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Discussione: Operazioni compiute dalla Polizia di Stato.

  1. #111
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    Dal sito della Polizia di Stato:

    Arrestato uno dei killer del clan dei casalesi

    Arrestato questa mattina uno dei killer dei casalesi, Nicola Della Corte, dagli agenti della Squadra mobile di Caserta per omicidio aggravato continuato ed occultamento di cadavere.

    Uomo di fiducia di Nicola Schiavone, reggente del clan e figlio di Francesco, alias Sandokan, ha partecipato al triplice omicidio di Giovanni Battista Papa, Modestino Minutolo e Francesco Buonanno, avvenuto l'8 Maggio 2009. I tre furono eliminati, per uno sgarro al clan, dopo essere stati attirati in un tranello.

    I corpi di due degli uccisi furono trovati dalla Squadra mobile in un fosso profondo due metri scavato a poca distanza da una scarpata della superstrada Nola-Villa Literno.

    Per il triplice omicidio sono stati già arrestati Nicola Schiavone, Roberto Vargas, Francesco Della Corte, divenuto poi collaboratore di giustizia, Eduardo Di Martino e Salvatore Laiso, anch'esso pentito, il cui fratello fu ucciso in 20 aprile di quest'anno per una vendetta trasversale.

  2. #112
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    Nascosti in macchina 42 chili di droga, 2 arrestati

    Quaranta chili di hashish e due di cocaina erano nascosti in un pannello ricavato dietro il paraurti posteriore di un'automobile sbarcata dal traghetto proveniente da Napoli e arrivata a Palermo. Questo è quanto trovato dagli agenti della Squadra mobile del capoluogo siciliano quando hanno fermato l'autovettura con a bordo un uomo e una donna entrambi pregiudicati. Francesco Conte, 49 anni e Angela Di Matteo, 59, tutti e due di Quagliano (Napoli), sono stati arrestati stamattina dalla Polizia di Stato perché responsabili di traffico di droga.

    La vettura sbarcata era stata segnalata da un anonimo con marcato accento campano che aveva telefonato alla questura di Palermo. I poliziotti hanno individuato l'auto, risultata intestata ad un uomo residente a Monteprandrone (Ascoli Piceno), all'uscita del porto e l'hanno seguita per poi

    fermarla in viale Regione Siciliana. La donna ha sostenuto di essere estranea al traffico di droga e di aver chiesto un passaggio all'uomo, incontrato casualmente sulla nave e che gentilmente aveva acconsentito ad accompagnarla all'ospedale "Cervello" dove avrebbe dovuto sottoporsi ad una visita medica specialistica.

    dal sito della PdS

  3. #113
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    CALTANISSETTA. Una imponente operazione antimafia e antiracket, condotta dalla polizia, è in corso a Caltanissetta. La squadra mobile sta eseguendo 23 ordini di custodia cautelare in carcere, emessi dal Gip del tribunale, Lirio Conti, su richiesta della Dda nissena.
    Sgominata la famiglia mafiosa che da anni imponeva il "pizzo" in città e gestiva alcune aziende tramite insospettabili prestanome.

    L'operazione, denominata"Redde Rationem" (resa dei conti), coinvolge "picciotti" ed esponenti locali di Cosa Nostra ma anche alcuni boss delle altre "famiglie" di Gela, Riesi, Mazzarino, Canicattì, Misilmeri, con cui erano in stretto collegamento. Rilevante il contributo fornito alle indagini da sei collaboratori di giustizia.
    "L'inchiesta, che è la prosecuzione di un'altra indagine, la "Free Town" - dice il capo della squadra mobile, Giovanni Giudice - ha consentito di delineare gli assetti organizzativi, i legami operativi e gli interessi nei vari settori di attività (in particolare nell'edilizia), della famiglia mafiosa di Caltanissetta, facendo inoltre risaltare lo spessore criminale di alcuni appartenenti alla stessa organizzazione malavitosa".

    Dal Giornale di Sicilia.

