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Per quanto posso essere d'accordo Bemboz,
non credo affatto che l'avere questa età massima per accedere ai concorsi FFAA o FFOO voglia dire l'avere negato un futuro dignitoso.
Non si può, secondo il mio parere, dire che il problema dell'età è ciò che rende indegno il futuro di qualcuno.
Quello che sta dicendo non giustifica la frase
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Helser
E la domanda che va più di moda tra i giovani Italiani che finiscono le Superiori o l'Università! Il risultato? più di 3oo mila Universitari che dal 2000 ad oggi hanno lasciato l'Italia. Oltre all'ombrello si son portati dietro pure il k-way.
In Svizzera se non sbaglio quando scegli un'indirizzo da studiare ( alle Superiori, quindi a 14 anni ) puoi scegliere di frequentare indirizzi Universitari relativi a quel campo. Idem per il lavoro!
Il problema dei "cervelli in fuga" è un falso problema, leggendo correttamente le statistiche si scopre che i laureati italiani sono in percentuale quelli che emigrano di meno. Il problema è diverso: l'emigrazione/immigrazione di personale qualificato è fisiologica in ogni società occidentale, ma noi percepiamo un flusso netto in uscita perchè non siamo in grado di attrarre "cervelli stranieri", quindi sostanzialmente cediamo persone qualificate a paesi stranieri, prendendo in cambio personale poco formato da paesi extraeuropei.
Per quanto riguarda il sistema svizzero, se davvero funziona cosi, lo trovo davvero inefficiente: sostanzialmente si chiede ad un ragazzino di 14 anni di sapere già con esattezza cosa vorrà fare piu' di 10 anni dopo, e in qualche modo per tutta la vita. Non so voi ma io a 14 anni non sarei stato in grado. Infatti ho scelto il Liceo Classico e dopo Ingegneria Cio' nonostante ad Ingegneria non ho avuto problemi, anzi sono stato felicissimo di entrambe le mie scelte e tornando indietro le rifarei entrambe. In un sistema rigido come quello che lei descrive, finito il liceo sarei dovuto andare per forza a Giurisprudenza o simili, condannandomi ad una vita professionale infelice ed inevitabilmente improduttiva. Non mi sembra un gran affare, nè per me nè per lo Stato.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
capodifiume
Parliamo di aspirazioni,sogni,credere in qualche ideale,amare il proprio paese ecc
Se ci tolgono anche il poter sognare siamo finiti...
Capodifiume, mi faccia capire: lei per poter avere delle aspirazioni, sogni, credere in qualche ideale od amare il proprio paese ha bisogno della concessione di qualche cosa da qualcuno?
Ovvero se non le è concesso (non si prende, ma aspetta una graziosa concessione) non ha aspirazioni, non ha sogni, non ama il proprio paese... e per carità di Patria non le chiedo cosa intende per "credere in qualche ideale" come se nel supermarket degli ideali lei di volta in volta ne prenda qualcuno...)
Insomma, età a parte, mi sembra veramente messo maluccio... :am054
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Citazione:
Originariamente Scritto da
bemboz
Alle prospettive lavorative ci si pensa è normale, ma la scelta non può basarsi solo su questo.
Quando provai i test di ammissione all'università ne provai 5/6 (perché volevo avere il massimo della scelta possibile). Fortuna volle che riuscii a passare tutti i test avendo la possibilità di iscrivermi in diverse facoltà (tra cui facoltà dove, una volta laureati, è facile trovare lavoro come ingegneria e professioni sanitarie). Ma alla fine scelsi giurisprudenza perché era la facoltà dove mi piaceva andare! Mi piaceva il diritto ed in particolare la sua applicazione concreta nella vita di tutti i giorni. Scelta sbagliata? Se la guardiamo in un'ottica di prospettive lavorative sicuramente si (in quanto il mercato del lavoro non è inflazionato ..di più) ma se la guardo nell'ottica di ciò che volevo fare non ho rimpianti perché lo stesso pallino che mi ha spinto a scegliere questa facoltà è lo stesso che mi fa provare i concorsi per accedere alle FF.OO. Ritengo quindi corretto che i giovani scelgono l'università non solo in base alle prospettive lavorative ma anche a ciò che vogliono fare (anche perché in caso contrario dopo 3 anni mollano perché entreranno inevitabilmente in crisi) in modo tale da riuscire a trovare un lavoro che gli piaccia e che gli appaghi.
