere della Sera

  3. #23
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    Reggio Calabria: la mano della 'Ndrangheta sull’immigrazione

    Sono 67 le persone arrestate, 32 italiani e 35 indiani, legate a un'organizzazione criminale che favoriva contratti di assunzione fittizi a favore di immigrati clandestini, indiani e pakistani, in cambio di somme di denaro. Questo è quanto scoperto nel corso delle indagini, partite nel 2007, dalla Squadra mobile di Reggio Calabria in collaborazione con il Servizio centrale operativo (Sco).
    L'operazione, denominata "Leone", si è conclusa stamattina e ha interessato diverse regioni d'Italia: Calabria, Lombardia, Toscana, Marche, Campania e Basilicata. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata a favorire l'immigrazione clandestina; per alcuni è stata accertata l'aggravante del metodo mafioso.
    L'inchiesta è partita in seguito alla denuncia di un imprenditore agricolo di Reggio Calabria costretto, da organizzazioni criminali, a presentare documenti di assunzione per legittimare l'ingresso in Italia di immigrati indiani e pakistani. Da qui è emerso il coinvolgimento di "famiglie" legate alla 'Ndrangheta, ma non solo: tra gli arrestati anche imprenditori, tre dipendenti dell'ufficio provinciale del lavoro di Reggio Calabria e alcuni cittadini indiani, che dopo avere reclutato nel loro Paese centinaia di migranti li facevano arrivare in Italia.

    Il modus operandi è il consueto: contratti di assunzione fittizi richiesti da imprenditori compiacenti permettevano agli stranieri di richiedere il visto per l'Italia. Ma, diversamente dal solito, il pagamento per i "servizi" resi agli stranieri (dai 10 mila ai 18 mila euro per ogni migrante) ha fatto stimare un introito illegale di almeno 6 milioni di euro per il solo periodo preso in considerazione dagli investigatori.
    Fonte:Sito Polizia di Stato

    ‘Ndrangheta: arrestato a Roma capo clan di Rosarno

    Aveva preso contatti con altri clan mafiosi per stabilire nuove alleanze; secondo gli investigatori, Domenico Bellocco, arrestato ieri sera a Roma, stava prendendo in mano le redini della cosca, diventando così un personaggio emergente nel panorama criminale reggino. Una delle sue principali fonti di ricchezza è l'infiltrazione nell'economia locale attraverso il controllo e lo sfruttamento della attività del porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria). Bellocco, 33 anni di Rosarno, da Reggio Calabria si era trasferito a Roma nel corso della sua latitanza che durava da circa un anno. Dalla Capitale poteva gestire altre attività illecite della sua cosca - dal traffico di stupefacenti e di armi alle estorsioni e all'usura - evitando i contrasti con il clan rivale di Rosarno: quello dei Pesce.
    Secondo le analisi degli esperti tra questi due gruppi fino a poco tempo fa c'era una forte alleanza che si è andata incrinando negli ultimi tempi.
    Domenico Bellocco, figlio di Giuseppe condannato all'ergastolo in regime di 41bis, è stato arrestato dagli uomini della Squadra mobile reggina in collaborazione con i poliziotti romani, nel corso di un'operazione mirata. L'uomo era già stato condannato a 6 anni di reclusione per associazione mafiosa.
    Fonte:sito Polizia di Stato
    Ultima modifica di Price89; 03-02-10 alle 12: 57
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  4. #24
    Maresciallo L'avatar di Price89
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    Droga: 5 arresti e 160 chili di hashish sequestrati

    Un grande giro di droga è stato fermato questa mattina dalla Squadra mobile di Padova che ha scoperto un'organizzazione marocchina che trafficava sostanze stupefacenti. Cinque persone sono state arrestate e 160 chili di hashish sequestrati. Dopo un'indagine che andava avanti da qualche mese, la polizia euganea ha bloccato un corriere sull'autostrada "Serenissima A4", preceduto da un complice che gli faceva da staffetta.
    All'alt della Polizia i due marocchini hanno tentato di fuggire ma sono stati bloccati dopo un inseguimento. Uno dei due immigrati, considerato tra i principali spacciatori di hashish nel padovano, è stato trovato in possesso di oltre 30 chili di droga. Altri 130 chili di stupefacente sono stati trovati invece dagli agenti di Padova, insieme ai loro colleghi di Brescia, in un appartamento della provincia lombarda. Lì sono stati arrestati altri tre marocchini.
    La droga sequestrata era destinata allo spaccio in Veneto e Lombardia.
    Fonte: Sito Polizia di Stato
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  5. #25
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    Braccato dalla polizia, capo clan barese si costituisce

    Davide Francesco Rizzo, detto "u sicilianu", capo del clan barese Rizzo-Capriati e latitante dal luglio 2007, si è costituito ieri nel carcere di Bari.

    Sull'uomo, che fa parte dei 100 latitanti più pericolosi, pende una condanna di primo grado a 16 anni per associazione mafiosa, traffico di droga e detenzione di armi; è inoltre destinatario di due ordini di custodia cautelare in carcere.

    La scelta di consegnarsi alle forze dell'ordine è scaturita dopo che il presunto boss si è accorto di essere braccato, oggetto in maniera pressante di indagini e ricerche da parte della polizia e di non avere ormai via di scampo essendo completamente isolato.

    Secondo gli investigatori della Squadra mobile di Bari il latitante controllava le attività illecite nel rione barese San Girolamo e si contrapponeva al clan Strisciuglio; è ritenuto inoltre uno degli autori della "strage di San Girolamo" avvenuta nel febbraio 2004, nella quale furono uccisi due membri del clan rivale.

    Da sito della Polizia di Stato.