  4. #114
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    Ennesimo colpo inferto dalla Polizia di Stato alle organizzazioni mafiose. Questa mattina gli uomini della Squadra mobile di Palermo hanno arrestato 62 persone in esecuzione di 63 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Tribunale del capoluogo siciliano su richiesta della Direzione distrettuale antimafia; uno è tutt'ora ricercato.

    Le accuse sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di droga, porto e detenzione di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni, tutti reati aggravati dalla modalità mafiosa.

    Gli arresti sono avvenuti nell'ambito della quinta fase dell'operazione "Addio pizzo" che ha messo in ginocchio il folto "esercito" che faceva capo a Salvatore e Sandro Lo Piccolo, i boss padre e figlio finiti dietro le sbarre nel 2007 e che gestiva a Palermo le estorsioni e il traffico di droga.

    Questa ultima fase delle indagini si è sviluppata grazie al lavoro certosino dalla Sezione criminalità organizzata della Squadra mobile, che ha decriptato i "pizzini" trovati nell'ultimo covo utilizzato dai boss durante la loro latitanza, riuscendo a dare un'identità ai nomi scritti in codice.

    In alcuni casi la scientifica è riuscita a ricostruire alcune volontà espresse dai boss estrapolando i dati contenuti nel nastro di una macchina da scrivere utilizzata dai Lo Piccolo, gettato tra i rifiuti perché consumato.

    Le indagini si sono avvalse anche della collaborazione dell'associazione antiracket "Addio pizzo" e di molte vittime delle estorsioni che questa volta hanno parlato: dopo aver ammesso di pagare il pizzo, hanno anche indicato quali fossero gli esattori che li intimidivano quando esitavano e ai quali davano il denaro.

    L'operazione ha portato complessivamente all'arresto di 184 persone e al sequestro di 15 società con fatturati di alcuni milioni di euro. Sono stati individuati i responsabili di 87 estorsioni, molte delle quali documentate con video, intercettazioni telefoniche ed ambientali, commesse ai danni di alberghi, cantieri nautici, commercianti e imprese edili, alcune delle quali impegnate nei lavori di ristrutturazione dell'aeroporto di Palermo, nella realizzazione di una caserma militare e di un asilo materno.

    È stata fatta luce anche sul disegno dei Lo Piccolo di monopolizzare il mercato palermitano del traffico di cocaina, invadendolo con la polvere bianca proveniente dal Sud-America attraverso i porti olandesi.

    Dal sito della PdS

  5. #115
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    Operazione antiracket contro le cosche mafiose

    A Natale, Pasqua e Ferragosto passavano per riscuotere 500 euro "una tantum", e spesso pretendevano una tangente del 3 per cento sui lavori presi in appalto dai titolari di un'azienda di impianti elettrici.

    Gli estorsori, due uomini di 38 e 48 anni, sono stati arrestati questa mattina a Gela dagli agenti del commissariato e della Squadra mobile di Caltanissetta, al termine dell'inchiesta denominata "Aeolum", che ha impegnato gli investigatori della Polizia dall'aprile 2009 al febbraio 2010. Altri sei estorsori erano già finiti dietro le sbarre per reati analoghi.

    Il taglieggiamento durava sistematicamente dal 1999, e gli aguzzini erano, alternativamente, uomini delle famiglie mafiose gelesi di "Stidda" e "Cosa nostra", che avevano raggiunto un accordo per la spartizione del mercato del pizzo sul territorio.

    Oltre a chiedere soldi, gli estorsori chiedevano occasionalmente anche forniture e montaggio gratuiti di materiale elettrico per uso personale.

    Dopo anni di vessazioni le vittime hanno deciso di collaborare con la Polizia, permettendo agli agenti di documentare l'attività illecita con registrazioni e filmati.