Posso capire poi che il mio ragionamento porti a dire "chi è causa del suo male pianga se stesso"
ma credo che sia normale che i ragazzi a 18-19 anni facciano le loro scelte anche in base a ciò che vogliono o che desiderano fare e non in base alle statistiche occupazionali. Anche perché tra l'inizio di un percorso universitario e l'entrata nel mercato del lavoro passerebbero minimo 5 anni (senza contare varie specializzazioni necessarie), lasso di tempo nel quale potrebbe cambiare totalmente il quadro lavorativo. Basti pensare che oggi indirizzi universitari da sempre considerati con uno sbocco occupazionale certo come quello di Medicina stanno incominciando a produrre precari e disoccupati, secondo lei i ragazzi che si laureano oggi potevano prevedere questa situazione 6-10 anni fa? Probabilmente no.
Bemboz, nessuno può permettersi di dire che la sua scelta sia stata sbagliata, e questo perchè è stata la sua scelta; per altro, come lei afferma, è stata una scelta matura nel senso che si è aperto un ventaglio di possibilità tra cui ha scelto in modo maturo.
Ma appunto per questo, per il fatto di essere scelta, la sua decisione ha escluso altre possibilità: ciò che ritengo assurdo è scegliere pensando che poi vi debba essere sempre una rete di sicurezza che, a mio modesto avviso, è il fulcro della discussione.
Infatti il limite di età punitivo viene invocato per il concorso VFP1, mentre andrebbe invocato per il concorso in accademia, circa il quale è considerevolmente più basso.
Ma non le sarà sfuggito che si vuole una rete, non fare una scelta.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
gtr
Il problema dei "cervelli in fuga" è un falso problema, leggendo correttamente le statistiche si scopre che i laureati italiani sono in percentuale quelli che emigrano di meno. Il problema è diverso: l'emigrazione/immigrazione di personale qualificato è fisiologica in ogni società occidentale, ma noi percepiamo un flusso netto in uscita perchè non siamo in grado di attrarre "cervelli stranieri", quindi sostanzialmente cediamo persone qualificate a paesi stranieri, prendendo in cambio personale poco formato da paesi extraeuropei.
Per quanto riguarda il sistema svizzero, se davvero funziona cosi, lo trovo davvero inefficiente: sostanzialmente si chiede ad un ragazzino di 14 anni di sapere già con esattezza cosa vorrà fare piu' di 10 anni dopo, e in qualche modo per tutta la vita. Non so voi ma io a 14 anni non sarei stato in grado. Infatti ho scelto il Liceo Classico e dopo Ingegneria Cio' nonostante ad Ingegneria non ho avuto problemi, anzi sono stato felicissimo di entrambe le mie scelte e tornando indietro le rifarei entrambe. In un sistema rigido come quello che lei descrive, finito il liceo sarei dovuto andare per forza a Giurisprudenza o simili, condannandomi ad una vita professionale infelice ed inevitabilmente improduttiva. Non mi sembra un gran affare, nè per me nè per lo Stato.
Infatti noi abbiamo un'economia florida mentre la Svizzera è messa male. Ops, ho forse invertito i ruoli? A parte il sistema, condivisibile o meno (qualcosa di simile funziona anche in Germania) qui manca proprio la mentalità (che su certe cose è da terzo mondo), la voglia di fare le cose come vanno fatte.
Però non stiamo a dire che in Italia chi è laureato se ne va per un motivo "fisiologico". No davvero, questa è una presa per il c**o bella e buona. Io sono laureato (in tempo e con tutti i crismi, non parlo di gente che ci mette 6 anni per farne 3), qui si trova ben poco e se me ne dovrò andare dall'Italia (e fra non molto mi sa che alternative non ne vedo) non è certo per motivi "fisiologici" ma perchè qui si trova ben poco. E credimi che mi sono adattato a fare anche lavori come parcheggiatore o con le mucche.. quindi evitiamo di prendere in giro..
P.P.S.
(non sono nemmeno laureato in cose poco utili sul lavoro come lettere, filosofia o similari)
tornando in tema concordo che molti vedono la possibilità di servire l'Italia come un posto fisso di lavoro salvo poi raccontarla in giro di non poterlo fare per colpa dello Stato.
Io sono dell'idea che certe cose andrebbero riviste (metodi di valutazione punteggi vfp1 per esempio) ma come età ci siamo abbastanza a mio parere.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Westindias
Bemboz, nessuno può permettersi di dire che la sua scelta sia stata sbagliata, e questo perchè è stata la sua scelta; per altro, come lei afferma, è stata una scelta matura nel senso che si è aperto un ventaglio di possibilità tra cui ha scelto in modo maturo.