  6. #26
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    Azzerato vertice di una cosca mafiosa

    Gli uomini della Squadra mobile di Enna hanno inferto un duro colpo ad una delle famiglie più importanti di Cosa Nostra. All'alba di oggi gli agenti hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare in carcere tra Enna, Caltanissetta, Agrigento, Cuneo, Milano e la provincia di Avellino.

    I provvedimenti nei confronti del vertice della cosca mafiosa di Enna erano stati emessi dal Gup del tribunale di Caltanissetta, su richiesta dalla Direzione distrettuale antimafia. I destinatari dei provvedimenti, 6 dei quali già in carcere, hanno ricevuto condanne tra 2 e 17 anni di reclusione per estorsioni, danneggiamenti e detenzione di armi. Il settimo è stato arrestato in un appartamento di Enna.

    Dal sito della P.d.S.

  7. #27
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    REGGIO CALABRIA - La polizia ha arrestato due affiliati alla cosca Nirta-Strangio della 'ndrangheta accusati di essere gli esecutori materiali della strage di Duisburg, nel giorno di Ferragosto del 2007, in cui furono uccise sei persone. Le due persone accusate della strage di Duisburg, arrestate dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Servizio centrale operativo, avrebbero agito in complicità con Giovanni Strangio, già finito in manette con la stessa accusa il 12 marzo dello scorso anno.

    ALTRI OTTO ARRESTI - Oltre ai due presunti esecutori materiali della strage, la polizia ha arrestato altre otto persone, colpite da ordinanze di custodia cautelare emesse su richiesta dalla Dda di Reggio Calabria ed accusate anche loro di essere affiliate alla cosca Nirta-Strangio. L'operazione che ha portato ai dieci arresti è stata denominata «Fehida 3».

  8. #28
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    Appostati sui tetti, travestiti da venditori ambulanti e da negozianti i poliziotti della Squadra mobile di Roma, sono riusciti ad arrestare una banda di ladri di gioielli. Gli agenti hanno colto in flagranza di reato sette persone mentre stavano svaligiando una gioielleria in largo Michele Unia 3, a Roma.
    La Polizia di Stato da mesi seguiva tutti gli spostamenti della banda, che nel pomeriggio di ieri è entrata in azione, ma è stata prontamente fermata.

    dal sito della Pds

  9. #29
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    È stato arrestato mentre prendeva il sole su una spiaggia di Santo Domingo (Repubblica Dominicana): il latitante Saverio Loconsolo, 31 anni, ricercato per associazione mafiosa, estorsione e usura e inserito nell'elenco dei cento latitanti più pericolosi.

    Saverio Loconsolo, capo del clan Cassotta di Melfi (Potenza), aveva forti collegamenti con cosche della 'Ndrangheta calabrese presenti nel territorio di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria). L'uomo ha portato il clan Cassotta in una posizione predominante nella zona di Melfi esercitando attività di estorsioni ed usura.

    Il latitante è stato localizzato, dopo osservazioni e pedinamenti, dagli uomini del Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia, assieme all'Interpol e agli agenti della Squadra mobile di Potenza. Da giorni gli investigatori erano sulle sue tracce monitorando, nella Repubblica Dominicana, la sua rete di relazioni.

    Ieri pomeriggio, dopo un servizio di osservazione il capo clan è stato individuato su una spiaggia, insieme alla moglie e i due figli. L'uomo ha cercato di scappare, ma è stato fermato e interrogato dalla polizia di Santo Domingo e ora ritornerà in Italia per essere trasferito al carcere romano di Rebibbia.

    Gli investigatori hanno accertato che Loconsolo si era prima nascosto in Venezuela, da alcuni parenti di sua moglie, e poi a Santo Domingo, dove da anni vive la madre, e lavorava come manovale. Da settembre era stato raggiunto dalla moglie e dai figli.

    Il ministro dell'Interno Roberto Maroni si è congratulato con il capo della Polizia, Antonio Manganelli, per il duro colpo inferto ai clan mafiosi.

    Da sito della P.d.S.

    Nb, ora il sole lo vedrà si, ma a scacchi !.

  10. #30
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    BRINDISI - Gli agenti della squadra mobile di Brindisi e del commissariato di polizia di Mesagne hanno arrestato un pregiudicato che fu uno dei capi dell'organizzazione mafiosa Sacra Corona Unita. Si tratta di Massimo Pasimeni, chiamato 'Piccolo dente', che è stato arrestato per estorsione aggravata, per aver taglieggiato commercianti, e per associazione per delinquere di stampo mafioso. Sono finiti in carcere anche sua moglie, Gioconda Giannuzzo, e altre due persone, tutte accusate di aver utilizzato denaro e beni di provenienza illecita. 'Piccolo dente' era stato scarcerato nel 2006 per effetto dell'indulto ma era tornato in carcere nel febbraio del 2008 per effetto di una sentenza della Corte di appello di Brindisi con la quale Pasimeni era stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Giovanni Goffredo e di Benito Nisi. Nel luglio del 2008, però, fu scarcerato nuovamente per scadenza dei termini di custodia cautelare.
    Pasimeni è stato arrestato in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Lecce Andrea Lisi su richiesta del pubblico ministero della Distrettuale antimafia salentina Giorgio Lino Bruno. Secondo gli elementi raccolti dagli investigatori della squadra mobile brindisina - diretti dal vicequestore Francesco Barnaba - Pasimeni avrebbe taglieggiato un negoziante e costretto un concessionario di auto a cedere veicoli usati in cambio di pagamenti saltuari e assai dilazionati nel tempo. Le autovetture, secondo le indagini, venivano poi vendute in un autosalone intestato ad altri ma, di fatto, di proprietà - secondo la polizia - di Pasimeni. Il giudice delle indagini preliminari ha posto sotto sequestro anche tutti i beni riferibili al pregiudicato.

    Fonte Ansa.

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