    Dal sito della PdS

  6. #116
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    Arrestato reggente dei casalesi

    Arrestato, questa mattina dalla Squadra mobile di Caserta, Sigismondo Di Puorto, 37 anni, considerato il reggente della fazione Schiavone del clan dei Casalesi, dopo l'arresto di Nicola figlio del boss Francesco.
    Di Puorto, latitante da un anno, era ricercato per associazione per delinquere ed estorsione.
    L'uomo è stato preso in una abitazione in Via Tagliamento a San Cipriano d'Aversa, dopo un'inutile fuga sui tetti.
    All'interno della casa dove era ospitato, in una camera da letto, sono stati trovati anche una parrucca, circa 700 euro e due dosi di cocaina.

    La famiglia, composta da 5 persone, che aveva ospitato nella sua abitazione il latitante è stata fermata.

    Dal sito della Pds

  7. #117
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    Ndrangheta: giù le mani dalla Salerno – Reggio Calabria

    La Salerno - Reggio CalabriaLa Polizia toglie le mani della 'ndrangheta dalla Salerno - Reggio Calabria. Questa mattina la Squadra mobile della provincia calabrese, con la collaborazione degli agenti del commissariato di Patti, ha arrestato sei persone, tra cui tre donne. Altri quattro appartenenti al gruppo erano già detenuti in carcere.

    Le accuse vanno dall'associazione a delinquere di tipo mafioso all'estorsione e interessano gli affiliati alla cosca della 'ndrangheta dei Bruzzise che opera nella zona di Seminara, frazione di Barritteri (Reggio Calabria).

    L'organizzazione imponeva una tangente del 3 per cento ai danni del "Consorzio Scilla" che riunisce le imprese appaltatrici dei lavori di ammodernamento della A3, obbligandoli anche al rifornimento di calcestruzzo dalle loro ditte. La zona dei lavori interessata è il cosiddetto "quinto lotto", compreso tra lo svincolo di Gioia Tauro e quello di Scilla.

    L'indagine costituisce il seguito dell'operazione "Cosa mia" che nel giugno scorso portò all'arresto di 42 persone appartenenti alle 'ndrine dei Bruzzise - Parrello.

    Il capo indiscusso della 'ndrina era Carmine Bruzzise che, insieme ai fratelli Antonio e Vincenzo, costituiva il vertice della struttura mafiosa. Nonostante fossero già dietro le sbarre, i tre fratelli continuavano a dirigere la cosca attraverso la collaborazione dei parenti che, recandosi spesso ai colloqui, portavano all'esterno direttive ed ordini.

    Il ruolo fondamentale di ambasciatrice era svolto da Carmela Carbone, moglie di uno dei fratelli Bruzzise, la quale, dopo aver ricevuto le missive, provvedeva a diffonderle tra i vari affiliati. Anche le altre due donne arrestate questa mattina, Vincenza Surace e Fortunata Bruzzise, avevano un ruolo determinante nel mantenere i contatti tra i membri del gruppo, svolgendo anch'esse la mansione di "postine".

    Dal sito della Pds.

  8. #118
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    BRINDISI - Una operazione di polizia nel brindisino ha portato all'esecuzione di 28 provvedimenti di fermo: smantellati i vertici dei clan criminali della provincia, vecchi e nuovi assetti di potere della Sacra corona unita. I fermi sono per associazione per delinquere di stampo mafioso nei confronti di altrettanti elementi di rilievo dell'organizzazione mafiosa salentina. Dieci dei provvedimenti vengono notificati in carcere ad alcuni tra i capi storici della organizzazione, mentre altri 18 vengono eseguiti tra Brindisi, Mesagne, Francavilla Fontana, San Pietro Vernotico e Cellino San Marco.

    Nelle indagini, dirette dal procuratore distrettuale antimafia di Lecce, Cataldo Motta, e dal pm brindisino Alberto Santacatterina, sono stati impegnati agenti della squadra mobile della questura di Brindisi, del Servizio centrale operativo e del commissariato di Mesagne della Polizia di Stato. All'esecuzione dei provvedimenti di fermo hanno collaborato anche gli agenti del Reparto prevenzione crimine.