Ma appunto per questo, per il fatto di essere scelta, la sua decisione ha escluso altre possibilità: ciò che ritengo assurdo è scegliere pensando che poi vi debba essere sempre una rete di sicurezza che, a mio modesto avviso, è il fulcro della discussione.
Infatti il limite di età punitivo viene invocato per il concorso VFP1, mentre andrebbe invocato per il concorso in accademia, circa il quale è considerevolmente più basso.
Ma non le sarà sfuggito che si vuole una rete, non fare una scelta.
La "rete di sicurezza" credo sia normale che una persona la desideri,
Non sempre le cose vanno come si pensa che sarebbero andate e ritengo normale che un ragazzo cerchi di avere dei "piani b"; Certo la rete di sicurezza non può comunque diventare una pretesa verso lo Stato ma al massimo un semplice auspicio.
Quando si fa una scelta si dovrebbe essere consapevoli delle conseguenze (dirette ed indirette) che quella decisione comporta, ma allo stesso tempo la si fa perché convinti che il proprio obbiettivo possa realizzarsi. Se una persona parte già dal presupposto che il suo obbiettivo (per il quale intraprende quel determinato percorso) non potrà realzzarsi diventerebbe anche inutile tentarci. La rete di sicurezza nasce quindi nella lucidità della decisione ovvero quando si vagliano tutte le possibilità
Se faccio il mio esempio io come obbiettivo ho quello di entrare nelle Forze dell'Ordine e sinceramente mi piacerebbe diventare un funzionario di Polizia. Il mio obbiettivo è quello ma riflettendoci capisco che il concorso è difficile (non impossibile ma indubbiamente difficile) e che dunque c'è anche la possibilità di non vincerlo. Sarebbe folle non prendere in considerazione questa ipotesi e dunque si prende in considerazione la "rete di sicurezza" che è consiste nell'accedere in Polizia tramite i concorsi per le carriere iniziali e costruirmi eventualmente una carriera dall'interno. Sarebbe molto più facile per me prendermi la laurea e provare direttamente il concorso (salvo poi inveire contro lo Stato che mi nega un futuro) ma scelgo la strada più tortuosa ma sicura. Tutto questo per dire che ricercare la rete di sicurezza è normale anzi sarebbe anormale il contrario; Solo chi è incosciente potrebbe non tenere conto del fallimento nel momento in cui si appresta a fare una decisione.
Il limite di età dell'Accademia, come dicevo due post fa, non è secondo me in alcun modo giustificabile (privo di alcun senso logico).
Citazione:
Originariamente Scritto da
domas
Per quanto posso essere d'accordo Bemboz,
non credo affatto che l'avere questa età massima per accedere ai concorsi FFAA o FFOO voglia dire l'avere negato un futuro dignitoso.
Non si può, secondo il mio parere, dire che il problema dell'età è ciò che rende indegno il futuro di qualcuno.
Quello che sta dicendo non giustifica la frase
Domas non credo che l'unico modo per avere un futuro dignitoso in questo Paese sia accedere ai concorsi per le FF.OO o FF.AA. Qualunque lavoro è dignitoso a prescindere dal fatto che la mattina per uscire si indossi la divisa o un paio di scarpe infortunistiche. La dignità è data dalla persona non certo dal lavoro che fa. Il fattore età è secondo me rilevante nel momento in cui impedise la realizzazione di un obbiettivo e dunque della costruzione del futuro che desidererebbe. Ma in tutto questo la dignità centra ben poco secondo me.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
JuliaAlpin
Infatti noi abbiamo un'economia florida mentre la Svizzera è messa male. Ops, ho forse invertito i ruoli? A parte il sistema, condivisibile o meno (qualcosa di simile funziona anche in Germania) qui manca proprio la mentalità (che su certe cose è da terzo mondo), la voglia di fare le cose come vanno fatte.
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Se lei ha faticato a trovare un lavoro da lei ritenuto dignitoso, ha tutta la mia solidarietà. E non sono affatto ironico, so bene quanto puo' essere frustrante e deprimente fare un lavoro sottoqualificato, o non lavorare proprio.
Mi sembra tuttavia improbabile che io possa essere considerato responsabile della sua situazione, quindi le sarei grato se tenesse il suo sarcasmo per qualcun altro. Le sarei anche grato se si degnasse di leggere con attenzione invece di capire quello che vuole capire.
Ma devo riconsocere che se lei ha frainteso, lo stesso potrebbe succedere ad altri, spero di chiarificare meglio il mio pensiero:
- Il fatto che la Svizzera abbia un'economia piu fiorente della nostra ha radici storiche e culturali che non ho nè il tempo nè la competenza di approfondire ma dubito fortemente che questa superiorità economica possa ascriversi in alcun modo alla semplice idea di compartimentare l'istruzione delle persone a partire dai 14 anni. D'altra parte trovo piuttosto qualunquista oltre che sbagliato sposare qualunque idea per il solo fatto che viene da un paese piu' forte economicamente. Ragionando come lei allora perchè non importiamo il controllo zero sulle armi che hanno negli Stati Uniti? Loro hanno un'economia piu' florida quindi qualunque cosa facciano non puo' essere sbagliata, giusto?
Mi sembra che questo modo di pensare possa rientrare di diritto rientra in quel provincialismo, in quella mentalità da terzo mondo che lei è il primo a criticare. Vogliamo prendere qualcosa di buono dai paesi "evoluti"? eliminiamo corruzione, nepotismi e clientelismo, non la scuola che funziona molto molto meglio di quella inglese o americana. (e parlo per esperienza personale, non per sentito dire)
Citazione:
Originariamente Scritto da
JuliaAlpin
Però non stiamo a dire che in Italia chi è laureato se ne va per un motivo "fisiologico". No davvero, questa è una presa per il c**o bella e buona
Ma lei ha letto cio' che ho scritto?!
Non ho affatto detto che non è un problema se i laureati italiani se ne vanno. Semplicemente ho detto che in un mondo globalizzato, la mobilità è "fisiologica". Non a caso se lei si degnasse di leggere le statistiche scoprirebbe che i laureati tedeschi, austriaci, etc. emigrano in percentuale piu' dei nostri. Perchè da loro non è un problema? Perchè per un laureato tedesco che va via ce ne sono due provenienti da altri paesi che vanno in Germania.
Da noi la fuga dei laureati è un problema perchè quelli che vanno via non vengono rimpiazzati da altri. Il motivo è quello che dice lei: il paese offre poco, non è attrattivo, gli stipendi sono bassi, la burocrazia devastante, e cosi via.
In tutto questo mi spiega gentilmente dove ci vede quella che lei, con grande sfoggio di eloquio, definisce presa per il c**o?
Concludo dicendole che io stesso potrei espatriare a breve (sarebbe la terza volta peraltro e a questo punto penso anche l'ultima), per gli stessi motivi indicati da lei. Ma non me la prendo con qualcuno che ha solo avuto voglia di leggersi qualche dato in piu' di me, e soprattutto cerco di non piangermi troppo addosso. L'Italia è un paese che offre poco? SI. Siamo tanto sfortunati ad essere nati qui? Se penso che potevo nascere nel Laos o in Rwanda, no direi che tanto sfortunati non siamo. Abbiamo avuto accesso ad un istruzione economica (e le assicuro che per quanto ci possiamo lamentare il nostro sistema universitario per lo studente è economico), siamo stati curati per tutta la nostra vita spendendo pochissimo. Ci siamo laureati e il mondo è li ad aspettarci. Sta a noi cogliere le opportunità, solo che a volte l'opportunità si chiama Finlandia (eh no fa troppo freddo), o Australia (eh no troppo lontano da casa). Mi sembra anche giusto che il mondo sia di chi le opportunità ha il coraggio di andare a prendersele, dovunque siano.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
bemboz
La "rete di sicurezza" credo sia normale che una persona la desideri,
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Ii problema è proprio nella pseudo sicurezza che da 50 anni a questa parte tutte le giovani generazioni hanno vissuto, pensando che fosse la normalità.
Il problema della ricerca di un lavoro in cui si potesse unire "l'utile al dilettevole" è sempre esistito. Tutti hanno aspirato al proprio "sogno", e da sempre, molti si sono duvuti accontentare. Magari oggi si è accentuata la pretesa di un diritto che tale non è: "lo Stato mi deve dare lavoro".