    L'operazione si svolge nel giorno in cui a Francavilla Fontana è organizzata una riunione sulla criminalità nell'area brindisina - si terrà alle ore 16 - col sottosegretario all' Interno Alfredo Mantovano, per tre omicidi verificatisi in città negli ultimi due mesi. All'incontro è annunciata la partecipazione del procuratore antimafia salentino, Cataldo Motta, del direttore della Direzione centrale anticrimine, Francesco Gratteri, del vicecapo della polizia e direttore centrale della polizia criminale, Francesco Cirillo, del comandante del Ros, Giampaolo Ganzer, e del comandante del secondo reparto del Comando generale dei carabinieri, Gaetano Maruccia.

    Fonte Ansa

  9. #119
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    Operazione di polizia e Interol per mettere le mani su Salvatore Marino, nipote di un boss di Paceco. Condannato per aver sterminato una famiglia nel 2006 a Brescia



    TRAPANI. Un latitante condannato all'ergastolo per una strage commessa a Brescia, Salvatore Marino, di 50 anni, nipote del boss mafioso di Paceco (Trapani) Girolamo Marino detto "Mommo 'u nanu'', è stato arrestato nell'isola spagnola di Tenerife. L'operazione è stata condotta dagli agenti della squadra mobile di Trapani, del Servizio centrale operativo e del Nucleo investigativo della polizia penitenziaria in collaborazione con l'Interpol e la polizia locale.
    Il ricercato è stato localizzato in seguito alla segnalazione di un agente della polizia penitenziaria, in vacanza nell'isola, che lo ha riconosciuto allertando subito le autorità italiane. Il latitante alloggiava in un residence. Salvatore Marino è uno dei due responsabili del triplice omicidio di Angelo Cottarelli, della moglie Marzenna Topor e del figlio Luca, assassinati nella loro abitazione a Brescia, nell'agosto del 2006, con colpi di pistola e sgozzati con un coltello.

    Un massacro compiuto insieme con il cugino, Vito Marino, 44 anni, un imprenditore vitivinicolo figlio del boss, tuttora latitante. I due sono stati condannati all'ergastolo dalla Corte d'appello di Brescia. La strage, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe maturata per uno "sgarro": Vito Marino avrebbe infatti preteso da Angelo Cottarelli la restituzione di ingenti somme di denaro frutto di contributi illeciti percepiti nel settore vitivinicolo.

    Una truffa per milioni di euro ai danni della Regione e dell'Unione Europea. L'arresto è stato eseguito attraverso una rogatoria internazionale autorizzata dalla Procura generale di Brescia, che aveva emesso un ordine custodia cautelare in seguito alla condanna all'ergastolo emessa dalla Corte d'Appello il 7 giugno scorso.

    Dal Giornale di Sicilia.

  10. #120
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    scoperto traffico di materiale pedopornografico

    Utilizzavano Server di aziende, all'oscuro di tutto, per commercializzare materiale pedopornografico. La Polizia postale e delle comunicazioni, in collaborazione con Europol, ha scoperto l'esistenza di un organizzazione criminale che, infettando i server di aziende legali, riusciva a mascherare un commercio illegale.

    Il gruppo, si introduceva nei server di siti web di piccole aziende privi di efficaci sistemi di sicurezza con un software del tipo "malware".

    Questo programma provvedeva a reindirizzare gli utenti verso siti illegali che ospitavano annunci per la vendita di materiale pedopornografico.

    Questa tecnica, chiamata "web masquerating", è venuta alla luce dopo due anni di indagini iniziate dopo la segnalazione di una signora che, navigando per comprare un regalo ai nipoti, si è ritrovata su un sito illegale.
    Grazie a questa segnalazione gli investigatori della Polizia postale di Venezia, hanno dato il via all'operazione "Venice Carnival" che ha portato a scoprire un gruppo dell'Est Europa con ramificazioni in tutto il mondo.

    Gli agenti hanno inoltre provveduto a ripulire dai virus più di 1.000 server (300 dominii e 700 indirizzi web) sparsi per i cinque continenti.

    Le indagini della Polizia proseguono, attraverso il monitoraggio dei flussi finanziari, per individuare i responsabili di questi attacchi ed i clienti del materiale pedo-pornografico.

    Dal sito della PdS.

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