La maggiore età fu portata da 21 anni a 18 anni perchè si riteneva che a quella età un giovane fosse capace di decidere autonomamente e di poter esprimere un voto per eleggere i propri rappresentanti politici. Adesso, leggendo nei post che a 18 anni non si hanno ancora le idee chiare per quanto riguarda la scelta pe il proprio futuro, mi domando se la situazione politica attuale non sia proprio a causa di questa "incertezza"
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Condivido in buona parte cio' che dice Basilischio. Noi dimentichiamo spesso che l'unica generazione ad avere avuto una "rete di sicurezza" in tutta la storia umana, è stata la generazione dei nati poco dopo la IIGM, diciamo fino al '60-65.
Puo' essere che per noi sia piu' dura da questo punto di vista, quasi ogni generazione ha visto le proprie condizioni migliorare rispetto alla generazione precedente o nell'arco della propria vita: i nostri genitori (ho 33 anni) sono nati poveri e moriranno (relativamente) ricchi, avendo avuto questa rete di sicurezza, un lavoro sicuro e stipendi decenti se rapportati al costo della vita. Noi siamo nati "ricchi" ma la nostra condizione sta sensibilmente peggiorando rispetto a quando eravamo bambini. Devo anche dire che siamo forse meno abituati a doverci sudare tutto cio' che otteniamo.
Sul fatto invece che a 18 anni si abbiano le idee chiare sul proprio futuro, mi sento di dissentire un poco: non credo che questo sia imputabile a mancanza di maturità, ma forse all'ampiezza della scelta. Un tempo la mobilità sociale era virtualmente nulla, chi nasceva contadino o operaio non aveva molto da scegliere, nè da interrogarsi. Salvo casi rari, si nasceva in un contesto sociale e in quello si viveva e si moriva. Ora invece le possibilità sono molto piu' aperte a quasi tutti, e credo questo possa ingenerare una certa confusione.
D'altro canto è vero che il nostro Paese sta davvero mostrando i suoi limiti: purtroppo è vero che per un giovane brillante, emigrare rischia di essere l'unica opzione praticabile. Al di la' dei singoli casi, questo dice qualcosa di negativo sulla direzione che l'Italia sta prendendo, e non dipinge un quadro particolarmente benaugurante.
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basilischio,
Citazione:
non c'è nulla di più falso.......questa mentalità è solo ottusità o meglio, mancanza di necessità, perchè se avessero provata la "fame" avrebbe mangiato anche il pane raffermo, ma siamo abituatti all'abbondanza e non siamo mica fessi.....
La politica havrà anche fatto scelte sbagliate, nessuno lo mette in dubbio, ma quante scelte sbagliate abbiamo fatto noi cittadini, magari facendo studiare, senza merito, i figli che adesso pretendono la seggiola sotto il sederino. LO stato non è una cosa astratta, ma l'insieme di tutti i cittadini......... tutti fessi?
Certo, chi è che non vorrebbe il meglio per se e per i propri figli?
Ma il meglio si ottiene rischiando in prima persona e non aspettando che gli altri rischino per noi.
Il meglio si ottiene cercando la dove altri non osano mettere piede. Il meglio si ottine fuori dalla normalità, perchè la normalità è piatta e oltretutto satura.
sta girando attorno al problema. La Politica ha fatto scelte sbagliate, i cittadini hanno fatto scelte sbagliate, ma sia quel che sia, lo stato di fatto è quello che è. E lo stato di fatto è che persone che sono state sedute sui banchi (a scaldar la sedia o a studiare), fino a 25 anni, non sono adatte, salvo eccezioni, ad andare a zappare la terra.
Helser,
Citazione:
In Svizzera se non sbaglio quando scegli un'indirizzo da studiare ( alle Superiori, quindi a 14 anni ) puoi scegliere di frequentare indirizzi Universitari relativi a quel campo. Idem per il lavoro!
era così anche qua una volta. E chissà perché, la Nazione funzionava meglio. Ora tutti possono fare tutto.
gtr,
Citazione:
Il problema è diverso: l'emigrazione/immigrazione di personale qualificato è fisiologica in ogni società occidentale, ma noi percepiamo un flusso netto in uscita perchè non siamo in grado di attrarre "cervelli stranieri", quindi sostanzialmente cediamo persone qualificate a paesi stranieri, prendendo in cambio personale poco formato da paesi extraeuropei.
ha pensato al lato più "inquietante" di questo fatto? e cioè che quel che ci serve, è proprio il personale poco formato. come dissi tempo addietro in un'altra discussione, quel che serve alla tipica - e peraltro sofferente - impresa italiana è l'operaio specializzato. L'ingegnerone che ti fa la diga non serve a niente. al massimo burocrozia.
cosa diamine ci verrebbe a fare qua un cosiddetto cervello estero? a fare il precario per fare ricerche spesso pseudoscientifiche e, non di rado, truccate? ne ho sentite!
JuliaAlpin,
Citazione:
(non sono nemmeno laureato in cose poco utili sul lavoro come lettere, filosofia o similari)
e chi lo dice che sono poco utili? sono le cose più importanti.
gtr,
Citazione:
- Il fatto che la Svizzera abbia un'economia piu fiorente della nostra ha radici storiche e culturali che non ho nè il tempo nè la competenza di approfondire ma dubito fortemente che questa superiorità economica possa ascriversi in alcun modo alla semplice idea di compartimentare l'istruzione delle persone a partire dai 14 anni.
secondo me invece sì. Un Paese che fa una scelta del genere, oltre alle conseguenze dirette della scelta, denota 3 cose fondamentali, che in Italia mancano nel modo più assoluto:
1-Pianificazione del futuro (che non è l'improvvisazione dell'istante successivo)
2-Disciplina: le persone DEVONO seguire un certo percorso.
3-Ordine.
Insomma, la Svizzera è una Nazione che sceglie il proprio futuro: lo DECIDE. Poi potrà anche essere sbagliato e discutibile. Ma la cosa assolutamente sbagliata, da non fare, è non decidere, a meno che si scelga di non decidere. Ma l'Italia non sceglie di non decidere: non riesce proprio a farlo.
Citazione:
Vogliamo prendere qualcosa di buono dai paesi "evoluti"? eliminiamo corruzione, nepotismi e clientelismo
sì, magari. ma servono quelle 3 cose. E non ci sono. Se ci fossero, nepotismo, corruzione e clientelismo sarebbero fatti molto limitati e severamente puniti. E le punizioni sarebbero - da tutti - percepite come giuste e doverose. E non ci sarebbe questo continuo processo mediatico a chi fa i processi veri.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
bartok
basilischio,
sta girando attorno al problema. La Politica ha fatto scelte sbagliate, i cittadini hanno fatto scelte sbagliate, ma sia quel che sia, lo stato di fatto è quello che è. E lo stato di fatto è che persone che sono state sedute sui banchi (a scaldar la sedia o a studiare), fino a 25 anni, non sono adatte, salvo eccezioni, ad andare a zappare la terra.
Mi dispiace, ma io non gioro attorno al problema, bensì guardo alla realtà che solo chi non vuol vedere non vede. Dovrebbe conoscere il detto "il popolo ha i governanti che si merita". Ci rifletta sopra. I governanti provengono dal popolo e se il governante sbaglia vuol dire che il popolo ha sbagliato; semplice e lineare.
Si parla tanto di meritocrazia, quando gli stessi genitori/cittadini, hanno fatto di tutto perchè il merito venisse "oscurato" per non creare traumi negli adolescenti. Sono stati tolti i bei voti da 0 a 10 e lode per dar spazio ad un "giudizio sommario".
Sempre gli stessi genitori/cittadini hanno tolto l'autorità dei professori così chè i programmi li fanno gli studenti ansichè i circoli didattici. Sbaglia lo "Stato" che concede, o sbagliano i cittadini che pretendono? Ma se lo Stato siamo noi la colpa non altro che nostra.
Ma il bello viene nell'affermazione evidenziata che rispecchia proprio quello che è la mentalità di oggi. Quel "non sono adatte" è la ciliegina sulla torta, che fa emergere quanto poco adattabili sono le generazioni odierne. Chi dice queste cose è un vecchio dinosauro che nel periodo che voi considerate d'oro si è adattato a fare molti lavori diversi, pur di portar a casa la pagnotta......... sempre più rafferma, sempre più secca, sempre più dura, ma sono ancora vivo.
Ma il punto che sfugge sempre è la valorizzazione del singolo lavoro, perchè, fino a prova contraria, qualsiasi tipo di lavoro è ugualmente dignitoso, ma non allo stesso modo riconosciuto e retrtibuito.
Vorrei vedere quanti laureati correrebbero a piantare insalata se venisse venduta allo stesso prezzo di una visita di 5 minuti dal "luminare".
A me piacciono tanto quelli che giustificano: "si ma il luminare ha studiato" ed io rispondo "ed il contadino si è rotto la schiena per dargli da mangiare mentre studiava, ma in cambio ha avuto solo bastonate :(".